IntraText

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca

ab-cerch | cerco-dovea | dover-intor | intra-parig | parla-ripro | risca-tenut | tesi-zotic

                                                grassetto = Testo principale
     Parte                                      grigio = Testo di commento

1001 V| lei era assai poca cura di dovermi piacere. Anzi, sì com'io 1002 III| uomini riguardassono come dovessono, non altrimenti andrebbono 1003 V| sarebbe soperchio. Ma ben doveva, s'ella vuole, mostrando 1004 III| sé, e amendue insieme, ti dovevano render cauto e guardingo 1005 IV| divenire migliori, come dovrebbono, rifuggiranno; ma, come 1006 II| ne assicurasse, da te mi dovrei, più che da un altro, vergognare; 1007 V| ancora bastandole il mio dovuto amore, né quello ch'essa 1008 IV| molto più dirittamente «drago» potrei chiamare, mi diedono 1009 VI| E, se non fosse che 'l drudo novello temeo non il troppo 1010 VI| leggerezza sospicando, non dubitar punto che tu non avessi 1011 VI| la vita che tanto m'era durata e sé oltre ad ogn'altra 1012 II| per abitazione luogo più duro che questo, ma meno pericoloso; 1013 V| focosi appetiti tal vicino ebb'io, al quale io più d'amore 1014 IV| quanto la nobiltà dell'uomo ecceda quella della femina e d' 1015 VII| naturalmente di nobiltà le femine eccedano, e chi io in particulare 1016 IV| più che alcuna delle altre eccellente.~ ~Nobilissima cosa adunque 1017 IV| che solamente ad alcuni eccellenti uomini questo così ampio 1018 VI| quanta e quale sia stata la eccellenza dell'animo di costei e i 1019 I| intorno a così alti e così eccelsi e così nobili ragionamenti 1020 | ecco 1021 IV| delle femine moderne, ab ecterno se la preparò, sì come degna 1022 I| che io, ottimamente la sua effige raccolta, chi egli fosse 1023 | eglino 1024 V| nuova donna la magnificenzia egregia dal tuo amico datati a divedere. 1025 III| disonesta e sconvenevole eleggerà? Come è alla tua età convenevole, 1026 IV| dell'altre, quasi non dell'elementar composizione, ma d'una essenzia 1027 IV| giustamente farebbono queste elettissime donne, se del loro bellissimo 1028 II| che ad alcuno onore sono elevati più che ad altri si convenga 1029 IV| ad alcuna eccellenzia sia elevato? Da quanto dovrà essere 1030 III| non patiscenumeroelezione: il fante, il lavoratore, 1031 VII| alleggiamento della mia pena, alcuna elimosina facci, e facci dire alcuna 1032 II| già mai; e, oltre a ciò, eloquentissima, forse non meno che stato 1033 III| E, oltre a ciò, è questa empia generazione avarissima: 1034 V| il petto di spilletti s'empieva e collo aiuto della fante 1035 V| molti anni ha studiato ed ènne, oltre ad ogni Sibilla, 1036 VII| dèi quanti e quali e come enormi mali, per malizia operati, 1037 VI| divino uficio o per adorare v'entrasse, ma per tirare l'aiuolo. 1038 III| meno loro il cerebro; non entrerebbono in mare, ché dicono che 1039 II| se stesso, alcuno che c'entri ne può mai uscire, e appresso 1040 II| apertissimo a chi vuole ed entricisi con lascivia e con mattezza, 1041 V| gennaio, di sei maniere d'erbette verdi o d'altrettante di 1042 III| può perciò morire sanza erede: altri vengono, che fanno 1043 III| dimora come le macchie nello ermellino, non favellatrici, anzi 1044 VII| stata sia riguarda. S'io non errai, vivendo seco, e se bene 1045 VII| Ma in ciò mi pare che tu erri, e gravemente; primieramente 1046 VII| mi basterà. Ma, s'io non erro, l'ora della tua diliberazione 1047 VI| in contrario, se medesimi esaltando con parole da fare per istomacaggine 1048 VI| e faresti, da quelli che esaltar ti possono, dove costei 1049 VII| una ripetendo l'andava ed esaminando se possibile fosse così 1050 V| riguardare; e con cautela la esaminava se bene stesse, se niuna 1051 III| attorno vanno, avendo nell'esca nascosto l'amo, prendono 1052 VI| di quella ha fatto uno escato, come per pigliare i colombi 1053 IV| quali veramente se alcuna esce di schiera, tanto di più 1054 III| lussuria seguìto.~ ~Ed è questo esecrabil sesso femineo, oltre ad 1055 VI| guiderdoni.~ ~Mandati dunque ad esecuzione tutti gli ufici funerali, 1056 III| lieta dare di sé ottimo esemplo a' più giovani s'appartiene. 