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501 I| secondo che tu estimi, non cercò di darti? Egli non mostra 502 III| dicono che vien meno loro il cerebro; non entrerebbono in mare, 503 VI| rimaso, così scoppiato di cerro o di grotta o se' così da 504 III| velenose, s'ingegnano di certificarsi da' loro mariti; a' quali, 505 IV| essere d'ogni mio male certissima cagione. Io dirò il vero: 506 III| solamente che ricco il sentano; certissime infra poco tempo di rimanere 507 IV| le traveggole; tu hai le cervella date a rimpedulare; béi 508 II| partire dell'intelletto e già cessa la paura nella quale io 509 VI| mente t'avea adombrati che, cessando la speranza del tuo folle 510 III| occhi de' mariti, sotto le ceste o nelle arche gli amanti 511 V| da lavare scodelle; va': chiamami donna cotale». La quale 512 I| soave per lo mio propio nome chiamandomi, disse: – Qual malvagia 513 II| luogo è da vari variamente chiamato; e ciascuno il chiama bene: 514 V| viluppo di seta, il quale essa chiamava «trecce» si poneva; e, quelle 515 VI| sempre ti deprimerebbe, ma chiamavi la morte che t'uccidesse; 516 II| valle è quella corte che tu chiami «d'Amore»; e quelle bestie, 517 VI| sentire del leone, che nelle Chiane, di mezza state, con molta 518 IV| solamente, ma le volea lucenti e chiare; come se una giovinetta 519 I| quello, misericordia e aiuto chiedendogli, il nominassi, quasi una 520 V| prima allo specchio non ne chiedesse consiglio.~ ~Ma, poi che 521 V| portassono o sapessono nella chintana ferire. Parendomene avere 522 IV| alle sue parole gli orecchi chiudono come l'aspido al suono dello 523 VII| li quali con gli occhi chiusi, per li non sicuri luoghi, 524 III| ornamenti, tanti vezzi, tante ciance, tanta morbidezza sottomettere, 525 V| la quale si chiama «la cianghellina». Sì come da Socrate coloro 526 V| lingua di lei, la quale di ciarlare mai non ristà, mai non molla, 527 | ciascheduna 528 | ciascheduno 529 VI| come colei che di variar cibi spesso si diletta, non dopo 530 VI| fosse gittato, sì come in Cicilia la Silla e la Cariddi si 531 V| il re d'Inghilterra; se i Ciciliani avranno buona ricolta o 532 II| caggiono in quello carcere cieco nel quale mai il divino 533 VII| virtù e per meriti sopra i cieli estima tenere le piante 534 IV| alle femine e pelando le ciglia e le fronti e col vetro 535 IV| spero si ritroveranno de' cigni neri e de' corbi bianchi 536 III| ancora per mare e per li cimiteri delle chiese se ne truovano 537 IV| a credere ti parrebbe di cinciglione. Ma, se tu avessi un poco 538 V| tornando; e di quinci forse cinquanta volte or dinanzi, or da 539 III| e blande, le corone, le cinture, i drappi d'oro, i vai, 540 VI| malanno! Torni a sarchiare le cipolle e lasci stare le gentildonne. 541 IV| che facciano di fichi, di ciriege o di poponi i villani, quando 542 VI| che oggi cotanto da' tuoi cittadini si disidera. Ma io non so 543 V| che intorno alle questioni civili ed ecclesiastiche, sì come 544 II| disposto. La benignità e la clemenzia di Colei, la quale per la 545 II| composto, sì fieramente cocente che 'l vostro è come ghiaccio, 546 V| come talvolta d'occhi la coda del paone avea veduta dipinta; 547 | coi 548 III| Niuno vecchio bavoso, a cui colino gli occhi e triemino le 549 VI| escato, come per pigliare i colombi fanno gli uccellatori; e, 550 II| di lei che solamente il color nero del vestimento, guardando 551 IV| artificiata, non dipintacolorata fu; ed è tanta che fa nel 552 III| prestato, con mille unguenti e colori dipignendo; e or con solfo 553 V| bianche e, oltre a ciò, colorite secondo che al dipintore 554 II| a dir meglio, per lo cui comandamento, è quello infinito Bene 555 III| mostrano timide e paurose; e, comandandolo il marito, quantunque la 556 II| quale per suo messo mi fu comandato che io venissi; e io il 557 V| molte altre, che essa le comandava, se una sola meno che a 558 V| ma il Bel Gherardino che combattea con l'orso.~ ~Perché mi 559 V| mille mortali pericoli o combattendo le città e le castella o 560 III| tutte quelle essere armi a combattere la sua signoria e a vincerla. 561 IV| io dalla sua principale cominci, affermo per lo dolce mondo 562 I| antica usanza, primieramente cominciammo a ragionare con ordine assai 563 III| fecero uscir di mente. E, cominciando da quello che promesso abbiamo, 564 II| le tenebre alquanto ti si cominciano a partire dell'intelletto 565 V| singulari volendo, secondo il cominciato stile, avanti procedere, 566 III| e già sono venticinque cominciatoli a conoscere. E, se la lunga 567 V| collo aiuto della fante si cominciava a velare; alla quale, credo, 568 V| questi cotali sommamente commenda e oltremodo le piacciono. 