Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO III
    • CAPITOLO IV
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

CAPITOLO IV

 

Dei simboli di Fede, Speranza e Carità, ossia lumeria, stellino e pellicano.

 

In quelle parti dell'Asia maggiore

Lumeria nasce con lucenti penne,

Che toglie l'ombra con il suo splendore.

Morendo, non è morto questo lume;

Non vuol natura che giammai si spenne:                                     5

Partita penna vuol che poco allume.

 

Così da questa vien la dolce luce

Che alluma l'alma nel disïo d'amore;

Togliendo morte, alla vita conduce.

E l'uom, morendo poi con questa donna,                                   10

Luce la fama, nel mondo non muore,

E dei sospiri fa quïeta l'onna.

 

Ma chi da questa donna s'allontana,

Perde la luce delle penne prime,

Di sua salute ad ogni ora s'estrana.                                            15

Ma prego che co' dolci occhi mi sguarde

Togliendo dal mio cuor le penne estrime

Del cieco mondo che ad ogni ora m'arde,

E la sua forza mi conduce a tanto

Che per gli occhi mi geme il tristo pianto.                                   20

 

Segue stellino, bellezza del cielo;

Io dico, per vaghezza della stella,

Nell'aere mezzo, fin che trova il gelo,

Ei vola abbandonando il dolce nido:

Veggendo che Mercurïo l'appella,                                             25

Lui pur consegue facendo gran grido.

 

Ma per vaghezza della stella lassa,

Scordandosene, l'ovo ch'egli ha in branca,

Che mai per gelosia da sé non scassa.

L'ovo cadendo, nasce il suo figliuolo:                                         30

Poi che il vedere della stella manca,

Gridando il nato verso lui fa volo.

 

È simil questa donna allo stellino,

Che fa volar la nostra mente accesa

Nel gran disïo dello Ben divino,                                                 35

E toglie la viltà di questa vita,

Il tristo amore che commette offesa

Amando più che Dio cosa nutrita;

Conforma l'alma con l'eterna spene

Lassando il mondo che vizio mantene.                                       40

 

Il pellicano con paterno amore

Tornando al nido e fatigando l'ale

Tenendo li suoi figli sempre al cuore,

Vedeli uccisi dall'empïa serpe,

E tanto per amor di lor glien cale,                                              45

Che lo suo lato fino al cor discerpe.

 

Piovendo il sangue sopra li suoi nati

Dal cor che sente le gravose pene,

Da morte a vita sono ritornati.

Da questo in noi si muove conoscenza                                       50

Di Quel che muove il tutto e lo sostene,

E l'universo per lui si dispenza.

 

Come del pellicano Ei tien figura,

Per li peccati dei primi parenti

Risuscitando l'umana natura.                                                      55

E noi, bagnati da sanguigna croce,

Risuscitando da morte dispenti,

Di servitude lasciamo la foce,

 

Sì che per morte riprendiamo vita

Che per peccati fu da noi partita.                                               60

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License