IntraText

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca

ab-cerch | cerco-dovea | dover-intor | intra-parig | parla-ripro | risca-tenut | tesi-zotic

                                                grassetto = Testo principale
     Parte                                      grigio = Testo di commento

2502 IV| con mia gravissima pena riscalda.~ ~Ma più avanti è da procedere. 2503 II| fiamma, e sì fieramente riscaldarmi che, chi allora m'avesse 2504 VI| convenevole da focoso cruccio riscaldato, impostemi; e, come nascoso 2505 III| caggia da alto, tutte si riscuotono e fugge loro il sangue e 2506 VI| avendo voluto riguardare, riso te ne avresti, veggendo 2507 II| neve al sole, in acqua si risolvesse; per che, sì per questo 2508 IV| che talor digiunava per risparmiare. Primieramente, se grosso 2509 III| alcuno de' suoi amanti è risparmiato; e più sarebbe allora caro 2510 III| questi niuno riguardo, niuno risparmio né avarizia alcuna in loro 2511 VI| bende tirate e distese, risponde la ventraia, la quale, di 2512 V| femina di malizia è piena, rispondea che per più piacermi il 2513 VI| ricevesti; alla quale tu rispondendo, desti loro materia di ridere 2514 II| priego che ancora, a una cosa rispondendomi, mi soddisfacci. In questa 2515 II| ch'io possa; e a ciò mi risponderà; o ella l'arà caro, ma, 2516 III| ricordando, che a tutte parimente risponderesti che male; e, quando ciò 2517 II| niuna cosa al mio amore rispondesse, pure, con parole assai 2518 V| quale di ciarlare mai non ristà, mai non molla, mai non 2519 III| deficiente umana prole si ristora; sì come ancora tutti gli 2520 VII| ad una ora si dipartiro. Risvegliato adunque e tutto di sudore 2521 IV| preso, ma appena gli spiriti ritenea nel petto. Oh, s'io ti dicessi 2522 III| poco ma molto turbato, mi ritenne e a quella ira e disordinato 2523 VI| prendere nuova cacciagion si ritorna; e, per averne ella due 2524 VII| afflitto riconfortarono e ritornarono nella prima allegrezza. 2525 III| mostrasse, né a memoria ti ritornasse la sperienza la quale di 2526 IV| e, avanti che a dormir ritornassono, convenia che morta o presa 2527 I| come la prima e le lagrime ritornate, a me, in così fatta battaglia 2528 II| tocca da lui, quasi in me ritornato, rispuosi:~ ~– Veramente 2529 I| reputava fortissimo. Per che, ritornatomi alle lagrime e al primiero 2530 IV| tu sai ch'elle fanno, e ritornava; per che, non potendo, tutta 2531 III| creino, come il mare vada e ritorni, e come la terra produca 2532 VI| dovesse da così fatta impresa ritrarre, mal conoscente del bene 2533 III| degno d'avere me; e fai ben ritratto di quel che tu se'. Ma a 2534 IV| moltitudine sia gulosa, ritrosa, ambiziosa, invidiosa, accidiosa, 2535 III| né viver possano; e sono ritrose e inobedienti. Niuna cosa 2536 I| quello che cercando andava ritrovar non poteva, esso, me con 2537 IV| entrare: e prima spero si ritroveranno de' cigni neri e de' corbi 2538 II| egli non è così agevole il riuscirne, ma è faticoso e conviensi 2539 IV| convenia che la ragione rivedesse e' frutti prendesse e distribuisse 2540 II| tua vita, hai in speziale riverenzia e devozione avuta Colei 2541 III| spaventare! Vien teco medesimo rivolgendo l'antiche istorie e le cose 2542 VII| allo spirito piacque, io mi rivolsi indietro a riguardare il 2543 VII| insieme hanno sì in tutto rivolta la mia sentenzia e il mio 2544 III| soprastette pensoso; poi, a me rivolto, con voce assai mansueta 2545 VI| dich'io? L'armata del re Roberto, qualora egli la fece maggiore, 2546 V| gli alti monti, le dure rocche, e gli strabocchevoli balzi 2547 IV| viterbese è più sottile che 'l romagnuolo; né che troppo