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1502 IV| poi che 'l mondo fu fatto, intra tanta moltitudine quanta 1503 II| leccando, così poi, nelle intrinsece trapassato, più vivo divenne, 1504 III| quelle cose nelle quali assai invecchiano d'anni, e di senno ciascuno 1505 IV| dicessi come ell'era solenne investigatrice e bevitrice del buono vino 1506 IV| gulosa, ritrosa, ambiziosa, invidiosa, accidiosa, e delira: né 1507 II| fieramente nelle branche d'amore inviluppato; né m'è più celato che questo 1508 IV| basciandola, tutte le labbra m'invischiai; e meglio col naso quella 1509 III| comparazione, sospettoso e iracondo. Niuna cosa si potrà con 1510 III| come scellerati le loro ire abbino già faiti, non dubito 1511 V| che tu fossi l'Amoroldo d'Irlanda. Della sua gentilezza già 1512 II| misericordia si vede, ma con irrevocabile e severa giustizia continuo, 1513 III| spiacevole che a vedere irritrosire una povera. Le cose loro 1514 IV| similmente: le quali non in iscodella, ma in un catino, a guisa 1515 I| Mostrami dov'ella venisse ad isforzarti che tu l'amassi; mostrami 1516 V| avanzare Galeotto di lontane isole o Febus. E già assai volte, 1517 VI| Ginevra e di Tristano e d'Isotta; e le loro prodezze e i 1518 III| che si fa in India e in Ispagna; come sieno fatte le abitazioni 1519 VI| commendava. E, se questo non isperavi, in quale altra cosa ti 1520 VI| esaltando con parole da fare per istomacaggine le pietre saltare del muro 1521 IV| troppo sarebbe lunga la istoria. Ma per quello ch'è detto, 1522 III| medesimo rivolgendo l'antiche istorie e le cose moderne e guarda 1523 III| superfluo peso, come con istudioso passo fuggono, così il loro 1524 | ita 1525 VII| se non m'inganna il mio iudicio, quantunque tu abbi la barba 1526 | IV 1527 IV| e basciandola, tutte le labbra m'invischiai; e meglio col 1528 II| priego che come tu ne' suoi lacci incappasti mi manifesti. –~ ~ 1529 I| occhi miei recava continue lacrime, e sospiri e rammarichii 1530 III| temere; per questo sogliono i ladroni ben sapere riporre le cose 1531 I| compunzione debita mosso, ne lagrimai e me medesimo biasimai forte, 1532 VII| avere fatto fine e tacere, lagrimando alquanto, il viso alzai; 1533 I| amaramente cominciai non a lagrimare solamente, ma a piagnere. 1534 IV| era piena di fornelli e di lambecchi e di pentolini e d'ampolle 1535 VII| rifiutato, tu ti piagnerai e lamentera'ti, ma d'averti, a modo 1536 VI| partirmi, vidi in essa una lampana accesa davanti alla figura 1537 V| pro' e gagliardi, colle lance ferrate giostrando, o nelle 1538 VI| ne' quali ella legge di Lancellotto e di Ginevra e di Tristano 1539 V| Ulivieri, di prodezza, la cui lancia per sei o per otto aringhi 1540 I| forti nimici della mia vita: laond'io, arrestato nella guisa 1541 VI| la ventraia, la quale, di larghi e spessi solchi vergata 1542 I| come per effetto si vede, è larghissimo donatore, che alla presente 1543 IV| tortole, le suppe lombarde, le lasagne maritate, le frittellette 1544 VI| a sarchiare le cipolle e lasci stare le gentildonne. Che 1545 III| cose nelle dette maniere lasciano usare, senza guardare in 1546 IV| cotale roba mutare le sale o lasciarle stare; non ti domanderanno 1547 V| sconvolti bronchi che, a non lasciarti la via da uscirci vedere, 1548 VI| dilungate sono, se cascare le lasciasse, che forse, anzi sanza forse, 1549 V| piacesse sì ch'io lei non lasciassi per andare dietro alle fanti 1550 II| quello non è dove tu la lasciasti; ed esso ogni cosa pienamente 1551 VII| io, quantunque io n'abbia lasciate molte; e questa credo che 1552 VI| bestia essere tenuto.~ ~Io lascio cose assai a dire, per volere 1553 VII| mai niuna mal fatta cosa lasciò impunita. E nel vero, se 1554 VI| guisa d'una fanciulletta lasciva, con certi animaletti, che 1555 II| chi vuole ed entricisi con lascivia e con mattezza, egli non 1556 III| leggiadrie non usate, anzi lascivie, e alle disdicevoli pompe 1557 VI| franceschi e le canzoni latine, ne' quali ella legge di 1558 IV| maravigliosamente li accendeva che, laudando divotamente Colui che creata 1559 II| stato sia, poco nelle sue laudi adoperandomi; ma io divotamente 1560 VII| peccatore, tutto il toglie via e lava della mente del commettitore 1561 IV| spada tratta. E quando i lavamenti erano finiti, se per sciagura 1562 III| fornaia, colla trecca, o colla lavandaia berlingano senza ristare, 1563 V| non se' da altro che da lavare scodelle; va': chiamami 1564 IV| dalle quali io credea lei lavata dovere tornare, ed ella 1565 VII| fonte della sua vera pietà lavati; e, oltre a ciò, beatificati 1566 IV| il suo auricome capo si lavava e di quante ceneri fatti, 1567 VII| con l'acqua chiara te 'l lavi; anzi ti dirò più: ch'egli 1568 III| solfo e quando con acque lavorate e spessissimamente co' raggi 1569 IV| Fabrizio e qualunque altro leale uomo stato commendando. 