CAPITOLO VI
Rinuncia e Contrizione,
e dei loro simboli, palombino e struzzo.
Poi che morte lo penne
ha palombino,
Rinascono con loro
qualitate:
Son temperate, dico, più
e mino.
Virtù si serra in lui sì
come in seme
Che tien occulta sua
umiditate, 5
Ché pianta nasce, quando
il suol lo preme.
Così costei: chi la
tiene nel cuore,
In ogni modo segue
temperanza,
E in ciel fiorisce, poi
che al mondo muore,
E le nude ossa con la
fronte calva, 10
Che dormono vestite di
speranza,
Rinasceranno con la
carne salva
Quando la forza del
Fattor benegno
Chiuderà giorno
nell'umano regno.
Lo struzzo, che per sua
caliditate 15
In nutrimento lo ferro
converte,
Non vola in aria per sua
gravitate.
Di giugno, quando vede
quelle stelle
Globate in orïente bene
aperte,
Sotterra l'ova e
scordase di quelle. 20
Mettendo l'ova sotto del
sabbione
Nascono per virtù che il
Sol ne spira,
Onde di vita vien
perfezïone.
Nutrica i figli poi che
sono nati
Ricordandosi l'ova, e
fitto mira 25
Guardando lor con occhi
umilïati.
Così chi sente al cuore
il dolce fuoco
Che nasce per disïo di
costei
Il mal consuma e serva
sé in suo loco,
E se di lei peccando si
discorda, 30
Piangendo con sospiri
dice omei
Quando di questa donna
si ricorda.
Il gran pentire toglie
il gran peccare,
Se il cuore fa per doglia
lagrimare.
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