LIBRO III
CAPITOLO I
Dell'Amore, ossia della
vita attiva naturale.
Dal terzo ciel si muove
tal virtute,
Che fa due corpi una
cosa animata
Sentendo pene di dolci ferute.
Conformità di stelle
muove affetto,
Trasforma l'alma nella
cosa amata 5
Non varïando l'esser del
soggetto,
Questa virtute è con
l'anima unita
Nel suo creare, come
Sole e luce,
Ché fu in un tempo lor
forma finita.
Lascia il dolore degli
acerbi giorni 10
Poi che in disïo l'alma
si conduce
Donna mirando con gli
effetti adorni.
Il terzo aspetto, dico,
nel sestile
S'è permutando la Luna
col Sole,
O anche l'orïente s'è
simìle, 15
Ciascun amore nasce per
natura,
Insieme l'alme per virtù
raccole
E più e men, secondo lor
figura.
Amor non fu giammai
nostro volere,
Ma vien per natural
conformitate 20
Che nasce in noi per
subito vedere.
Gli occhi umani sono
calamite
Che attirano di nostra
umanitate
Lo spirito col piacer,
come vedite.
Amore è passïon di
gentil cuore 25
Che vien dalla virtù del
terzo cielo
Che nel crear la forma
al suo splendore.
Errando scrisse Guido
Cavalcanti:
«Non so perché si mosse e
per qual zelo».
Qui ben mi spiego lo
tacer di Danti. 30
«Donna mi prega perch'io
debba dire»
Dimostra che l'amor
muove da Marte,
Dal qual procede
l'impeto con l'ire,
Che strugge pïetà con la
mercede,
Unita cosa per disdegno
parte, 35
Corrompe amore con la
dolce fede.
Non è effettivo agente
quel che priva:
Dunque lo Marte non puo'
per suo lume
Formare amore in animal
che viva.
L'antiche prove degli
eccelsi ditti 40
Spogliano Marte di cotal
costume,
Ché tien di guerra gli
atti circoscritti.
Anche ogni agente, dico,
naturale,
Che termina ad alcuna
passïone,
Da quella dipartirsi mai
non vale. 45
Del suo creare fu lo
Marte cinto
Che all'ira triste e
agli impeti dispone:
Amore dunque fu da lui
respinto.
Senza vedere, l'uom può
innamorare
Formando specchio della
nuda mente 50
Veggendo vista sua nel
'maginare;
Ma pur dagli occhi nasce
più piacere
E più si chiude amore in
noi possente
Con gran dolcezza e con
maggior temere.
Questa conformità muove
diviso, 55
Fa l'anima parzial senza
ragione
Nel primo sguardo,
mirando nel viso.
Amor non nasce prima di
bellezza:
Consimil stella muove le
persone
E d'un volere forma la
vaghezza. 60
Non si parton per altro
che per morte
Quando la luce trina lor
conforma
Insieme l'alme dal
piacer raccolte.
Ma Dante, rescrivendo a
messer Cino,
Amor non vide in questa
pura forma, 65
Ché tosto avria cambiato
il suo latino.
«Io sono con Amore stato
insieme»:
Qui pose Dante che nuovi
speroni
Sentir puo' il fianco
con la nuova speme.
Contro tal detto dico
quel ch'io sento, 70
Formando filosofiche
ragioni:
Se Dante poi le solve,
son contento.
Natura muove per
l'eterno moto
E prende qualitati onde
risulta
Esser perfetto che non
sia remoto. 75
Io prendo esempio da lucente pietra
Che ha
per qualità sua forma occulta
Che mai dal suo soggetto
non s'arretra.
È naturale ciò che il ciel
qui muove,
E ciò non prende mai
contraria faccia 80
Finché non torna in
qualitati nuove.
Se questa trina luce
amor compone,
Non veggo che accidente
amor disfaccia:
Di ciò son certo, senza
opinïone.
Non intendo trattar
d'amor divino 85
Come dell'alma nostra è
somma vita,
Ché qui di lui parlar
non posso a plino.
D'amor che nasce per
virtù di sangue
Che per natura nelli
nati alita
Io lasso, e dico come lo
cor langue. 90
Come la luce ha il suo
proprio aspetto
Illuminando l'aria che
risplende
Facendo agli occhi
natural diletto,
Così del cuore è oggetto
suo l'amore
Lo qual, se limitato,
non offende 95
Né toglie alla virtute
il suo valore;
Ma come offende la virtù
visiva
Di luce lo visibile
eccedente
Ché lei corrompe potenza
passiva,
Amor così tremendo fa
languire 100
Il cor che sospirando fa
dolente
Sentendo pena del nuovo
martire.
Là dov'è amore, sempre è gelosia
Ed è paura e pensiero e
sospetto
E l'alma con la spene è
tuttavia. 105
Amor nel cerchio non
tien fermo punto:
O cala o monta nell'uman
concetto:
Sempre col moto fu così
congiunto.
Chiunque non segue la
carnal salute
Riguarda donna come Sole
a fango, 110
Discaccia d'ogni vizio
servitute,
E vede la certezza dello
Bene.
Ma io, dolente, in ogni
tempo piango,
D'amor sperando quel che
non conviene.
Amor dall'atto quanto è
più lontano, 115
Cotanto è più possente
il dolce fuoco
Che tien gioioso sempre il cuore umano.
Ardendo fa alla vita il
Ben sentire
Donna mirando nel beato
loco
Che pace con dolcezza
par che spire. 120
Ma sono in nostra
umanità venute
Genti oscure con lor
atto fiero
E son di tal virtù lor menti
mute,
E la vista carnal van
pur querendo;
Per l'abito poi cessa il
moto altiero 125
Vilmente lor disïo
conseguendo.
Amor, s'è vizïoso, poco
dura;
S'è per vertude, ognora
si conferma
Ché l'alma nel suo ben
si trasfigura.
Amor che non comincia in
ferme stelle 130
Tosto s'accende e
avaccio si disferma
Partendo disdegnate
l'alme felle.
Io son dal terzo cielo
trasformato
In questa donna, ch'io
non son chi fui,
Per cui mi sento ognora
più beato. 135
Da lei prese forma lo
mio intelletto
Mostrandomi salute gli
occhi suoi,
Mirando la virtù nel suo
cospetto.
Dunque, io son ella; e
se da me si sgombra,
Allor di morte sentir
deggio l'ombra. 140
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