1570 IV| volea, sé d'altra parte di lealtà sopra Fabrizio e qualunque 1571 II| parti superficiali andò leccando, così poi, nelle intrinsece 1572 V| che avuto avea spazio di leccarsi, che appena che niuno il 1573 I| fantastica, la quale il sonno non lega, diverse forme paratemi, 1574 III| nelle mani d'una femina dare legata la mia libertà e sottoposta 1575 I| essendo io in altissimo sonno legato, non parendo alla mia nimica 1576 I| quali per avventura ciò leggeranno, e altro no.~ ~Non è ancora 1577 VI| della vanità di lei e della leggerezza sospicando, non dubitar 1578 III| massimamente in credere troppo di leggeri così alte cose d'una femina, 1579 IV| anzi de' diavoli, dove leggermente potresti trovare cosa che 1580 III| le corone, le ghirlande leggiadre, i velluti, i drappi ad 1581 III| primieramente alle fogge nuove, alle leggiadrie non usate, anzi lascivie, 1582 IV| divenuta, quantunque assai leggier dote recata v'avesse, come 1583 V| azzuffare; la qual cosa ella di leggieri farebbe, sì come colei alla 1584 VII| incontanente parere leggierissimo e spedito e avere licenzia 1585 III| più cocenti, senza niuna legittima o giusta cagione avere, 1586 VI| quale, come che per più legittime cagioni si dovesse da così 1587 VI| tale che, quantunque il mio legnetto con assai grande albero 1588 VI| Ed è mirabil cosa che mai legno non v'entrò, che non vi 1589 V| è a pensare donde tanta lena le venga. E per certo, se 1590 I| quale, come detto è, con lenti passi appressandomisi, in 1591 I| levava, venire verso me con lento passo uno uomo senza alcuna 1592 V| asta cavalcano, colla testa lenzata e stretta, la doglia al 1593 VI| il covacciolo sentire del leone, che nelle Chiane, di mezza 1594 III| discorrono che le tigre, i leoni, i serpenti hanno più d' 1595 V| di feccia o un monte di letame; per lo quale saresti, come 1596 III| dorme, tutta la notte in letigi trapassa e in questioni, 1597 I| niuno dubbio potrò a molti lettori di quella fare utilità. 1598 I| etterni non ti avverrebbe. Leva adunque via, anzi discaccia 1599 V| mento; togli quel vetro e levami quel peluzzo che m'è nella 1600 IV| la buccia e certi peluzzi levandone; né era mai che due o tre 1601 I| odio, per diradicarlo e per levarlo di terra, mettere le lor 1602 VII| alla nuova luce che pare levarsi; la quale se ciò fosse che 1603 I| della mente ogni oscurità levatami, intanto la vista di quelli 1604 VI| richiesta di colui, con cui era, levatasi e acceso un torchietto e 1605 VI| vittoria, poscia che io levato l'era stato dinanzi; la 1606 IV| fante meno lasciato il pane levitare; o che da provvedere sia 1607 VI| ella forse a così fatte lezioni non intende, a guisa d'una 1608 VI| altrimenti ti posso dire del lezzo caprino il quale tutta la 1609 VII| lasciati!), e perciò alla tua liberal profferta imporrò che ti 1610 II| mi si mostrava pietoso e liberale. Dalla qual conoscenza una 1611 VI| farai credere che in lei libidinoso amore avessi posto, sì come 1612 II| che alle prediche, non in libro né in scuola, son certo 1613 IV| tanta che fa nel beato regno lieti gli agnoli, riguardandola, 1614 IV| è maggior bestia che el liofante, che ne' vestimenti foderati 1615 V| spendendo in cose ghiotte e in lisci, usava la tua nuova donna 1616 IV| buono e pacefico stato della lisciata donna; e, avanti che a dormir 1617 III| lussuriare. Sole le 'ndovine, le lisciatrici, le mediche e i frugatori, 1618 V| la gatta or qua or si lisciava, or questo capello or quello 1619 IV| qual che si fosse più di litigi e di quistioni pieno, m' 1620 V| sedendosi, colle occhiaia livide, e tossire e sputare farfalloni, 1621 VI| Tullio, Virgilio e Tito Livio e molti altri uomini illustri, 1622 II| quale in corporal fortezza lodando, condiscendemmo alle moderne: 1623 II| gran gentildonna si possano lodare e commendare. Le quali cose 1624 VII| così sono mio: grazie e lode n'abbia colui che fatto 1625 III| vicina sua; e quante fusa logori a filare una dodicina di 1626 IV| grassi, le tortole, le suppe lombarde, le lasagne maritate, le 1627 V| gagliardezza avanzare Galeotto di lontane isole o Febus. E già assai 1628 IV| quanto essi sieno dal vero lontani, colui il sa che quelle 1629 VI| colle nuove, alquanto di lontano mi piace di cominciare. 