569 IV| qualunque altro leale uomo stato commendando. E, a non volere ogni cosa 570 V| riguardata, la sua bellezza commendata avesse e da lei fosse stato 571 VI| Muse, tanto da te amate e commendate, erano quivi chiamate pazzie 572 VI| forse tanto l'amico tuo la commendava. E, se questo non isperavi, 573 II| che la contrizione delle commesse colpe, la quale mi pare 574 II| sentissi nell'ora che questa commessione di venire qui a te mi fu 575 VII| sono e pentuto del male commesso e se io così col cuore piango 576 IV| femine, preponendo e loro commettendo il governo degli altri e 577 VII| sicuramente al mio avvedimento commetti, ché per certo, se cento 578 VII| via e lava della mente del commettitore e perdona liberamente. Tu 579 IV| appetito e disonesto desiderio commuove e desta, così quella della 580 II| quella è fruttuosa, non è da comparare.~ ~Ma da soddisfare è alla 581 III| femineo, oltre ad ogni altra comparazione, sospettoso e iracondo. 582 V| andando per tutto fioretti compartendo, così il capo se ne dipignea, 583 I| uno sudore freddo e una compassion di me stesso, con una paura 584 VI| le gatte in sacco andate comperando, spesse volte rimanete ingannati, 585 VI| loro, e il disiderio di compiacere l'uno all'altro, schernendoti, 586 VI| le sue libidinose volontà compiere; e acciò che, dove ogn'altro 587 III| più vaghe parer credono, compongono; e quinci con balli e talor 588 II| pazienzia colla quale io comportai le scellerate e disoneste 589 III| Niuna cosa è più grave a comportare che una femmina ricca; niuna 590 VI| vagliendo, non sappiendo al comportarle più pigliare alcuno utile 591 IV| quasi non dell'elementar composizione, ma d'una essenzia quinta 592 IV| per che ottimamente si comprenderà il più vile e 'l più menomo 593 VI| eppure, di quel poco che comprendesti, in disperazione ne volevi 594 VI| Tu la vedesti grande e compressa; e parmi essere certo, come 595 I| per quello amore che alla comune patria dèi e appresso per 596 II| disposto del tutto di non comunicar questo con persona in guisa 597 VI| maggiore, tutta insieme concatenata, senza calar vela o tirare 598 V| alcuno spazio a piacere, sé concedendo per ogni prezzo), e con 599 VII| porti con teco. Il quale, concedendolo Colui che d'ogni grazia 600 V| solamente il se medesima concedergli le bastava, ma essa, come 601 III| adoperare. Se 'l tempo nel concedesse l'andar narrando quanti 602 VII| pareva avere udito, assai ne concedetti verissime; come che poi 603 III| quanti alle fiere se ne concedono e agli uccelli! Tanti e 604 I| medesima, nuovamente mi fu conceduta. La qual cosa faccendo, 605 V| seriosa disputazione, fu nel concilio delle donne discrete e per 606 V| delle donne discrete e per conclusione posta che tutte quelle donne, 607 VII| sia prestato ch'io possa o concordare le rime o distendere le 608 VII| esposizione medesima tutti concorrere li trovai; per che sì per 609 VI| parte della nostra terra concorrono giovani e prodi e gagliardi 610 IV| rabbiosa furia della carnale concupiscenza colla astinenzia mirabile 611 VI| quelle parti, che la tua concupiscenzia non meno tirava ad amarla 612 IV| dove questa di costoro il concupiscevole appetito e disonesto desiderio 613 VI| diletti, già se medesima ha condannata. Che dunque ti poteva costei 614 II| corporal fortezza lodando, condiscendemmo alle moderne: fra le quali 615 I| discacciamento di quella, ti conduce? Or se' tu sì abbagliato 616 V| se a salute si vorranno conducere; e se alcuna n'è che con 617 I| donna per cui tu a ciò ti conduci, la quale senza dubbio o 618 I| forse a non minor pericolo condusse, qui, prima che io m'accorgessi 619 III| male. Come si conviene o si confà a te, oggimai maturo, il 620 IV| assai bene si vedrà mal confarsi l'una coll'altra, anzi essere 621 II| narrando questo cotale, confesso che io meco tacitamente 622 IV| impacciati. Delle quali confezioni essa ugnendosi e dipignendosi, 623 III| universalmente ad un'ora potere confondere, guastare e tornare a nulla 624 I| misere e le pietose lagrime e confortatomi a dovere la solitaria dimoranza 625 VII| per che sì per li loro conforti e sì per lo conoscimento, 626 I| non aiuto ti presterei