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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

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  • LIBRO I
    • CAPITOLO I
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LIBRO I

CAPITOLO I

Dell'ordine dei cieli.

 

Oltre non segue più la nostra luce

Fuor della superficie di quel primo

In qual natura, per poter, conduce

La forma intelligibil che divide

Noi da' animali per l'abito estrimo                                              5

Qual creatura mai tutto non vide.

 

Sopra ogni cielo sostanzïe nude

Stanno benigne per la dolce nota,

Ove la pïetà li occhi non chiude;

E per potenza di cotal virtute                                                     10

Servano il giro di ciascuna rota

Onde di vita ricevem salute;

 

E l'arco dove son diversi lumi

Gira di sotto con soggette stelle

E lascia un grado ben con tardi tumi.                                         15

Le quattro qualità costui informa

Sì che il soggetto in atto vien da quelle

Perch'ei le stringe con sua dolce norma.

 

Di sotto luce quella trista stella,

Tarda di corso e di virtù nemica,                                               20

Che mai suoi raggio non cosa bella.

Gelo con freddo fiato mette a terra,

E a chi non ha mercè, s'ella s'applica,

L'aere stridendo chiama «guerra, guerra».

 

Circoscritta la luce benigna                                                        25

Nel sesto cielo, onde quello s'acquista

Che ben si prova dove si signa.

Se l'alma gli occhi suoi belli non chiude

Stando ne l'ombra de l'umana vista,

Vuol ch'ella dorma in le sue braccia nude.                                  30

 

L'ignea stella che pietà non mira,

Ma sempre di mercè si mostra freda

A chi lei sturba, di sotto le gira,

E tal tempesta per l'aere despande

La sua potenzia, che per tutto preda                                          35

Al nostro tempo noi miriamo grande.

 

Poi gira il corpo de la nostra vita,

Agente universal d'ogni soggette;

E virtù pinge sì la sua ferita

De li ferventi raggi onde si scalda                                               40

La grave qualità che in lei si flette,

Che ciò che vive lor potenzia salda.

 

D'amor la stella ne la terza rota

Allo spirto angoscia con sua luce

Di cosa bella, che non sta remota                                              45

Da lui se morte spenga sua figura.

In cui lo dolce raggio non riluce,

Non è animata cosa tal natura.

 

Gira il pianeta con la bina voglia

Per quella spera onde viene tal lume,                                         50

Qual tutta obscurità de l'alma spoglia.

La fredda stella in quel piccolo cerchio

Ultimo gira, e no è ver che consume

L'ombra per lo splendor che sia soverchio.

 

Anche ogni luce che possede il cielo                                          55

Vien da quel corpo qual natura prima

Ebbe formato d'amoroso zelo,

Sì ch'ogni stella per costui risplende.

Ma l'ultima si mostra più sublima;

Cessandosi da lui, luce non prende.                                           60

 

Ma quando infra li raggi ella si volve,

Attrista la virtù di ciò che vive

E l'aere per tempesta si dissolve,

Scema li fiumi ed ogni virtù sbada;

E chi le insegne in campo circoscrive,                                        65

D'onor si priva per contraria spada.

 

Se in orïente luce la sua stella

E nell'ottava parte ella si trova,

A tal potenzia non po' star rubella;

Se l'altra gira nel più alto punto,                                                 70

Sarà da pinger l'aere questa prova

E far volare chi di piombo è unto.

 

Muove li corpi di minor ragione

E fuga ciò che non puo' lor natura

Assimigliare a sua perfezïone;                                                    75

Lor viso bello turba al nostro aspetto,

Nel specchio pinge di nebbia figura

E toglie luce al figlio a gran diletto.

 

L'altri animali di vertude nudi

L'estremità possiedon di ciò sempre.                                         80

O gran virtù che tutte cose mudi!

O quanto il tuo valor fa bella mostra,

Che vuoi ogni natura che si tempre

Per più benigna far la vita nostra,

 

O tu che mostri il terzo in una forma                                          85

E accendi di pietà la spessa norma!

 

 




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