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Francesco Stabili alias Cecco d'Ascoli
L'Acerba

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  • LIBRO III
    • CAPITOLO V
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CAPITOLO V

 

Dei simboli della Vita nei quattro elementi, ossia salamandra, camaleonte, allech e talpa.

 

La salamandra nello fuoco vive

E l'altro cibo la sua vita sprezza:

Non sono in lei potenzïe passive.

Ardendo, si rinnova sua coverta:

Così natura in lei pose fermezza:                                                5

Non vuol che in fiamma giammai si converta.

 

Così fa l'alma che costei consegue,

Che mai non sente tormento nel fuoco

Se la fortuna rompe le sue tregue.

Pascesi solo per la sua salute                                                     10

E del dolente mondo cura poco,

Considerando la sua servitute.

 

Camaleonte che vive nell'aria,

Quale è soggetto di tutti gli uccelli,

Se la sua chiaritate si fa varia,                                                    15

Sopra le nubi volando s'adduce

E passa quelle parti delli cieli

In fin che trova l'aria in pura luce:

 

Ivi si pasce ed ivi si nutrica.

Allech è in acqua, ed in terra la talpa.                                        20

Or qui m'ascolta, se vuoi ch'io ti dica.

Il pesce fuor dell'acqua poco guizza:

In picciol tempo la morte lo palpa;

E talpa nella morte gli occhi svizza.

 

Così fa l'alma che tal donna porta                                              25

Quale è soggetto di virtuti tante,

Che verso il cielo da lei prende scorta

Lasciando della vita oscuritate

E per la fede sosten pene, oh quante!

Sol per vedere l'alta chiaritate,                                                   30

 

E l'alma, che per luce fu creata

Per sormontare nelle dolci scale,

Per gli occhi di costei divien beata.

Ma quando guizza da costei divisa,

Verso la morte con tristezza sale                                               35

E mai con conoscenza non s'avvisa.

 

Sì come talpa chiude gli occhi belli,

Celando fino a morte le sue colpe

Degli atti avari invidïosi e felli.

Nel tempo estremo guarda al suo Fattore,                                 40

Debilitate l'ossa con le polpe,

Spettando a poco a poco le triste ore.

 

Quest'ultimo pentire mai non lodo,

Ma non disprezzo chi tien cotal modo.

 

 




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