1057 VI| contra di lui; né è però esente, come egli stesso si crede, 1058 V| l'uccello e 'l pesce più esercita, sia più piacevole al gusto 1059 IV| operando, versificando, esercitare lo 'ngegno e sforzarti di 1060 II| estimi così nelle sue opere esercitarsi come voi, che mortali e 1061 VI| ne' costumi si dilettò ed esercitò ch'io ti dissi; senza ch' 1062 II| sbanditi, qui li mandasse in esilio, come a me pare essere stato 1063 III| sì ampiamente delle sue esimie virtù, meco parlando, si 1064 VI| alla apparenza che alla esistenza, forse meno se' da riprendere, 1065 II| partirò che in luogo libero espedito t'arò riposto, dove a te 1066 VI| testimonianza rendere, sì come esperti, a me, che forse più lungamente, 1067 VII| raccontai; li quali ottimamente esponendomi ogni particella del sogno, 1068 VII| particella del sogno, nella mia esposizione medesima tutti concorrere 1069 II| vicino e parente, di cui esprimere il nome or non bisogna, 1070 V| vanità e con questa così esquisita leggiadria (se leggiadria 1071 VI| sì ben dire le pare; e essendole venuta meno materia da dovere 1072 V| negare faccendoti che tu, essendone stato pregato, dovevi come 1073 IV| elementar composizione, ma d'una essenzia quinta fu formata a dovere 1074 | esserci 1075 | esserne 1076 IV| quella del femineo sesso, essersene diece solennissime e savie 1077 | esserti 1078 | esservi 1079 II| riguardai e un poco gli atti esteriori ebbi considerati, io presumetti, 1080 III| disfacimenti, di quante ruine ed esterminazioni questa dannevole passione 1081 VII| per meriti sopra i cieli estima tenere le piante de' piedi; 1082 I| col pensiero aggiugnendo, estimai che molto meno grave dovesse 1083 VII| mente, nobilissima cosa estimandola, eletta avea; e i suoi costumi 1084 IV| vedrebbe de' cavalieri. Estimano i bestiali, tra' quali ella 1085 V| alla tua onestà grave, né estimare quello esser colpa o difetto 1086 V| teco molti altri naturale estimarono: la quale se a te e agli 1087 II| erano quelle che quasi ad estrema disperazione m'aveano condotto: 1088 I| quali appena le particelle estreme si possono da' più sublimi 1089 III| Male è adunque omai la tua etade agl'innamoramenti decevole: 1090 III| fatte le abitazioni degli Etiopi e dove nasca il Nilo; e 1091 III| mugnaio, e ancora il nero etiopo, ciascuno è buono, sol che 1092 II| va sollevando, e le sue etterne bellezze mostrandoci, a 1093 I| stesso te li procacci: ed ètti possibile, volendo essere 1094 III| non piacciono, che sono evidentissime e consuete cose, riguardisi 1095 | eziandio 1096 IV| altra parte di lealtà sopra Fabrizio e qualunque altro leale 1097 VI| sì come colei la quale ha faccenda soperchia pur di far motto 1098 IV| altri animali dinanzi e faccendoglieli nomare e alla sua signoria 1099 V| Dio t'ami, quello negare faccendoti che tu, essendone stato 1100 II| uomini, come in quello già faceano, senza saperne mai riuscire, 1101 VII| cento milia prieghi mi si facessono incontro in luogo delle 1102 | facevano 1103 III| dissipatrice delle terrene facultà, guastatrice delle forze 1104 IV| vitelle di latte, le starne, i fagiani, i tordi grassi, le tortole, 1105 III| scellerati le loro ire abbino già faiti, non dubito che tu non dicessi 1106 V| fosse, non altrimenti il falcone, tratto di cappello, si 1107 VI| discendono, di bianca muffa faldellati, talvolta non meno al naso 1108 II| de' quali tu se' uno, dal fallace amore inretiti; le boci 1109 III| che mi pare, in assai cose fallato e assai chiaramente mostrato 1110 II| considerati, io presumetti, ma falsamente, non solamente che colui, 1111 IV| infinti, per cento milia false lagrime elle vadano ai lor 1112 III| esse, sì come rapide e fameliche lupe, venute ad occupare 1113 I| del luogo, sì come a lui familiari, a vendicar la sua ingiuria 1114 I| nominassi, quasi una più stretta familiarità per quello dimostrando, 1115 VII| mentendo sa cui gli piace tanto famoso e sì glorioso rendere negli 1116 VI| non intende, a guisa d'una fanciulletta lasciva, con certi animaletti, 1117 III| gli spiriti, l'anime e le fantasime. Se sentono un topo andare 1118 I| noiarmi; e davanti alla virtù fantastica, la quale il sonno non lega, 1119 | faranno 1120 V| perché s'uccidano. E che farebb'ella del sangue che, morendo 1121 VI| schernito non fossi né io il farei, né tu, perch'io il facessi, 1122 VI| partivi, come fatto avresti e faresti, da quelli che esaltar ti 1123 V| livide, e tossire e sputare farfalloni, io non temo punto che tutte 1124 | fargli 1125 III| al quale essa, per più farglisi cara, ha le mie lettere 1126 | farla 1127 | farli 1128 | farlo 1129 | farmi 1130 IV| se' tu in buon senno? tu farnetichi a santà e anfani a secco», 1131 III| costumi del mondo, fuor