ma confusione e danno, sì come a colui 627 III| volesse sgannare, aver vinto e confuso, quando dicono: «Di' che 628 VI| che ciò ti narrasse, ma da congetture prese di parole, da forse 629 VI| trastullo e che con lei si congiunga. E, acciò che tu alcuna 630 II| queste antica gentilezza congiunta. Per la quale lettera, anzi 631 V| nondimeno con alcuno suo congiunto con più stretto parentado 632 III| un alto grado, quantunque conoscanoessere nate a esser serve, 633 II| che per avventura non la conoscea, con tanto piacere di me, 634 III| colei della quale tu, mal conoscendola, follemente t'innamorasti; 635 II| pietoso e liberale. Dalla qual conoscenza una contrizionegrande 636 I| mi parea conoscere; né di conoscerlo mi parea curare, poscia 637 VII| questo sempre mi ti conosco e conoscerò obligato; per che io ti 638 VI| nella quale tu prima la conoscesti; non già per dire orazioni, 639 VI| che da tutti se' un gran conoscitore di forme di femine reputato; 640 IV| vergognarsi d'essere da altrui conosciute e ad ogni forza e 'ngegno 641 V| costei il tuo amico, male consapevole del fatto, ti ragionava; 642 V| leggiermente in te medesimo consentirai che sia non solamente buona, 643 IV| Ma questo non è da dovere consentire, per ciò che quella unica 644 V| recer l'anima. E 'l non consentirle le favole e le bugie sue, 645 IV| spiacevolezza, pigliava; a conservazione della quale troppa maggiore 646 II| perpetua e quelli sostenga e conservi tanto che io, suo fedelissimo 647 VI| operasse. Tu adunque, non considerando né in lei né in te quello 648 IV| che a te apparteneva di considerare, quando follemente il collo 649 I| quanto più tra noi, senza considerarle, le veggiamo usitate. E 650 IV| assai sovente molto meno consideratamente si gloriano, dicendo che 651 II| gli atti esteriori ebbi considerati, io presumetti, ma falsamente, 652 I| quella appetisci; né ben considerato quanta più d'amaritudine 653 V| ammaestrati, sanno ottimamente consigli donare; altri, per ciò che 654 IV| nella chiesa appiccare, consista la cavalleria; la quale 655 V| l senno e l'altre cose consistano; e che cose sieno quelle 656 IV| cavalleria; la quale veramente consiste in quelli che oggi cavalieri 657 VII| quali nelle mie afflizioni consolare mi solea, andatomene, ogni 658 I| cacciata e quasi dimenticata, consolato alla mia usitata camera 659 VI| misericordiosi uomini sono, e consolatori delle vedove, non le venissero 660 III| che sono evidentissime e consuete cose, riguardisi a quanta 661 VI| che nella chiesa dimora, consuma. Forse direbbe alcuno: « 662 I| il rimanente di quel consumammo; da' quali la sopravegnente 663 II| raccontando, le quali, per non consumare il tempo in novelle, non 664 VII| per la sua sconvenevolezza consumarti? Ella, a buona ragione, 665 VI| rimanente della sua età consumasse. E fu tanta la forza di 666 IV| speziale alcuno vicino, né in contado alcuno ortolano, che infaccendato 667 IV| piace con più ordine di contàrleti. E, acciò che io dalla sua 668 II| mostrò di volere, lusingando, contentare; affermando appresso sommamente 669 VI| a loro pompa appartenga, contente sono se nascosa dimora, 670 VI| sostenere non potea, assai male contento, non per me, ma per lei, 671 V| studio e la sollecitudine continua la quale ella avea alle 672 I| dolore agli occhi miei recava continue lacrime, e sospiri e rammarichii 673 III| convenevole l'andare di notte, il contraffarti, il nasconderti a ciascheduna 674 IV| tornarvi mi costrignea, mi contristava, come se uno noioso prigioniere 675 III| non pienamente, ma assai convenevolmente informato, sia da una femina, 676 V| tenaglie con le quali si convengono rompere e tagliare le dure 677 V| chenti sono i vocaboli? o convengons'elle a niuno, non che a 678 IV| a' quali ella così bene e convenientemente stette come al porco la 679 VI| fare delle cose male a lei convenienti d'oprare e a me di sostenere, 680 IV| essendo per maritarsi, convenisse colla bellezza supplire 681 IV| diligenzia faceva nutricare, e' conveniva che innanzi cotto le venisse; 682 VII| grandissimo danno non si converta, in quanto prima noiosa 683 VI| troppo scrivere si potesse convertire in altro, forse della vanità 684 II| riuscirne, ma è faticoso e conviensi fare e con senno e con fortezza. – 685 III| qualora è più nel loto convolto, aggiugne alla bruttezza 686 VI| Uscita adunque di casa, così coperta se n'entra nella chiesa; 687 V| cioè dell'occulte