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Ludovico Ariosto
Rime

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  • SONETTI
    • XVII
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XVII

 

Occhi miei belli, mentre chi' vi miro,

per dolcezza inefabil ch'io ne sento,

vola, come falcon c'ha seco il vento,

la memoria da me d'ogni martìro;

e tosto che da voi le luci giro,

amaricato resto in tal tormento

che, s'ebbi mai piacer, non lo ramento:

ne va il ricordo col primier sospiro.

Non sarei di vedervi già sì vago

s'io sentissi giovar, come la vista,

l'aver di voi nel cor sempre l'imago.

Invidia è ben se 'l guardar mio vi attrista;

e tanto più che quello ond'io m'appago

nulla a voi perde, ed a me tanto acquista.

 




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