delle fasce già sono – degli anni – 1132 VI| incomincia, senza ristare mai, a faticare una dolente filza di paternostri, 1133 VI| colei, che la vi tiene, faticata; e, verso il letto mirando 1134 VII| altramenti che sieno gli uomini faticati, o che se col vero corpo 1135 II| agevole il riuscirne, ma è faticoso e conviensi fare e con senno 1136 VII| voglio che della offesa fattati da lei tu prenda vendetta, 1137 I| le bastassero le ingiurie fattemi nel mio vegghiare, ancora 1138 V| prima che posto s'avesse il fattibello, leggiermente il vostro 1139 IV| l'uomo il quale dal suo fattore fu creato poco minore che 1140 III| servi, colle fanti, co' fattori, co' fratelli e figliuoli 1141 V| seta sottilissima fermate, fattosi l'acconce ghirlande e i 1142 V| che le piacessero i grandi favellatori, con ciò sia cosa ch'ella 1143 III| macchie nello ermellino, non favellatrici, anzi seccatrici sono. I 1144 III| e con cui tu tutto 'l favelli? Ben lo so bene: io ho migliori 1145 II| quanto di così fatto amore favellino, niuno altro suono hanno 1146 V| molti ad attutarne una sola favilluzza non erano sufficienti; della 1147 III| colui, di me faccendo una favola, già con alcuni per lo modo 1148 III| ella tra le femine di me favoleggia. Ahi, disonesta cosa e sconvenevole, 1149 V| Galeotto di lontane isole o Febus. E già assai volte, millantandosi, 1150 V| fatto incontro una soma di feccia o un monte di letame; per 1151 I| che qui t'ha condotto, e fecetelo parere così bello, e conoscendo 1152 VII| vennono da principio da fecunda prole, che è naturale dono 1153 II| conservi tanto che io, suo fedelissimo servidore essendo, pervenga.~ ~ 1154 II| meco tacitamente dicea: «O felice colui al quale la Fortuna 1155 II| stolti fanno, estimi somma felicità, credendo che nel vostro 1156 IV| recreazione grandissima certe feminette, delle quali per la nostra 1157 IV| così vile sesso, come è il feminile; per che, bene ragguardando 1158 IV| abbiamo, sono più rade che le fenici; delle quali veramente se 1159 IV| più volte s'ingegnò di ferirla con mano; ma quella presta 1160 IV| andò seguitando; e porto ferma opinione che, se alla fine 1161 III| sanno come si volge il fermamento, quante stelle sieno in 1162 V| reticella di seta sottilissima fermate, fattosi l'acconce ghirlande 1163 V| veduta dipinta; né niuno ne fermava che prima allo specchio 1164 I| la loro speranza in essa fermavano. E di quinci alle perpetue 1165 VI| semplici che così ebbero per fermo che addivenire dovesse come 1166 I| porgesse; per che da quello si fermò una speranza la quale mi 1167 III| possono la loro intenzione, ferocissime e con parole altiere e velenose, 1168 I| urli e strida di diversi e ferocissimi animali: de' quali la qualità 1169 V| e gagliardi, colle lance ferrate giostrando, o nelle sanguinose 1170 VII| giudicherebbon che fosse da far con ferri, questa lascerò io al mio 1171 II| lagrime e con tanto dolore, sì ferventemente per questo a disiderare 1172 III| avventura tu hai con più fervore d'animo che con altezza 1173 III| disavventura ch'io mai ti vidi: che fiaccar possa la coscia chi prima 1174 VI| assai volte, da così fatto fiato offeso, vi credetti altra 1175 IV| corpacciate che facciano di fichi, di ciriege o di poponi 1176 VII| sicuri luoghi, troppo di sé fidandosi, senza guida si mettono; 1177 I| della mia compagnia prendi fidanza; ché per certo io non sono 1178 VI| pappardelle. Ma io così fidatamente ne favellava, per ciò che 1179 II| ch'io mai, fuori che a un fidato compagno, non dissi e a 1180 IV| via; e i lor costumi ti fieno inreprobabile dottrina alle 1181 IV| si diletti d'aver miglior figliuola di sé o più pudica. E non 1182 IV| una ottima dottrina nelle figliuole: a tutte insegnano rubare 1183 VI| lampana accesa davanti alla figura di nostra Donna, poco da 1184 III| prodotti, simiglianti a fila d'oro fanno le più divenire; 1185 III| e quante fusa logori a filare una dodicina di lino; e 1186 II| sentimento d'una oppinione filosofica, quantunque falsa sia, cioè 1187 VI| a faticare una dolente filza di paternostri, or dell' 1188 V| mai non molla, mai non fina: dàlle dàlle dàlle, dalla 1189 III| o che 'l vento muova una finestra o che una piccola pietra 1190 II| Per che l'uno de' due fini aspettando, quantunque l' 1191 IV| quando i lavamenti erano finiti, se per sciagura le si ponea 1192 V| passata col re; e quello che i Fiorentini dispongano dello stato della 1193 V| postesi, andando per tutto fioretti compartendo, così il capo 1194 III| diedi cotante centinaia di fiorini d'oro, né mai pur d'uno 1195 VII| quantunque tu abbi la barba molto fiorita e, di nere, candide sieno 1196 V| quello è vero che questi fisici dicono, che quello membro, 1197 II| lei, sì come in termine fisso, avesti sempre intera speranza. 