parti coperte da' vestimenti, le quali 688 V| né su per le mura né con corazza indosso né con bacinetto 689 IV| ritroveranno de' cigni neri e de' corbi bianchi che a' nostri successori 690 IV| cotto, della vernaccia da Corniglio, e del greco e di qualunque 691 IV| se del loro bellissimo coro te, sì come non degno, cacciassono, 692 VII| che ella ne brutterebbe la corona imperiale. Che gentilezza 693 IV| quali ella faceva non altre corpacciate che facciano di fichi, di 694 IV| grazia e del tutto sì da ogni corporale e spiritual bruttura rimota 695 VI| caprino il quale tutta la corporea massa, quando da caldo e 696 V| non avvenne come di chi corre il palio, il quale ha l' 697 IV| pure al peggio n'andranno correndo; e diranno me queste cose 698 I| miei piedi si moveano a correre per pervenirvi, ma mi parea 699 II| vista di lei si movesse, corrermi al cuore un fuoco, non altrimenti 700 II| mi tolse, alla quale tu corri: è il vero che più dura 701 III| veleni, al fuoco e al ferro corrono. Quivi non amico, non parente, 702 II| secondo il parere delle corrotte menti; e di quinci, più 703 VI| non prima si parve che il corrotto sangue, occupato subitamente 704 V| pensa, se, per sanare il corruttibile corpo, quelle amare cose 705 IV| alcuna volta la mia famiglia corsa la casa mia per sua e in 706 V| dal suo viso le fiamme ti corsero, come fanno alle cose unte, 707 VI| ella faccia sì che di ciò corta voglia sostiene. Legge la 708 III| piacciono, le fanno non cortesi, ma prodighe: in questi 709 V| è stata non cortese, ma cortesissima, pure che sia stato chi 710 II| avevano lunghissimo e l'altro corto, mostrava di disiderar di 711 III| vidi: che fiaccar possa la coscia chi prima ne fece parola». 712 II| discerno, la mia medesima coscienza ricercando, quello essere 713 VII| maggiore amaritudine della mia coscienzia che prima non avea fatto, 714 IV| per più belle apparere nel cospetto degli uomini strani, ma 715 III| convien che gli puta. Fatti in costà: se Dio m'aiuti, tu non 716 V| dèi tu avere assai per costante le savie persone, come ella 717 IV| animi, così virili, così costanti e forti sotto così vili 718 V| ragionava; questa era la gran costanzia, la somma fortezza dell' 719 IV| rincrescevole e oscura m'avesse costretto. Costei adunque, donna divenuta 720 IV| notte, che al tornarvi mi costrignea, mi contristava, come se 721 I| disidera, meco imaginai di costrignerla a tôrmi del mondo.~ ~E già 722 I| la sopravegnente notte ci costrinse a rimanerci per quella volta; 723 IV| il tuo amico di lei con cotanta solennità ti racconto. Ma, 724 III| ogni lor cosa: e a te diedi cotante centinaia di fiorini d'oro, 725 V| quello vedendo cento mila cotanti disamorare non t'avesse 726 III| sole i capelli, neri dalla cotenna prodotti, simiglianti a 727 VI| dette raccolte, sì fanno: il covacciolo sentire del leone, che nelle 728 V| e col mantello foderato covare il fuoco, in su le calcagna 729 V| sia; o donna o gentil non cred'io ch'ella potesse mostrare 730 IV| e male in ciò avveduto, credendomi, sofferendo, minuire l'angoscia 731 IV| peccato e la troppa, sùbita credenza t'aveano condotto. La prima 732 V| quelli di casa sua favellare, crederebbe per certo lei essere una 733 VI| chiesa; ma non vorrei che tu credessi che ella per udire divino 734 VI| ragionò: il che se così credesti che fosse, mai non mi farai 735 II| dov'io alcun sentimento credeva avere, quasi una bestia 736 VII| che, come tu fosti, sono creduli, e lei aresti in tanta superbia 737 III| riguardano, non è conosciutacreduta; senza che di quelli sono 738 III| altre cose nello aere si creino, come il mare vada e ritorni, 739 IV| intanto la sua umiltà ne crescea che, per avventura, ebbe 740 II| mai ancora se non dentro, crescer il sentii.~ ~In questa guisa 741 IV| schiatta, più avventurata in crescere in numero d'uomini che in 742 III| dove nasca il Nilo; e se 'l cristallo s'ingenera sotto tramontana 743 IV| turbazione che, a rispetto, fu a' Cristiani il perdere Acri un diletto. 744 VI| altra morte fare che di cristiano. Né altrimenti ti posso 745 VI| che a Giuseppo non fece Cristo; il quale, cresciuto, ogni 746 III| ben sia venuta». Ma, alla croce di Dio, io farò di quelle 747 VI| tacerò de' fiumi sanguinei e crocei che di quella a vicenda 748 IV| nimici che il diavolo delle croci, conosce.