1630 III| porco, qualora è più nel loto convolto, aggiugne alla 1631 IV| assai solamente, ma le volea lucenti e chiare; come se una giovinetta 1632 VII| noi disceso, fece una via luminosa e chiara, non trapassante 1633 VI| nascondono. Ma di gran lunga è di lungi la tua estimazione dalla 1634 III| letto dormendo, esserne ne' lupanari publici andate con vestimenti 1635 III| come rapide e fameliche lupe, venute ad occupare i patrimoni, 1636 VI| orecchia porta a' rapaci lupi dello alto legnaggio e del 1637 II| assomigliando, mostrò di volere, lusingando, contentare; affermando 1638 VII| non che parrebbe che io lusingare ti volessi, assai leggiermente 1639 III| e avresti veduto le vane lusinghe, sommamente dalle femine 1640 III| più lungamente deliziosa lussuriare. Sole le 'ndovine, le lisciatrici, 1641 III| così in loro dimora come le macchie nello ermellino, non favellatrici, 1642 IV| quante volte, fetido e maculato da esse partendoti, tra 1643 IV| generalmente in tutti i maestrati e sacerdozi e nell'altre 1644 IV| e le donne, sono ottime maestre e sensali di fare che messer 1645 VI| suo infinto parlare e sì maestrevolmente il seppe dire, che assai 1646 I| che qua tingono i nostri maestri. Il quale, come detto è, 1647 II| malvagità, non senza artificiale maestria, speranza di futura mercede. –~ ~ 1648 V| lasciamo stare l'aprile e 'l maggio, ma il dicembre e il gennaio, 1649 IV| Adunque con questa stolta maggioranza e arroganza incominciando, 1650 IV| e sacerdozi e nell'altre maggioranze così divine come umane, 1651 II| delle antiche, quale in magnanimità, quale in castità, quale 1652 VI| Egli è andata via quella magnificenza della quale forse tanto 1653 IV| Soave, così la nobilità e le magnificenzie de' suoi m'incominciò a 1654 IV| conoscendo che guerra, e fuoco e mala ventura recata v'avea, cominciai 1655 III| colei, la quale in questa maladetta moltitudine più casta e 1656 VI| dolente; dove, col cuore, maladiceva la vita che tanto m'era 1657 VI| colla lingua cominciò a maladire lo sventurato caso della 1658 VI| dilettevole, infornare il malaguida. Nuove cose, e assai dalle 1659 VI| savio. Domine, dàgli il malanno! Torni a sarchiare le cipolle 1660 IV| tenere ad infignersi d'essere malate, acciò che libero loro dal 1661 VI| alcuna cosa ti dissi, assai malconveniente a' suoi piaceri; il quale, 1662 III| li negromanti, le femmine maliose, le 'ndovine sono da loro 1663 VII| molto meno d'offesa che chi maliziosamente pecca; e ricordar ti dèi 1664 VI| più avanti del borgo di Malpertugio, posto tra due rilevati 1665 VI| vecchia rantolosa, vizza, malsana, pasto omai più da cani 1666 V| col viso verde, giallo, maltinto d'un colore di fummo di 1667 I| e come costei, contra te malvagiamente operando, s'ingegna di darti 1668 III| rubare. Al quale se la già mancante natura concede figliuoli, 1669 V| gota di sotto all'occhio manco». Delle quali cose e di 1670 V| troppo da questa parte; manda questo altro più giù; fa' 1671 II| avendoli sbanditi, qui li mandasse in esilio, come a me pare 1672 VI| meriti rende guiderdoni.~ ~Mandati dunque ad esecuzione tutti 1673 II| pericolo e la benignità del mandatore, io mi sentii nello animo 1674 IV| appresso la cura del ben mangiare e del ben bere e del vestire, 1675 IV| porco, così bramosamente mangiava, come se pure allora dopo 1676 II| Ma non ti sia grave ancor manifestarmi se mai questo tuo amore 1677 IV| vogli, vai cercando sotto i mantelli delle vedove, anzi de' diavoli, 1678 I| altrui, non s'acquista né si mantiene amore, anzi odio e nimistà? 