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Ludovico Ariosto
Rime

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  • SONETTI
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XXXII

 

Lasso! i miei giorni lieti e le tranquille

notti che i sonni già mi fér soavi,

quando né amorsorte m'eran gravi,

né mi cadean da li occhi ardenti stille;

come, perch'io continuo da le squille

all'alba il seno lacrimando lavi,

son vòlti a stato, onde 'l cor par s'aggravi

del suo vivo calor, che più sfaville!

O folle cupidigia, o mai, no, al merto

pregiata libertà, senza di cui

l'oro e la vita ha ogni suo pregio incerto;

come beato e miser fate altrui!

E l'un de l'altro è morte e caso certo;

or ché, piangendo, penso a quel ch'io fui?

 




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