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1 | ab 2 V| ella, forse non così buona abbachiera, li dicesse ventotto), fatti, 3 III| ch'io. Credi tu ch'i' sia abbagliata; e ch'io non sappia a cui 4 V| meno di te erano presi, abbagliò e di sé mise in falsa oppinione: 5 IV| vogliono assomigliare, non t'abbandoneranno già mai; la bellezza delle 6 V| della cagione di questo suo abbellirsi con tanta sollecitudine 7 | abbian 8 | abbiano 9 III| mille passioni spiacevoli e abbominevoli pure a ricordarsene, non 10 III| nuovo. Esse, di malizia abbondanti, la qual mai non supplì, 11 VI| colei che ha di malizia abbondanzia, prima avendo delle mie 12 III| de' mariti cattivelli sono abbondevolmente sovvenute e sustentate, 13 III| per quello o ornamenti o abbracciamenti guadagnare; da questo innanzi, 14 VI| amare, colà entrai ove colei abita che ti prese; e, ogni parte 15 II| senza appropiarlene alcuno, abitac'egli alcuna persona, se 16 IV| formata a dovere essere abitacolo e ostello del figliuolo 17 VI| che, quando io vicino v'abitai, che vi stetti più che voluto 18 IV| incarnare, per non venire ad abitare nel porcile delle femine 19 III| morte, genitrice de' vizi e abitatrice de' vacui petti; cosa senza 20 III| Ispagna; come sieno fatte le abitazioni degli Etiopi e dove nasca 21 III| meretrici; le quali tanti nuovi abiti né sì disonesti possono 22 II| erano in quello medesimo abito che ella, dove io prima 23 IV| non altramente che quello abominevol peccato mi piacque, esse 24 VI| conosceva, ma perché cosa così abominevole sostenere non potea, assai 25 II| così ragionando andavamo, accadde, come talvolta avviene che 26 III| amore essere una passione accecatrice dell'animo, disviatrice 27 IV| sì maravigliosamente li accendeva che, laudando divotamente 28 V| antica le piace: in che io t'accerto che, come che nelle precedenti 29 III| sia, per la quale in ira accese si sieno, subitamente a' 30 IV| a cuocere una matassa d'accia; o se il lino viterbese 31 IV| ritrosa, ambiziosa, invidiosa, accidiosa, e delira: né quanto ella 32 III| l'anima, che, con questa accompagnata, solea essere donna, senza, 33 V| sottilissima fermate, fattosi l'acconce ghirlande e i fiori porgere, 34 V| negli altri simili luoghi acconci a ciò, dove, senza corso 35 V| l'averla veduta, quando s'acconciava la testa, con quanta arte, 36 III| impetrano; il quale non s'accorge tutte quelle essere armi 37 V| sì com'io molte volte m'accorsi, a qualunque giovane e a 38 IV| altro buon vino morbido e accostante, tu nol mi crederesti, perché 39 VI| quale è in te, a niuno t'accosti; o, se pure ad alcuno, poco 40 III| non supplì, anzi sempre accrebbe difetto, considerata la 41 IV| se onestamente si potesse accusare la natura, maestra delle 42 VI| bozzacchioni, che già forse acerbi pomi furono, a toccare dilettevoli 43 VI| desiderio in costei, con acerbo dolore ti facesse la morte 44 IV| salata e ogni altra cosa acetosa o agra, perché si dice che 45 VI| di Setalia, nella valle d'Acheronte riposto, sotto gli oscuri 46 I| dispiacere altrui, non s'acquista né si mantiene amore, anzi 47 I| privare di quello che tu non acquistasti ed etterno supplicio guadagnare, 48 V| richiede, molti amanti s'avea acquistati; de' quali non avvenne come 49 VI| credevi, beffe e strazio di te acquistavi.~ ~La qual cosa veggendo 50 III| vergogna a me, ciò faccendo, acquisterei che a lei, da tale impresa, 51 VII| contrario, sì che tu odio acquisti, disporre e far ti conviene; 52 VII| conviene che la si procacci e acquistila, chi avere la vuole.~ ~Ma, 53 IV| a' Cristiani il perdere Acri un diletto. E dirottene 54 VI| così ebbero per fermo che addivenire dovesse come dicea, come 55 V| ricorso e ricorro; e perciò ad addolcire il tuo disordinato appetito, 56 II| secreto fu palese, non ardiva addomandar se ciò fosse, che mi pareva. 57 V| quel cotale alcuna cosa addomandata, ch'essa non l'avesse, potendo 58 I| mio piacere, soavemente m'addormentai; e con tanta più forza si 59 VI| senza avere troppi occhi addosso, e massimamente di persone 60 VII| ch'uno nibbio, lasciato adescare e pigliare alle busecchie. 