abbia il 2548 III| mai i Troiani o' Greci o' Romani, di tutto pienamente tornano 2549 VI| suoi paternostri sono i romanzi franceschi e le canzoni 2550 VI| le piacque, con altissimo romore fuori mandò le 'nfinte lagrime; 2551 V| strabocchevoli balzi convien che rompano e la via ti facciano, per 2552 V| con le quali si convengono rompere e tagliare le dure catene 2553 I| sonno ch'egli allora non si rompesse; e per questa tema, senza 2554 V| parole così dette sono i ronconi e le securi colle quali 2555 V| e simile alle mattutine rose parendo, con teco molti 2556 II| quale io, cacciato via ogni rossore, rispuosi:~ ~– Il priego 2557 I| forze dell'animo in uno, con rotta voce e non senza vergogna, 2558 VI| sostenuto t'avesse, acciò che, rottosi, tu non fossi caduto e scampato, 2559 VII| virtù, e con quelle avere rubato, usurpato e occupato quello 2560 VII| coloro che già come nimici e rubelli del suo imperio peccarono, 2561 III| che a' mariti fanno e le ruberie a' lor pupilli figliuoli 2562 VI| di quella, spesse volte rugginosi e d'una gromma spiacevole 2563 II| sentendo che tu, non al ruinare allo 'nferno, ma al salire 2564 III| disfacimenti, di quante ruine ed esterminazioni questa 2565 I| forza che quasi del tutto ruppe e spezzò quello proponimento 2566 IV| generalmente in tutti i maestrati e sacerdozi e nell'altre maggioranze 2567 III| Gli studi adunque alla sacra filosofia pertinenti, infino 2568 IV| essere colui il quale i sacri studi, la filosofia ha dalla 2569 III| sommo aiutatore, ne' bisogni sacrificio gli fate delle vostre menti 2570 VI| si diletta, così essere salariato come fu già il cavaliere 2571 IV| dirti. Le gelatine, la carne salata e ogni altra cosa acetosa 2572 IV| alla cotale roba mutare le sale o lasciarle stare; non ti 2573 IV| per quali scale ad essa si salga e per quali balzi si trarupi 2574 VII| col vero corpo la montagna salita avessi che nel sogno mi 2575 III| E, parendo loro essere salite un alto grado, quantunque 2576 IV| colei, alla quale una gran salmista pare essere, sottomettesti, 2577 II| l'uomo d'uno ragionamento salta in un altro, che noi, il 2578 VI| istomacaggine le pietre saltare del muro e fuggirsi, soli 2579 VII| una ora sarà a te e a lei salutifera. Se io ho il vero già molte 2580 II| fiere e che voglia dire la salvatichezza del luogo e gli altri nomi 2581 | salvo 2582 IV| maritate, le frittellette sambucate, i migliacci bianchi, i 2583 VII| questo si vuole intendere sanamente. Ciò che tu hai amato, ti 2584 V| donato; e pensa, se, per sanare il corruttibile corpo, quelle 2585 | sane 2586 VI| Io mi tacerò de' fiumi sanguinei e crocei che di quella a 2587 V| ferrate giostrando, o nelle sanguinose battaglie tra mille mortali 2588 V| del digesto ch' e' vivi e sani corpi possono, senza riaverlo, 2589 VI| raccoglierai, tanta più di sanità recheranno alla tua infermamente. 2590 IV| buon senno? tu farnetichi a santà e anfani a secco», e cotali 2591 VI| vicina ad alcuna chiesa e di sante persone, riducersi, acciò 2592 IV| che contro a quelle, che santissima cosa furono, non si dica; 2593 VI| venisse meno, i frati, che santissimi e misericordiosi uomini 2594 I| onore e gloria sia del suo santissimo nome, e utilità e consolazione 2595 IV| unica sposa dello Spirito Santo fu una cosa tanto pura, 2596 V| piacesse, appena da quello si sapea spiccare; e nondimeno più 2597 II| quello già faceano, senza saperne mai riuscire, s'avviluppano. 2598 VI| mille occhi avere, senza sapertene guardare, nelle panie incappasti. 