~ ~Adunque con 749 III| stolti, che solamente le croste di fuori riguardano, non 750 V| uccelli che mudano, grinza e crostuta e tutta cascante; in tanto 751 I| la morte o da fame o da crudel bestia aspettando, fra gli 752 I| mentre tu estimi altrui in te crudelmente adoperare, tu solo se' colui 753 I| bestialità dolendomi, e ora della crudeltà trascutata di colei, che, 754 V| più tirato quello, ché mi cuopre la fronte; lieva quello 755 VII| dissi:~ ~– Iddio, che solo i cuori degli uomini vede e conosce, 756 VI| che sappi, né di sapere curassi già mai, ma per potere meglio, 757 VII| quantunque tu poco te ne curi; e fai bene, per ciò che 758 VI| usate, dicendo «Quale asino in parete, cotale riceve»: 759 VII| distendere le prose. La vendetta daddovero, la quale i più degli uomini 760 VI| esser tenuto savio. Domine, dàgli il malanno! Torni a sarchiare 761 | dai 762 IV| li suoi costumi tutti, dalli loro spartiti, la mosterrebbe; 763 | dallo 764 VI| numero de' vagheggiatori dando che al loro medesimo specchio. 765 II| me fu veduta, preso fui, dandomi il suo aspetto pieno di 766 III| ed esterminazioni questa dannevole passione è stata cagione. 767 IV| l'avessi udita, forse mi daresti leggiermente fede, tanto, 768 II| per ancora volesse, se non darmi ardire a più avanti scrivere 769 V| magnificenzia egregia dal tuo amico datati a divedere. Delle cui altre 770 IV| traveggole; tu hai le cervella date a rimpedulare; béi meno; 771 I| vergognai, ma, da compunzione debita mosso, ne lagrimai e me 772 V| usava come il mio marital debito; né solamente il se medesima 773 III| etade agl'innamoramenti decevole: alla quale non il seguire 774 VI| esso dovresti fare non si dechina: cioè seguitare i tuoi costumi 775 VI| a che l'anima tua s'era dechinata, a che viltà, e a cui sottomessa: 776 V| savie»; e tutte l'altre «decime o moccicose». Questo è adunque 777 V| come molto in legge e in decretali ammaestrati, sanno ottimamente 778 III| avendo fatto per che la deficiente umana prole si ristora; 779 | dei 780 IV| invidiosa, accidiosa, e delira: né quanto ella nel farsi 781 III| pupillo possa più lungamente deliziosa lussuriare. Sole le 'ndovine, 782 | delli 783 VI| costei e ragioniamo della tua demenzia in quello. Io voglio presupporre 784 VII| massimamente di colei che ogni demonio di malvagità trapassa e 785 II| partissono, mai ancora se non dentro, crescer il sentii.~ ~In 786 VI| possono, dove costei sempre ti deprimerebbe, ma chiamavi la morte che 787 III| uomo che le ama, che le desidera o che le segue; e in sì 788 III| sommamente dalle femine desiderate, ne' giovani, non che ne' 789 VI| ora che venga il suo più desiderato trastullo e che con lei 790 | dessa 791 | desso 792 IV| disonesto desiderio commuove e desta, così quella della reina 793 I| malvagia fortuna, qual malvagio destino t'ha nel presente diserto 794 VI| quelle cose scrivevi, eri desto o se sognavi. E talvolta 795 III| loro adoperarsi e in loro detrimento trattarsi; benché di ciò 796 II| lettera, anzi per lo stile del dettato della lettera, assai leggiermente 797 IV| quanti paternostri ell'abbian detti al predicare; né s'egli 798 V| allo stomaco, niuno boccone deve mai essere più saporito 799 VI| natura dell'altre femine non deviare; il che forse testé teco 800 II| in speziale riverenzia e devozione avuta Colei nel cui ventre 801 III| se altri non truovano che dia loro orecchie; forte turbandosi, 802 V| Cianghella più non vive, né monna Diana ch'a lei succedette, debbia 803 IV| mantelli delle vedove, anzi de' diavoli, dove leggermente potresti 804 III| quali, quantunque il ver dicano, radissime volte credono. 805 V| aprile e 'l maggio, ma il dicembre e il gennaio, di sei maniere 806 III| una volta ancora non mi dicesti, quando a letto mi vengo: « 807 IV| l'avesse, e ricordarti e dichiararti che tu se' uomo fatto alla 808 V| altra persona trapassi; e dicoti che 'l suo cinguettare è 809 IV| femineo sesso, essersene diece solennissime e savie trovate; 810 III| d'ogni lor cosa: e a te diedi cotante centinaia di fiorini 811 IV| drago» potrei chiamare, mi diedono le nozze sue: per ciò che, 812 III| quella della tua donna, difendere? Certo io credo, senza più 813 IV| che lo scudo della loro difesa nelle braccia di quelle 814 IV| loro malizia e de' loro difetti da me dimostrati, che esse 815 VII| composto come sia ella, né difettuoso ti veggio in parte alcuna, 816 V| versa? La sua sete è del digesto ch' e' vivi e sani corpi 817 VII| vorrebbe così bene essere digiuna d'avermi mai veduto, come 818 IV| alle