61 III| serpenti hanno più d'umanità, adirati, che non hanno le femine; 62 VI| quelli della mente t'avea adombrati che, cessando la speranza 63 V| nello intelletto sdegnoso adopera più in una piccola ora, 64 I| le leggi umane e divine adoperando? E, tanta di letizia e di 65 II| sia, poco nelle sue laudi adoperandomi; ma io divotamente Lei priego, 66 III| via i loro umori superflui adoperano. Ma lasciamo stare quel 67 III| suspichino contro a loro adoperarsi e in loro detrimento trattarsi; 68 VII| privata, alcuno di loro adoperasse già mai? Certo non niuna; 69 IV| nuova maniera di liscio adoperata che una vi se ne pose, la 70 VII| forse non l'abbia così bene adoperati. Per che, ragguagliando 71 IV| troppa maggiore industria s'adoperava, per ciò che il sole, l' 72 VI| udire divino uficio o per adorare v'entrasse, ma per tirare 73 IV| petto degli altrui meriti adornare; ché per certo le simili 74 IV| questa generazione prava e adulteravoglia il suo petto degli 75 II| tutti i vostri fiumi insieme adunati e giù per la mia gola volgendosi 76 II| mandare ad aiutarti ne' tuoi affanni. Egli è il vero che, per 77 I| prendessi. Perché dunque t'affliggi? Perché la morte disideri? 78 I| pensiero, il quale così nella afflitta mente meco cominciò assai 79 VII| petto delle passate noie afflitto riconfortarono e ritornarono 80 VI| partì uno, che con tanta afflizion la trafisse, ch'ella stette 81 VII| amici, co' quali nelle mie afflizioni consolare mi solea, andatomene, 82 VII| vero, se tempo da troppo affrettata morte non m'è tolto, io 83 V| E chi non sa che le mura affumicate, non che i visi delle femine, 84 VII| parvificarla ti disponi; il che agevolmente ti verrà fatto, per ciò 85 VI| forse, infino al bellico l'aggiugnerebbono, non altrimenti vote o vizze 86 V| consequente più di nutrimento aggiugnono al loro amore.~ ~Sommariamente 87 V| piacere scelto s'avea, ancora aggiunse a soddisfare i suoi focosi 88 VI| la terza; e forse saresti aggiunto alla quarta e alla quinta. 89 VI| alto temone, a grandissimo agio vi potrebbe essere entrata. 90 | agl' 91 IV| nel beato regno lieti gli agnoli, riguardandola, e a' beati 92 IV| ogni altra cosa acetosa o agra, perché si dice che asciugano, 93 III| incontanente prendono speranza e aguzzano il disiderio alla signoria; 94 I| intanto la vista di quelli aguzzò e rendé chiara che, a me 95 | ai 96 VI| entrasse, ma per tirare l'aiuolo. Per ciò che, sappiend'ella, 97 IV| ingegno e per tuo studio, aiutandoti la grazia di Dio, la quale 98 II| molto, come esso ad ora aiutarmi si movesse. –~ ~A cui lo 99 II| mosse a dovere me mandare ad aiutarti ne' tuoi affanni. Egli è 100 II| migliore vi si porta, non aiutasse e me e gli altri che vi 101 III| iddio», e quasi a sommo aiutatore, ne' bisogni sacrificio 102 V| tanto che, solo, troppo più aiuterebbe alla luna sostenere le sue 103 III| Fatti in costà: se Dio m'aiuti, tu non mi toccherai; va' 104 IV| pentolini e d'ampolle e d'alberelli e di bossoli, io non avea 105 III| savina, più che gli altri alberi, si truova sempre pelata, 106 IV| sommamente piacevano in Alessandria e perciò fossono grandissima 107 III| ornate e i miseri mariti allacciati, subitamente dall'essere 108 II| cagione del tuo esser di prima allacciato e come tu medesimo ti vestisti 109 VII| consolazione di me e ad alleggiamento della mia pena, alcuna elimosina 110 II| e disidero sommamente d'alleggiare quella, se mai con alcuna 111 VII| puote, che giovamento e alleviamento debba essere della pena 112 | alli 113 VI| e per suo il nutrica e allieva, che gli appartiene meno 114 | almen 115 | almeno 116 I| per tema di non perderne alquanta che ancora t'è rimasa. E, 117 IV| parto rimase virgine, con alquante altre, (non molte però, 118 III| ferocissime e con parole altiere e velenose, s'ingegnano 119 VII| andando, verso le montagne altissime dirizzò i passi suoi. Su 120 IV| Ma volesse Iddio che non altramente che quello abominevol peccato 121 | altresì 122 | altrettale 123 | altrettante 124 | altrettanti 125 | altrettanto 126 VII| lagrimando alquanto, il viso alzai; e dissi:~ ~– Ottimamente, 127 II| dipartita; e, verso lui alzando il viso, il pregai umilemente 128 VII| bruttata e guasta, costei amando. Ora io potrei, oltre a 129 I| conoscendo ch'io l'amo, dovrebbe amar me; il che non faccendo, 130 I| molti sospiri e rammarichii, amaramente cominciai non a lagrimare 131 V| essere quello beveraggio