CAPITOLO V
Della Giustizia.
O guida santa di queste
altre donne,
Le tue bilance con la
spada nuda
Sono del mondo perfette
colonne.
O desolata terra, o
posta a guai,
Che tua bellezza mirando
rifiuda! 5
Sua trista piaga non
sanerà mai.
Verrà il diviso,
povertate e fame,
Pioverà sangue sopra
campi ed erbe,
Parrà che il cielo la
vendetta chiame.
Saranno i giusti
oppressi da tiranni, 10
Bagnando il viso con
lagrime acerbe
Per la tristezza degli
empii affanni.
Però vedemo le città
deserte
Con basse mura all'ombra
delli boschi,
Che già fu tempo
ch'erano bene erte. 15
Non fur fondate nella giusta
pietra,
Come Pistoia di terra di
Toschi,
U' peste nascerà con sua
faretra.
Però diritto giudicate,
o vui,
Con li volumi di Cesare
Augusto, 20
Che a tutti specchio sia
la pena altrui.
Non provocate ad ira gli
altri poli,
Ponendo mano nel sangue
del giusto
Che ardendo caggia nei
nostri figliuoli.
Fanno nel mondo paterni
peccati 25
E acerba lue dello tempo
antiquo
Piaga cadere nelli
giusti nati;
Ma gli occhi ciechi non
veggono il fine
Per lo desio del volere
iniquo
Non riguardando le cose
divine. 30
Ogni peccato ha limitata
pena,
E più gravosa quant'è
più lontana.
Contra virtude, lasso,
chi ne mena?
Non altro che
l'inordinata voglia
Per qual s'attrista la
natura umana 35
Nel tempo che del dolce
sente doglia.
Il giudicare con gli
empi scritti
Che fanno lagrimar gli
occhi innocenti
E gli orfanelli in
povertate afflitti,
Muover dal cielo fan la
giusta piaga, 40
Giustificando queste
grave genti,
Ciascun movendo che a
virtù s'attraga;
Per gli orfani e le
vedove e i pupilli
Chiamanti Iddio nello
amaro pianto,
Sterpanti con le mani i
lor capilli, 45
Sì com'è giusto, prendon
lor balestre,
Sedendo ei soli ed
afflitti cotanto
Come columbe nelle lor
finestre.
Ma sopra terra l'empïo
tenere,
O voi con la milizïa
pomposa, 50
Fate a la croce nuovo
dispiacere.
Non liberate chi è degno
di morte,
Fate nel mondo l'alma
virtuosa
Sì che non pianga
nell'eterna sorte.
Questa virtute vien dal
quarto cielo, 55
E come il Sole illuma
l'orizzonte,
Così fa questa con lo
giusto zelo,
Illuma il mondo dando a
ciascun merto,
E pena vendicando sopra
l'onte.
Per lei sta il mondo che
non è deserto. 60
Giustizia non è altro, a
mio vedere,
Che a ciascun tribuendo
sua ragione
Con il fermo e perpetuo
volere.
Giusto è quegli che vive
onestamente,
E non offende altrui né
fa lesione, 65
A ciascuna dà suo merto
puramente.
E questi porta del
trionfo olive
E nell'eterna pace sempre vive.
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