2599 III| negare questo, se l'uomo non sapesse già molte, non essendo i 2600 V| volle come arme portassono o sapessono nella chintana ferire. Parendomene 2601 IV| questa loro così sùbita sapienza e divinamente in loro spirata 2602 V| boccone deve mai essere più saporitomigliore che la lingua 2603 III| oneste, e io e altri il sappiamo: perché ella, sì come comprendere 2604 VI| tirare l'aiuolo. Per ciò che, sappiend'ella, già è lungo tempo, 2605 III| di quelli sono che, bene sappiendola, ardiscono di dire ch'ella 2606 VI| apre, e ora richiude, non sappiendosi ancora delle usate vanità 2607 VII| non arebbepienamente saputane ogni cosa raccontare sì 2608 V| già il viso fatto come il saracino della piazza, ama ella sopra 2609 | saranno 2610 VI| dàgli il malanno! Torni a sarchiare le cipolle e lasci stare 2611 III| parole che poco onore di lei sarieno state; ma pure alcuna scintilletta 2612 III| cagione fosse onesta, non sarrebbono in niuno luogo alto, ché 2613 III| periscono! Per questo la misera savina, più che gli altri alberi, 2614 VI| diletta, non dopo molto, sazia, a prendere nuova cacciagion 2615 VI| condotto; di che io mai saziare non mi potrei di riprenderti.~ ~ 2616 III| dipartite, stanche ma non sazie. E che cosa è egli ch'elle 2617 VI| allora si riempirebbe, o sazierebbe, che il mare d'acqua o il 2618 II| della sua corte avendoli sbanditi, qui li mandasse in esilio, 2619 VI| tu così pusillanimo, così scaduto, così nelle fitte rimaso, 2620 IV| abbia il forno la fornaia scaldato e la fante meno lasciato 2621 IV| e infinita; e per quali scale ad essa si salga e per quali 2622 VI| erano, come fango, da loro scalpitati e scherniti e annullati 2623 VI| rottosi, tu non fossi caduto e scampato, sì come colui che quello, 2624 IV| viso, questo eragrande scandalezzo e sì grande turbazione che, 2625 VI| donna, disiderosa di più scapestratamente la sua vecchiezza menare 2626 VI| opportunità naturale vuol scaricare la vescica o, secondo la 2627 VII| dal nefario amore della scellerata femina mi dispuosi. Alla 2628 II| colla quale io comportai le scellerate e disoneste maniere di colei 2629 III| narrando quanti mali e come scellerati le loro ire abbino già faiti, 2630 V| quello ch'essa a suo piacere scelto s'avea, ancora aggiunse 2631 VI| Potevati costei degli anni tuoi scemare? Sì forse di quelli che 2632 VI| ciò che già ad altrui ne scemò: ma io non credo che tu 2633 IV| sarebbe messa con lei alla schermaglia. E che più ? Questo avveniva 2634 VI| essa col suo amante, te schernendo, diterminava, per ciò che 2635 VI| compiacere l'uno all'altro, schernendoti, di se medesimi, ne' quali 2636 VI| simili e con molte altre schernevoli lunga pezza della notte 2637 VI| lettera tua palesata così schernevolmente, e te per qualunque delle 2638 VI| di poter di te ridere e schernirti, quivi tra loro ordinarono 2639 IV| dieci cattivi della sua schiatta, più avventurata in crescere 2640 IV| veramente se alcuna esce di schiera, tanto di più onore è degna 2641 V| pratichi e le cose nocive sanno schifare e seguire l'utili, quando 2642 VI| ragionamento; le quali quanto meno schiferai, anzi con quanta più diligenza 2643 VI| meno noia dimorerebbe ogni schifo che vicino a quello. Per 2644 IV| lavamenti erano finiti, se per sciagura le si ponea una mosca in 2645 V| avere mi credea, donatrice, scialacquatrice e guastatrice avea. Né ancora 2646 VII| se non come la virtù, le scienze, la santità e così fatte 2647 III| non menoma tra l'altre scienzie, ti dovea parimente mostrare 2648 III| sarieno state; ma pure alcuna scintilletta di ragione, dimostrandomi 2649 VI| se non dalla tua stessa sciocca e bestiale speranza, il 2650 I| operazioni della Fortuna, della sciocchezza di coloro i quali quella 2651 III| dicendo:~ ~«Vedi tu quello scioccone? Egli è mio vago: vedi se 2652 VI| terrene tenebre sviluppata e sciolta e ridotta nell'aere puro 2653 V| da altro che da lavare scodelle; va': chiamami donna cotale». 