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Johann Wolfgang von Goethe
I dolori del giovane Werther

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  • LIBRO SECONDO
    • 4 settembre.
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4 settembre.

 

Sì, è così. Come la natura volge verso l'autunno, così l'autunno si fa in me e intorno a me. Ingialliscono le mie foglie, e già le foglie degli alberi vicini sono cadute. Ti parlai una volta di un contadino, appena venni qui? Ora ho chiesto sue notizie a Wahlheim; mi dissero che era stato licenziato dal suo servizio, e nessuno sapeva altro sul suo conto. Ieri l'ho incontrato per caso, sulla strada di un altro villaggio, gli ho rivolto la parola, e mi ha raccontato la sua storia che mi ha profondamente commosso, come facilmente comprenderai quando a mia volta te l'avrò narrata. Ma perché‚ tutto questo? perché‚ non tengo per me ciò che mi angoscia e mi addolora? perché‚ vengo a turbare anche te, e ti porgo sempre motivo di compiangermi e biasimarmi? forse pure questo vorrà il mio destino.

Il giovane rispose alle mie prime domande con una cupa tristezza nella quale mi parve di riscontrare un po' di confusione, ma poi, come se ad un tratto avesse riconosciuto se stesso e me, confessò le sue colpe e lamentò le sue sventure. Se potessi, amico mio, ripeterti tutte le sue parole! egli confessava e raccontava, provando a questo ricordo soddisfazione e gioia, che la passione per la sua signora era in lui aumentata giorno per giorno; che infine egli non sapeva più che cosa fare n‚, per usare la sua espressione, dove battere la testa. Non poteva n‚ bere, n‚ mangiare, n‚ dormire; aveva un nodo alla gola, faceva quel che non avrebbe dovuto, dimenticava quello che gli era stato ordinato, era come perseguitato da un cattivo spirito; finch‚ un giorno sapendo che lei si trovava in una camera al piano superiore, l'aveva seguita, o meglio si era sentito attratto verso di lei; poiché‚ lei non cedeva alle sue preghiere aveva voluto prenderla con la forza; non sapeva che cosa era avvenuto in lui e giurava dinanzi a Dio che le sue intenzioni verso di lei erano sempre state pure, che il suo desiderio era quello di sposarla e di passarle la vita accanto. Dopo aver così parlato per qualche tempo, esitò come qualcuno che ha ancora qualcosa da dire e non osa. Mi confessò infine timidamente le piccole familiarità che lei gli aveva promesso, i favori che gli aveva concesso... E s'interruppe due o tre volte per dire e ripetere con le più vive proteste che non diceva questo per metterla in cattiva luce, che egli l'amava e l'apprezzava come prima, che queste cose non gli erano mai uscite di bocca, e che me le diceva solo per mostrarmi che non era cattivo n‚ pazzo... E qui, amico mio, ricomincio il mio eterno ritornello che vorrei sempre ricantare: se potessi descriverti quell'uomo quale mi era, quale mi sta ancora dinanzi! Se sapessi dirti tutto perfettamente perché‚ tu potessi sentire come il suo destino m'interessa, e deve interessarmi! Ma basta, tu conosci la mia sorte, tu mi conosci, e sai benissimo cos'è che mi attira verso tutti gli infelici, e specialmente verso quello!

Rileggendo la mia lettera mi accorgo che ho dimenticato di raccontarti la fine della storia, che del resto s'indovina facilmente. La donna si difese: sopravvenne il fratello che da lungo tempo odiava il servo, da lungo tempo desiderava vederlo uscire dalla casa perché‚ temeva che un nuovo matrimonio della sorella privasse dell'eredità i suoi figli, che avevano concepito delle belle speranze essendo la vedova senza figlioli. Questo fratello l'aveva immediatamente scacciato e aveva dato alla cosa tanta pubblicità che la donna, anche se avesse voluto, non avrebbe osato riprenderlo in casa. Ora aveva preso un altro servitore e si diceva che anche a causa di questo lei era in discordia con il fratello: si assicurava anzi che lo avrebbe sposato, ma il giovane era deciso a non sopportare una cosa simile.

La storia che ti narro non è esagerata, n‚ imbellita; posso dire anzi di averla raccontata debolmente, e di averle fatto perdere la sua forza perché‚ ho usato parole usuali e corrette.

Questo amore, questa fedeltà, questa passione non è dunque una finzione poetica: essa esiste, vive splendidamente pura in quella classe di uomini che noi chiamiamo rozzi e incolti, noi, gente così raffinata da diventare ineducata. Ti prego di leggere questa storia con raccoglimento. Io sono calmo oggi scrivendoti, e tu vedrai dalla mia calligrafia che non sono affrettato e agitato come al solito: leggi, mio caro, e pensa che questa è pure la storia del tuo amico. Sì, ecco quel che mi è successo, e che mi succederà: e io non ho la metà della forza e del coraggio che possiede quel povero infelice al quale non oso quasi paragonarmi.

 




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