amaro il quale, per l'avere tu 132 VII| essersi fatta incontro a te ad amarti come tu ti facesti incontro 133 I| venisse ad isforzarti che tu l'amassi; mostrami con quali armi, 134 VI| Le tue Muse, tanto da te amate e commendate, erano quivi 135 I| più che la mia propia vita amava e oltre ad ogni altra onorava 136 II| né per sua lettera né per ambasciata, quello che io, di ciò che 137 IV| moltitudine sia gulosa, ritrosa, ambiziosa, invidiosa, accidiosa, e 138 III| troppa maggior quantità amiche. E, parendo loro essere 139 IV| faccia li bruti animali amichevoli; e d'onde piovano l'anime 140 II| dovere essere a' futuri ammaestramenti, mi piace una sola delle 141 II| particulare risposta che quella; e ammaestramento e regola in quelle cose 142 V| in legge e in decretali ammaestrati, sanno ottimamente consigli 143 VII| mi sarebbe d'essere da te ammaestrato di ciò che a me s'appartenesse 144 I| tanto meno da tutti con ammirazion riguardate, quanto più tra 145 VI| le loro prodezze e i loro amori e le giostre e i torniamenti 146 V| volesse forse che tu fossi l'Amoroldo d'Irlanda. Della sua gentilezza 147 III| avresti che dalle femine nelle amorose battaglie gli uomini giovani, 148 III| cauto e guardingo dagli amorosi lacciuoli. E primieramente 149 IV| guastarle il suo bel viso amoroso.~ ~ 150 III| mentir per la gola che sì ampiamente delle sue esimie virtù, 151 IV| eccellenti uomini questo così ampio privilegio di nobiltà sia 152 III| virtuose, che la tua fama ampliassero, e con aperta fronte e lieta 153 IV| lambecchi e di pentolini e d'ampolle e d'alberelli e di bossoli, 154 V| dall'altra avea forse sei ampolluzze e vetro sottile e orochico 155 | anche 156 VI| dovresti i suoi seguire e andargli alla seconda. E a costei 157 I| io m'accorgessi dov'io m'andassi, m'ebbe menato: dove 158 VI| tu non t'avvisi. Egli è andata via quella magnificenza 159 VII| afflizioni consolare mi solea, andatomene, ogni cosa veduta e udita 160 II| mentre noi così ragionando andavamo, accadde, come talvolta 161 VII| piacere agli occhi tuoi andavi disiderosamente dove vedere 162 VII| ti vedi e per lo quale io anderò, tu non uscissi punto, per 163 II| malvage opere continuamente ci andiamo sommergendo, dov'egli colla 164 IV| usate sono, pure al peggio n'andranno correndo; e diranno me queste 165 III| quell'altra e chi le mandò l'anello e chi la cintura; e quante 166 IV| tu farnetichi a santà e anfani a secco», e cotali altre 167 IV| credendomi, sofferendo, minuire l'angoscia e l'affanno, più tiepido 168 VI| fanciulletta lasciva, con certi animaletti, che in casa tiene, si trastulla 169 I| mostrare, se tu con tanta animosità fai quello che le dispiace 170 V| mondo, per lo passato più animoso che avventurato, del quale 171 IV| le chiese sono appiccati, annoverando, e dalla vecchiezza di quelli 172 IV| degna d'essere tra quelle annoverata. E, tra l'altre loro vanità, 173 IV| mescolare e in quello essere annoverate e reverite, assai bene si 174 III| certo non sono da essere annoverati tra gli uomini.~ ~E vegnamo 175 VI| scalpitati e scherniti e annullati e, peggio che montoni maremmani, 176 IV| origine. Il quale ordine l'antichità ottimamente servò e ancora 177 I| secondo il vostro parlare, t'aperse il cammino che qui t'ha 178 II| quale, quantunque ella con aperte parole niuna cosa al mio 179 II| entrare in questo luogo sia apertissimo a chi vuole ed entricisi 180 V| donna e uomo essere savio o appararlo; e perciò sgànnati, se male 181 III| truovano poche cose avere apparate; queste pure una mattina 182 I| piacere assai manifestamente appare; per ciò che, se ti piacesse, 183 V| donde ch'ella se li avesse, apparecchiare e di quelle certe sue ghirlanduzze 184 VII| quale sempre più alle cose apparenti che alla verità di quelle 185 VI| del focolare omai, che da apparire tra genti perché guardata 186 IV| scudi de' cattivi centinaia apparirebbono, niuno se ne vedrebbe de' 187 II| trovai, infino che 'l lume apparisca che la via da uscirci ti 188 VI| volonterosa che all'altre femine apparisse, te a dito mostrava, per 189 VII| e assai manifestamente appariva che di quella tu ti dovevi 190 VII| ammaestrato di ciò che a me s'appartenesse per fornire l'altra. –~ ~ 191 VI| niuna cosa, che a loro pompa appartenga, contente