1198 VI| così scaduto, così nelle fitte rimaso, così scoppiato di 1199 VI| indovinello e quella di Florio e di Biancifiore e simili 1200 IV| meglio le conosci che io non fo, elle non ti metteranno 1201 VI| da guardare la cenere del focolare omai, che da apparire tra 1202 V| delle femine disiderano più focose le sentono, più di speranza 1203 V| aggiunse a soddisfare i suoi focosi appetiti tal vicino ebb' 1204 IV| liofante, che ne' vestimenti foderati di vaio e nella spada e 1205 V| ora dissi, e col mantello foderato covare il fuoco, in su le 1206 III| signoreggiante. E primieramente alle fogge nuove, alle leggiadrie non 1207 I| mi vidi a una nebbiafolta e sì oscura quanto niuna 1208 V| sanno bene guidare i lor fondachi le loro mercatanzie le loro 1209 III| che quanti passi ha dal fondaco o dalla bottega alla lor 1210 V| l'avessi colla cappellina fondata in capo e col veluzzo dintorno 1211 II| nostra salute e che è viva fontana di misericordia e madre 1212 IV| venisse; e le pappardelle col formaggio parmigiano similmente: le 1213 IV| d'una essenzia quinta fu formata a dovere essere abitacolo 1214 II| calcina mai nelle vostre fornaci non fu così dal fuoco vostro 1215 IV| lei; senza che insino a' fornaciai a cuocere guscia d'uova, 1216 IV| la casa mia era piena di fornelli e di lambecchi e di pentolini 1217 VII| a me s'appartenesse per fornire l'altra. –~ ~Al quale esso 1218 VII| stenderà, sarà senza fallo fornita. –~ ~A cui allora lo spirito 1219 II| Delle quali, come ch'io fornito non mi sentissi, per ciò 1220 IV| né che troppo abbia il forno la fornaia scaldato e la 1221 I| fatto, m'avvenne che io fortissimamente sopra gli accidenti del 1222 III| soprastessono. Ma esse prestano fortissimi animi a quelle cose le quali 1223 I| che io davanti reputava fortissimo. Per che, ritornatomi alle 1224 VI| mandata avevi, tratta d'un forzierino, col lume in mano e con 1225 II| alcuna persona, se quelli non fosser già, li quali per avventura 1226 II| appresso la mia viltà, la mia fragilità e la mia ingratitudine; 1227 VI| le potrebbe gittare alla francesca. E che più? Cotanto o meno 1228 VI| paternostri sono i romanzi franceschi e le canzoni latine, ne' 1229 III| amico, non parente, non fratello, non padre, non marito, 1230 III| senza mille rimbrotti de' frateti e de' fanti tuoi; basterebbe 1231 III| miseri studianti patiscono i freddi e i digiuni e le vigilie: 1232 II| ghiaccio, a rispetto di questo, freddissimo; e mugnemi sì e con tanta 1233 IV| alquanto di volere porre freno a questo indomito animale; 1234 VI| che, non altrimenti che la fresca acqua sopra i caldi corpi 1235 V| falsa oppinione: cioè della freschezza della carne del viso suo. 1236 IV| ceneri fatti, e alcuno più fresco e alcuno meno, tu ti maraviglieresti; 1237 IV| le lasagne maritate, le frittellette sambucate, i migliacci bianchi, 1238 IV| e pelando le ciglia e le fronti e col vetro sottile radendo 1239 III| lisciatrici, le mediche e i frugatori, che loro piacciono, le 1240 II| questa è dannosa e quella è fruttuosa, non è da comparare.~ ~Ma 1241 VII| similemente questo abbi in odio e fùgghitene; voglio che della offesa 1242 V| fuggito; e ancor fuggiresti e fuggirai, la mia verità imaginando.~ ~ 1243 III| passo fuggono, così il loro fuggirebbono, quello avendo fatto per 1244 V| si fa, fuggito; e ancor fuggiresti e fuggirai, la mia verità 1245 IV| pompe non seguitarono, ma le fuggirono con sommo studio; né si 1246 VI| pietre saltare del muro e fuggirsi, soliessere dicevano 1247 IV| fosse della torre della fame fuggitasi. Le vitelle di latte, le 1248 III| come con istudioso passo fuggono, così il loro fuggirebbono, 1249 VI| esecuzione tutti gli ufici funerali, poi che 'l mio corpo, terra 1250 III| avere li costumi del mondo, fuor delle fasce già sono – degli 1251 IV| e umiltà; e la rabbiosa furia della carnale concupiscenza 1252 VI| potere recare a fine. Ma furonti sì gli occhi corporali nella 1253 III| della vicina sua; e quante fusa logori a filare una dodicina 1254 II| artificiale maestria, speranza di futura mercede. –~ ~Lo spirito, 1255 V| colei alla qual pare di gagliardezza avanzare Galeotto di lontane 1256 V| uomini pieni di prodezza e di gagliardia; e credo che tu credevi 1257 V| di gagliardezza avanzare Galeotto di lontane isole o Febus. 