1679 III| apertamente conosco, mai alcuna manuale arte non imparasti e sempre 1680 II| convenga d'usare, non è panno manualmente tessuto, anzi è un fuoco 1681 VI| rimanete ingannati, niuno maravigliar se ne dee. E per questa 1682 VII| nel sogno mi parve salire, maravigliatomi forte, sopra le vedute cose 1683 IV| fresco e alcuno meno, tu ti maraviglieresti; e vie più, se io ti disegnassi 1684 V| E veramente di te io mi maraviglio come ti sia stato disdetto 1685 II| riuscire, s'avviluppano. Maravigliomi io di te che ne domandi; 1686 IV| virtuosamente adoperaremaravigliosamente li accendeva che, laudando 1687 V| gran tempo. E, se niuno mai marcio fu di questa nocenzia putrida 1688 V| avanzare di fortezza, non che Marco Bello, ma il Bel Gherardino 1689 VI| annullati e, peggio che montoni maremmani, sprezzati e avviliti; e, 1690 V| dimestichezza usava come il mio marital debito; né solamente il 1691 IV| alla quale, essendo per maritarsi, convenisse colla bellezza 1692 IV| suppe lombarde, le lasagne maritate, le frittellette sambucate, 1693 V| parole così dette sono i martelli, i picconi, i bolcioni i 1694 IV| temporali avversità e a' martìri: delle quali cose servata 1695 IV| d'uova, gromma di vino, marzacotto, e altre mille cose nuove 1696 VI| quale tutta la corporea massa, quando da caldo e quando 1697 IV| si voglia a cuocere una matassa d'accia; o se il lino viterbese 1698 III| ancora, prima che essi il materno latte abbino gustato, se 1699 I| male da colei la quale io mattamente per mia singulare donna 1700 II| entricisi con lascivia e con mattezza, egli non è così agevole 1701 V| ucciso. Canzoni, suoni e mattinate e simili cose, più che altra 1702 V| tu, come io le più delle mattine la vedea, veduta l'avessi 1703 III| una femina, a guisa d'uno matto, ora col muso, ora col dito 1704 V| artificiata e simile alle mattutine rose parendo, con teco molti 1705 IV| sensali di fare che messer Mazza rientrar possa in Valleoscura, 1706 III| che noi lasciamo stare lo 'mbolare continuo che a' mariti fanno 1707 IV| studi, la filosofia ha dalla meccanica turba separato? Del numero 1708 IV| più tosto sostenere che medicare si potea. Per che, avveggendomi 1709 VII| facesse a dovere venire a medicarti di quel male al quale radissime 1710 V| medico con odoriferi unguenti medicato, perciò che assai sono, 1711 III| ndovine, le lisciatrici, le mediche e i frugatori, che loro 1712 V| parlare, per ciò che contraria medicina sarebbe alla infermità la 1713 VII| male al quale radissime medicine trovare si sogliono. –~ ~ 1714 VI| te or «gocciolone», e or «mellone», e ora «ser Mestola» e 1715 VII| persona grande e bene ne' suoi membri proporzionata e nel viso 1716 V| fisici dicono, che quello membro, il quale l'animale bruto 1717 I| cagione; e con questo mi ci mena e con questo mi ci tiene». 1718 VI| scapestratamente la sua vecchiezza menare che non l'era paruto potere 1719 I| a quello benignamente mi menerà». E, mentre che io in così 1720 III| ingegno seguita. Questa, non menoma tra l'altre scienzie, ti 1721 IV| intenderà essere ancora de' più menomi, per rispetto alle femine 1722 IV| comprenderà il più vile e 'l più menomo uomo del mondo, il quale 1723 II| quale non si dee credere che menta già mai – che tu sempre, 1724 VII| fai, ottimamente, eziandio mentendo sa cui gli piace tanto famoso 1725 V| cattive femine. Ma di ciò mentia ella ben per la gola: ché, 1726 III| chiaramente mostrato colui mentir per la gola che sì ampiamente 1727 II| l'ho conosciuta. Io non mentirò: come io vidi la sua statura 1728 VII| averla glorificata tu aresti mentito per la gola e fatto contro 1729 III| imparasti e sempre l'essere mercatante avesti in odio; di che più 1730 V| guidare i lor fondachi le loro mercatanzie le loro arti i loro fatti 1731 VI| fallo, se saputo avessi il mercato il quale n'ha fatto e fa, 1732 II| maestria, speranza di futura mercede. –~ ~Lo spirito, il quale – 1733 III| portamenti somigliano le publiche meretrici; le quali tanti nuovi abiti 1734 IV| l'anima loro immaculata, meritarono di divenire compagne a Colei 1735 II| la quale io la sua grazia meritassi, mi dispuosi del tutto. 1736 I| e ingiuria, sanza averla meritata, ricevere, da sdegno sospinto, 1737 VII| dolce che 'l mio peccato non meritava me riprendendo, m'hai dimostrato 1738 I| averti tu stesso offeso, meriteresti tu appo giusto giudice ogni 1739 VI| baciavano e, parole tra' baci mescolando, si dimandavano insieme 1740 IV| numero di quelle si vogliono mescolare e in quello essere annoverate 1741 IV| maggiori divenuto degno di mescolarti. Come non ti conosci tu? 1742 I| me stesso, con una paura mescolata di non passare di malvagia 1743 III| altra è gravida e di che mese dee partorire; e quanti 1744 II| disavventura, non sono molti mesi passati, avvenne che io 1745 IV| maestre e sensali di fare che messer Mazza rientrar possa in 1746 V| strebbiata e quelli vestimenti messisi che più all'animo l'erano, 1747 VII| cielo parea che toccasse, messosi, me non senza grandissima 1748 IV| lor vicini, ché, quando mestier lor fanno le prestino, sallo 1749 