Lettera dell’autore
Gentili lettrici, cortesi
lettori,
come per tutti gli autori anche
per me sarebbe vivo desiderio che voi, dal momento che avete aperto questo
libro, proseguiste nella lettura. Vi dico subito che, oltre a adoperarmi per
salvaguardare il mio dialetto, desidererei invitare altri scrittori amanti
della terra natia ed appassionati del vernacolo a fare del loro meglio per
trasferire la parlata su carta stampata. Con questo ideale, proseguo come se
stessi scrivendo un'amichevole lettera a queste persone.
“Cari ragazzi della mia età, di
qualunque regione d’Italia voi siate,
credo sia necessario prendere
atto che la nostra generazione, con quella precedente e quella seguente, sta
vivendo un momento storico magico e, forse, unico. Lo spazio di tempo di vita concessoci si sta
evolvendo in situazioni differenti da quelle dei tempi passati. La gente, del
tempo che fu, viveva in modi pressoché statici, ripetitivi, seguendo l’avvicendarsi
delle stagioni, osservando le fasi lunari, realizzando cantilene, detti e
proverbi che, profondamente radicati in popolazioni viciniori, variavano ed
ancor oggi, almeno in parte, sussistono in forme varianti di luogo in luogo.
Nel nostro tempo, quasi improvvisamente, il ‘vivere vitam’ sta affrontando un
brusco cambiamento: È ESPLOSA LA SUPERTECONOLOGIA! Il susseguirsi
d’innumerevoli e straordinarie scoperte, con le relative applicazioni in ogni
campo, sta travolgendo ed oscurando il passato e l’uomo e la natura ne sono
coinvolti in forme assolutamente nuove e imprevedibili. In questa eccezionale e
radicale trasformazione è possibile un probabile spaccato o vuoto, che, se
distrattamente affrontato o supinamente acquisito, produrrebbe una perdita
d’identità per le generazioni future. Sono convinto che i figli dei nostri
figli cercheranno, nel proprio personale spazio di vita, agganci documentati
del passato. Poiché la nostra generazione potrebbe essere l’ultima depositaria
di quel mondo rurale, che sta inesorabilmente svanendo, dovremmo essere così
sensibili da assumerci il piacevole anche se faticoso impegno di salvaguardare
il patrimonio culturale della vita quotidiana degli usi, costumi, tradizioni e
dialetti dei nostri Padri. Ricordo il detto ‘Verba volant, scripta manent’. Nel
considerare che ogni dialetto, se trova spazio vitale nel solo alveo natio, può
correre il rischio di avere vita breve, inviterei gli autori a tradurre, a
fronte, il loro dialetto in lingua italiana. Peccato che un futile disinteresse
d'oggi possa far trovare alle generazioni venture una catena interrotta, perché
mancante del nostro anello”!...
Antonio Balsemin
|