Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO II
    • CAPITOLO VIII
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

CAPITOLO VIII

 

Della Temperanza.

 

O madre bella, o terra ascolana,

Fondata fosti nel doppiato cerchio

Sì che hai mutato tua natura umana,

L'acerba setta delle genti nuove

Sì t'ha condotta nel vizio soperchio:                                           5

Or ti conduca quel che tutto muove.

 

Alteri, occulti sono li tuoi figliuoli,

E timidi in cospetto delle genti;

Invidïosi son pur tra lor soli.

O Ascoltami, uomini incostanti,                                                 10

Tornate ne li belli atti lucenti,

Prendendo note delli primi canti,

 

Ché da li cieli siete ben disposti

Ma non seguite il bene naturale

Del sito bello dove foste posti.                                                  15

Fra le virtuti, pur di temperanza

Dovreste stare sotto le sue ale,

Ma no il potete se lo vizio avanza.

 

Temperanza ferma signoria

E delli moti naturali è freno                                                        20

Quando nel male l'alma pur desia.

Muove da Giove la dolce virtute,

E nell'umanitate è più o meno

Secondo le beate sue ferute.

 

Ma chi raffrena il naturale istinto                                                25

Del vizio che da qualitate viene,

Di sofferenza ben si mostra cinto.

O quanto è bella, o alquanto è gentile

La mente che conducesi nel bene

Quando si vince nell'affanno vile.                                               30

 

 

Chi sé non vince non vincerà altrui

Da sé medesmo avendo il suo valore:

Di questa opinïone sempre fui.

Ma chi sé vince in questi sette modi

Ben è fondato nel divino amore:                                                35

Dicoti quali, se mi intendi ed odi.

 

In giovinezza si vede l'uom casto

E in allegrezza vedi l'uomo antico,

E largo in povertà chi non porti asto.

In ubertate anche chi ha misura,                                                 40

Ed in grandezza umilitade sico,

E pazïenza nella ria sventura;

 

E sofferenza nelli forti moti

Del gran desìo che viene nella mente.

Or questi sono dal vizio remoti;                                                 45

Or questi sono immacolati e puri,

E disprezzanti del mondo dolente;

Sempre seguendo pur gli atti maggiuri,

 

Nell'alto cielo la virtù li mena

Gli altri lasciando nell'eterna pena.                                             50

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License