1258 III| quante uova faccia l'anno la gallina, della vicina sua; e quante 1259 I| avvenisse; e parvemi che le gambe mi fossero del tutto tolte 1260 III| maturo a guisa d'un semplice garzone, disonesta e sconvenevole 1261 VI| né la natura, né forse i gastigamenti, aveano potuto nella sua 1262 VII| io spero sì con parole gastigar colei che, vilissima cosa 1263 III| giovanezza tanto non t'avea gastigato che bastasse, la tiepidezza 1264 V| bagnatesi, a guisa che fa la gatta or qua or si lisciava, 1265 VI| se tu e gli altri, che le gatte in sacco andate comperando, 1266 IV| avvengono, non curo di dirti. Le gelatine, la carne salata e ogni 1267 VI| quando da fatica incitata geme, spira; questo è tanto e 1268 V| maggio, ma il dicembre e il gennaio, di sei maniere d'erbette 1269 V| buona ricolta o no; se i Genovesi o' Viniziani recheranno 1270 VI| omai, che da apparire tra genti perché guardata sia.~ ~ 1271 VI| cipolle e lasci stare le gentildonne. Che dirai? Arestil mai 1272 V| che Marco Bello, ma il Bel Gherardino che combattea con l'orso.~ ~ 1273 V| ruffiane, e spendendo in cose ghiotte e in lisci, usava la tua 1274 V| apparecchiare e di quelle certe sue ghirlanduzze composte, levata per tempissimo 1275 VI| il letto mirando dov'ella giace, non sola, come sperava, 1276 V| quanta; se la reina Giovanna giacque la notte passata col re; 1277 V| dal letto, col viso verde, giallo, maltinto d'un colore di 1278 | giammai 1279 VI| legge di Lancellotto e di Ginevra e di Tristano e d'Isotta; 1280 V| dee il vestirsi a guisa di giocolari e ornarsi come quelle che 1281 IV| collo sotto lo importabile giogo di colei, alla quale una 1282 V| gagliardi, colle lance ferrate giostrando, o nelle sanguinose battaglie 1283 III| carolare, il cantare, il giostrare e l'armeggiare, cose di 1284 VII| alcuna cosa si puote, che giovamento e alleviamento debba essere 1285 V| Levante e quanta; se la reina Giovanna giacque la notte passata 1286 II| questo mio desiderio mi dovea giovare, come nella prima cosa m' 1287 IV| lucenti e chiare; come se una giovinetta di pregio fosse, alla quale, 1288 VII| tu 'l sai; né niuno è sì giovinetto nelle filosofiche scuole 1289 VI| tranghiottisce le navi e l'altra le gitta fuori. Egli è per certo 1290 V| usi nelle cose donandole o gittandole via; la cortesia intende 1291 III| braccia della fortuna si gittano! Riguardinsi gli spedali. 1292 VII| dunque da lei ti può essere gittata al volto, o rimproverata 1293 III| danari spesi, acciò che gittati non paiano, queste cose 1294 I| pensando meco medesimo, giudicai che, senza alcuna mia colpa, 1295 VII| quale i più degli uomini giudicherebbon che fosse da far con ferri, 1296 V| Parendomene avere detto assai, giudico che sia omai da tacere: 1297 VI| questo avessi voluto; e giugnere non te ne potea, per ciò 1298 VI| nelle panie incappasti. Giunta adunque nella chiesa, e 1299 I| con quali armi, con qual giurisdizione, con qual forza ella t'abbia 1300 VI| gli appartiene meno che a Giuseppo non fece Cristo; il quale, 1301 III| senza niuna legittima o giusta cagione avere, tutta la 1302 | gl' 1303 VI| hai già detto, cioè che gloriandosi elle sommamente d'essere 1304 IV| meno consideratamente si gloriano, dicendo che Colei, nel 1305 VII| costei? Così bene te ne puoi gloriar tu, come ella e qualunque 1306 III| essa medesima, forse per gloriarsi d'avere uno uomo maturo 1307 III| con altrui e teco medesimo gloriato, avendo riguardo al tuo 1308 VII| questa ingannatrice, come a glorificarla eri disposto, così ad avvilirla 1309 VII| per ciò che, dove l'averla glorificata tu aresti mentito per la 1310 V| le cui opere sieno state gloriose, sarebbe soperchio. Ma ben 1311 VI| risa schernire; e te or «gocciolone», e or «mellone», e ora « 1312 V| non che le carni vive, gonfia; e, dove mucida parea, diviene 1313 III| vengono, che fanno il ventre gonfiare; e, se pure invetriato l' 1314 IV| che l'avere bene le gote gonfiate e vermiglie e grosse, e 1315 VI| testimonio il creda. In quello gonfiato, che tu sopra la cintura 1316 V| bella cosa a dire; e tutta gongola, quando si vede bene ascoltare 1317 V| quel peluzzo che m'è nella gota di sotto all'occhio manco». 