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– Il Piovano Arlotto si trovò a cena con messer Iacopo, cardinale di Pavia, a
Roma, insieme con messer Falcone. Dimandando più volte Pavia in questo modo: –
Piovano, conoscestimi voi mai a Firenze? –, negava, ancor che l'avessi
conosciuto, perché a quel tempo detto messer Iacopo era molto povero e aveva
per male che gli fussi ricordato. Ora, inter cenandum, gittò gli occhi a
una vesta di detto Piovano volta ritto rovescio; e dicendo a caso il Piovano
che non credeva avere niuno inimico al mondo, disse Pavia: – E' non è
maraviglia, perché vi avete recato la ragione dal canto vostro –: volendo
intendere che egl'aveva di dentro il ritto della cioppa. Allora il Piovano: –
Io scoppierei, monsignor mio, se io non vi dicessi una novella a cotesto
proposito. In Fiandra è questa usanza: che, quando si fa un paio di nozze,
sogliono e giovani, che hanno a ballare, mettersi stivaletti sopra le carni
strettissimi e pulitissimi. Faccendosi un tratto un paio di nozze, un giovane,
mentre che si metteva gli stivali, ne schiantò uno. Ora, perturbato, si
crucciava col calzolaio; et e' gli disse: «Non pigliate perturbazione, ché io
lo racconcerò in modo che nessuno si avedrà che sia riciabattato, se non fussi
un calzolaio proprio». Avvenne che a questo ballo si trovò un giovane ricco già
stato calzolaio, il quale, posto subito l'occhio su lo stivale, disse: «Per lo
diavolo! Voi avete raciabattato lo stivale!». Rispuose l'altro: «Ben me lo
disse il maestro che nessun altro se ne poteva avedere che 'l calzolaio
proprio!». – Intese Pavia, e tacque.
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