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Ludovico Ariosto
Rime

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  • SONETTI
    • XXVIII
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XXVIII

 

Qual avorio di Gange, o qual di Paro

candido marmo, o qual ebano oscuro,

qual fin argento, qual oro sì puro,

qual lucid'ambra, o qual cristal sì chiaro;

qual scultor, qual artefice sì raro

faranno un vaso alle chiome che furo

de la mia donna, ove riposte, il duro

separarsi da lei lor non sia amaro?

Ché, ripensando all'alta fronte, a quelle

vermiglie guance, alli occhi, alle divine

rosate labra e all'altre parti belle,

non potrian, se ben fusson, come il crine

di Beronice, assunto fra le stelle,

riconsolarsi, e porre al duol mai fine.

 




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