VI| or «mellone», e ora «ser Mestola» e talora «cenato» chiamando, 1750 VII| altro non ho, che di me metta cura (non mettessono essi 1751 V| camera, primieramente si mettea davanti un grande specchio 1752 IV| poco davanti l'avea creato, mettendogli tutti gli altri animali 1753 IV| che io non fo, elle non ti metteranno in disputare o discutere 1754 IV| rispondere; in che guisa metterlisi in casa; che maniera debbano 1755 VI| Certo niuna, se non di metterti nelle braccia quelle membra 1756 IV| levasse; e co' lumi in mano si mettessero alla inchiesta della malvagia 1757 VII| che di me metta cura (non mettessono essi più in occupare quello 1758 VII| in speranza di salute mi metti, avendo io già l'una, carissimo 1759 VI| leone, che nelle Chiane, di mezza state, con molta meno noia 1760 VI| quello ch'io detto t'ho, non miga a quello che tu per li tuoi 1761 IV| frittellette sambucate, i migliacci bianchi, i bramangieri, 1762 IV| Mirabile cosa, in tante migliaia d'anni quante trascorse 1763 IV| madre si diletti d'aver miglior figliuola di sé o più pudica. 1764 | mila 1765 VII| medesimi e' vai e gli altri militari ornamenti vituperarono. 1766 V| Febus. E già assai volte, millantandosi, ha detto che se uomo stata 1767 V| l'alte e grandi e lunghe millanterie ch'ella fa, quando berlinga 1768 IV| adunque, con romori e con minacce e con battere alcuna volta 1769 I| molte volte e forse a non minor pericolo condusse, qui, 1770 VI| qualunque ora l'acque furono minori, che io non avessi, senza 1771 IV| credendomi, sofferendo, minuire l'angoscia e l'affanno, 1772 VI| potrebbe essere entrata. Ed è mirabil cosa che mai legno non v' 1773 II| affezione mosso, cominciò a dire mirabili cose, affermando che in 1774 V| oltre a queste, dirà che miracolosa cosa è a pensare donde tanta 1775 VI| faticata; e, verso il letto mirando dov'ella giace, non sola, 1776 IV| di coloro cacciava che la miravano; e d'uno focoso e caritevole 1777 VII| colei è femina, per cui sì miseramente piangevi: e quanto l'uomo 1778 I| rasciutte dal volto le misere e le pietose lagrime e confortatomi 1779 VI| frati, che santissimi e misericordiosi uomini sono, e consolatori 1780 VI| distese l'abbia, tanto oltre misura dal loro natural sito spiccate 1781 II| operazioni si fanno, vo misurando, maraviglia mi porge, sentendomi 1782 V| tutte l'altre «decime o moccicose». Questo è adunque quel 1783 VII| Vieni ora tu tra' suoi moderni e ancora tra' suoi passati 1784 III| colui e di molti divengono mogli; e di troppa maggior quantità 1785 V| ciarlare mai non ristà, mai non molla, mai non fina: dàlle dàlle 1786 I| tutto delle mie lagrime molle mi stava, ed ecco di verso 1787 IV| i solitari luoghi che le moltitudini, ne' templi e negli altri 1788 IV| pura, tanto virtuosa, tanto monda e piena di grazia e del 1789 IV| somigliare, non solamente le mondane pompe non seguitarono, ma 1790 VI| senza, non altrimenti che di Mongibello, spira un fummo sulfureo 1791 VII| che se col vero corpo la montagna salita avessi che nel sogno 1792 V| una soma di feccia o un monte di letame; per lo quale 1793 VI| annullati e, peggio che montoni maremmani, sprezzati e avviliti; 1794 III| vezzi, tante ciance, tanta morbidezza sottomettere, porgere e 1795 IV| qualunque altro buon vino morbido e accostante, tu nol mi 1796 VI| come dicea, come hanno che morir debbano. Appropinquossi 1797 II| quali sono immortali, vi morrebbono. E, acciò che tu parte ne ' 1798 IV| ritornassono, convenia che morta o presa la presentassono 1799 III| quanti incendi, di quante morti, di quanti disfacimenti, 1800 II| quale la divina bontà si mosse a dovere me mandare ad aiutarti 1801 VII| appresso, mi traggono. –~ ~Mossesi adunque lo spirito; e, per 1802 VII| presume, che mai lettera non mosterrà, che mandata le sia, che 1803 IV| non si videro già mai, ti mosterranno le cagioni de' variamenti 1804 IV| dalli loro spartiti, la mosterrebbe; e similmente la sua bellezza 1805 VII| leggiermente e con ragioni vere ti mosterrei te molto essere più gentile 1806 V| quelle ti racconterò, ti mosterrò come intender si dee, e 1807 II| le sue etterne bellezze mostrandoci, a quelle, come benignissimo 1808 VII| ricredente della sua bestialità, mostrandole che tutti gli uomini non 1809 I| quella valle, ciascuna parte mostrandomi piena di più forti nimici 1810 III| canti, non sempre ma talor mostrandosi, i cattivelli che attorno 1811 VII| ch'io sia volonteroso di mostrarmi