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maggio.V
L'umile
gente del villaggio ormai mi conosce, e tutti mi vogliono bene, specialmente i
bambini. Sulle prime quando io mi univo a loro e li interrogavo amichevolmente
su questo o su quello, alcuni credevano che io volessi prendermi gioco di loro
e mi rispondevano bruscamente. Io non me ne ebbi a male, soltanto compresi più
distintamente quanto spesso avevo già osservato: le persone di una certa
condizione si tengono a una fredda distanza dal popolo, come se credessero di
perdere qualche cosa avvicinandolo; vi sono poi giovani spensierati e malvagi
burloni che ostentano di abbassarsi, per far maggiormente sentire alla povera
gente la loro superbia.
So
bene che noi non siamo n‚ possiamo essere tutti uguali; ma ritengo che colui il
quale sente il bisogno di allontanarsi dalla cosiddetta plebe per averne il
rispetto, è biasimevole quanto un codardo che si nasconda al suo nemico per
tema di esserne ucciso.
Di
recente andai alla fontana e trovai una giovane donna di servizio che aveva
posato il secchio sull'ultimo scalino e guardava intorno per vedere se nessuna
compagna venisse e l'aiutasse a posarselo sulla testa.
Io
scesi e la guardai. - Posso aiutarvi? - le chiesi. Diventò rossa rossa e disse:
- Oh no, signore. - Senza complimenti. - Si aggiustò il cercine e io l'aiutai.
Mi ringraziò, e salì per la scala.
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