2654 III| temono o che più delli loro sconci falli arrossano, innanzi 2655 VI| che io non avessi, senza sconciarmi di nulla, a un compagno, 2656 VI| chiamare misera, abbandonata e sconsolata e dolente; dove, col cuore, 2657 IV| cui io molto meno mi potea scontentare che di questa, non so se 2658 VI| faccendo baco baco a chi la scontra; ma pure, se bene v'hai 2659 V| gli spinosi pruni e gli sconvolti bronchi che, a non lasciarti 2660 IV| sarebbe di stizza e di veleno scoppiata. Che pensi ch'avesse fatto, 2661 VI| nelle fitte rimaso, così scoppiato di cerro o di grotta o se' 2662 I| me stesso manifestamente scoprendosi il mio errore, non solamente, 2663 IV| che vanno faccendo gli scorticatoi alle femine e pelando le 2664 I| regga, che per me quello si scriva che onore e gloria sia del 2665 I| mio intelletto e la mano scrivente regga, che per me quello 2666 II| mostrata, io presi ardir di scriverle, mosso da cotale intenzione: « 2667 V| ella potesse mostrare mai), scriverti che le piacessero i grandi 2668 VI| che tu la prima lettera scrivesti a questa tua donna; e avendo 2669 VI| se tu, quando quelle cose scrivevi, eri desto o se sognavi. 2670 IV| un pezzo di panno e uno scudicciuolo da fare alla sua fine nella 2671 VII| giovinetto nelle filosofiche scuole che non sappia noi da un 2672 VI| si sfogherà alquanto la sdegnosa fiamma nella mia mente accesa 2673 III| paraletiche, alla bocca sdentata e bavosa e fetida, ch'è 2674 I| malvagio fuoco il fonte secca della pietà! Del quale acciò 2675 III| non favellatrici, anzi seccatrici sono. I miseri studianti 2676 IV| farnetichi a santà e anfani a secco», e cotali altre lor parolette 2677 II| amico divenni, ogni mio secreto fu palese, non ardiva addomandar 2678 V| dette sono i ronconi e le securi colle quali si tagliano 2679 IV| alle dilettevoli ombre teco sedendo, a lato a quel fonte le 2680 V| fuoco, in su le calcagna sedendosi, colle occhiaia livide, 2681 II| stanco ti veggio, che noi a seder ci ponessimo; ma, perché 2682 V| più all'animo l'erano, a sedere postasi in alcuna parte 2683 II| n'arebbe veduto manifesto segnale; e come che i segni, venuti 2684 II| manifesto segnale; e come che i segni, venuti nel viso per lo 2685 III| usare, senza guardare in che segno debba ferire quello strale. 2686 VI| loro donne nelle camere, segretamente e soli, ragunarsi, sì come 2687 III| ottimamente sappiendo, nel segreto loro hanno per bestia ciascuno 2688 I| perciò, acciò che questo ne segua, divotamente priego Colui 2689 VII| gli altri in contrario, seguendo i vizi, furono non gentili 2690 I| dimostrare nell'umile trattato seguente una speziale grazia, non 2691 VI| notte ci venni, la qual seguette al che tu la prima lettera 2692 I| che, indietro volgendomi, seguir mi vidi a una nebbia sì 2693 V| coloro che la sua dottrina seguirono furono chiamati «socratici», 2694 III| che con altezza d'ingegno seguita. Questa, non menoma tra 2695 VI| fare non si dechina: cioè seguitare i tuoi costumi ed esserti 2696 II| riposto, dove a te piaccia di seguitarmi. –~ ~Al quale io dopo il 2697 VII| che tu, lasciando il vero, seguiti l'opinione del popolazzo 2698 V| richesta, prestamente è seguito l'effetto. E perciò meritamente 2699 III| l'appetito della lussuria seguìto.