1318 V| persone, come ella ti scrive, gradirle. Ma, come tu sai, diverse 1319 III| peso massimamente da loro gradite? Tu medesimo non solamente 1320 VI| erano quivi colle parole graffiati gli usatti e come v'eri 1321 IV| accesa d'ira, prese una granata e, per tutta la casa or 1322 IV| sia donde vegnano delle granate che la casa si spazzi; non 1323 VI| Vedesti mai così nuovo granchio? Per certo questi l'ha cavalca. 1324 III| bene, d'ogni onore, d'ogni grandezza sien degne; e che, senza 1325 III| tuono, il baleno, l'arco, la grandine e l'altre cose nello aere 1326 VI| volta, quando con tuoni grandissimi e quando senza, non altrimenti 1327 IV| starne, i fagiani, i tordi grassi, le tortole, le suppe lombarde, 1328 VII| tale beneficio verso te grato, che, se per me operare 1329 I| costei, di cui tu tanto gravato ti tieni, che sommamente 1330 III| sua; di cui quell'altra è gravida e di che mese dee partorire; 1331 VII| sì fatta e tanta che ogni gravissimo peccato, quantunque da perfida 1332 V| e più parlante che alla gravità donnesca non si richiede, 1333 VI| partii pieno di sdegno e di gravosa noia. Questo, secondo che 1334 II| disse essere piacevole e graziosa e di tutti quelli costumi 1335 III| fecero mai i Troiani o' Greci o' Romani, di tutto pienamente 1336 IV| vernaccia da Corniglio, e del greco e di qualunque altro buon 1337 V| prendere, così di quelli il grembo e il petto di spilletti 1338 V| gli uccelli che mudano, grinza e crostuta e tutta cascante; 1339 IV| gote gonfiate e vermiglie e grosse, e sospinte in fuori le 1340 VI| nascosa, spesso vi piglia de' grossi. Ma, sì come colei che di 1341 IV| risparmiare. Primieramente, se grosso cappone si trovava, de' 1342 VI| scoppiato di cerro o di grotta o se' così da ogni uomo 1343 I| amaritudine sia negli etterni guai che in quelli del tuo folle 1344 VI| leggendo e a parte a parte guardandola, ti sentii nominare, e con 1345 I| Parvemi allora, nel viso guardandolo, che egli alquanto delle 1346 IV| spesse volte avvenne che, non guardandomene io e basciandola, tutte 1347 V| rifà tutto e sopra sé torna guardandosi, che si faceva ella, sommamente 1348 I| avanti che io, per attorno guardarmi, potessi conoscere dov'io 1349 III| con più discreto occhio guardasse che tu, impedito, per avventura 1350 II| favellava, dicendo:~ ~«Deh, guardate come alla cotal donna stanno 1351 VII| perciò saresti lasciato, se guardi a chi è il «secondo Ansalone», 1352 VI| danari, che io alla sua guardia follemente avea commessi, 1353 IV| io avea, mia tesoriera e guardiana non la feci, mille volte 1354 III| dovevano render cauto e guardingo dagli amorosi lacciuoli. 1355 VI| loro festa significare: né guari stetti, che alla richiesta 1356 VI| t'appresserai alla tua guarigione. Questa perversa femina 1357 V| quale amaritudine si dee per guarir l'anima, che è cosa etterna, 1358 V| dimostrazioni puzzolenti purgare e guarire si voglia, il mal concetto 1359 VII| tutta l'avresti bruttata e guasta, costei amando. Ora io potrei, 1360 III| un'ora potere confondere, guastare e tornare a nulla che, ad 1361 IV| sufolando e appostando di guastarle il suo bel viso amoroso.~ ~ 1362 IV| casa recata, conoscendo che guerra, e fuoco e mala ventura 1363 VII| troppo di sé fidandosi, senza guida si mettono; e del beneficio, 1364 V| tenuti, perciò che sanno bene guidare i lor fondachi le loro mercatanzie 1365 I| qual tracutanza t'ha qui guidato? –~ ~Io, costui udendo, 1366 VI| secondo i meriti rende guiderdoni.~ ~Mandati dunque ad esecuzione 1367 IV| perversa moltitudine sia gulosa, ritrosa, ambiziosa, invidiosa, 1368 IV| insino a' fornaciai a cuocere guscia d'uova, gromma di vino, 1369 VII| riconobbi. E, poi che alquanto gustata l'ebbi, mi parve che non 1370 III| il materno latte abbino gustato, se n'uccidono! Quanti a' 1371 VI| tormento; della verahannearà mai, sì come colei 1372 VII| pigliare alle busecchie. Hatti la natura tanta di grazia 1373 VI| pervenire a quel dolore al quale ieri t'avea condotto la tua follia; 1374 VII| parole più aspre contro alla ignominia della malvagia femina che 1375 III| dove essi, del tutto ignoranti, niuna cosa più oltre sanno 1376 VII| naturalmente peccato, e per ignoranza: che nel divino aspetto 1377 III| lui per le mura, giovane, ignudo, con ali e con gli occhi 1378 VII| i corpi, e l'anime tutte iguali e da uno medesimo creatore; 1379 | II 1380 | III 1381 I| della sua luce siffattamente illumini il mio intelletto e la mano 1382 VI| Livio e molti altri uomini illustri, per quel ch'io creda, tuoi 1383 I| chi più la