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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

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  • LIBRO IV
    • CAPITOLO V
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CAPITOLO V

 

Problemi di fisica e meteorologia.

 

Veggio che il tempo tralucendo passa,

Però non dare indugio a lo tuo bene,

Ché il tempo mai non torna poi che lassa.

Passato il tempo, non val si pentire.

Per quattro cose pianger si conviene                                          5

Che fanno per dolore il cuor languire.

 

Convien che lagrimar l'alma consenta

Agli occhi tristi per l'inchiusa doglia,

E il giusto pianto so quanto contenta.

Pianger diretro al tempo è senza frutto;                                      10

Ma sopra amico che fu d'una voglia

E sino a morte liberale in tutto,

 

E chi ha virtù e non consegue onore,

E chi fu già felice ed è caduto,

Licito è il pianto per cotal dolore.                                              15

Quasi sé perde chiunque perde amico.

O quanto attrista lo tempo perduto

Pensando l'alma e ragionando sico!

 

Sì che non perder tempo: ormai ti leva,

Del tuo intelletto muovendo li remi,                                            20

Dicendo a me: «Perché il mar si solleva

E poi s'abbassa, fra la notte e il giorno?

E perché è l'acqua salsa? Tu mel spremi:

Per ciò sentire assai son ito intorno».

 

La Luna, dico, per sua forma occulta,                                        25

Da l'oriente fin ch'è nel mezzo cielo

Tirando il mare, nasce l'onda multa;

Dal mezzo cielo fin ch'è a l'occidente,

Quïesce il mare, e il perché non ti celo:

Ché sua virtute in lei non è possente;                                         30

 

Da l'occidente sino al mezzo sotta

Rigonfia il mare, e verso la Luna alza;

Di poi si posa sino alla prima otta.

L'ardente Sole il sottile risolve,

Lasciando il grosso: però l'acqua è salza                                    35

E amara sì che mai non si dissolve.

 

«Perché son calde e sì ferventi l'acque

Che vengon sotto terra dalle vene?

O quanto l'ignoranza mi dispiacque

Vedendo di Viterbo il Bulicano                                                 40

E il Bagno di Pozzuoli come viene

E l'Acqua Santa nostra e sotto Agnano».

 

Dico che sotto, dentro alle caverne,

Per solfore si fanno l'acque calde,

Sì come per l'odor ciascun discerne.                                          45

Quanti meati son, ch'io non appello,

E gli infernani abissi e le castalde,

E Stromboli e Vulcano e Mongibello.

 

«Perché il denaro nell'acqua si mostra

Maggiore quando il Sole risplende?»                                       50

Che sono spersi della vista nostra

Gli spirti dico da cotal splendore,

E al nostro viso, che non la comprende,

Si mostra quella quantità maggiore.

 

«Perché, se l'acqua è fredda, in vetro messa                              55

Opposta al Sole, arde il bianco panno;

Se calda è l'acqua, questo effetto cessa

Dico che l'acqua fredda fa ripulsa

Di questi raggi che nel vetro dànno,

Sì che lo caldo verso il panno stulsa.                                          60

 

E tu a me: «Perché nelle cisterne

L'acqua naturalmente si restregne,

Mentre ognuno queste altre vieta e sperne

Io dico che per sua sottilitate

E leggerezza il corpo si congegne:                                              65

L'altr'acqua muove per sua gravitate.

 

«Perché è più sana l'acqua che più tosto

Si scalda e si raffredda in poco d'ora

Se tu m'hai inteso ben, io t'ho risposto.

L'acqua sottile il fuoco tosto infiamma,                                       70

E il caldo nel sottil poco dimora;

Ma l'acqua cruda assai più tien la fiamma.

 

«Perché d'estate, quando l'acqua piove,

Dimostra sulla terra tante ampolle,

E l'acqua ch'è di verno ciò non muove?»                                    75

Dico che l'acqua calda della state,

Cadendo in terra, risorgendo bolle;

L'inverno per lo freddo son pianate.

 

«Perché d'estate, nelle gran tempeste,

La gente suona a stormo le campane?»                                      80

Ché il suono rompe l'aria e toglie peste.

Anche ti dico: gli angeli maligni,

Invidïosi delle genti umane,

Fanno tempeste per certi disdigni,

 

Sì che, sonando le divine tube,                                                  85

Fugge lor setta come gente rotta.

Questo segreto Dante non conube.

Sicché invano, dico, non si suona

Ogni campana tempestando allotta,

Secondo che il mio detto ti ragiona.                                           90

 

«Perché segno che più duri l'acqua

Facendo in terra ampolle e li gran cerchi

Ché di maggior altezza si disacqua

E dalle spesse nubi forte cade;

Però si fanno li cerchi soverchi                                                  95

E par, cadendo, che la terra sbade.

 

E l'arco d'orïente ti sia signo

Che muta il dolce tempo nel maligno.

 

 




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