CAPITOLO VII
Confessione, Penitenza e
Preghiera, e dei loro simboli cigno, cicogna e cicala.
Il cigno è bianco senza
alcuna macchia
E dolcemente canta nel
morire
Infino che la morte non
l'abbacchia.
Così è bianca l'alma per
virtute
Volendo questa donna
conseguire 5
E per lei vede l'eternal
salute,
E canta nella morte,
innamorata
Andando al suo Fattor
così beata.
Cicogna, quando ha male,
il ben conosce,
Ché beve a forza
dell'acqua marina, 10
Così da lei fa fuggire
le angosce.
Se mai in fallo trova
sua compagna,
La sdegna e mai con lei
non s'avvicina;
Sola pensando va per la
campagna.
D'animai velenosi si
nutrica, 15
E lor veleno giammai non
l'offende;
Naturalmente de' serpi è
nemica.
Non fa col viso, ma col
petto cova,
E dentro al core pur
l'ova comprende
Che su lo sperma sua
virtute muova. 20
Poi ch'ella è vecchia,
da li suoi figliuoli
Riceve nutrimento e gran
dolcezza
Sì che in pace riposa
de' suoi duoli.
Così fa chi conosce
questa donna:
Sentendo de' peccati la
gravezza 25
Prende conforto sì che
non profonna.
Il vizïo abbandona
disdegnanno,
Non teme il suo veleno,
che nel mondo
Uccide l'uomo; su, nel
dolce affanno,
Drizza lo core verso il
fine e il bene 30
E, sofferendo il corpo
il grave pondo,
Vede salute alla gravosa
spene
E posa l'alma con
dolcezza e pace
Sopra le stelle, sì come
a Dio piace.
Canta cicala per ardente
Sole 35
Sì forte, che il morire
in lei fa scucco.
Le dolci olive per
natura cole.
Quant'è più pura l'aria,
più risuona
La voce sua che fa
tacere il cucco,
Sì che il suo tristo
canto più non suona. 40
Nell'olio messa, subito
si muore:
Spandendo aceto sopra
lei, risurge.
Così fa chi costei porta
nel cuore:
Sentendo del divin
splendor la luce,
Non fina la sua prece in
sin che urge 45
La morte, dico, che al
tacer conduce.
Facendo il canto della giusta
prece,
Nell'alma fa tacere ogni
vil cosa,
E, se pur cade nella
triste nece,
Per penitenza riprende
la vita 50
Che per vergogna
piangendo fu posa,
Satisfacendo con mente
contrita
Sì che ritorna alla
grazia divina
Della beata vita che non
fina.
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