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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

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  • LIBRO II
    • CAPITOLO II
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CAPITOLO II

 

Della nascita dell'uomo, e dell'influenza dei cieli.

 

Per grazia dell'umana creatura

Dio fe' li cieli col terrestre mondo

In lei creando divina figura

A somiglianza di sua forma digna,

Ponendola nell'orizzonte fondo                                                  5

Ove si danna ovver si fa benigna.

 

Movendo queste benedette sfere,

Dell'uman seme si forma il soggetto:

Di tutte la potenza quvi fere.

Prima lo core nel concetto nasce:                                              10

Gli altri due prima pone il cieco aspetto,

Ma pur nel cor lo spirito si pasce.

 

Lo spirito che fu dal padre messo

Per le ferventi stelle del Leone

Forma le membra movendosi spesso.                                        30

Da questo nasce lo spirto animale

E naturale di sua perfezione

Passando in atto sotto le prime ale.

 

Dodici parti dell'ottava sfera

Sono cagione delle nostre membra:                                           20

Ciascuna del creare ha forma vera,

In lor fa qualitate ed accidenti,

Per la virtù divina si rimembra

Della sua parte con atti lucenti.

 

Quando tu vedi questi zoppi e sgombi,                                      25

Impïo fu lo segno della parte,

Ed anche questi con li flessi lombi.

Difetto corporal fa l'alma ladra.

Impeggiorando, dico, le lor carte,

Sono superbi della mala squadra.                                              30

 

Del doppio seme fansi corpo umano

Le vestite ossa della carne pura:

Ciò fa il soverchio dello tempo sano.

Lo spirito del padre, che nel sperma

Sempre operando, le membra figura,                                         35

Le molli parti per potenzia ferma.

 

Dello soverchio che da donna muove

Pascesi creatura, e non per bocca,

E ciò si mostra per antiche prove.

Per l'ombilico va ciò che nutrica,                                               40

Stando legato sì che il verme tocca.

Or 'scolta com'ei sta nel corpo in plica.

 

Sta genuflesso con l'arcato dosso,

Tien le mani alle gote fra le cosse

Sulle calcagna, come veder posso;                                            45

Verso di noi son le spalle volte.

Così natura informagli le mosse

Per più salute a le membra raccolte.

 

In questo tempo non macula specchio

La donna che il soverchio suo divide:                                         50

L'una nutrica lassando lo vecchio,

Natura l'altra manda alla mammilla

Per le due vene che di ciò son guide,

E a tempo in bianca forma si distilla.

 

Sette ricetti per ciascun pianeta                                                 55

Son nella madre, però sette nati

Nascere posson, come vidi a Leta.

Questo addivenne per lo molto seme

Ed anche per i segni geminati

Quando li lumi s'avvincono insieme.                                           60

 

Nel nono mese vien nel mondo lustro

Per la virtù che signoreggia Giove.

Perché di sette vive, mo' ti mustro.

La Luna in questo mese ha signoria,

Benignitade in creatura piove                                                     65

Natura confortando tuttavia.

 

Ma nell'ottavo chiunque nasce muore,

Ché signoreggia quella stella trista

Che per freddezza trae l'alma dal core.

Ciascun pianeta spira nel suo mese,                                           70

Fin che ha la luce la creata vista:

Così natura in ciò l'ordine prese.

 

Quando concepe, la madre si strenge

Ch'entrarvi non poria 'na punta d'ago:

Così Saturno sua virtù le impenge.                                             75

Ben si può aprire per nuovo disio,

Come addivenne a la Lisa del Lago

Che fe' due nati dov'ero io,

 

Uno nel nono, l'altro il fe' nel dece,

Che fu concetto nel tempo serrato,                                            80

Quando alla voglia sua lei satisfece.

Per gran volere dell'atto carnale

Si gemina il concetto già creato,

Quando a la donna ben d'amor le cale.

 

Il nato porta del padre somiglia,                                                85

Quando lo seme della donna è vinto:

Intanto nasce la viril famiglia.

Ciò si converte dal contrario senso,

Quand'è lo nato dai parenti spinto

E il doppio sperma fu dal cielo offenso.                                     90

 

Il forte immaginar fa simil vulto

Quando la donna, nel desio d'amore,

Si tiene l'uomo nella mente occulto.

Simile cielo fa simile aspetto:

Se natura non perde il suo valore,                                              95

Lo immaginar fa causa e vede effetto.

 

La tarda stella la memoria pone

Nel concetto; è Giove per qual cresce;

Mercurio muove l'atto di ragione;

Marte ne forma l'impeto con l'ira;                                              100

Il terzo cielo l'appetito mesce;

Lo primo spiritello il Sol vi spira;

 

La Luna muove natural virtute.

Ciascun pianeta con gli ottavi lumi

Dispone il mondo con le lor vedute.                                           105

Ogni creato si corrompe in tempo.

Passano gli atti umani come fumi:

Chi ne va tardo e chi ne va per tempo.

 

Tu vedi bene come questi cieli

Muovendo, creatura si produce                                                 110

In atto umano: ciò tu non mi celi.

Ormai conviene che da' segni certi

Tu vegga lo giudicio della luce.

Poi che saranno gli occhi nostri esperti,

 

Noi canteremo de le donne sante                                              115

Lor definendo, perché, come e quante.

 

 




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