di tanto e tale beneficio 1812 III| li tuoi studi mostrare, e mostrarono, se tu l'avessi voluto vedere, 1813 VI| contrario: che ella, per mostrarsi molto a Dio ritornata e 1814 II| luogo e gli altri nomi da te mostratimi della valle, e il non vedere 1815 III| dipinture degli antichi tel mostreranno, le quali lui per le mura, 1816 I| uso in questa contrada, mi mostrerrà dove sia di questo luogo 1817 II| valente uomo assomigliando, mostrò di volere, lusingando, contentare; 1818 VI| faccenda soperchia pur di far motto a questa e a quell'altra, 1819 I| solamente i miei piedi si moveano a correre per pervenirvi, 1820 IV| dolorosa, chi sotto lo 'mperio loro cade per qual che si 1821 I| più le piaccia, che lo 'mpiccarti per la gola il più tosto 1822 VII| io da te mi parta, la mi 'mponga, sicuro che, quanto il mio 1823 V| carni vive, gonfia; e, dove mucida parea, diviene rilevata? 1824 V| quali sono gli uccelli che mudano, grinza e crostuta e tutta 1825 VI| vicenda discendono, di bianca muffa faldellati, talvolta non 1826 I| io mi volgessi, sentire mugghi, urli e strida di diversi 1827 III| fante, il lavoratore, il mugnaio, e ancora il nero etiopo, 1828 II| di questo, freddissimo; e mugnemi sì e con tanta forza ogni 1829 I| rammarichio, tanto in esse multiplicai che 'l disiderio della morte, 1830 VII| portare. Le mie lagrime multiplicheranno ognuna in mille, e la paura 1831 II| fu così dal fuoco vostro munto: per che alla mia sete tutti 1832 III| per la casa o che 'l vento muova una finestra o che una piccola 1833 II| aspettare, da se medesima si muove a sovvenire dell'opportuno 1834 VII| spirito:~ ~– Ciò mi piace: muovi e andianne tosto; ma guarda 1835 VI| istomacaggine le pietre saltare del muro e fuggirsi, soliessere 1836 III| guisa d'uno matto, ora col muso, ora col dito all'altre 1837 VII| non so: se animo non si muta, la nostra città avrà un 1838 V| fatti di casa, e secondo i mutamenti de' tempi sanno temporeggiare. 1839 III| publici andate con vestimenti mutati; e di quelli ultime essersi 1840 VI| singulare persona che ciò ti narrasse, ma da congetture prese 1841 IV| più dispiacevoli che le narrate, se ne potrebbono contare 1842 IV| Esse con angelica voce ti narreranno le cose dal principio del 1843 III| abitazioni degli Etiopi e dove nasca il Nilo; e se 'l cristallo 1844 IV| divinamente in loro spirata ne nasce una ottima dottrina nelle 1845 I| tacendo, i benefìci ricevuti nasconde senza aver di ciò cagione 1846 IV| peccato, sottoponendo e nascondendo così grandi animi, così 1847 II| l'abbi, niuna cosa te ne nasconderò. Egli è il vero che, avendo 1848 III| notte, il contraffarti, il nasconderti a ciascheduna ora che ad 1849 VII| di ninferno il tuffate e nascondete. E perciò questa ingannatrice, 1850 VI| avessi compresi; né t'ho nascose quelle parti, che la tua 1851 V| s'usa nelle camere, ne' nascosi luoghi, ne' letti e negli 1852 VI| riscaldato, impostemi; e, come nascoso era il dolore, così essendo 1853 III| vanno, avendo nell'esca nascosto l'amo, prendono senza lasciare. 1854 III| quantunque conoscano sé essere nate a esser serve, incontanente 1855 IV| e sospinte in fuori le natiche (avendo forse udito che 1856 IV| pienamente di divenire paffuta e naticuta le venne fatto. Non so io 1857 IV| Dio, animale perfetto, e nato a signoreggiare, e non ad 1858 III| appetito, che all'altre naturali e inevitabili opportunità 1859 VI| l'una tranghiottisce le navi e l'altra le gitta fuori. 1860 VI| con assai grande albero navigasse, non fu già mai, qualunque 1861 VI| non minore albero di me navigato fosse, far luogo. Deh, che 1862 V| talvolta fu, in grandissima necessità di lui, di buona quantità 1863 VII| al tutto a dipartirmi dal nefario amore della scellerata femina 1864 III| se forse alcuno questo negar volesse, riguardinsi i parti 1865 IV| faccia degno, domandandola, è negata, se' uscito e tra' maggiori 1866 I| non sarà alla tua domanda negato il mio aiuto. –~ ~Alle cui 1867 | negl' 1868 III| questo gli strolagi, li negromanti, le femmine maliose, le ' 1869 III| guastatrice delle forze del corpo, nemica della giovanezza e della 1870 VI| solamente gli amici, ma ancora i nemici ci fa amare, colà entrai 1871 I| dimostrava d'avere, asciutto e nerboruto, e di non molto piacevole 1872 VII| barba molto fiorita e, di nere, candide sieno divenute 1873 III| Niuno altro animale è meno netto di lei: non il porco, qualora 1874 II| altrimenti che faccia la neve al sole, in acqua si risolvesse; 1875 VI| così essendo nascosa la 'nfermità, non prima si parve che 1876 V| di volontà incontro lo 'nfermo, quanta e quale amaritudine 1877 VI| altissimo romore fuori mandò le 'nfinte lagrime; il che meglio che 1878 IV| assai bene l'arte dello 'ngannare avendo appresa, non partendosi 1879 VI| dich'io? Forse sono lo 'ngannato pure io: essa ne dice forse 1880 VII| d'averti, a modo ch'uno nibbio, lasciato adescare e pigliare 1881 III| vedove e che costui nel nido non dee loro soddisfare. 