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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli L'Acerba IntraText CT - Lettura del testo |
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LIBRO IV CAPITOLO I
Dell'Amore.
Io voglio qui che il quare trovi il quia Levando l'ali dell'acerba mente, Del dubitar querendo è gran virtute, Ché l'ammirare della prima gente 5 Fece noi certi dell'alte vedute.
«Amor pur nasce da consimil stella; Perché, li due sol una cosa amando, In ver dell'altro sta la mente fella?» Dico che ciò addivien per accidente, 10 E lo puoi tu veder, ché, l'un cessando, In grazia torna dell'offesa mente.
«Se per consimil ciel costei pur amo, Ed ella in ver di me perché è sì dura Nemica di mercè quant'io più bramo?» 15 O genti cieche ed intelletti storpi, Come la via diritta vi si oscura Non contemplando li celesti corpi!
Esser non puo' che sia la mente nuda D'amare amante, dico più e meno: 20 Or voglio che tal detto in te si chiuda. S'altri non t'ama, vogli esser esperto, Mira se l'ami, e come, e se sei pieno D'amore, e del contrario sarai certo.
Se le tue stelle fur nel basso cerchio 25 E quelle di costei nell'alto punto, Amor t'infiamma di desìo soverchio. E tu a me: «Perché questo desìo Non cessa, fin che amor non è congiunto?» E qui ti scrivo ciò che ne credo io. 30
Ogni desïo presuppone il fine Ed ogni moto persegue sua forma E, conseguendo, convien che decline. Come due alme è una per piacere, Così due corpi natura conforma, 35 In quanto puo', seguendo il suo volere.
«Perché sì ardente è lo paterno amore, Che più che sé li propri figli ama, E sopra tutti perché più il minore?» Che il nato la memoria tien del patre, 40 Accorso scrive che di ciò s'infama: Voglio che mia ragion suo detto squatre.
S'altra cosa non fa maggior memora Che li figliuoli, in prima il ver non dice: Di ciò sarai tu certo a poco d'ora. 45 Chi al mondo scrive, ciò è noto espresso Che fa maggior memoria e più felice: Ascolta com' è ver ciò che confesso.
Tesoro edificar nelli buon nati, E chi scrivendo leva il suo intelletto, 50 Conservan la memoria alli passati. È gentil cosa vivere per fama, Ché poi la morte all'alma fa diletto Udendo che lo mondo di lei chiama.
Proprïa carne e spirito e natura 55 Che veste il nato per virtù divina, Quest'è del padre proprïa figura. Niun altri più che sé si puote amare: Questa mi pare sentenza latina; Non ti convien di ciò più dubitare. 60
Naturalmente ciascun ama tanto, Ma l'accidente, che natura volve, Il padre muove più e meno alquanto. Per simil patto e per utilitate Il natural volere si dissolve 65 Amando più il minor per puritate.
Muove la purità la mente umana E come donna onesta infiamma il core: Di qui la mente tua non sia lontana, Ché, conoscendo questi dolci passi, 70 Sentirà l'alma del nuovo valore, Sì ch'io ti prego che qui non mi lassi,
E fa' che il dubitar tuo sia possente Se vuoi ch'io rispondendo ti contente.
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