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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli L'Acerba IntraText CT - Lettura del testo |
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CAPITOLO XI
Simboli d'animali acquatici: uranoscopo dell'Elevazione dell'animo, sirena delle Malie, granchio del Ricatto, ostrica dell'Imprudenza, delfino della Vendetta.
L'uranoscopo sempre mira al cielo Perché ha un occhio in mezzo della testa: Vestito ha il dorso suo di bianco pelo. Così è l'alma con la vera fede, Che il mondo con diletto non l'infesta 5 Segue virtute senza alcun diletto, Ringrazïando chi le diè intelletto.
Canta sì dolcemente la sirena, Che chi la intende dolce fa dormire, 10 Sin che l'uom prende e con seco lo mena, Forte il costringe di giacer con lei; Languendo, per amor par che sospire, Poi lo divora con li denti rei.
Così, con la dolcezza della vita, 15 Inganna lo nemico l'alma nostra Fin che la mena alla morte infinita. Così fa l'uomo falso nel suo canto, Che con la lingua miele ti dimostra, E dietro poi ti punge in ogni canto. 20 Chi non si fida, non riceve inganno, E il senno fa gran pena dopo il danno.
Granchio che dentro alle caverne nasce E per natura aringa lo nutrica, Fin ch'egli è grande, lì dentro la pasce. 25 Mostrale il cibo con l'usata branca, Con l'altra occultamente la nimica: Tanto la stringe, che sua vita manca.
Così fa l'inimico della gente, Che mostra di diletto la dolce esca, 30 Fino alla morte pasce nostra mente. In questo mare grande e spazïuso Con diversi ami dolcemente pesca. Beato è quegli che volta lo muso E mette alla sua gola il freno e il camo 35 A ciò che preso non sia da quest'amo.
L'ostrica quando v'è la Luna piena Apresi tutta; qual veggendo il cancro, Immagina d'averla a pranzo o a cena: Mettele dentro pietra ovver festuca 40 Per qual lo suo coprire le viene manco: Così lo cancro l'ostrica manduca.
Così è l'uomo che apre la sua bocca E con l'uom falso mostra il suo secreto, Onde vien piaga che lo cor gli tocca. 45 È nella lingua e la vita e la morte: Più tace che non parli l'uom discreto, Stando nel cerchio con l'empïa sorte. Serva la vita lo lungo vedere, Né danno fe' giammai lo bel tacere. 50
Chi mangia del delfin, se fosse in nave, Subito lui lo sente per natura E verso lui muove per l'onde prave. Di far questa vendetta è sempre attento E mai di perdonar non mette cura; 55 Di molti divorando ha fatto stento.
Così addivien dell'alma empia e cruda Che la vendetta fare ognor disïa: Così si fa di conoscenza nuda. O quanto è cieca la gente superba! 60 Crede che perdonar vergogna sia E questa opinïone in loro si serba.
O empio, che lo mal pur ti diletta, Vedi la morte ch'appresso t'agogna E quanta pena nasce a far vendetta! 65 È più virtute quando l'uom perdona Potendo vendicar la sua vergogna, Che vendicando offender la persona.
Or vinci, sofferendo, e tempo aspetta Nel qual convien cader l'iniqua setta. 70
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