disidera, meco imaginai di costrignerla a tôrmi 1384 IV| come loro; e per questo imaginano dovere essere riguardate, 1385 V| per veduta né ancora per imaginazione, per ciò che fuggito l'hai), 1386 IV| che tu se' uomo fatto alla imagine e alla similitudine di Dio, 1387 VII| grandissima quantità il cielo ebbe imbiancato, subitamente divenne grandissimo; 1388 IV| cose servata l'anima loro immaculata, meritarono di divenire 1389 II| gli spiriti, li quali sono immortali, vi morrebbono. E, acciò 1390 IV| mille cose nuove n'erano impacciati. Delle quali confezioni 1391 III| alcuna manuale arte non imparasti e sempre l'essere mercatante 1392 II| domanda, acciò che tu a' tuoi impauriti spiriti interamente restituischi 1393 V| come è questa valle, senza impedimento ti possi partire. Sostieni 1394 I| solamente il mio volare impedìo, ma quasi d'ogni speranza 1395 I| rammarichii alla bocca; la paura m'impediva di prendere partito verso 1396 II| che mortali e mobili e imperfetti sète, fate; nelle menti 1397 III| truovano. La femina è animale imperfetto, passionato da mille passioni 1398 IV| presente ne' papati, negl'imperi, ne' reami, ne' principati, 1399 VII| ne brutterebbe la corona imperiale. Che gentilezza dunque da 1400 VII| nimici e rubelli del suo imperio peccarono, per ciò che buona 1401 I| sola benignità di Colei che impetrandola da Colui che vuol quello 1402 III| splendenti, dai miseri mariti impetrano; il quale non s'accorge 1403 VII| prieghi la tua venuta a me impetrarono, appena che io possa sperar 1404 VII| che avuto hai al presente, impetreresti o no. –~ ~Al quale mi parea 1405 II| Figliuolo domandò grazia e impetrò la salute tua; alla quale 1406 VI| ti saresti per la gola impiccato; ma vorrebbe il capestro 1407 VII| alla tua liberal profferta imporrò che ti piaccia, quando di 1408 IV| follemente il collo sotto lo importabile giogo di colei, alla quale 1409 IV| noiosa, vezzosa, stomacosa e importuna; né altre cose assai le 1410 III| una povera. Le cose loro imposte tanto fanno, quanto elle 1411 VI| focoso cruccio riscaldato, impostemi; e, come nascoso era il 1412 VII| niuna mal fatta cosa lasciò impunita. E nel vero, se tempo da 1413 II| Amore», e altri «la valle incantata», e assai «il porcile di 1414 IV| l'aspido al suono dello incantatore.~ ~Ora io non t'ho detto 1415 III| come, ne' lacciuoli d'amore incapestrarmi e nelle mani d'una femina 1416 IV| volendo per la nostra salute incarnare, per non venire ad abitare 1417 I| tu, sanza guardare come, incatenata la tua libertà e nelle sue 1418 III| di quanti mali, di quanti incendi, di quante morti, di quanti 1419 IV| mano si mettessero alla inchiesta della malvagia e perfida 1420 III| Ma, sì come animale a ciò inchinevole, subitamente in sì fervente 1421 I| la sua ingiuria sopra me incitasse e a quelle mi facesse dilacerare; 1422 VI| caldo e quando da fatica incitata geme, spira; questo è tanto 1423 IV| La lor bellezza non ti inciterà al disonesto fuoco, anzi 1424 V| piace da quella bellezza incominciare, la qual, tanto le sue arti 1425 IV| ebbe tanta fortezza che la incommutabile disposizione di Dio avacciò 1426 I| quella notte, non senza incomparabile piacere, tutti meco repetendoli, 1427 I| alcuna umanità, che di me t'incresca; e, se sai, m'insegni com' 1428 I| dirottamente, di me stesso increscendomi, a piagnere cominciai. Ma, 1429 III| Sanno ciò che si fa in India e in Ispagna; come sieno 1430 III| questo m'indusse a tanta indignazione d'animo che io fui alcuna 1431 II| non avendo io alcuno altro indizio di lei che solamente il 1432 IV| volere porre freno a questo indomito animale; ma perduta era 1433 V| per le mura né con corazza indosso né con bacinetto in testa 1434 VI| Legge la canzone dello indovinello e quella di Florio e di 1435 II| è stato, che cagione ti induceva il trapassato, con tante 1436 II| dare alla bisogna alcuno indugio, in quella parte prestamente 1437 IV| della quale troppa maggiore industria s'adoperava, per ciò che 1438 III| sconvenevoli sieno, ma con ragioni inespugnabili biasimerai i giovani che 1439 I| sentiero pervenissi, letizia inestimabile e mai simile da me non sentita 1440 III| che all'altre naturali e inevitabili opportunità vadano; i luoghi 1441 IV| contado alcuno ortolano, che infaccendato non fosse, quale a fare 1442 VI| dovevi prestamente a quella infallibile verità: cioè niuna femina 1443 VI| tua era ancora del tutto inferma, se così ordinatamente avessi 1444 VI| sanità recheranno alla tua infermamente. Come che nel vero io non 1445 V| né ogni infermità né ogni infermo potere essere sempre dal 1446 VI| quel golfo una voragine infernale; la quale allora si riempirebbe, 1447 VII| cosa profonda infino in inferno, oscura e piena di noie 1448 IV| maniera debbano tenere ad infignersi d'essere malate, acciò che 1449 III| dirà che da dolersi non sia infin la morte.