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Antonio Balsemin
Desso ve conto…

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Le consonanti

Nel ‘dialetto veneto’, per quanto riguarda le consonanti, non esistono gravi problemi giacché, solitamente, le parole si leggono come sono scritte. Due secoli e mezzo fa, lo scrittore Iseppo Pichi a riguardo del veneziano affermava: ‘Un aviso ve dago par scurtarla: se scrive in venezian come se parla’. (Per farla breve vi dico solamente questo: in veneziano si scrive come si parla). Io credo che sia possibile estendere detta correlazione: ‘In veneto se scrive come se parla e se lese come xe scrito (In veneto si scrive come si parla e si legge com'è scritto). La vera e seria problematica, per riportare la parlata in iscritto, è quella di compilare, sia grammaticalmente come ortograficamente, in modo esatto. Sono convinto che a corretta scrittura possa seguire facile lettura e credo che le difficoltà si possano risolvere con l’esercitazione.

Dal passaggio dal latino classico al latino volgare e alle lingueromanze’ (compresi i dialetti), si sono avvicendati svariati mutamenti che riguardano la grafia all’inizio (elisione), nel corpo (contrazione) e nel finale (troncamento) delle parole. Anche la pronuncia (fonologia) dei termini che usiamo quotidianamente ha subito adattamenti diversi e parole scritte in modo uguale (omonimia) hanno significati e suoni diversi (omonimia, ma non omofonia): bòte = percosse, bóte = botte. Per tali particolarità, chiaramente evidenziate dall’applicazione di un’esatta accentuazione, inviterei a leggere il paragrafo intitolato GLI ACCENTI. Alcune diversità di scrittura e di pronuncia prettamente locali (esistenti nel ‘dialetto veneto’), sono da ritenersi neologismi che nascono, vivono, sono apprezzabili e si esauriscono nel ‘folclore’ dell’ambito autoctono.

Salvo qualche sporadicavoce’, la stragrande maggioranza dei veneti (nella parlata) e dei veneti (nello scrivere) non raddoppiano le consonanti, salvo l’eccezione (che conferma la regola) della cosiddetta doppia ss. Tale singolarità, in ogni modo, riguarda la sola s quando si trova fra due vocali e va letta quale esse sorda intervocalica o esse sibilante intervocalica (musso, posso, tosse ecc.) per poterla distinguere dalla esse sonora o dolce intervocalica (muso, poso, tose ecc.). Per altri chiarimenti riguardanti la s, segnalerei il paragrafo:

1) – LA ‘S’ SONORA O DOLCE INTERVOCALICA ...., 2) LA ‘S’ SORDA O SIBILANTE INTERVOCALICA... (e a seguire)...




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