sono se nascosa 192 V| che ogni simile suo simile appetisce, dèi tu avere assai per 193 I| leggiermente di tôrti di quella appetisci; né ben considerato quanta 194 V| soddisfare i suoi focosi appetiti tal vicino ebb'io, al quale 195 IV| alla sua fine nella chiesa appiccare, consista la cavalleria; 196 IV| fosse stato uno solo scudo appiccato e spiccatone uno di quelli 197 I| stesso offeso, meriteresti tu appo giusto giudice ogni grave 198 V| stretta, la doglia al capo apponendo, dove alla parte opposita 199 I| stesso cagione: e perché apponi tu ad alcuno quello che 200 IV| dispetto andar sufolando e appostando di guastarle il suo bel 201 IV| arte dello 'ngannare avendo appresa, non partendosi dal loro 202 II| in scuola, son certo ch'apprese. E in quella, me a uno valente 203 I| detto è, con lenti passi appressandomisi, in parte mi porse paura 204 III| anni, già alla vecchiezza appressatisi, almeno ti dovea aprire 205 VI| più, lei a vile avendo, t'appresserai alla tua guarigione. Questa 206 II| variamente nomini, senza appropiarlene alcuno, abitac'egli alcuna 207 VI| hanno che morir debbano. Appropinquossi adunque quanto più poté 208 VI| tutta la contrada attorno appuzza? Io non so che dirmitene, 209 VI| posto mente, ora quello apre, e ora richiude, non sappiendosi 210 II| quello che costui mi ragiona, aprendole io onestamente per una lettera 211 II| parte di bene; e perciò apri gli orecchi a quello che 212 V| fatti, lasciamo stare l'aprile e 'l maggio, ma il dicembre 213 III| appressatisi, almeno ti dovea aprire gli occhi e farti conoscere 214 II| stare e venendo a quello aprirti che tu domandi, dico che 215 I| forte, e da meno ch'io non arbitrava d'essere mi reputai. Ma, 216 VII| ciascuno parimente il libero arbitrio a quello operare che più 217 I| questo pensiero, sì com'io arbitro, dal piissimo Padre de' 218 III| sotto le ceste o nelle arche gli amanti nascondere ? 219 III| e con gli occhi velati e arciere, non sanza grandissima cagione 220 VII| quella pace, che per te ardendo s'aspetta, che con ciò sia 221 II| materia dir si possono, il mio ardente disiderio le feci sentire. 222 IV| cominciai a disiderare ch'ella ardesse; e ciascuno luogo della 223 VII| parimente tutti di carità ardiamo che ciascuno a ciò sarebbe 224 II| m'avea mostrata, io presi ardir di scriverle, mosso da cotale 225 III| sarebbono di quelle che ardirebbono a negare questo, se l'uomo 226 VII| dalle ricchezze insuperbiti, ardirono di fare quello che già soleano 227 III| cosa è egli ch'elle non ardiscano per potere a questo bestiale 228 III| sono che, bene sappiendola, ardiscono di dire ch'ella a lor piace, 229 IV| servidore divenuto, con più ardita fronte, non veggendosi alcuna 230 III| nelle case, in sul far male arditamente si mettono, argomentando 231 II| mio secreto fu palese, non ardiva addomandar se ciò fosse, 232 VI| gentildonne. Che dirai? Arestil mai creduto? Deh, quante 233 IV| quelli e dalla quantità argomentaessere nobilissima, poi 234 IV| non fosse, quale a fare ariento solimato, a purgar verderame, 235 V| lancia per sei o per otto aringhi o per dieci in una notte 236 VI| assai peggio: che per te Aristotile, Tullio, Virgilio e Tito 237 VI| luogo. Deh, che dich'io? L'armata del re Roberto, qualora 238 III| di notte, e per mezzo gli armati e ancora per mare e per 239 III| cantare, il giostrare e l'armeggiare, cose di niuno peso massimamente 240 II| luogo libero espedito t'arò riposto, dove a te piaccia 241 III| disonesti possono nelle città arrecare, che loro tolti non sieno 242 VI| tuoi costumi ed esserti arrendevole; ove tu con ogni sollecitudine 243 IV| Bene è il vero ch'elle sono arrendevoli a lasciarsi un lor difetto 244 III| sovvenute e sustentate, anzi arricchite; e, se da queste pienamente 245 I| peli mi si cominciarono ad arricciare; e, perduta la voce, mi 246 IV| questa stolta maggioranza e arroganza incominciando, sperando 247 III| delli loro sconci falli arrossano, innanzi al tempo periscono! 248 VI| soave, così a quelli la mia arsura sentirei rinfrescare.~ ~ 249 IV| quali cose ogni piccolo artefice, ogni povero lavoratore 250 II| di malvagità, non senza artificiale maestria, speranza di futura 251 VII| E, mentre nelle parole artificialmente dette sarà alcuna forza 252 IV| agra, perché si dice che asciugano, erano sue nimiche mortali. 