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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

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  • LIBRO II
    • CAPITOLO XII
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CAPITOLO XII

 

Della Nobiltà.

 

Provate, cieli, la vostra chiarezza

E correggete di questi l'errore

Che falsamente appellan gentilezza.

Fu già trattato con le dolci rime

E definito il nobile valore                                                           5

Dal Fiorentino con l'antiche lime;

 

Ma con lo schermo delle giuste prove

Io dico contro della prima setta

E voglio che ragion mio detto trove.

E' gentilezza di virtute forma                                                      10

Che nel soggetto disposto s'aspetta

Quando il ciel fa di qualitati l'orma.

 

Se virtù fosse dell'antico sangue,

Forma saria particolar di moto:

Nel vizio dunque perché il nato langue?                                     15

Già noi vediam nelle seconde genti

Da lor natura l'effetto remoto

E i gran cattivi di gentil parenti.

 

Dunque lo cielo con quieta luce

Dispone a gentilezza creatura,                                                   20

Che per volere all'opera s'adduce.

Vien questo raggio dal secondo cielo

Che tien di gentilezza la figura

Per cui s'espone il mondo a questo zelo.

 

Ma se si giunge l'un con l'altro cerchio,                                      25

Di sangue antico con eccelso lume,

Gentil fa l'omo col valor soperchio.

Ma il cielo, illuminando il sangue nuovo,

Non gli puo' dare consimil costume

Come all'antico: ciò di sopra provo.                                          30

 

Ma qui mi scrisse dubitando Dante:

Son due figliuoli nati in uno parto,

E più gentil si mostra quel d'inante,

E ciò converso, sì come già vedi.

Torno a Ravenna e di non mi parto:                                        35

Dimmi, Ascolano, quel che tu ne credi.

 

Rescrissi a Dante, intendi tu che legi:

Fanno li cieli per diversi aspetti,

Secondo il mio filosofo che pregi,

Per qualità delle diverse mustre                                                 40

In un concepto varïati effetti,

Secondo quelli ch'hanno l'alme lustre.

 

Lo primo nato forma l'orïente,

E invece l'altro per virtù divina

Ispirano le stelle d'occidente.                                                     45

Se il primo è virtuoso e l'altro vile,

La prima parte nel ben fu latina,

L'altra maligna; perciò, non simile.

 

Unde ritorno e dico contro a quilli

Che dicono: noi semo gentil nati:                                                50

Fedeli avemmo già ben più di mille,

In cotai monti fur nostre castelle,

Movendo il capo con li cigli arcati,

Facendo di lor sangue gran novelle.

 

Ciascuno d'essi rinnova vergogna                                              55

Tenendosi gentil per li passati:

Crede che sia lo ver ciò che si sogna.

Non conseguendo il ben da sangue antico,

Di disonore ha gli occhi velati.

Assai son questi i quali non ti dico.                                            60

 

Non è peggior ronzin che di destriero:

Or prendi esempio se un della Colonna

Lasciasse gli atti del sangue primiero.

Cosa perfetta fuor di sua natura,

Quando nel suo contrarïo si forma                                             65

Empïa forma prende oltre misura.

 

È gentilezza non per accidente.

Quegli è gentil che per sé sa valere,

E non per sangue dell'antica gente.

Uomo disposto, in lui è naturale                                                 70

Il conseguire del gentil volere,

Non per ricchezza che gli é accidentale.

 

Per sé nullo accidente mostra effetto:

Dunque ricchezza non fa l'uom felice

Ché puo' fuggire od esser nel soggetto.                                      75

Ma come spira il Sole il suo splendore,

E come pianta nella sua radice,

Virtù con l'alma giunse il suo Fattore.

 

Ma la ricchezza a gentilezza è face

E più gentil se ne dimostra l'uomo.                                             80

Ma chiunque il suo potere ognora sface

E malamente sua ricchezza mena,

Dar non possendo a cui e quando e como,

La conoscenza lo conduce a pena.

 

Or, sia l'uomo gentil, com'io distendo                                        85

Volendo queste sette contentare:

Gentil di sangue figliuol d'uomo tengo.

Gentile d'anima è figliuol di Deo,

E più gentil non si puo' dimostrare,

Se non è pertinace fariseo.                                                        90

 

L'eterno Dio è più che l'uomo degno,

E più che il sangue è l'anima perfetta:

Ciò tu confessi come noto segno.

Dunque è più degna la nobilitate

Dell'alma che in virtute si diletta                                                 95

Rappresentando in sé benignitate.

 

Sono dal ciel potenzie già venute

Che differenza fanno tra gli umani

Secondo che fa il cerchio le sue mute.

Uomo è gentil quant'è virtude in lui,                                           100

E tutti gli altri pensier sono vani

Che antica gente faccia buono altrui.

 

Sì come a luce si conosce il Sole,

È l'uomo quanto mostra e virtù cole.

 

 




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