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Ludovico Ariosto Rime IntraText CT - Lettura del testo |
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XVIII
Quel capriol che con invidia e sdegno de mille amanti a colei tanto piacque, che con somma beltà per aver nacque di tutti i gentil cori al mondo regno, turbar la fronte, e trar, pietoso segno, dal petto li sospir, dagli occhi l'acque alla mia donna, poi che morto giacque, e d'onesto sepolcro è stato degno. Che sperar, bene amando, or non si deve, poi che animal senza ragion si vede tanto premiar di servitù sì lieve? Né lungi è ormai, se de' venir, mercede: ché, quando s'incomincia a scior la neve, ch'appresso il fin sia il verno è chiara fede.
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