~ ~Ed è questo esecrabil 2700 IV| tiepido che l'usato divenuto, seguiva il suo volere; la qual tiepidezza 2701 IV| stette come al porco la sella, non dubito punto che, dove 2702 I| udendo, e parendomi nel suo sembiante di me pietoso, prima ch' 2703 VI| giostre e i torniamenti e le semblee. E tutta si stritola quando 2704 VI| furono di quelle personesemplici che così ebbero per fermo 2705 VI| capitolio non è da' vostri senatori orecchia porta a' rapaci 2706 IV| donne, sono ottime maestre e sensali di fare che messer Mazza 2707 I| miei e a ciascuno altro mio senso piacevole quanto fosse alcun' 2708 II| sì mi pare che tu il vero senta de' fatti miei, donde che 2709 III| solamente che ricco il sentano; certissime infra poco tempo 2710 II| misurando, maraviglia mi porge, sentendomi io averlo offeso molto, 2711 VI| paruto potere la giovanezza, sentendosi calda di quello che suo 2712 VI| mia morte prese, mai non sentì, quasi d'una sua lunga battaglia 2713 I| pruni e di bronchi, senza sentieri o via alcuna, e intorniata 2714 I| più forza si mise ne' miei sentimenti il sonno, quanto più gli 2715 I| mostra che tu abbi ancora sentito quanta di dolcezza nella 2716 II| tanti e sì alti effetti mi sentiva, per lungo spazio mi tacqui, 2717 I| dalla quale già sì vinto mi sento che appena conosco s'io 2718 VI| fu, prima che morte mi separasse da lei; e nelle virtù e 2719 IV| ha dalla meccanica turba separato? Del numero della quale 2720 VI| e or «mellone», e ora «ser Mestola» e talora «cenato» 2721 V| dalla mattina insino alla sera; e la notte ancora, io dico, 2722 IV| insidie, e forse lungamente serbate, poter discoprire, ch'ella, 2723 I| disposizione trapassata, serena uscii. E, cercando, trovai 2724 IV| aere, il , la notte, il sereno e 'l nuvolo, se molto non 2725 V| sentenzia, dopo lunga e seriosa disputazione, fu nel concilio 2726 VII| procedere; e con più lungo sermone e con parole più aspre contro 2727 VI| che ciascuno non vede la serpe che sta sotto l'erba nascosa, 2728 IV| colomba, subitamente divenne serpente: di che io m'avvidi la mia 2729 III| che le tigre, i leoni, i serpenti hanno più d'umanità, adirati, 2730 IV| martìri: delle quali cose servata l'anima loro immaculata, 2731 IV| quante e quali solennità si servavano nello andare alle stufe 2732 III| loro opportunità, di niente servendo se non di favole, di quello 2733 III| in continui romori co' servi, colle fanti, co' fattori, 2734 V| procedere, una via e due servigi farò: per ciò che, mentre 2735 IV| né quanto ella nel farsi servire sia imperiosa, noiosa, vezzosa, 2736 III| sempre una redazione in servitudine l'essere obedienti si credono; 2737 IV| l'antichità ottimamente servò e ancora serva il mondo 2738 I| per gli anni, de' quali sessanta o forse più dimostrava d' 2739 VI| a ragionare del golfo di Setalia, nella valle d'Acheronte 2740 II| mortali e mobili e imperfetti sète, fate; nelle menti de' quali 2741 V| questo nome preso la nuova setta da una gran valente donna, 2742 V| udisti mai in scuola tra le sette filosofiche ricordare, la 2743 II| vede, ma con irrevocabile e severa giustizia continuo, con 2744 I| cominciai. Ma, poi che alquanto sfogata fu la nuova compassione 2745 VI| la conosca ragionando, si sfogherà alquanto la sdegnosa fiamma 2746 IV| esercitare lo 'ngegno e sforzarti di divenire migliore e d' 2747 III| uomo, che di ciò li volesse sgannare, aver vinto e confuso, quando 2748 V| savio o appararlo; e perciò sgànnati, se male avessi inteso; 2749 VII| faccendo, dirai il vero e sgannerai altrui, e lei raumilierai: 2750 VI| vizze che sia una vescica sgonfiata; e certo, se di quelle, 2751 V| studiato ed ènne, oltre ad ogni Sibilla, savia e maestra divenuta: 2752 IV| incontanente dicono: «Le Sibille non furono savie?» quasi 2753 VII| occhi chiusi, per li non sicuri luoghi, troppo di sé fidandosi, 2754 VII| mi parta, la mi 'mponga, sicuro che, quanto il mio