253 I| più dimostrava d'avere, asciutto e nerboruto, e di non molto 254 VII| di quel cotale niuna cosa ascolta, lui e per virtù e per meriti 255 V| gongola, quando si vede bene ascoltare e odesi dire «Monna cotale 256 V| palesate!), voglio che l'ascoltarmi non ti rincresca. Ma io, 257 II| cose, non senza diletto ascoltate avea, già me sentendo tacere 258 VII| loro fallo riconoscono, ascoltato il lungo e vero parlare 259 V| più che altra volentieri ascoltava; e sommamente avea astio 260 III| da' loro amanti chiamate o aspettate? Quante già presummettero, 261 V| bene, alle compagne, che l'aspettavano, andava davanti, anche di 262 VII| quelle che tu vuogli dire aspetterò. –~ ~Io aveva colla fronte 263 VII| quello a venire pena che tu aspetti, ti priego a un mio disiderio 264 IV| orecchi chiudono come l'aspido al suono dello incantatore.~ ~ 265 I| una solitudine diserta, aspra e fiera, piena di salvatiche 266 VII| sermone e con parole più aspre contro alla ignominia della 267 I| bestia aspettando, fra gli aspri sterpi e le rigide piante 268 I| e intorniata di montagne asprissime e sì alte che colla loro 269 VI| ella non volle bere uovo né assaggiar pappardelle. Ma io così 270 I| forse per propia possessione assegnato fosse, e, recandosi ad ingiuria 271 V| quale, per l'avere tu troppo assentito alle cose dilettevoli e 272 II| tua liberalità non me ne assicurasse, da te mi dovrei, più che 273 V| vedere, davanti ti si sono assiepati; queste parole così dette 274 II| quella, me a uno valente uomo assomigliando, mostrò di volere, lusingando, 275 IV| malvage femine si vogliono assomigliare, non t'abbandoneranno già 276 V| quale ad Alessandro ti fu assomigliata, non dopo molte parole udirai 277 IV| radendo le gote e del collo assottigliando la buccia e certi peluzzi 278 I| pure, dopo lungo spazio assottigliatasi la nebbia, come che 'l cielo 279 V| Pisani col vermiglio all'asta cavalcano, colla testa lenzata 280 IV| carnale concupiscenza colla astinenzia mirabile domarono e vinsero, 281 V| ascoltava; e sommamente avea astio di qualunque fosse colei 282 II| del quale qui venisti ad atarmi. –~ ~Alle quali parole esso 283 II| riguardai e un poco gli atti esteriori ebbi considerati, 284 V| oltre a me, ma molti ad attutarne una sola favilluzza non 285 IV| in campo. E sono di tanta audacia che, chi punto il lor senno 286 IV| quante maniere ranni il suo auricome capo si lavava e di quante 287 VII| si lieva nello oriente l'aurora. Il quale, poi che in grandissima 288 III| loro visitate, chiamate, aute care; e in tutte le loro 289 VII| qual degna di fama, quale autorevole udistù mai dire, che per 290 II| umilemente che di trarmene s'avacciasse, prima che altro pericolo 291 IV| incommutabile disposizione di Dio avacciò a mandare in terra il suo 292 III| tollerabile se questi due o tre avanzassero i mariti, o fossero almen 293 III| questa empia generazione avarissima: e, acciò che noi lasciamo 294 III| riguardo, niuno risparmio né avarizia alcuna in loro si truova 295 | avendole 296 | avendoli 297 | avendomi 298 | averlo 299 IV| la mia morte: così te l'avess'ella in sul viso e io ti 300 VI| squittino, come ella fu a te; e avessel voluto fare. Ma questo mi 301 | avessero 302 | aveva 303 | avevano 304 | avrà 305 | avrai 306 | avreste 307 IV| io, misero e male in ciò avveduto, credendomi, sofferendo, 308 IV| medicare si potea. Per che, avveggendomi che ogni cosa, la quale 309 I| abbagliato che tu non t'avvegghi che, mentre tu estimi altrui 310 IV| vergogna ti sia, dove questo avvenga, tu medesimo e pensare e 311 IV| villani, quando ad essi s'avvengono, non curo di dirti. Le gelatine, 312 IV| schermaglia. E che più ? Questo avveniva il , che si poteva con 313 V| peritati; e bene n'è loro avvenuto: ben dico avendo rispetto 314 IV| e' mi pare vedere che t'avverrà; e meritamente. Esse hanno 315 I| che degli etterni non ti avverrebbe. Leva adunque via, anzi 316 IV| pazienzia alle temporali avversità e a' martìri: delle quali 317 VII| della tua diliberazione s'avvicina; e perciò dirizza gli occhi 318 I| alcuna cosa, tanto mi s'era avvicinato che io, ottimamente la sua 319 VII| glorificarla eri disposto, così ad avvilirla e a parvificarla