XXV
Sì come a primavera è dato il verno,
così compagna è Gelosia d'Amore,
lui in paradiso e lei nata in inferno;
lui di dolci desir accende il core,
lei d'amaro sospetto poi l'aggiaccia,
e chi vive per l'un per l'altro more.
Lui con speranza mostra lieta faccia,
lei con desperazion trista ti affronta,
lui cerca di piacer, lei che dispiaccia.
Lui quel ch'agrada sol intende e conta,
lei rapresenta sempre offesa e scorno,
lui sempre al ben, lei sempre al mal fu pronta.
Lui voria pace aver la notte e 'l giorno,
lei di guerra è solicito instrumento,
lui cieco gode, lei mira ogni 'ntorno.
Lui riso e ioco porta fuori e drento,
lei con severo pianto accende l'ira,
lui nutrisce piacer, lei doglia e stento.
Lui pur a vita riposata aspira,
lei sempre il corpo e l'anima afatica,
lui dolce mèl, lei crudo assentio spira.
Lui di pensier soavi si nutrica,
lei di cogitazioni aspre s'aviva,
lui di certezza, lei di dubio è amica.
Lui promette sicuro porto e riva,
lei naufragio crudel, non sol iactura,
lui di tristizia e lei di gaudio priva.
Lui con diletto i sensi e spirti fura,
lei con affanno incarcera la mente,
lui conclusion, lei confusion procura.
Lui d'un glorioso incepto non si pente,
lei mille fiate al dì vole e non vole,
lui tenerezza, lei durezza assente.
Lui proferisce sol dolci parole,
lei crudi accenti in ogni parte efonde,
lui di mal far, lei del ben far si dole.
Lui il so' diletto quanto pò nasconde,
lei vaga è di mostrar il suo cordoglio,
lui siegue il mezo e lei cerca le sponde.
Io per me in pace tutto il fèle accoglio
di questa vipra, tanto stimo un sguardo
di quella per cui moro, e non mi doglio.
Confesso ben che un amoroso guardo
tanto di quel venen mortal diventa,
sì che poi vène ogni rimedio tardo.
Non so come ogni cor non si spaventa,
come alcun dura in amorosa corte,
quando il furor di questa si ramenta,
onde s'amorta vita e aviva morte.
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