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Ludovico Ariosto
Rime

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  • MADRIGALI
    • IX
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IX

 

O nei miei danni più che 'l giorno chiara,

crudel, maligna e scelerata notte,

ch'io sperai dolce ed or trovoamara!

Sperai ch'uscir da le cimerie grotte

tenebrosa devessi, e veggio c'hai

quante lampade ha il ciel teco condotte.

Tu che di sì gran luce altiera vai,

quando in braccio al pastor nuda scendesti,

Luna, io non so s'avevi tanti rai;

rimémbrati il piacer ch'allor avesti

d'abbracciar il tuo amante, ed altro tanto

conosci che mi turbi e mi molesti.

Ah! non fu però il tuo, non fu già quanto

sarebbe il mio, se non è falso quello

di che il tuo Endimion si dona vanto;

ché non amor, ma la mercé d'un vello,

che di candida lana egli t'offerse,

lo fe' parer alli occhi tuoi sì bello.

Ma se fu amor che 'l freddo cor t'aperse,

e non brutta avarizia, come è fama,

lieva le luci a' miei desir adverse.

Chi ha provato amor, scoprir non brama

suoi dolci furti, che non d'altra offesa

più che di questa, amante si richiama.

Oh che letizia m'è per te contesa!

Non è assai che Madonna mesi ed anni

l'ha fra speme e timor fin qui suspesa?

Oh qual di ristorar tutti i miei danni,

oh quanta occasione ora mi vieti,

che per fuggir ha già spiegati vanni!

Ma scopri pur finestre, usci e pareti:

non avrà forza il tuo bastardo lume

che possa altrui scoprir nostri secreti.

O incivile e barbaro costume!

ire a quest'ora il popolo per via,

ch'è da ritrarsi alle quiete piume.

Questa licenzia sol esser devria

alli amanti concessa, e proibita

a qualunque d'Amor servo non sia.

O dolce Sonno, i miei desiri aita!

Questi Lincei, questi Argi c'ho d'intorno,

a chiuder li occhi ed a posar invita.

Ma priego e parlo a chi non ode; e 'l giorno

s'appressa in tanto, e senza frutto, ahi lasso!

or mi lievo, or m'accosto, or fuggo, or torno.

Tutto nel manto ascoso, a capo basso,

vo per entrar; poi veggio appresso o sento

chi può vedermi, e m'allontano e passo.

Che debb'io far? che posso io far tra cento

occhi, fra tanti usci e finestre aperte?

O aspettato in vano almo contento,

o disegni fallaci, o speme incerte!

 




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