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Ludovico Ariosto Rime IntraText CT - Lettura del testo |
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VIII
Del mio pensier, che così veggio audace, timor freddo com'angue il cor m'assale; di lino e cera egli s'ha fatto l'ale, disposte a liquefarsi ad ogni face. E quelle, del desir fatto seguace, spiega per l'aria e temerario sale, e duolmi ch'a ragion poco ne cale, che devria ostarli e sel comporta e tace. Per gran vaghezza d'un celeste lume temo non poggi sì, ch'arrivi in loco dove s'incenda e torni senza piume. Seranno, oimè! le mie lacrime poco per soccorrergli poi, quando né fiume né tutto il mar potrà smorzar quel foco.
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