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Ludovico Ariosto
Rime

IntraText CT - Lettura del testo

  • SONETTI
    • XVIII
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XVIII

 

Quel capriol che con invidia e sdegno

de mille amanti a colei tanto piacque,

che con somma beltà per aver nacque

di tutti i gentil cori al mondo regno,

turbar la fronte, e trar, pietoso segno,

dal petto li sospir, dagli occhi l'acque

alla mia donna, poi che morto giacque,

e d'onesto sepolcro è stato degno.

Che sperar, bene amando, or non si deve,

poi che animal senza ragion si vede

tanto premiar di servitù sì lieve?

Né lungi è ormai, se de' venir, mercede:

ché, quando s'incomincia a scior la neve,

ch'appresso il fin sia il verno è chiara fede.

 




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