potere 2755 II| spiriti, mi renderono la sicurtà dipartita; e, verso lui 2756 II| rispuose: «La terza, che siede in su quella panca, è colei 2757 III| onore, d'ogni grandezza sien degne; e che, senza loro, 2758 I| presente opera della sua luce siffattamente illumini il mio intelletto 2759 VI| che volesse la loro festa significare: né guari stetti, che alla 2760 III| sanza grandissima cagione e significazione de' suoi effetti, tutto ' 2761 III| può conosceredonna e signoreggiante. E primieramente alle fogge 2762 IV| signoreggiare, e non ad esser signoreggiato. La qual cosa nel nostro 2763 VI| vita tua! Quanti sono i signori, li quali se io per li loro 2764 VI| gittato, sì come in Cicilia la Silla e la Cariddi si dice che 2765 VI| avere del tutto la vita bia simevole, che piacere le soleva, 2766 III| dalla cotenna prodotti, simiglianti a fila d'oro fanno le più 2767 IV| fatto alla imagine e alla similitudine di Dio, animale perfetto, 2768 V| altre virtù splendide e singulari volendo, secondo il cominciato 2769 VI| misura dal loro natural sito spiccate e dilungate sono, 2770 III| quanto ella ne' modi, nelle smancerie e ne' portamenti somigliano 2771 VI| s'io non t'avessi per sì smemorato che nel suo viso li avessi 2772 IV| per la salute mia, se l'ha smenovite dopo la mia morte: così 2773 I| opportunità il mio piacere, soavemente m'addormentai; e con tanta 2774 I| poi che l'usato cibo assai sobriamente ebbi preso, non potendo 2775 I| mi dovessi, o chiamare il soccorso di Dio. E, mentre che io 2776 V| cianghellina». Sì come da Socrate coloro che la sua dottrina 2777 V| seguirono furono chiamati «socratici», e quelli che quella di 2778 II| una cosa rispondendomi, mi soddisfacci. In questa valle, la qual 2779 II| altro da te si proceda, soddisfammi a una cosa. Tu di' che hai 2780 VII| priego a un mio disiderio sodisfacci. Io non mi ricordo che mai, 2781 IV| ciò avveduto, credendomi, sofferendo, minuire l'angoscia e l' 2782 VI| alcuno, poco con lui puoi sofferire, se esso a fare a te quello 2783 IV| sono, assai minore tormento sofferrei che quello ch'io sostengo.~ ~ 2784 V| opposizione, non volendo andare sofisticando, non è che una risposta; 2785 III| fatto vedere, m'ha ella, sogghignando, a più altre mostrato, come 2786 VI| altrimenti operato che fare si soglia nell'altre e che tu del 2787 I| come sovente avviene a chi sogna, che gli pare ne' maggiori 2788 I| potersi muovere, così a me sognante parve che avvenisse; e parvemi 2789 VI| scrivevi, eri desto o se sognavi. E talvolta dicevano: «Parti 2790 III| etiopo, ciascuno è buono, sol che possa. E sono certo 2791 VI| quale, di larghi e spessi solchi vergata come sono le toreccie, 2792 VII| ardirono di fare quello che già soleano i nobili fare: cioè di prendere 2793 IV| ti dicessi come ell'era solenne investigatrice e bevitrice 2794 IV| femineo sesso, essersene diece solennissime e savie trovate; e a ciascuna 2795 I| tu hai sentimento quanto solevi, non discerni tu che questo 2796 III| colori dipignendo; e or con solfo e quando con acque lavorate 2797 IV| fosse, quale a fare ariento solimato, a purgar verderame, e a 2798 IV| l conosci, più d'usare i solitari luoghi che le moltitudini, 2799 I| confortatomi a dovere la solitaria dimoranza lasciare, la quale 2800 I| essere stato lasciato in una solitudine diserta, aspra e fiera, 2801 VII| moglie fu, è tutta ad altre sollecitudini data, come puoi avere udito, 2802 II| caritativa pietà sempre ne va sollevando, e le sue etterne bellezze 2803 V| potresti nell'avvenire, solvendoti una obiezione che fare potresti. 