1882 | niente 1883 III| degli Etiopi e dove nasca il Nilo; e se 'l cristallo s'ingenera 1884 IV| che asciugano, erano sue nimiche mortali. Son certo, s'io 1885 VI| mostrato, dicendo: «Vedete il nimico di Dio quanto s'oppone alla 1886 I| mantiene amore, anzi odio e nimistà? Non pare che tu abbi tanto 1887 IV| e ne' remoti luoghi, le Ninfe castalide, alle quali queste 1888 VII| di fede, nel profondo di ninferno il tuffate e nascondete. 1889 IV| della casa di Soave, così la nobilità e le magnificenzie de' suoi 1890 V| mai marcio fu di questa nocenzia putrida e villana, tu se' 1891 VI| forse non troppo savia e nociva persona udite; eppure, di 1892 V| sono pratichi e le cose nocive sanno schifare e seguire 1893 I| ancora dormendo s'ingegnò di noiarmi; e davanti alla virtù fantastica, 1894 IV| contristava, come se uno noioso prigioniere e possente e 1895 II| salvatichezza del luogo e gli altri nomi da te mostratimi della valle, 1896 VI| parte guardandola, ti sentii nominare, e con maravigliose risa 1897 II| valle, la qual tu variamente nomini, senza appropiarlene alcuno, 1898 V| cosa contare, oppure le più notabili de' suoi fatti, e' non ci 1899 V| a te non poterono essere note per veduta né ancora per 1900 IV| aveano condotto. La prima notizia di questa femina di cui 1901 IV| quasi come se a me non fosse noto chi essi furono già o sieno 1902 VI| quale ti rammarichi, sentii novellare. Egli era già una pezza 1903 II| non consumare il tempo in novelle, non curo di raccontare. 1904 VI| se non fosse che 'l drudo novello temeo non il troppo scrivere 1905 IV| chiamare, mi diedono le nozze sue: per ciò che, essendo 1906 II| son cagione: l'una è lo 'nsaziabile ardore il quale io ebbi 1907 VI| ciò che già ad altrui ne 'nsegnò: ma io non credo che tu 1908 IV| inimicizie mortali, le 'nsidie e gli odi saranno di presente 1909 II| acciò che tu parte ne 'ntenda, sappi che questo mio vestimento, 1910 | null' 1911 IV| di sé o più pudica. E non nuoce che bisogna che per una 1912 I| certo io non sono venuto per nuocerti, ma per trarti di questo 1913 I| quello ch'ella medesima, nuovamente mi fu conceduta. La qual 1914 III| meretrici; le quali tanti nuovi abiti né sì disonesti possono 1915 VI| figliuolo, e per suo il nutrica e allieva, che gli appartiene 1916 IV| con gran diligenzia faceva nutricare, e' conveniva che innanzi 1917 IV| nascosa virtù le piante nutrichi e insieme faccia li bruti 1918 V| e per consequente più di nutrimento aggiugnono al loro amore.~ ~ 1919 VII| veggiamo, tra due oscuri nuvoli trapassando, il sole in 1920 IV| la notte, il sereno e 'l nuvolo, se molto non venieno a 1921 III| signoria; e, faccendosi umili obbedienti e blande, le corone, le 1922 III| in servitudine l'essere obedienti si credono; e per questo, 1923 V| avvenire, solvendoti una obiezione che fare potresti. Tu forse 1924 V| calcagna sedendosi, colle occhiaia livide, e tossire e sputare 1925 VI| prima avendo delle mie cose occultamente assai trasfugate, e di quelli 1926 | od 1927 V| si vede bene ascoltare e odesi dire «Monna cotale de' cotali» 1928 V| dal discreto medico con odoriferi unguenti medicato, perciò 1929 I| lasciare, la quale per certo offende molto ciascuno il quale 1930 IV| a suo modo, fieramente l'offendeano, la polvere, il vento, il 1931 V| bacinetto in testa né con alcuno offendevole ferro: ella s'usa nelle 1932 II| ingratitudine; e le infinite offese già fatte verso Colui che 1933 | ognuna 1934 IV| aggiugnere legne al fuoco o olio gittare sopra le fiamme, 1935 I| reveriva. E in ciò parendomi oltraggio e ingiuria, sanza averla 1936 I| quale io estimava, ma la sua ombra, così uno repente freddo 1937 IV| i fiori alle dilettevoli ombre teco sedendo, a lato a quel 1938 III| reni, ora sparti su per li omeri, e ora alla testa ravvolti, 1939 IV| teco, poi che i versi d'Omero, di Virgilio e degli altri 1940 I| amava e oltre ad ogni altra onorava