12
maggio.
Io
non so se spiriti ingannevoli si librino su questa contrada o se la calda,
celeste fantasia che è nel mio cuore renda tutto così paradisiaco intorno a me.
Ecco lì una fonte, una fonte alla quale io sono legato come Melusina alle sue
sorelle. Tu scendi per un piccolo poggio e ti trovi dinanzi a un arco, da dove
venti scalini ti conducono giù a una limpidissima acqua che sgorga da rocce
marmoree. Il piccolo muro che chiude il recinto, gli alti alberi che
l'ombreggiano intorno, la freschezza del luogo: tutto questo ha un non so che
di piacevole e di attraente. Non passa giorno che io non sieda lì un'ora.
Vengono dalla città le fanciulle ad attingere acqua, innocente e necessaria
faccenda che una volta compivano le stesse figlie dei re. E quando sono lì, il
mondo antico, patriarcale, rivive potentemente in me e ripenso come i nostri
padri alla fontana stringevano e rompevano relazioni e come attorno alle
fontane e alle sorgenti ondeggiassero spriti benefici.
Oh
colui che non può partecipare a questi sentimenti, non deve mai essersi
dissetato a una fresca fontana dopo una faticosa passeggiata, in un giorno
d'estate!
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