spese di me che talor digiunava per risparmiare. Primieramente, 819 I| incitasse e a quelle mi facesse dilacerare; speranza d'alcuna salute 820 I| loro nimici di piacere si dilettano? Se ella né t'ama né t'ha 821 V| errore: di ch'ella sempre s'è dilettata oltremodo, cioè di vedere 822 VII| ciascuno che in quello s'è dilettato di studiare o si diletta 823 V| sieno quelle virtuose che le dilettino. Per che, senza più dire 824 VI| nelle virtù e ne' costumi si dilettò ed esercitò ch'io ti dissi; 825 VII| non erro, l'ora della tua diliberazione s'avvicina; e perciò dirizza 826 V| bazzicature. E, poi che diligentemente s'avea fatta pettinare, 827 IV| quali ella molti con gran diligenzia faceva nutricare, e' conveniva 828 VI| natural sito spiccate e dilungate sono, se cascare le lasciasse, 829 VI| tra' baci mescolando, si dimandavano insieme se tu, quando quelle 830 II| che dir non potrei, la dimandò: «Quale è dessa di quelle 831 I| de' passati ragionamenti dimenticare, grandissima parte di quella 832 I| avendo cacciata e quasi dimenticata, consolato alla mia usitata 833 II| un poco il concetto fuoco diminuire; e avvisai che ciò che scritto 834 I| in così fatta battaglia dimorante, credo da celeste lume mandato, 835 I| confortatomi a dovere la solitaria dimoranza lasciare, la quale per certo 836 II| del luogo dov'ella a casa dimorasse, il quale quello non è dove 837 VII| mentre nel mortale mondo dimorasti, teco né parentadodimestichezza 838 I| io in così fatto pensiere dimorava, esso, senza ancora dire 839 VI| state, con molta meno noia dimorerebbe ogni schifo che vicino a 840 VI| nel mondo, nel quale io dimoro, non si mente, che nol credo 841 I| stretta familiarità per quello dimostrando, con maggiore e più pronta 842 III| scintilletta di ragione, dimostrandomi che molto maggiore vergogna 843 III| effetti, tutto 'l vi dimostrano.~ ~Dovevanti, oltre a questo, 844 IV| nel parlare e magnifica dimostrantesi, come se io stato fossi 845 V| magnifica, per magnifica dimostrarsi, non del suo, ma del mio, 846 IV| medesimo vedere, intendo di dimostrarti particularmente chi sia 847 VI| suo amante la tua lettera dimostrata. E altri direbbono che né 848 IV| e de' loro difetti da me dimostrati, che esse incontanente non 849 II| conosco, senza più aperta dimostrazione, che faccia gli uomini divenire 850 V| fondata in capo e col veluzzo dintorno alla gola, così pantanosa 851 VII| priego che di quinci ci dipartiamo, per ciò che a me sono tornate 852 VII| tornato migliore, al tutto a dipartirmi dal nefario amore della 853 VII| mio sonno ad una ora si dipartiro. Risvegliato adunque e tutto 854 VII| parole, anzi sarebbe da dipartirsi. –~ ~Mentre lo spirito queste 855 II| tu dalla nostra vita ti dipartisti, secondo che l'ecclesiastiche 856 II| mi renderono la sicurtà dipartita; e, verso lui alzando il 857 III| di quelli ultime essersi dipartite, stanche ma non sazie. E 858 II| palese. Per che poi, da lui dipartitomi, del tutto dispuosi di volerla 859 V| fama o la sua vita da quel dipendesse. E, poi che molte volte 860 V| compartendo, così il capo se ne dipignea, come talvolta d'occhi la 861 IV| confezioni essa ugnendosi e dipignendosi, come se a vendere si dovesse 862 V| stropicciava tanto e tanto si dipigneva e si faceva la buccia, per 863 IV| con sommo studio; né si dipinsero per più belle apparere nel 864 V| colorite secondo che al dipintore di quelle piacerà di porre 865 III| medesimo veduta hai, le dipinture degli antichi tel mostreranno, 866 I| hanno alcuno in odio, per diradicarlo e per levarlo di terra, 867 VI| chiesa dimora, consuma. Forse direbbe alcuno: «Quello che nella 868 VI| lettera dimostrata. E altri direbbono che né l'uno modo né l'altro, 869 V| onesto e il quale ha li passi diritti verso l'etterna gloria?». 