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Antonio Balsemin
Desso ve conto…

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Particolarità, che ho adottato nel mio scrivere

Ho riportato la o dei sostantivi maschili dal singolare al plurale in u. Es.: sposospusi // tosotusi // fiorefiuri // dovoduvi // pomo - pumi ecc.. .

Nel tentativo di vivificare l’armoniosa cantilena propria del dialetto veneto, ho preferito riportare i verbi, nella forma infinita, tronchi (troncamento). Es.: magnar = magnare, zugar = zugare, saltar = saltare ecc. Così anche per i vocaboli. Es.: porsel = porselo, onbrelin = onbrelino, jardin = jardino, possìbil = possìbile ecc.

Qualche volta ho riportato forme di morfologia esatta del venetovecio’ (un tempo comuni, oggi in disuso) come, il fenomeno dell’afèresi, che accorcia un vocabolo: lora (alora), opà (popà), rosto (arosto); oppure, del rotacismo, che trasforma la consonate l nella consonante r. Es.: bicicreta = bicicleta // furminante = fulminante ecc.; oppure del’epèntesi per la quale si inserisce  una o più lettere. Es.: càvara (cavra) = capra // làvaro (lavro) = labbro ecc.; oppure della metàtesi per la quale avviene la trasposizione o inversione della consonante r. Es.: cronpare = conprare // drento = dentro o addirittura la consonante r viene eliminata. Es.: propio = proprio ecc.; oppure della sìncope, che fa cadere una o più lettere all’interno di una parola. Es.: faséa = faseva, poro = povero ecc.; oppure la pròstesi per motivo del quale viene aggiunta una o più lettere. Es.aradio = radio // inmuciare = muciare // inamente = in mente ecc. (Belloni, pag. 50, 51, 52, 53, 198).

Personalmente preferisco ripetere il pron. personale. Es.: la mama la xe brava. (ma è corretto anche: la mama xe brava); el sielo el xe linpio (el sielo xe linpio). ecc.

Termini apparentemente inesatti ma esatti e termini apparentemente esatti ma inesatti

A)    Vorrei evidenziare alcune difficoltà le quali fomentano inutili e perniciose discussioni, che sarebbe auspicabile fossero risolte una volta per sempre. Infatti, esistono forme di scrittura grammaticalmente esatte, non contraddittorie, le quali possono essere riportate su carta in forme corrette anche se diverse. Es.: vegno co ti. - vegno coti. (= vengo con te). // te rivi, telèfoname. - Quando ca te rivi, telèfoname. (= Quando arrivi, telefonami). ecc.

Particolarità. ‘mi visentin’; ‘mi a visentin’, ‘mi so visentin’; ‘mi a so visentin’ = (‘Io sono vicentino’), ‘mi son visentin e, anche, mi a son visentin’ sono sei modi di scrivere graficamente differenti, ma tutti grammaticalmente esatti.

B)     Esistono alcune forme di scrittura che si danno per esatte, ma che non lo sono. Queste forme sono state da me sopra riportate (vedi, soprattutto, sotto il paragrafo L’APOSTROFO) e qui le riporto: de’l, a’l, da’l, ne’l, col, su’l, parl, no’l, n’altro, ’n altra, che’l ecc.

 

Non è rispettando solamente una parte del tutto che sì salvaguardia il ‘dialetto veneto’, ma rispettando tutte le regole grammaticali del ‘dialetto veneto’.

A mio modesto parere, auspicherei che i vocabolari riportassero, oltre alle abituali indicazioni, anche i sinonimi, gli accenti, la o le forme al plurale. (Es.: aglio = ajo, (plu. aji, aiji, aii?) / grillo = grìjo, (plu. grii, griji, grii?) / capello = cavejo, (plu. caveji, caveiji, caveii?) ecc. Tali termini al plurale, non sono da me inventati bensì letti qua e , in vari testi stampati).

Se vogliamo salvaguardare il nostro ‘dialetto veneto’, dobbiamo iniziare conoscendolo, studiandolo, apprezzandolo, riportandolo sulla carta con dignità di ‘lingua veneta’. La padronanza della grammatica fa di un ‘dialetto’ una ‘lingua’!

Nota

Il mio scrivere in dialetto, oltre che giovarsi dell’affetto alla terra natia, si riallaccia ai ricordi della fanciullezza trascorsa a Castello e ad Arzignano, fino al gennaio del 1960. Da quella data, tornando raramente nel Veneto, non ho più potuto praticare la parlata dialettale e, però, quando scrivo spicco un volo di oltre quarant’anni, chiudo gli occhi, penetro nei meandri della memoria, rivivo le situazioni, gli odori, i rumori, i sapori, quel ‘tran-tran’ delle cosevecie’ e mi riallaccio intimamente al parlare della mamma e delle persone care con le quali ho convissuto la mia età dorata. Mi si perdoni se scrivendo, più che il dialetto d'oggi, salvaguardo le ‘raise vènete’ del dialetto del tempo ‘de stiani’.

E tutto questo per una buonasalute’ del nostro caro e beldialetto veneto’ con l’auspicio che, grazie ad una corretta scrittura, possa essere riconosciuto, a tutti gli effettilingua veneta’ e, spero di tramandare una corretta documentazione a... futura memoria!




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