ti disponi; 320 IV| chi punto il lor senno avvilisce, incontanente dicono: «Le 321 IV| conosci tu? Come così t'avvilisci? Come t'hai tu così poco 322 VI| montoni maremmani, sprezzati e avviliti; e, in contrario, se medesimi 323 II| saperne mai riuscire, s'avviluppano. Maravigliomi io di te che 324 II| compresi me ottimamente avere avvisato; e da quella ora in avanti 325 V| se non un volersi con lei azzuffare; la qual cosa ella di leggieri 326 VI| baciavano e, parole tra' baci mescolando, si dimandavano 327 III| ti dico? Chi due bocche bacia, l'una convien che gli puta. 328 VI| ogni parola abbracciavano e baciavano e, parole tra' baci mescolando, 329 V| con corazza indosso né con bacinetto in testa né con alcuno offendevole 330 V| facevano tutti insieme i bacini degli antichi; e lasciamo 331 III| animo riposato, potere cento bagascioni al suo piacere adoperare. 332 II| vere lagrime, e d'assai, si bagnassero, ma che il cuore, non altrimenti 333 V| questo, le dita colla lingua bagnatesi, a guisa che fa la gatta 334 VII| adunque e tutto di sudore bagnato trovandomi, non altramenti 335 IV| sotto titolo della quale baldanzose l'altrui case visitano e 336 III| pianeti, come il tuono, il baleno, l'arco, la grandine e l' 337 III| compongono; e quinci con balli e talor con canti, non sempre 338 VII| ebbe il legnaggio del re Bando di Benvicche, tutta l'avresti 339 VII| posso, acciò che in quel baratro non cadessi donde niuno 340 VI| viso suo, senza vedere i bargiglioni cascanti che le bianche 341 IV| non guardandomene io e basciandola, tutte le labbra m'invischiai; 342 V| guastatrice avea. Né ancora bastandole il mio dovuto amore, né 343 VI| parole sonavano. Ma a me dee bastare assai che Colui quelle conoscesse, 344 III| non t'avea gastigato che bastasse, la tiepidezza degli anni, 345 V| lussuria, non che io solo bastassi, o uno amante o due, oltre 346 V| medesima concedergli le bastava, ma essa, come l'amico tuo 347 VII| si prieghi; e questo mi basterà. Ma, s'io non erro, l'ora 348 II| esser digiuno. E questo basti al presente d'avere ragionato 349 VII| che quelle che dette sono bastino, quelle che tu vuogli dire 350 VI| mai creduto? Deh, quante bastonate gli si vorrebber fare dare; 351 IV| romori e con minacce e con battere alcuna volta la mia famiglia 352 V| che in verità a quelli di Baviera o a' reali di Francia o 353 III| paraletiche, alla bocca sdentata e bavosa e fetida, ch'è molto peggio, 354 III| dote loro. Niuno vecchio bavoso, a cui colino gli occhi 355 V| e orochico e così fatte bazzicature. E, poi che diligentemente 356 III| vedi se io mi posso tenere beata!».~ ~E certo quanto quelle 357 IV| agnoli, riguardandola, e a' beati spiriti (se dir si può) 358 VI| costei, vivendo tu o morendo, beatificare? Sì forse, se quella è beatitudine 359 IV| fu; ed è tanta che fa nel beato regno lieti gli agnoli, 360 III| insieme, me a guisa d'uno beccone, ha schernito; senza che 361 IV| cervella date a rimpedulare; béi meno; tu non sai ove tu 362 III| con cotanto studio fatti belli, le corone, le ghirlande 363 VI| anzi sanza forse, infino al bellico l'aggiugnerebbono, non altrimenti 364 VI| mantello, parendogliele bellissima avere e massimamente sopra ' 365 IV| elettissime donne, se del loro bellissimo coro te, sì come non degno, 366 IV| sieno pure ora al presente; bench'io sia certissimo che essa 367 VII| dissi:~ ~– Ottimamente, benedetto spirito, dimostrato m'hai 368 II| stabilità e i suoi continui benefici in me conoscer mi fece; 369 II| quale la Fortuna è tanto benigna ch'ella d'una così fatta 370 II| uscito di mente, sì come essa benignissima fa assai sovente nelle bisogne 371 II| mostrandoci, a quelle, come benignissimo padre, ne va chiamando; 372 VII| legnaggio del re Bando di Benvicche, tutta l'avresti bruttata 373 V| millanterie ch'ella fa, quando berlinga coll'altre femmine, dicendo « 374 III| trecca, o colla lavandaia berlingano senza ristare, se altri 375 V| cento volte, cacciandola, la bestemmiava, dicendo:~ ~«Va' via; tu 376 V| stomacose a udire, essere quello beveraggio amaro il quale, per l'avere 377 IV| solenne investigatrice e bevitrice del buono vino cotto, della 378 VI| avere del tutto la vita bia simevole, che piacere le 379 V| femine, ponendovi su la biacca, diventano bianche e, oltre 380 VI| a vicenda discendono, di bianca muffa faldellati, talvolta 381 VI| e quella di Florio e di Biancifiore e simili altre cose assai. 