CAPITOLO III
Di alcuni segni
fisionomici.
Mostra la vista qualità
del core.
Lagrime poche col tratto
sospiro
Col pïetoso sguardo,
vien d'amore.
Cambiar figura con atti
umili,
Poco parlare con dolce
rimiro, 5
Questi son segni d'amore
non vili.
Crespi capelli con
l'ampiata fronte,
Con gli occhi piccinini
posti dentro,
Con memoria e ragion
sono congiunti,
Fanno disdegno ne l'alma
superba 10
Che d'ogni sottil cosa
mira al centro,
Ma pure d'umiltà si
mostra acerba.
Non ti fidar delle
raggiunte ciglie,
Né delle folte, se
guizza la luce:
Chiunque le porti,
guarda non ti piglie. 15
Empio, d'animo falso e
ladro e fello,
Col bel parlare suo
tempo conduce,
Rapace lupo con vista
d'agnello.
Non fu mai guercio con
alma perfetta
Che non portasse di
malizia schermo 20
Sempre seguendo la
superba setta.
Occhi eminenti e di
figura grossi,
Occhi veloci con lo sbatter
fermo,
Son matti e falsi e di
mercede scossi.
l'empïa forma d'aquilino
naso 25
Viver desïa dello bene
altrui,
Onde di morte viene
l'empio caso.
Egli è magnanimo fuor di
pietate,
Sempre differve e non
guardando a cui
Vive com' fera senza
umanitate. 30
Il concavato ed anche il
naso fino,
Ciascun di questi a
lussuria s'accosta:
Più del secondo dico,
che del primo.
Chi lo ha sottile
nell'estremo aguzzo,
Ovver rotondo con
l'ottusa posta, 35
Muovesi all'ira: il
primo, come cuzzo;
L'altro è magnanimo e di
grave stile.
Superbo è chi possiede
l'ampie nari,
E d'ampie orecchie di
bestia è simìle.
Così le ha sottili e di
bellezza care, 40
Sarà magnanimo per
scienza nostra.
Mostrasi audace chi ha i
denti rari;
Concupiscenza tien
carnosa faccia
E forte teme piccolini
affari.
Chiunque possiede la sua
vista macra 45
Con la sollecitudine
s'abbraccia,
Né l'abbandona come cosa
sacra.
Chiunque l'ha grande,
ben si mostra tardo
Ne li suoi moti: di ciò
ben t'accorgi.
Piccola faccia tien pure
a riguardo, 50
Ché raro ne fu nullo
liberale
E timido si fa, se tu lo
scorgi.
Mai non fu al mondo sì
nuovo animale.
Vista dolente e
lentigginosa,
Che par traslata nel
beato aspetto, 55
Dell'altrui male si fa
grazïosa.
Non fe' mai tanto il
porporato Gracco,
Che questa più non
faccia nell'effetto:
Giuda tornasse, non le
daria scacco.
Degli uomini che hanno
corto collo, 60
Dolosi per natura come
lupi,
Non basterebbe la virtù
d'Apollo
A solvere i lor detti
senza norma
E senza modo di malizia
cupi,
Che lor gridare la
contrada storma. 65
Il grosso collo di
fortezza è segno;
Sottile e lungo fa
timido l'uomo,
Ed imbecille come sottil
legno.
Il grande che non tien
troppo di grosso,
Magnanimo si mostra: e
intendi como 70
Ciò che ne penso qui
dirti non posso.
L'uomo guardando in terra
che va chino,
O egli è avaro, o di
sottile ingegno.
Or mi convien lasciar
questo cammino
Dei corporali segni e
darti modo 75
Di come intendo ciò che
qui disegno,
E questa conoscenza come
lodo.
Giudizio che procede da
sapere
Con scritta legge riceve
ripulsa
Eccettuando il singolar
vedere. 80
Per una vista a
giudicare il fatto,
Sentenzia da virtute si
rivulsa
E di ragione si corrompe
il patto.
Non giudicare se tutto
non vedi
E non sarai ingannato se
ciò credi. 85
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