Gli accenti
Breve
preliminare.
L’appropriato uso dell’accento, quando si
scrive in corretto ‘dialetto veneto’ / ‘lingua veneta’, evidenzia e conferma la
particolare ‘musicalità’ che, assommata all’arguzia dei veneti, fa della
parlata veneta uno degli idiomi più armoniosi del mondo.
Tutti sappiamo che i grafemi vocalici, cioè,
le vocali, sono cinque, come nella lingua italiana: a, i, o, u,
e. Ma, attenzione, nel ‘dialetto
veneto’ i grafemi vocalici sono sette, perché sette sono i fonemi possibili: a, i,
o (ò aperta, evidenziata con accento grave e ó chiusa, evidenziata con accento acuto), e (è aperta, evidenziata
con accento grave e é chiusa,
evidenziata con accento acuto). (Ecco, quindi, che le vocali a disposizione nel
nostro dialetto sono: a, i, ó,
ò, u, é, è).
Le vocali a, i, u
se sono accentate, portano un unico accento: sentà, magnà, scoltà, sonà ecc. \-/ lì, dì, sì, cussì ecc. \-/ sùcaro, (((sùsta, sùgo, narànsa, creànsa, pànsa (essendo parole piane non vanno
accentate) \-/ capìo, sentìo, partìo ( ((essendo verbi, vanno accentati))
) ecc.
Nel ‘dialetto veneto’ il capitolo accenti è complesso e per renderlo fluido
è necessario conoscerne a fondo le regole. Sono convinto che un bravo scrittore
in ‘dialetto veneto’, che gode familiarità con l’accentuazione, non ha
problematiche per agevolare colui che non ha dimestichezza o non conosce a
fondo il nostro dialetto. Personalmente, partendo da questo punto di vista,
adotto il principio ‘nel dubbio meglio un accento in più che uno in meno’
(sempre che sia usato correttamente o quando serve a chiarire una qualche
difficoltà).
Due sono i tipi d’accento: accento tonico e accento grafico.
L’accento tonico è rilevabile solamente dal ‘tono’ (la voce).
L’accento grafico, invece, va segnato sopra la lettera sulla quale si posa il
‘tono’ (la voce). L’accento può
essere grave o acuto. L’accento grave
ha suono aperto: bòte = percosse \-/
l’accento acuto ha suono chiuso: bóte = botte (del vino).
A) Le parole
tronche, che portano l’accento tonico sull’ultima sillaba, richiedono
l’accento grafico solo se terminano per vocale. Es.: parché = perché / cussì =
così / inrabià = irato ecc. Non portano, invece, alcun accento grafico le
parole tronche che terminano in consonante (trattandosi, in genere, di parole
che in origine sono piane). Es.: contadin = contadino / nissun = nessuno /
osmarin = rosmarino ecc. .
B)
Le parole piane (e sono la stragrande
maggioranza), che portano l’accento tonico sulla penultima sillaba, non hanno
bisogno dell’accento grafico (salvo per quei casi nei quali si possono creare
delle confusioni). Es. (non serve): casa = casa / tola = tavolo / mantile =
tovaglia / cuciaro = cucchiaio \-/ Es. (serve) sòto = zoppo, sóto = sotto (prep.) / bigòlo = arnese particolare ecc.
C)
Le parole sdrucciole, che portano
l’accento sulla terzultima sillaba, devono sempre
essere accentate. Es.: cógoma =
bricco / bìgolo = spaghetto (tipo di
pasta) / lugànega = salsiccia / sùcaro = zucchero / mùsica = musica / bùbola = truciolo ecc.
D)
Le parole bisdrucciole, che portano
l’accento sulla quart’ultima sillaba, devono sempre essere accentate. Es.: disémoghelo = diciamoglielo
/ portémoghene = portiamogliene ecc.
Poiché ritengo che l’accento sia
un’indicazione molto utile per chi non conosce bene il ‘dialetto veneto’, alle
volte l’uso anche se sembra un di più, ma non lo uso mai se è inutile: pi (pì),
pra (prà), bo (bò), si (sì) ecc. Tengo a precisare che solamente usando
l’accento, determinati termini come: verbi, preposizioni, aggettivi, particelle
ecc. possono assumere il loro ruolo inequivocabile. Ne elenco alcuni fra i più
comuni.
Es.: a só nà ... (verbo di ‘nare =
andare) / na = una (agg. num. card.); (Jeri a só nà a Vicensa = Ieri sono andato a Vicenza / Dame na saresa. = Dammi una cigliegia) \-/ dò
(verbo di dare = dare) / do = due (agg. num. card.) (Se te studi te dò do pumi. = Se studi ti do due
mele) \-/ fà (verbo di fare =
fare) / fa (prep. sem.) ( Tonio, fà i conpiti. = Antonio, fai i compiti. / A só rivà na ora fa. = Sono arrivato un’ora fa. \-/ stò (verbo di stare = stare) / sto
(agg. dim. o pron. dim.) (Mi stò
chì. = Io rimango qui. / Sto pomo el xe smarzo. = Questa mela è marcia.) \-/ stà (verbo di stare = stare) / sta (agg. dim. o pron. dim.) (Ti stà
chì. = Stai qui. / Sta ua la xe crua. = Quest’uva è acerba) \-/ stè (verbo di stare = stare) / ste (agg. dim. o pron. dim.) (Voialtri stè sentà = State seduti. / Ste margarite
le xe fiape. = Queste margherite
sono appassite.) ecc.
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