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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

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  • LIBRO IV
    • CAPITOLO X
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CAPITOLO X

 

Questioni varie di fisiologia e psicologia.

 

Ultima cosa, nella mente è prima,

Dico per natural concezïone,

Sì come per forbir fu fatta lima.

Considerando perché, come e quanno,

Tu vederai la tua perfezïone                                                       5

E di te stesso non sarai tiranno.

 

Chi contro al tempo va, non vede il fine;

Aspetta tempo innanzi che ti muovi

Se ti vuoi conservare le tue strine.

Il tempo ha tutto ed ogni cosa ha tempo;                                   10

Muovendo il cielo fa gli effetti nuovi.

Desiata cosa mai non è per tempo.

 

Perché ciò dico, se il pensier ti copre?

Ed io a te: Convienmi di tacere,

Ché non è saggio chi tutto discopre.                                          15

Parlo tacendo, perché ti raccogli:

Or, alma grazïosa, puoi vedere

Quanta dolcezza è in questi acerbi fogli.

 

E tu a me: «Perché, dov'è bellezza,

Rare fïate virtute dimora?»                                                        20

Ascolta, ch'io ti dico la certezza.

Formando belle membra, s'affatica

Lo spirito che opera ad ogni ora:

Virtù risolve, quanta è più la briga.

 

Nell'uomo secco con le chine spalle                                           25

Non s'affatica la virtù del cielo,

E raggio di salute non gli falle.

Nel vile sterpo si mostra bel fiore,

E se la vista di ciò ti fa velo,

Guarda nel cerchio che muove splendore.                                  30

 

«Perché di morte è giudicato segno

Nel fantolino, quando è più discreto

Che non sia tempo?» La ragion ti assegno:

Vede che in piccol tempo morir deve

Natura che contempla ogni secreto,                                           35

Sì che il saver gli nel tempo breve.

«Perché le piaghe dell'occulto ucciso

Mandan ciascuna lo sangue di fuore

Guardando chi l'ha morto nel suo viso

Se son le piaghe nuove, ciò ti dico:                                            40

Rimangono gli spiriti nel cuore

E muovon l'ira verso il suo nemico.

 

Ciascun si muove a lo dolente loco,

E muove il sangue per le calde vene:

Ma questa novitate dura poco.                                                  45

Ma l'acqua calda, per le piaghe messa,

Risolve quegli spiriti che contiene

Il cuore intanto, sì che ciascun cessa.

 

«Perché nel mondo son diversi volti

Ed io a te: Di ciò son tre ragioni,                                                50

Le quai ti dico qui, se ben m'ascolti:

Diversi agenti, stelle, ed anche il sito,

Di' da mia parte, se giammai ragioni

Con uomo che del vero sia sentito.

 

E tu a me: «Anche vorria sapere                                                55

Perché l'immaginar fa simil caso

E più veloce dov'è il temere».

Ed io a te: Qui dell'immaginare

Se vuoi sentire, tien l'udito paso,

Se di ciò ti diletti in giudicare.                                                    60

 

L'immaginare che subito spazia,

Se dal volere prende nascimento,

Con simil caso giammai non si sazia;

Ma il ciel che immaginando l'alma muove

E il cor nel 'maginar fa forte e attento,                                        65

Vuol che l'effetto immaginato ei trove.

 

«Perché l'uom teme tanto il corpo morto,

Che subito trovandolo s'arriccia

Io qui di ciò ti voglio accorto.

Ogni animata cosa per natura                                                    70

Lo cor di gran temer subito impiccia

Veggendo del contrario la figura.

 

«Perché dormendo l'uomo alla supina

Sente accidente che non puo' far mutto

E più si forza, più la voce inclina?»                                             75

Ciò vien da sangue che nel cor s'ingorga

Che da ciascuna arteria muove tutto,

Avvegna che di ciò l'uom non s'accorga.

 

Di sangue pieno il cuor forte s'aggrava,

E par che anneghi l'uomo per gran carco,                                  80

Sì come sovra il petto avesse trava.

«Perché l'uom trema tutto quando urina

Qui di pensieri ti vo' fare scarco,

Che non ti gravin più sopra la schina.

 

Quando il soperchio la natura piove,                                          85

Risbanda in sé medesmo e prende forza,

Ovver vapori nocivi rimuove.

E tu a me: «Perché l'uomo è sinistro

Dico che usanza la natura sforza,

Ovver è come dice il gran Magistro:                                          90

 

Il fegato, che scalda il lato dritto

Ove le vene tengono radice,

Converte quello in sangue, com'è scritto,

E cambia il loco suo col freddo splene.

A ciò ch'io dico tu non contraddice,                                          95

Perché non puoi, se m'hai inteso bene.

 

Dal cerebro procedono li nervi;

Nasce dal cuore ciascuna arteria;

Voglio che questi detti in te riservi.

È arterïa sempre dove è vena:                                                   100

Ogni arterïa in sé ha doppia via;

Per l'una al cuore lo sangue si mena,

 

Per l'altra avaccio lo spirito corre

Come splendor che muove da candela,

Che senza tempo per l'aria discorre.                                          105

Il sangue pian si muove con quïete:

Questi canali natura non cela,

Che l'un dell'altro il corso non diviete.

 

E tu a me: «é ver quel che si dice,

Che d'allegrezza vien sùbita morte?»                                          110

Ed io a te: Lo cuore, che è radice

Di nostra vita e primo fondamento,

Apresi tutto in allegrezza forte;

Risolve poi lo spirito con tormento.

 

Così nella tristezza si costrenge                                                  115

forte, che lo spirto di fuor manda,

E nostra vita subito dispenge.

Or prendi esempio nella cava mano

Tenendo l'acqua fin che non si spanda:

Se stringi ed apri, l'acqua torna al vano.                                     120

 

E tu a me: «Questa ragion non sento:

Perché nessuno qui fu mai contento

 

 




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