CAPITOLO XVIII
Virtù di altre
formazioni naturali negli effetti di Marte (diacodio dell'acqua, asbesto del
fuoco, calamita della terra), negli effetti del Sole (carbonchio, epistrite,
ametista) e della Luna (ceraunio, calcedonio, cristallo) e in altre pietre
(celidonio rosso, celidonio nero, corallo, margherita, galassia, corniola).
Diacodio, se tocca il
corpo morto,
Perde la sua virtù e mai
non torna:
Molte fiate di ciò mi
sono accorto.
S'è messo in acqua,
vegnon per natura
Gli spirti tutti della
setta borna. 5
È simil di berillo sua
figura.
La pietra asbesto, se in
fuoco s'accende,
Per cosa natural non sarà
morta
Ma sempre come stella lì
risplende.
È come ferro in vista il
suo colore. 10
Altra virtù in sé, dico,
non porta,
Ma alcun vuol dire che
vaglia ad amore.
La calamita per sé tira
il ferro
E questa nasce
nell'India maggiore;
E l'altra in Etïopia, se
non erro, 15
Da lei lo ferro fuga con
l'aspetto;
Un' altra calamita di
dolore
La carne umana tira in
suo cospetto,
Riforma amore fra donna
e marito,
Dà grazïa e bellezza nel
parlare: 20
Se c'è sospetto,
ponitela in dito.
Dormendo a lato a donna,
metti questa
Che sotto al capo si
convien celare
Pian piano sì che lei
non si ridesta:
In ver di te si volta,
s'ella è casta; 25
Diletto fugge quasi col
temere
Se già ne fu cercata
d'altra tasta.
Il dïamante similmente
face.
Per cortesia ben mi
dovria tacere,
Ma dicer voglio ciò che
dentro giace. 30
La calamita, quando
puoi, la trita
E in quattro canti della
casa poni
Carboni ardenti senza
fiamma ardita;
Dispargi quella polve
sopra questi:
Parrà cader la casa
senza tuoni 35
Ed altre novità che non
vedesti.
Queste tre pietre le
conduce Marte
Ed anche lo Saturno ci
tien parte.
Luce il carbonchio
nell'oscuritate,
Muore nel fuoco sì come carbone: 40
Bagnato in acqua, torna
in chiaritate.
Dodici son le specie di
costui,
Ma il crisopazio la luce
dispone
La notte e in fuoco si
dimostra a nui.
Epistrite è che luce e
franca il cuore 45
E fuga ogni tempesta
dalli frutti:
Al Sole opposto, manda
fuoco fuore.
La fervente acqua questa
pietra affreda,
Le locuste e gli uccelli
fuga tutti
E nulla cosa vuol che il
frutto leda. 50
Mostrasi vïoletto
l'ametisto
Qual da noi toglie il
falso cogitare:
Sollecito fa l'uom, sì
come ho visto.
Vale a intelletto, ed
all'uomo imbriago.
In cinque modi si può
dimostrare: 55
Di quel ch'è vïoletto
pur m'appago.
Dal Sol si forma di
queste ciascuna:
Queste altre qui di
sotto dalla Luna.
Ceraunio pur nasce dal
gran tuono.
Chi castamente questo
seco porta 60
Mai non potrà morir di
quel frastuono.
In quella casa, castello
né villa
Non puo' cader perché
questo l'ammorta
Con sua virtù, secondo
la Sibilla.
A vincer ogni briga e le
battaglie 65
Vale, ed a dolce sonno
con quiete
Sì che dormendo non
senti travaglie.
È calcedonio pallido e
incolore;
Di gioventute conserva
le mete
Con virtù, vince briga e
dà valore. 70
Se è perforato, anche
meglio resiste
A spiriti maligni ed a
lor beffe
Che in sogno mostran le
diverse viste
E dì e notte fanno gran
paure
Ché, dubitando, all'uom
par chi lo ceffe 75
Veggendo l'ombre e
subite figure.
Nasce nell'Alpe del
settentrïone
Cristallo fatto
dell'antica neve
Secondo la comune
opinïone;
Opposto al Sole, di fuor
manda il fuoco; 80
La sete, posto in bocca,
cessar deve;
Trito col miele fa latte
non poco,
E forte vale al colico
dolore
Ché fa cessare quel maligno
umore.
L'entrace l'acqua per
virtute tira 85
Dall'aria, e sopra sé
così condensa
Che par che dentro
nasca, chi la mira.
La rondin due ne porta
nel suo ventre,
Nascenti in lei allor
quando comensa;
E chi li vuole, giovine
la sventre: 90
Dico del celidonio, quel
che è rosso;
E vale alla lunatica
malìa
Ed a chi fosse di
mattezza mosso.
Grato e facondo fa
l'uomo parere.
L'altro, che è negro,
toglie tuttavia 95
L'ira e la febbre,
quanto al mio dovere.
Questo si mostra nudo di
bellezze:
In lui è gran virtute
senza fallo,
Ché d'ogni umore toglie
le gravezze.
Nel Rosso mare
dall'acqua coperto 100
È legno per natura lo
corallo:
Nell'aria si fa pietra,
e questo è certo.
A folgore resiste ed a
tempesta,
Gli spirti fuga nel
caduco morbo,
Fa la fortuna in noi
veloce e presta, 105
Moltiplica li frutti, il
sangue stregne,
Lo stomaco conforta. Or
non sii orbo,
Che di portarlo la mente
ti sdegne.
Rosso e bianco corallo
si ritrova
In tutti: credo che ciò
sie una prova. 110
Nelle marine conche
margherite
Nascono certo, ma quelle
del cielo
Credo che sieno di virtù
compite.
Dalla celeste rugiada si
forma
Ciascuna margherita
senza velo: 115
La vita nel valor sempre riforma.
Perpetua giacesse
galassìa
Nel fuoco, già non
prenderia calore:
Così natura vuol che
fredda sia.
La cornïola pur mitiga
l'ira 120
Di ciascun membro che
conduce umore
E stringe il sangue per
virtù che spira.
Qui faccio fine delle
sacre pietre
Ché qui tu trovi scritte
le più degne,
E da loro virtù prego
che impetre. 125
Se d'erbe qui non tratto
né di piante,
Io prego che chi legge
non si sdegne
Ché a medico le lasso
che ne cante,
E levi la virtù
intellettiva
Veggendo che peonia vien
da Luna 130
E da Saturno vien la sempreviva,
E dodici erbe da cotanti
signi.
Ciascuna, quando regna
la Fortuna,
Rimuove e stringe tutti
umor maligni.
E tu a me: «Omai vorria
vedere 135
Da quinci innanzi quale
è il tuo volere».
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