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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

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  • LIBRO I
    • CAPITOLO V
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CAPITOLO V

 

Delle tre comete principali dominate da Giove, Marte e Saturno, e di tre secondarie.

 

Chiomate stelle con diversi modi

Di luce, che si mostran su ne l'aria,

Io dico che disegnan, se tu m'odi,

Ciascuno corpo delli sette cerchi

Per qualche tempo, e per li moti varia                                        5

L'aria e s'infiamma di raggi soverchi.

 

Io dico che nel mondo si disegna

Effetti nuovi paurosi e gravi

Se per la trista stella il tempo regna.

Gema chi regna e chi porta corona,                                           10

E tema gli accidenti feri e pravi

Ogni animal che di virtù ragiona.

 

Non troppo negro mostrano il colore

Queste che in aria piovono la morte

E nella vita piantan gran dolore.                                                 15

Ciascuna di costor più avaccio lede

Se in orïente appare e raggia forte,

E tarda, se occidente la possede.

 

L'una che ha vista d'una bella luce

Porta lo raggio bello come Luna,                                               20

Ché ben lo sesto cielo la conduce:

Fa germinar la terra e piove il bene.

Se de le stelle tre Giove tien l'una,

Di grazïoso effetto è più la spene.

 

Gema natura umana s'ella ammira                                              25

Quell'altra che di foco porta vista

E con la lunga coda sempre gira.

Marte la move e Marte la mantene

Sì che natura sotto il cielo attrista

Perché dissecca il sangue ne le vene.                                         30

 

Se verso l'orïente il capo volta,

Saranno l'acque ne l'aria private:

In foco, peste e fame sarà involta

La Terra nostra da mercè non scorta;

Fontane d'occhi faranno pietate.                                                35

Natura bella, oh lassa, or ti conforta.

 

Dimostra l'altra orribile l'aspetto,

Qual sempre gira e move circa il Sole;

Converte d'ogni pianta il dolce effetto,

Morte disegna nel potente regno                                               40

E sopra quello che ricchezza cole

Priva sua vita col maggior disdegno.

 

Dell'empio raggio tira l'altra torma,

E come l'altra stella costei fere,

Così la nostra umanitade informa.                                              45

Se segue il moto di quel corpo grave,

Oh! del più lieve la morte si spere,

Ché involta noi con le sue triste clave.

 

Se Marte del suo raggio fa ferita,

Ovver che regni nel secondo cielo,                                            50

Sarà la morte nell'acerba vita.

Di pace al tempo more ogni salute

Se Marte raggia sopra questo cielo.

Con l'altra uccide, dov'è, virtute.

 

Anche vi son tre, l'una delle quali                                               55

Si mostra in viso de la stella bianca

Qual mostra crini e raggi naturali;

L'altra si vede in suo corpo rotonda

Sì come a vista umana poco manca;

L'altra sì è poca, ma di retro abbonda.                                      60

 

Ciascuna al mondo mostra novitate

Ed atti che disdegnano pietate.

 

 




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