~ ~Nella seconda 1450 IV| la divina bontà etterna e infinita; e per quali scale ad essa 1451 II| cui comandamento, è quello infinito Bene che di tutte le cose 1452 IV| retà, per mille sospiri infinti, per cento milia false lagrime 1453 VI| tanta la forza di questo suo infinto parlare e sì maestrevolmente 1454 III| tutto pienamente tornano informate; e quelle colla fante, colla 1455 III| ma assai convenevolmente informato, sia da una femina, a guisa 1456 VII| non potea, da altrui poi informatomene, essere non meno vere che 1457 VI| secondo la dilettevole, infornare il malaguida. Nuove cose, 1458 VII| che a te: che, se non m'inganna il mio iudicio, quantunque 1459 VII| parole da me ben dette, non t'ingannassi. Tu hai amata costei, perché 1460 VI| comperando, spesse volte rimanete ingannati, niuno maravigliar se ne 1461 VII| nascondete. E perciò questa ingannatrice, come a glorificarla eri 1462 IV| reverendissima e veramente donna s'ingegnarono con tutta lor forza di somigliare, 1463 IV| gloria, la quale s'erano ingegnate nella mortal vita di somigliare. 1464 II| natura delle femine, lei s'ingegnava di mostrare essere uno Alessandro; 1465 VII| riposo alla mano; e perciò ingegnera'ti d'essere utile a coloro, 1466 I| possono da' più sublimi ingegni comprendere, tanto d'eccellenzia 1467 III| Nilo; e se 'l cristallo s'ingenera sotto tramontana di ghiaccio 1468 V| Francia; che ordina il re d'Inghilterra; se i Ciciliani avranno 1469 V| dicea: «Questo velo fu poco ingiallato; e questo altro pende troppo 1470 II| la mia fragilità e la mia ingratitudine; e le infinite offese già 1471 III| disviatrice dello 'ngegno, ingrossatrice, anzi privatrice della memoria, 1472 IV| conceda del tutto; se non, le inimicizie mortali, le 'nsidie e gli 1473 VII| peccato, quantunque da perfida iniquità di cuore proceda, solo che 1474 III| adunque omai la tua etade agl'innamoramenti decevole: alla quale non 1475 V| tanto potuto farti di lei innamorare che, quello vedendo cento 1476 V| avventurato, del quale essa, innamoratasi, assai volte già seppe come 1477 II| altrui che io di lei fossi innamorato: e in questo più volte crudele 1478 III| possano; e sono ritrose e inobedienti. Niuna cosa è più grave 1479 IV| e i lor costumi ti fieno inreprobabile dottrina alle virtuose opere. 1480 II| uno, dal fallace amore inretiti; le boci de' quali, in quanto 1481 III| loro lussuria è focosa e insaziabile; e per questo non patisce 1482 IV| nelle figliuole: a tutte insegnano rubare i mariti; come si 1483 VI| cose assai, che tu non sai, insegnare? Sì forse delle malvage, 1484 I| t'incresca; e, se sai, m'insegni com'io di luogo di tanta 1485 IV| tu ad una femina iniqua, insensatamente di lei credendo quello che 1486 V| rimenare, la pasta, che è cosa insensibile, non che le carni vive, 1487 IV| prima tempo alle occulte insidie, e forse lungamente serbate, 1488 VII| ricchi; e, dalle ricchezze insuperbiti, ardirono di fare quello 1489 I| eccellenzia trapassano gl'intelletti de' mortali. E intorno a 1490 VII| acciò che tu stesso, male intendendo le parole da me ben dette, 1491 V| racconterò, ti mosterrò come intender si dee, e come ella intende, 1492 IV| nobiltà sia conceduto; anzi s'intenderà essere ancora de' più menomi, 1493 VII| contrario; ma questo si vuole intendere sanamente. Ciò che tu hai 1494 V| se così intendessi, non intenderesti bene il senno di che ti 1495 V| dette cose perversamente intendevi, così similemente della 1496 V| ottimamente la scrittura di Dio intendono e sanno altrui mostrare; 1497 IV| quale studio queste cose intervenieno alle spese di me che talor 1498 V| la sua lettera leggendo, intesa, abbi testé compreso di 1499 III| studi. Tu, se io già bene intesi, mentre vivea, e ora così 1500 I| sentieri o via alcuna, e intorniata di montagne asprissime e 1501 I| mai; la quale subitamente intorniatomi, non solamente il mio volare


ab-cerch | cerco-dovea | dover-intor | intra-parig | parla-ripro | risca-tenut | tesi-zotic
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License