e reveriva. E in ciò parendomi 1941 VII| purché per lui alcuno bene operar si possa, è prontissimo 1942 VII| enormi mali, per malizia operati, egli abbia con l'onde del 1943 IV| ch'essa a così fatto fine operava, tanta gloria di quella 1944 VII| rimanete con Dio. Picciola mia operetta, venuto è il tuo fine e 1945 VI| altri, più la verità che l'oppinion delle cose seguire: la quale 1946 VI| il nimico di Dio quanto s'oppone alla mia salute; vedete 1947 II| si muove a sovvenire dell'opportuno aiuto al bisogno, veggendo ' 1948 V| apponendo, dove alla parte opposita era il male, pènsalti tu. 1949 V| etterna gloria?». Alla quale opposizione, non volendo andare sofisticando, 1950 VI| male a lei convenienti d'oprare e a me di sostenere, né 1951 V| che si fa in Francia; che ordina il re d'Inghilterra; se 1952 VI| né avendo spazio di bene ordinarla, per lo sùbito sopravenuto 1953 VI| schernirti, quivi tra loro ordinarono la risposta che ricevesti; 1954 VI| l'ultima mia intenzione ordinata, né avendo spazio di bene 1955 VI| del tutto inferma, se così ordinatamente avessi la cosa udita? Sono 1956 VI| non è da' vostri senatori orecchia porta a' rapaci lupi dello 1957 IV| nostre miserie cagione e origine. Il quale ordine l'antichità 1958 V| Lancelotto, o vuogli Tristano, o Orlando o Ulivieri, di prodezza, 1959 IV| in fatica; per ciò che l'orme di quelle che la reina degli 1960 V| vestirsi a guisa di giocolari e ornarsi come quelle che ad infiniti 1961 II| natural senno di lei e della ornata eloquenzia ingannato, o 1962 III| le reine abbino, veggiono ornate e i miseri mariti allacciati, 1963 V| dico che questi sono gli ornati e laudevoli costumi e il 1964 II| che stato fosse qualunque ornato e pratico rettorico, fu 1965 V| ampolluzze e vetro sottile e orochico e così fatte bazzicature. 1966 V| Gherardino che combattea con l'orso.~ ~Perché mi vo io in più 1967 I| paruti vedere, ora tassi, ortiche e triboli e cardi e simili 1968 IV| vicino, né in contado alcuno ortolano, che infaccendato non fosse, 1969 I| dagli occhi della mente ogni oscurità levatami, intanto la vista 1970 I| per la sopravenuta notte oscuro fosse, conobbi me dal mio 1971 I| repente freddo mi corse per l'ossa e tutti i peli mi si cominciarono 1972 I| più vivo mi paresse, non ostante che tenebroso fosse il luogo 1973 IV| dovere essere abitacolo e ostello del figliuolo di Dio; il 1974 V| io e ciascuno di questi, otta per vicenda, acqua rifrigeratoria 1975 IV| visitano e le donne, sono ottime maestre e sensali di fare 1976 III| fronte e lieta dare di sé ottimo esemplo a' più giovani s' 1977 IV| del riposo e del buono e pacefico stato della lisciata donna; 1978 IV| E pienamente di divenire paffuta e naticuta le venne fatto. 1979 I| solamente parte del mio dovere pagherò, ma sanza niuno dubbio potrò 1980 VII| caggia, con parole, che degne paiono di fede, nel profondo di 1981 III| sommità delle case, de' palagi o delle torri andate sono, 1982 V| buona ventura mai non ti si palesarono (così non si fossero elle 1983 II| mai questo tuo amore le palesasti e come, ché mi parve dianzi 1984 VI| e l'avere la lettera tua palesata così schernevolmente, e 1985 V| avvenne come di chi corre il palio, il quale ha l'uno de' molti; 1986 II| che siede in su quella panca, è colei di cui io vi parlo». 1987 IV| la fante meno lasciato il pane levitare; o che da provvedere 1988 VI| sapertene guardare, nelle panie incappasti. Giunta adunque 1989 V| quali, non altrimenti che 'l paniere o il vaglio l'acqua, tengono 1990 V| d'un colore di fummo di pantano, e broccuta quali sono gli 1991 V| dintorno alla gola, così pantanosa nel viso come ora dissi, 1992 V| talvolta d'occhi la coda del paone avea veduta dipinta; né 1993 IV| serva il mondo presente ne' papati, negl'imperi, ne' reami, 1994 III| lasciare trattare alle mani paraletiche, alla bocca sdentata e bavosa 1995 I| non lega, diverse forme paratemi, avvenne che a me subitamente 1996 II| zoticamente composte e che rimate pareano, e non erano rimate, sì 1997 VI| mano fuori del mantello, parendogliele bellissima avere e massimamente 1998 V| sapessono nella chintana ferire. Parendomene avere detto assai, giudico 1999 V| poi che l'età venne troppo parendosi e i capelli, che bianchi 2000 VI| dicendo «Quale asino dà in parete, cotale riceve»: se egli 2001 VI| come de' cappucci s'usa a Parigi, a Firenze s'usasse, ella


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