870 VII| verso le montagne altissime dirizzò i passi suoi. Su per una 871 VI| gran bugia, per avere onde dirla, te dimostrava. Ma, qual 872 IV| non intendo al presente di dirleti, ché troppo sarebbe lunga 873 VI| attorno appuzza? Io non so che dirmitene, se non che, quando io vicino 874 III| altre femine dimostrato! Io diro il vero: questo m'indusse 875 I| risposta avere la voce, dirottamente, di me stesso increscendomi, 876 IV| perdere Acri un diletto. E dirottene una pazzia forse mai simile 877 II| d'alcune cose, e alcune dirtene intorno a quelle. –~ ~Io 878 V| vedendo cento mila cotanti disamorare non t'avesse fatto. Quale 879 VII| qual ti pare avere molto disavvantaggio da lei, e di che io niuna 880 I| Leva adunque via, anzi discaccia del tutto, questo tuo folle 881 I| ragione, anzi più tosto il discacciamento di quella, ti conduce? Or 882 VI| così da ogni uomo del mondo discacciato che tu costei sì per unico 883 VI| avresti a lei non essere discaro, ma carissimo il tuo riguardare; 884 VI| che di quella a vicenda discendono, di bianca muffa faldellati, 885 I| ch'io poi più da presso discernessi, era di statura grande e 886 I| sentimento quanto solevi, non discerni tu che questo è luogo di 887 II| avventurato spirito, assai bene discerno, la mia medesima coscienza 888 VI| nobile del quale ella è discesa. Ma ben potresti tu dire: 889 VII| di luce, così, verso noi disceso, fece una via luminosa e 890 II| oppinione, e porto, che amore discoperto o sia pieno di mille noie 891 IV| lungamente serbate, poter discoprire, ch'ella, di colomba, subitamente 892 III| subitamente in sì fervente ira discorrono che le tigre, i leoni, i 893 II| ma, non volendolo usare, discretamente me dalla mia speranza rimoverà». 894 V| nel concilio delle donne discrete e per conclusione posta 895 IV| metteranno in disputare o discutere quanta cenere si voglia 896 V| maraviglio come ti sia stato disdetto quello che più a niuno fu 897 VII| sommamente agli uomini si disdice. Una grazia le ha fatta 898 V| richiedere, niuno vorrebbe che 'l disdicesse. E veramente di te io mi 899 III| usate, anzi lascivie, e alle disdicevoli pompe si danno; e a niuna 900 V| essere richiesta è stata, mai disdir nol seppe, così, omai che 901 VI| assai brievemente te la disegnai. Per che vedere puoi di 902 IV| maraviglieresti; e vie più, se io ti disegnassi quante e quali solennità 903 I| destino t'ha nel presente diserto condotto? Dove è il tuo 904 III| quante morti, di quanti disfacimenti, di quante ruine ed esterminazioni 905 V| molti pervennono al termine disiato, sì come essa procacciava. 906 VII| fatta, meno che onestamente disiderandole. Appresso a questo ciascun 907 II| altro corto, mostrava di disiderar di sapere chi io fossi. 908 V| credevi ch'ella volesse o disiderasse o le piacesse di vedere 909 II| quantunque l'uno più che l'altro disiderassi, per una mia lettera, piena 910 VI| bene essere ricevuto come disideravi, non ti partivi, come fatto 911 II| te compassione mi viene e disidero sommamente d'alleggiare 912 VII| piacere agli occhi tuoi andavi disiderosamente dove vedere la credevi, 913 VII| meritato; e certissimo sono che disideroso se' di satisfare, in quello 914 II| che può i tuoi più caldi disii ponga in vera pace, avanti 915 I| che in me s'accendesse uno disiofervente di pervenire 916 VII| di questo viluppo sarai dislacciato, che con l'aiuto di Dio 917 V| esser colpa o difetto o disonestà del medico, di che la tua 918 III| cose le quali esse vogliono disonestamente adoperare. Quante già su 919 III| tanti nuovi abiti né sì disonesti possono nelle città arrecare, 920 VI| avvidi che 'l cibo e 'l vino, disordinatamente presi da loro, e il disiderio 921 V| non ti dovevi per prodezza disperare di piacerle, come facesti 922 IV| colei che lei diceva in suo dispetto andar sufolando e appostando 923 VI| vili, così orribili, così dispettose, come ricordato t'hanno 924 I| animosità fai quello che le dispiace e disideri di far peggio. 925 IV| le quali, molte più e più dispiacevoli che le narrate, se ne potrebbono 926 IV| altra spezie piacque, esse dispiacquono. Ma volesse Iddio che non 927 IV| bene acceso desiderio si disponeano. E di questo in lei non 928 V| quello che i Fiorentini dispongano dello stato della città ( 929 VII| avvilirla e a parvificarla ti disponi; il che agevolmente ti verrà 930 VII| sì che tu odio acquisti, disporre e far ti conviene; e odi 931 IV| loro dalla natura prestate disprezzarono, le celestiali aspettando. 