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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli L'Acerba IntraText CT - Lettura del testo |
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CAPITOLO XVIII
Della Vanagloria e dell'Ipocrisia.
Bene ha virtute chi desìa l'onore E lode dello ben che l'uomo acquista, Ché per la fama cresce più il valore; Ma questi vani della gloria sciocca Che voglion lode dalla pinta lista 5 Passano il modo che l'estremo tocca.
No aspetti lode chi lode rifiuta, Né aver salute chi salute offende, Ché per celarsi il vero non si muta. Non sempre è frutto dove è verde foglia 10 E né tesoro ciò che luce e splende, E chi ciò crede pur del ben si spoglia;
E più l'uomo non è quanto si mostra, E forte sprezza questa vita nostra. 15 Questa sì è l'alma dell'ipocrisia Voltando l'intelletto a fantasia.
A chi ben parla e malamente vive 20 E a chi coprir si vuol di sua natura. Ben è scoperto chiunque vuol celare Agli occhi umani le opere cattive E il perso per lo bianco dimostrare.
L'altrui parlare la tua lode spanna, 25 E la tua bocca serbi il bel tacere: Poi di vergogna l'alma non s'affanna. La propria bocca fa le lodi sorde, E fra le genti fa gran dispiacere Quando la vanaglorïa le morde. 30
La vanagloria che nell'uomo regna, Che vuol più lode ch'ei non è felice. Tra gli altri questo vizio meno nuoce E nostra umilitate meno sdegna, 35 Ma pur dannaggio fa la sola voce,
E acceca l'alma della conoscenza Ché de la sua salute più non penza.
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