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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

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  • LIBRO II
    • CAPITOLO I
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LIBRO II

CAPITOLO I

 

DellaFortuna.

 

Torno nel campo delle prime note.

Dico che ciò ch'è sotto il ciel creato

Dipende per virtù dalle sue rote.

Chi tutto muove sempre e tutto regge,

Di principio e di fin, di moto e stato                                           5

In ciascun cielo pose la sua legge.

 

Sono li cieli organi divini

Per la potenza di natura eterna

E in lor splendendo son di gloria plini;

In forma di desìo innamorati                                                      10

Movendo, così il mondo si governa

Per questi eccelsi lumi immacolati.

 

Non fa necessità ciascun movendo,

Ma ben dispone creatura umana

Per qualità, cui l'anima, seguendo                                              15

L'arbitrïo, abbandona e fassi vile

E serva e ladra e, di virtute estrana,

Da sé dispoglia l'abito gentile.

 

In ciò peccasti, fiorentin poeta,

Ponendo che li ben della fortuna                                                20

Necessitati sieno con loro meta.

Non è fortuna cui ragion non vinca.

Or pensa, Dante, se prova nessuna

Si può più fare che questa convinca.

 

Fortuna non è altro che disposto                                               25

Del cielo che dispon cosa animata

Qual, disponendo, si trova all'opposto.

Non vien necessitato il ben felice.

Essendo in libertà l'alma creata,

Fortuna in lei non può, se contraddice.                                      30

 

Sostanza senza corpo non riceve

Da questi cieli, però l'intelletto

Mai a fortuna soggiacer non deve.

Se fui disposto e fui felice nato,

E conseguir doveva il grande effetto,                                         35

Non posso non volere e star da lato.

 

Ma in sua balìa ha l'alma il suo volere

E l'arbitrio le acquista lo suo merto,

Né puo' necessitate in lui cadere.

Or se fortuna l'alma così spoglia,                                               40

Già Dio sarebbe ingiusto discoverto

Se per altro poter ne mena doglia.

 

Non val ventura a chi non s'affatiga:

Perfetto bene non s'ha senza pena:

Fassi felice chi virtù investiga.                                                    45

Ma chiunque aspetta la necessitate

Del ben che la fortuna seco mena,

Pigrizia lo comanda a povertate.

 

Fortuna per ragione s'augumenta,

E più felici si fanno gli effetti                                                       50

Quando il volere natura argomenta.

Nasce ogn pianta per natural moto:

Non coltivando mai, frutti perfetti

Non fa nel tempo. Ciò si mostra noto.

 

Così a rea ventura l'anima bella                                                 55

Toglie la morte ch'ha da l'empia carne,

Se al mal pur contraddice e sta ribella.

Rompesi qualità per accidenti,

Non che il soggetto dell'esser si scarne:

Dell'unta calamita ti rammenti                                                    60

 

Che non trae ferro sin che non è asciutta

L'umidità che sua virtù rinserra.

Così fa l'alma: quando è donna tutta,

Distrugge qualitate vizïosa

Sì che nel male l'uomo non disserta                                            65

E trae nel bene la vita dannosa.

 

Contro fortuna ogni uomo puo' valere

Seguendo la ragion nel suo vedere.

 

 




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