3.3. Il Cristo Cosmico
Nei primi tempi del cristianesimo, i
credenti in Gesù Cristo furono costretti ad affrontare le religioni
gnostiche. Non le ignorarono, ma presero questa sfida positivamente e
applicarono a Cristo stesso i termini utilizzati per le divinità
cosmiche. L'esempio più chiaro di questo è il famoso inno a
Cristo contenuto nella Lettera che San Paolo rivolge alla comunità
cristiana di Colossi:
Egli è l'immagine
del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura;poiché per mezzo di lui sono state
create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni, Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è
prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.
Egli
è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tute le cose.
Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza
e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce
cioè per mezzo di lui,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli (Col 1, 15-20).
Per questi primi
cristiani non c'era alcuna nuova era cosmica da attendere. Con questo inno
celebravano il compimento di tutte le cose iniziato con Cristo. « Il tempo
in realtà si è compiuto per il fatto stesso che Dio, con
l'incarnazione, si è calato dentro la storia dell'uomo.
L'eternità è entrata nel tempo: quale “compimento” più
grande di questo? Quale altro “compimento” sarebbe possibile? ».57
Il credo gnostico nei poteri cosmici e in un qualche oscuro tipo di destino
nega la possibilità di un rapporto con un Dio personale rivelato in
Cristo. Per i cristiani, il vero Cristo cosmico è colui che è
attivamente presente nei vari membri del suo corpo, che è
la Chiesa. Non si rivolgono a poteri cosmici impersonali, ma alla sollecitudine
amorevole di un Dio personale. Per loro il biocentrismo cosmico va
trasferito in un insieme di rapporti sociali (nella Chiesa). Inoltre, i
cristiani non sono bloccati in un modello ciclico di eventi cosmici, ma si
concentrano sul Gesù storico, in particolare sulla sua
crocifissione e resurrezione. Noi troviamo nella Lettera ai Colossesi e nel
Nuovo Testamento una dottrina su Dio differente da quella implicita nel
pensiero New Age: la concezione cristiana di Dio è quella di una
Trinità di Persone che ha creato la razza umana per il desiderio di
condividere la comunione della vita trinitaria con le creature. Compreso nella
maniera esatta, ciò significa che l'autentica spiritualità non
è tanto la nostra ricerca di Dio ma Dio che cerca noi.
Nei circoli del New Age si
è diffusa un'altra idea totalmente diversa del significato cosmico di
Cristo. « Il Cristo Cosmico è il modello divino che trova
connessione nella persona di Gesù Cristo (ma non si limita a questa
persona). Il modello divino di questa connessione si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14). Il Cristo Cosmico... conduce ad
un nuovo esodo dalla schiavitù e dal pessimismo di un universo
newtoniano, meccanicistico, pieno di competizione, con vincitori e vinti,
dualismi, antropocentrismo, nonché dal tedio di veder il nostro
entusiasmante universo descritto come una macchina priva di mistero e
misticismo. Il Cristo Cosmico è locale e storico, davvero legato
intimamente alla storia umana. Il Cristo Cosmico può vivere alla porta
accanto o persino all'interno del più profondo e autentico sé di
ognuno ».58 Sebbene questa spiegazione può non
soddisfare tutti coloro che hanno a che fare con il New Age, è
molto incisiva e mostra con chiarezza assoluta dove siano le differenze fra
queste due visioni di Cristo. Per il New Age il Cristo Cosmico è
un modello che può ripetersi in molte persone, luoghi e tempi; è
il portatore di un enorme mutamento di paradigmi; è, in definitiva, un
potenziale dentro di noi.
Per la fede cristiana,
Gesù Cristo non è un modello, ma una persona divina la cui figura
umano-divina rivela il mistero dell'amore del Padre per ogni essere
umano attraverso la storia (Gv. 3, 16). Egli vive in noi perché
condivide con noi la sua vita, ma questo non è né imposto
né automatico. Tutti gli uomini e tutte le donne sono invitati a
partecipare alla sua vita, a vivere « in Cristo ».
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