382 I| ne lagrimai e me medesimo biasimai forte, e da meno ch'io non 383 VI| delle cose meritamente da biasimare, tanto più, lei a vile avendo, 384 V| per contrario, colui che biasimata l'avesse, l'arebbe volentieri 385 III| con ragioni inespugnabili biasimerai i giovani che le fanno. 386 VI| veduto in onore di te, non in biasimo, essere stato fatto da lei. 387 III| d'oro, né mai pur d'uno bicchiere d'acqua non ci pote' esser 388 IV| li suoi meriti, a' nostri bisavoli non che a noi, bisognasse 389 IV| bisavoli non che a noi, bisognasse d'entrare: e prima spero 390 II| benignissima fa assai sovente nelle bisogne de' suoi divoti che, senza 391 VII| più, niun sospignimento mi bisognerà a far chiaro l'animo mio 392 VII| pigliassero, nuova fatica bisognerebbe a trartene, oltre a questa 393 IV| e meglio col naso quella biuta che con gli occhi sentendo, 394 III| faccendosi umili obbedienti e blande, le corone, le cinture, 395 III| sai che ti dico? Chi due bocche bacia, l'una convien che 396 V| sano allo stomaco, niuno boccone deve mai essere più saporito 397 II| fallace amore inretiti; le boci de' quali, in quanto di 398 V| i martelli, i picconi, i bolcioni i quali gli alti monti, 399 VI| dirò adunque più avanti del borgo di Malpertugio, posto tra 400 III| passi ha dal fondaco o dalla bottega alla lor casa; e par loro 401 VI| che la carne sola di due bozzacchioni, che già forse acerbi pomi 402 IV| i migliacci bianchi, i bramangieri, de' quali ella faceva non 403 IV| a guisa del porco, così bramosamente mangiava, come se pure allora 404 II| tu se' fieramente nelle branche d'amore inviluppato; né 405 V| cerchio fare. Ma ella in brevissimo spazio di tempo ti dirà 406 VI| ella è tale qual io assai brievemente te la disegnai. Per che 407 V| colore di fummo di pantano, e broccuta quali sono gli uccelli che 408 I| grande e di pelle e di pelo bruno, benché in parte bianco 409 IV| nutrichi e insieme faccia li bruti animali amichevoli; e d' 410 V| membro, il quale l'animale bruto e l'uccello e 'l pesce più 411 VII| Benvicche, tutta l'avresti bruttata e guasta, costei amando. 412 VII| vizio in sé che ella ne brutterebbe la corona imperiale. Che 413 III| convolto, aggiugne alla bruttezza di loro; e, se forse alcuno 414 IV| ogni corporale e spiritual bruttura rimota che, a rispetto dell' 415 VI| altra guisa pendente che al bue faccia quella pelle vòta 416 VI| animo avere quel che le sue bugiarde parole sonavano. Ma a me 417 V| consentirle le favole e le bugie sue, delle quali ella è 418 VII| adescare e pigliare alle busecchie. Hatti la natura tanta di 419 IV| disonesto fuoco, anzi il caccerà via; e i lor costumi ti 420 VI| fuori della tua mente la cacci, e' mi piace di dirti come 421 VI| tira le bende dal mento o caccia la mano fuori del mantello, 422 VI| sazia, a prendere nuova cacciagion si ritorna; e, per averne 423 V| avesse fatta, cento volte, cacciandola, la bestemmiava, dicendo:~ ~« 424 III| quali infiniti sono che cacciano chi 'l padre, chi il figliuolo; 425 I| volendo essere uomo, di cacciarli; il che degli etterni non 426 IV| coro te, sì come non degno, cacciassono, quante volte tu dietro 427 I| mia passata noia avendo cacciata e quasi dimenticata, consolato 428 IV| disonesta volontà di coloro cacciava che la miravano; e d'uno 429 VII| che in quel baratro non cadessi donde niuno può poi rilevarsi. –~ ~ 430 VI| E, se riprensione in ciò cadeva, sopra te dover degnamente 431 I| il falso piacere delle caduche cose, il quale più savio 432 V| quiete della notte in giù caduta, rilevarsi che a me, che 433 II| perseverano, faccendo, che essi caggiono in quello carcere cieco 434 VI| dimostrava. Ma, qual che la cagion si fosse, ricorrere dovevi 435 III| che verso la vecchiezza calano, sono richiesti; e avresti 436 VI| insieme concatenata, senza calar vela o tirare in alto temone, 437 V| covare il fuoco, in su le calcagna sedendosi, colle occhiaia 438 II| a niuna pietra divenuta calcina mai nelle vostre fornaci 439 VI| la giovanezza, sentendosi calda di quello che suo essere 440 VI| corporea massa, quando da caldo e quando da