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Johann Wolfgang von Goethe
I dolori del giovane Werther

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  • LIBRO SECONDO
    • 12 settembre.
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12 settembre.

 

Carlotta è stata qualche giorno assente; era andata a prendere Alberto. Oggi sono entrato nella sua stanza, mi è venuta incontro, e con gran gioia le ho baciato la mano.

Un canarino è volato dallo specchio sulla sua spalla.

- Ecco un nuovo amico, - ha detto prendendolo in mano - è destinato ai miei piccoli. Guardate com'è carino: se gli del pane, batte l'ala e becca con grazia; mi bacia anche, vedete! -

E quando avvicinò l'animaletto alla sua bocca esso premette amorosamente le dolci labbra come se avesse potuto apprezzare la beatitudine di cui godeva. - Deve baciare anche voi - disse, e spinse l'uccellino verso di me: il beccuccio passò dalla sua bocca alla mia, e le beccate erano come un soffio, un presagio di godimento d'amore. Dissi allora: il suo bacio è interessato: cerca nutrimento, e rimane scontento dopo una vana carezza. Mi mangia anche sulla bocca, aggiunse Carlotta. E gli offrì qualche briciola di pane con le labbra sulle quali sorridevano gioconde le gioie di un innocente amore.

Io volsi il viso altrove. Lei non doveva far questo; non doveva infiammare la mia immaginazione con queste visioni di celeste innocenza e di gioia; non doveva risvegliare il mio cuore dal sonno nel quale talvolta lo culla l'indifferenza della vita!

E perché‚ no? Lei ha fiducia in me! sa come io l'amo.

 




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