932 IV| elle non ti metteranno in disputare o discutere quanta cenere 933 V| consorti s'è assai volte disputato chi più degnamente, poi 934 I| d'altro colla mia memoria disputava che del suo nome, imaginando 935 VI| donna e valorosa e al suo dissensato amante; e, dove amore e 936 III| privatrice della memoria, dissipatrice delle terrene facultà, guastatrice 937 III| di quelli, dove esse sole dissipatrici disiderano d'essere; senza 938 VII| possa o concordare le rime o distendere le prose. La vendetta daddovero, 939 III| dell'altrui, io teco mi distendo a ragionare, primieramente 940 V| parlato non t'ho, né intendo distesamente parlare, per ciò che contraria 941 IV| del vestire, sommamente a distillare, a fare unzioni, a trovar 942 V| ella dalla magnificenzia distingue, per ciò che la magnificenzia 943 IV| a non volere ogni cosa distintamente narrare, in cose infinite 944 IV| rivedesse e' frutti prendesse e distribuisse secondo il piacer suo; e 945 IV| mondo, la cui gola e la cui disubbidienza e le cui persuasioni furono 946 III| accecatrice dell'animo, disviatrice dello 'ngegno, ingrossatrice, 947 III| sono: in una ora vogliono e disvogliono una medesima cosa ben mille 948 V| e dopo tutto questo, le dita colla lingua bagnatesi, 949 VI| suo amante, te schernendo, diterminava, per ciò che già così n' 950 V| egregia dal tuo amico datati a divedere. Delle cui altre virtù splendide 951 III| questo fiere nelle case divengano, i miseri il sanno, che ' 952 IV| quanto più vi penso, più ne divengo turbato. A te s'appartiene, 953 III| costui e di colui e di molti divengono mogli; e di troppa maggior 954 II| sollecitudine in fare ch'ella divenisse mia donna, come io suo servidore 955 II| essere, che degno di quello divenissi, del nome di lei colui domandai 956 VI| divenire abbagliato come tu divenisti. Deh, misera la vita tua! 957 II| quale, poscia ch'io amico divenni, ogni mio secreto fu palese, 958 VII| ognuna in mille, e la paura diverrà intanto maggiore che mi 959 II| donna, come io suo servidore diverrei. E, sanza dare alla bisogna 960 IV| non creda dall'altre lei diviare, oltre a quello ch'io ti 961 III| figliuolo; chi da' fratelli si divide; e quale né la madre né 962 V| gonfia; e, dove mucida parea, diviene rilevata? Ella si stropicciava 963 IV| loro così sùbita sapienza e divinamente in loro spirata ne nasce 964 II| qual cosa essendo a' suoi divini occhi manifesta e veggendoti 965 III| fate delle vostre menti e divotissime orazioni gli porgete! La 966 V| della sua onestà, della sua divozione, della sua santità e di 967 II| in te venuta, ti dimostra docile e attento dovere essere 968 III| fusa logori a filare una dodicina di lino; e in brieve ciò 969 V| testa lenzata e stretta, la doglia al capo apponendo, dove 970 I| ora della mia bestialità dolendomi, e ora della crudeltà trascutata 971 I| faccendo che tacitamente o dolermi dell'esservi entrato, sanza 972 III| tu né altri dirà che da dolersi non sia infin la morte.~ ~ 973 I| abbia qui a piagnere e a dolerti menato o ti ci tenga: tu 974 II| uscito; ma sì m'avea e il dolor sostenuto e la paura di 975 I| questi sospiri, questi dolori così cocenti? Tanto t'è 976 VII| oscura e piena di noie e di dolorosi rammarichii. E, avendomi 977 II| divenissi, del nome di lei colui domandai e della sua gentilezza e 978 IV| che se ne faccia degno, domandandola, è negata, se' uscito e 979 II| hai soddisfatto alle mie domande: e nel vero, come che vendetta 980 IV| lasciarle stare; non ti domanderanno danari né per liscio, né 981 II| volentieri d'alcune cose ti domanderei. –~ ~Al quale esso benignamente 982 II| domandi; e perciò insieme domanderò d'amendue: e priegoti che 983 II| aspettare, per te al Figliuolo domandò grazia e impetrò la salute 984 IV| colla astinenzia mirabile domarono e vinsero, prestando maravigliosa 985 VI| ch'io creda, tuoi amici e domestici, erano, come fango, da loro 986 VI| vuole esser tenuto savio. Domine, dàgli il malanno! Torni 987 V| porgendo a ciascuno mano, donando a ruffiane, e spendendo 988 V| intende che s'usi nelle cose donandole o gittandole via; la cortesia 989 V| sanno ottimamente consigli donare; altri, per ciò che nel 990 V| corporali infermità t'ha donato; e pensa, se, per sanare 991 V| tesoriera avere mi credea, donatrice, scialacquatrice e guastatrice 992 I| spaventava, poteva discernere dond'io di quindi potessi uscire 993 V| parlante che alla gravità donnesca non si richiede, molti amanti 994 VII| fecunda prole, che è naturale dono e non virtù, e con quelle 995 IV| cavalieri e una di quelle spade dorate? Per certo ella si sarebbe 996 IV| nella spada e negli sproni dorati, le quali cose ogni piccolo 997 III| o d'altra cosa; con cui dormì la vicina sua; di cui quell' 998 IV| lisciata donna; e, avanti che a dormir ritornassono, convenia che 999 II| senno naturale disse essere dotata quanto altra donna per avventura 1000 VI| miei figliuoli rimanere doveano (non avendo io davanti assai


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