fatica incitata 441 VI| coloro a' quali dee di noi calere, o per simile caso come 442 VI| alle quali del suo onore calesse, le sue libidinose volontà 443 V| tutte l'altre cose, a cui caluto non ne fosse, era da ridere 444 I| volare, mi parve il cammino cambiare qualità; e, dove erbe verdi 445 VII| piante verdi e' fiori per le campagne; le quali cose tutto il 446 V| s'usa nelle piazze né ne' campi né su per le mura né con 447 VII| molto fiorita e, di nere, candide sieno divenute le tempie 448 VI| malsana, pasto omai più da cani che da uomini, più da guardare 449 V| della quale, fossero state cantate e fatte, sì come quella 450 IV| antichi valorosi avranno cantati, i tuoi medesimi, se tu 451 IV| medesimi, se tu vorrai, canteranno. La lor bellezza non ti 452 III| quinci con balli e talor con canti, non sempre ma talor mostrandosi, 453 III| tempie già bianche e la canuta barba non mi ingannano, 454 VI| voglia sostiene. Legge la canzone dello indovinello e quella 455 IV| come se io stato fossi da Capalle ed ella della casa di Soave, 456 V| si lisciava, or questo capello or quello nel suo luogo 457 VI| impiccato; ma vorrebbe il capestro essere stato forte sì che 458 VI| rammentandomi che nel vostro capitolio non è da' vostri senatori 459 V| vedea, veduta l'avessi colla cappellina fondata in capo e col veluzzo 460 V| altrimenti il falcone, tratto di cappello, si rifà tutto e sopra sé 461 IV| Primieramente, se grosso cappone si trovava, de' quali ella 462 VI| se di quelle, come de' cappucci s'usa a Parigi, a Firenze 463 VI| ti posso dire del lezzo caprino il quale tutta la corporea 464 II| umore da dosso che a niuno carbone, a niuna pietra divenuta 465 II| essi caggiono in quello carcere cieco nel quale mai il divino 466 I| tassi, ortiche e triboli e cardi e simili cose mi parea trovare; 467 III| visitate, chiamate, aute care; e in tutte le loro opportunità, 468 VI| in Cicilia la Silla e la Cariddi si dice che fanno: che l' 469 VI| luoghi, tirato da una cotale caritatevole affezione, la quale non 470 II| sommergendo, dov'egli colla sua caritativa pietà sempre ne va sollevando, 471 IV| miravano; e d'uno focoso e caritevole ardore di bene e virtuosamente 472 VI| etterno supplicio, per li carnali diletti, già se medesima 473 V| insensibile, non che le carni vive, gonfia; e, dove mucida 474 III| a te, oggimai maturo, il carolare, il cantare, il giostrare 475 IV| viso e io ti dovessi fare carta di ciò che tu vedessi, com' 476 V| grinza e crostuta e tutta cascante; in tanto contraria a quello 477 VI| spiccate e dilungate sono, se cascare le lasciasse, che forse, 478 III| maladetta moltitudine più casta e più onesta ti pare, vorrebbe 479 IV| remoti luoghi, le Ninfe castalide, alle quali queste malvage 480 V| combattendo le città e le castella o colle spade in mano insieme 481 II| in magnanimità, quale in castità, quale in corporal fortezza 482 II| medesimo ti vestisti la catena alla gola, ch'ancor ti strigne. 483 IV| non in iscodella, ma in un catino, a guisa del porco, così 484 V| lei succedette, debbia la cattedra tenere nella loro scuola. 485 V| per viziosa e spiacevole e cattiva, e per mostrare ch'ella 486 V| zambracche e alle vili e cattive femine. Ma di ciò mentia 487 VI| le gote bastassero». Oh, cattivello a te! Come t'erano quivi 488 VII| che delle sue miserie o cattività; senza che io m'ingegnerò 489 III| insieme, ti dovevano render cauto e guardingo dagli amorosi 490 VI| granchio? Per certo questi l'ha cavalca. Egli è di vero uscito del 491 V| Pisani col vermiglio all'asta cavalcano, colla testa lenzata e stretta, 492 IV| lavature, e quali ad andare cavando e cercando radici salvatiche 493 V| tutto 'l se ne facesse cavare, richiedeano i veli, come 494 II| manifestamente conosco, se io celar tel volessi, io non potrei, 495 II| inviluppato; né m'è più celato che questo sia, chi di ciò 496 IV| prestate disprezzarono, le celestiali aspettando. In luogo d'ira 497 VI| ser Mestola» e talora «cenato» chiamando, sé quasi ad 498 IV| capo si lavava e di quante ceneri fatti, e alcuno più fresco 499 I| altrui; né d'altri è ora da cercare, se non di quella donna 500 V| cotale de' cotali» e vedesi cerchio fare. Ma ella in brevissimo


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