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Agnolo Ambrogini, detto il Poliziano
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  • 141
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141 – Saviamente rispose Cosimo al cardinale di Tiano, mandato dal papa per danari in aiuto dell'impresa che faceva contra 'l Turco, contando questa novella: che e' fu una volta un re d'Ungheria il quale, faccendo impresa contra 'l Turco, pose molte gravezze, e, venuto alle mani, fu subito rotto. Il quale, maravigliandosi, di nuovo fe' impresa e radoppiò le gravezze; e di nuovo fieramente fu rotto. Avvenne che, essendo quivi un cardinale legato del papa – come siate ora voi, monsignor –, gli fe' celebrare una messa; e come fu l'ostia sacrata, rizzossi (ché in ginocchioni si stava), fe' restare il sacerdote e prese in mano l'ostia (perché, essendo re, potea toccarla come quello che è sacrato). <E>, inginocchiatosi, disse: «Signor mio, io non mi leverò mai di qui fino a tanto che tu non mi riveli qual si sia la cagione che, andando io con tanta fede contra a' nimici tuoi, sia due volte stato rotto». Allora sentì una voce che disse: «Fa col tuo et arai vittoria». Inteso il monsignore quel che la novella importava, rispose: – Meritamente, Cosimo, tutto il mondo vi stima savio –; e, distesosi più oltre, vene con esso in buona composizione.

 




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