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Johann Wolfgang von Goethe
I dolori del giovane Werther

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  • LIBRO SECONDO
    • 3 novembre.
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3 novembre.

 

Dio sa quante volte io vado a letto, anzi con la speranza di non risvegliarmi più: e la mattina apro gli occhi, rivedo il sole... e sono infelice. Oh, se io fossi capriccioso, se potessi prendermela col tempo, dar la colpa a una terza persona, a un'impresa fallita, non sentirei che a metà il peso del mio malumore. Ma ahim‚, son troppo convinto che la colpa è soltanto mia... cio, non la colpa. In me si cela la fonte di ogni dolore come un tempo era in me la fonte di ogni beatitudine. Non sono forse io stesso che un tempo ondeggiavo in un mondo di sentimenti, che ero ad ogni passo circondato da un paradiso, che avevo un cuore capace di abbracciare l'universo in un amplesso d'amore? E' morto ora questo cuore, da lui non sgorga più alcun incanto: i miei occhi sono inariditi, e i miei sensi che non sono più rinfrescati da lacrime ristoratrici fanno corrugare angosciosamente la mia fronte. Soffro infinitamente perché‚ ho perduto quella che era per me l'unica gioia della mia vita: la benefica forza vivificatrice con la quale creavo un mondo intorno a me: essa è scomparsa! Quando dalla mia finestra guardo verso i colli lontani e vedo il sole mattutino dissipare la nebbia e illuminare i prati giù nelle valli, quando vedo il fiume serpeggiare fra i salici spogli, quando questa meravigliosa natura sta dinanzi a me senza vita come un quadretto colorato, e tutta la bellezza non può fare sgorgare una scintilla di gioia dal mio cuore al mio cervello, io, misero, sto al cospetto di Dio come una fonte inaridita, un secchio disseccato. Spesso mi sono prostrato a terra e ho invocato da Dio le lacrime come un agricoltore invocherebbe la pioggia vedendo il cielo implacabilmente azzurro sul suo capo e, intorno, la campagna assetata.

Ma ahim‚! Dio non ci la pioggia e il bel tempo secondo le nostre impazienti preghiere, e i giorni di cui mi tormenta il ricordo, perché‚ erano così felici? perché‚ io attendevo con pazienza che si manifestasse la volontà divina e accettavo con cuore riconoscente i benefici di cui mi colmava.

 




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