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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

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  • LIBRO IV
    • CAPITOLO VIII
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CAPITOLO VIII

 

Questioni varie di biologia animale.

 

«Se ciascuna delle api non ha udito,

Al suon perché si posa? Di', magistro,

Ché dubitando l'uom si fa sentito».

Dico che il suono pone l'aria in moto,

Che per natura all'ape è gran sinistro;                                        5

Non volano, se è vento; e ciò t'è noto.

 

Non per il suono, ma pel movimento

Che fa nell'aria si posano l'api,

Ché lor natura sempre teme il vento.

Sì son corrette dallo lor signore,                                                10

Che morderti non ponno se le capi,

Ché nulla nel mal tempo va di fuore.

 

E tu a me: «Perché ogni animale

Muovesi ed anda subito ch'è nato?

Perché non l'uomo? Di', la ragion, quale?»                                 15

Dico ch'altro animal nasce perfetto

E in poco tempo termina il suo stato,

Ché in lui natura fa veloce effetto;

 

Ma imperfetto al mondo l'uomo nasce,

Ché portarlo saria troppa gravezza,                                           20

Sì che di fuori si nutrica e pasce.

Certo la specie umana caderia

Se nella madre prendesse fermezza:

Però natura vuol che così sia.

«Perché li cani e li leoni tutti                                                       25

Nascono ciechi con gli occhi coperti,

E gli altri con la luce son produtti

Dico ch'ogni animal ch'ha aguzze l'ugne

(Del dubitare voglio che t'accerti)

La madre dolorosamente pugne;                                               30

 

E, quand'è la natura stimolata,

Innanzi tempo fuor lo manda in fretta:

Però la vista in lui non è formata.

Nervoso membro è l'utero che sente,

Sì che lontano tempo non aspetta:                                             35

Natura circospetta ciò consente.

 

«Perché gli an'mali, dico, ch'hanno corna,

Non hanno denti in la parte di sopra,

E quel ch'ha denti acuti si discorna

Dico che quel soperchio delli denti                                            40

Natura nelle corna manda sopra,

E questi sol dell'erba son contenti.

 

Però natura in lor li denti piani

Pose per questo fin nelle lor guance;

Agli altri, acuti, come a lupi e cani.                                             45

Sicché ogni animal coi denti acuti

Non ha di corna nella testa brance:

Voglio che nel serpente il detto muti.

 

«Perché gli uccelli ch'hanno il becco torto

Non bevon mai se non per accidente,                                        50

E sol per medicina e lor conforto

Io dico che lor pasto ovver lor civo

Ha per natura l'umido possente,

Sì che di sete nïuno è passivo.

 

«Perché tutti animali ch'hanno penne                                          55

Non fanno urina, sì come si vede?

E lor natura perché ciò sostenne

Dico che quel soverchio si converte,

Sì come il mio Maestro ed ognun crede,

In quelle penne che son lor coverte.                                           60

 

Perché ciascuno di questi pennati,

Mutandosi lo tempo, si spelucca,

Stando tutti dolenti e congregati

Perché in natura ciascuno dall'aria

Turbata sente subito in sé ciucca,                                              65

Se d'altra qualità si mostra varia.

 

«Perché in un tempo più la morte uccide

D'esti animali che non fa di quilli

Dico che il cielo le specie divide.

Con questa questïon degli animali                                              70

In n'ho campati già ben più di mille

Da povertate: non ti dico quali.

 

L'Ariete di sua specie in sé conserva

Sua medicina; così fa lo Toro,

Così fan gli altri; ciò che dico, serva.                                          75

Quando lo Sol ritorna al primo punto

Di cui la stella sta nel tristo coro,

Quel genïo della morte sarà giunto.

 

E tu a me: «Perché formò natura

Animali cotanto velenosi,                                                           80

Se della vita nostra ha tanta cura?».

Essa in grazia dell'uomo tutto fece:

Pur avendo il velen, son grazïosi,

Però li topi diede in loro nece.

 

Dico che non farà, né fe' mai Dio                                               85

Animai, pietre od erbe e ciò che vedi,

Ove non sia virtute, a parer mio.

E tu a me: «Or sono animai bruti

Quest'uomini silvestri? Che ne credi?

Pelosi, piccinacoli, negruti...!»                                                   90

 

Di ciò son certo: più non me ne impiglio,

Salvando sempre lo miglior consiglio.

 

 

 




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