CAPITOLO XVI
Dell'Invidia.
O bel paese con i dolci
colli,
Perché non conoscete, o
genti acerbe
Con gli atti avari,
invidïosi e folli?
Io puro te piango, dolce
mio paese,
Ché non so chi nel mondo
ti conserbe, 5
Incontro a Dio facendo
tante offese.
Venirà il tempo delli
tristi giorni
Di guerra che farà
sanguigni i campi
Ed infuocati li tuoi
monti adorni,
E, rotti li tuoi nervi,
caderai. 10
Se ciò s'allunga, però
tu non scampi:
Senza rimedio nuda
piangerai.
L'avara invidïosa mente
vostra,
O Marchigiani, con le
gravi colpe,
Secondo che lo cielo mi
dimostra, 15
Conduceravvi nelle
guerre accese,
E lascerete l'ossa con
le polpe
Entrando l'anno con lo
tristo mese.
Da voi sarà l'invidïa
lontana
Quando al ponente
ritornerà Tronto 20
E Castellano di terra
ascolana.
Sì v'han condotti
Recanati ed Iesi
Che, se tornate al ben,
sarà congionto
Il monte di San Marco
con Polesi.
'Scolta, Romagna con
l'antiche volpi 25
Che fanno, per aver le
nuove tane,
Nella gran pace li
celati colpi:
Sarai pur soggiogata da
tiranni.
Carne volpina vuol salsa
di cane,
Ed aspre pene li peccati
granni. 30
L'invidïa, che il mondo
no abbandona
E fura la virtù
dell'intelletto
Ed arde ciecamente la
persona,
Manduca l'alma
distruggendo il core.
D'ogni peccato s'ha
qualche diletto, 35
D'invidia non s'ha altro
che dolore.
Questa è tristezza dello
bene altrui
Ed allegrezza del
dannoso male
Che vien per caso nelli
tempi a nui.
È l'invidia più forte a
sofferere 40
Che non la povertate
accidentale
Che fa del sommo stato
l'uom cadere.
Se vuoi dell'invidioso
far vendetta
E con più accesa fiamma
far languire,
Accostati a virtù che il
bene aspetta, 45
Dell'altrui male sempre sii dogliuso,
Ricordati del tempo ch'è a venire
E come la fortuna muta
l'uso.
Ché chi si gode del
vicino pianto,
In ver di lui vegnon le
triste ore 50
Ch'ei prende di
tristezza nuovo canto.
Anima invidïosa e
disdegnata,
Riguarda come è in croce
il tuo Fattore
E per qual fine tu fosti
creata:
Io dico a conseguir le
degna sorte 55
Fuggendo per virtù
l'eterna morte.
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