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Ludovico Ariosto Rime IntraText CT - Lettura del testo |
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II
che 'l Ciel dispensa in voi sì largamente, altre tante io sospiro; a tutte l'altre donne ite ugualmente da un alto oggetto, mai non può venire; e da la umiltà mia a vostra altezza è più ch'al ciel di via. ma sol d'una pietà c'ho di me stesso: però ch'ancor mi aspetto d'aver in voi sì inanzi il mio cuor messo. Ché se l'esser concesso di voi far dunque, in cui tanti ne sono, Gade tant'altri non ha il mondo insieme? L'aver voi conoscenza di tanti pregi vostri, che siate per mirare unqua sì basso mi dà gran diffidenza; e ben che mi si mostri di voi cortesia sempre, pur, ahi lasso! non posso far ch'un passo ed odia e maledice l'arroganza molto più là che non se li conviene. non è ch'io non temessi prima che sì perdessi in tutto il cuore; e qual diffesa allora, per non lasciarlo, è testimonio Amore. virtù e bellezza, sostener l'assalto; perdei il sperar d'averlo mai più meco. che per venire a porse in vostre man devessi esservi a sdegno, con troppo sforzo incontro al mio disegno. parer non può ch'abbiate, né questo cerca ancor, ma che pietate vi stringa almen di lui, ch'abbia a patir senza mercé per vui. Canzon, concludi in somma alla mia donna ch'altro da lei non bramo, se non ch'a sdegno non le sia s'io l'amo.
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