2804 V| fosse fatto incontro una soma di feccia o un monte di 2805 III| smancerie e ne' portamenti somigliano le publiche meretrici; le 2806 IV| rimanga: che in niuna cosa le somigliarono, se non in una. Ma questo 2807 V| aggiugnono al loro amore.~ ~Sommariamente adunque, di questa parte 2808 II| continuamente ci andiamo sommergendo, dov'egli colla sua caritativa 2809 III| vizio delle menti non sane e sommergitrice della umana libertà. Oh 2810 VI| che le sue bugiarde parole sonavano. Ma a me dee bastare assai 2811 VI| colei la quale ha faccenda soperchia pur di far motto a questa 2812 IV| nomare e alla sua signoria sopponendoli; il simigliante appresso 2813 V| ravvoltisi i capelli al capo, sopr'essi non so che viluppo 2814 IV| fatta o non fatta avessi, soprabbondante nel parlare e magnifica 2815 III| se a un mortal pericolo soprastessono. Ma esse prestano fortissimi 2816 III| che io intendessi dicesse, soprastette pensoso; poi, a me rivolto, 2817 I| consumammo; da' quali la sopravegnente notte ci costrinse a rimanerci 2818 III| passioni, o lasciarsi a loro sopravegnenti vincere, sta bene; ma il 2819 II| prima che altro pericolo ne sopravenisse; ed egli allora disse:~ ~– 2820 I| come che 'l cielo per la sopravenuta notte oscuro fosse, conobbi 2821 VI| ordinarla, per lo sùbito sopravenuto caso), quella parte presane 2822 V| gli orecchi versate nel sordo cuore, non faranno in uno 2823 III| quale né la madre né le sorelle a casa si vuol vedere e 2824 II| volgendosi sarebbono un picciol sorso. E di ciò due cose mi son 2825 I| E così quivi immobile e sospeso trovandomi, mi parve per 2826 III| ogni altra comparazione, sospettoso e iracondo. Niuna cosa si 2827 VI| di lei e della leggerezza sospicando, non dubitar punto che tu 2828 V| dico che, come ch'io già ne sospicciassi, ora certissimo ne sono 2829 VII| niuno conforto più, niun sospignimento mi bisognerà a far chiaro 2830 IV| e vermiglie e grosse, e sospinte in fuori le natiche (avendo 2831 I| meritata, ricevere, da sdegno sospinto, dopo molti sospiri e rammarichii, 2832 VI| di patrimoniale eredità sostenersi non arebbe potuto a quello 2833 II| alla vita perpetua e quelli sostenga e conservi tanto che io, 2834 IV| sofferrei che quello ch'io sostengo.~ ~Ma vegniamo ad altro. 2835 V| amare cose non solamente si sostengono, ma vi si fa di volontà 2836 III| udito fosse, che esse sieno sostenute da Dio. E, oltre a ciò, 2837 V| con una reticella di seta sottilissima fermate, fattosi l'acconce 2838 VI| dechinata, a che viltà, e a cui sottomessa: a una vecchia rantolosa, 2839 IV| gran salmista pare essere, sottomettesti, acciò che tu non creda 2840 III| riguardisi a quanta viltà si sottomettono per ampliare un poco le 2841 IV| così fatte donne peccato, sottoponendo e nascondendo così grandi 2842 III| legata la mia libertà e sottoposta la mia ragione; e l'anima, 2843 III| la natura fatto, i parti sottoposti gli danno figliuoli, acciò 2844 II| da se medesima si muove a sovvenire dell'opportuno aiuto al 2845 V| buona quantità di danari) il sovvenne, sì che, dove io tesoriera 2846 III| cattivelli sono abbondevolmente sovvenute e sustentate, anzi arricchite; 2847 III| di dietro alle reni, ora sparti su per li omeri, e ora alla 2848 IV| costumi tutti, dalli loro spartiti, la mosterrebbe; e similmente 2849 III| fai a me. Or son io così sparuta? Non son io così bella come 2850 III| che i savi, ma gli stolti spaventare! Vien teco medesimo rivolgendo 2851 I| entrato; né ancora, che più mi spaventava, poteva discernere dond' 2852 IV| delle granate che la casa si spazzi; non ti diranno quel ch' 2853 III| gittano! Riguardinsi gli spedali. Quanti ancora, prima che 2854 VII| incontanente parere leggierissimo e spedito e avere licenzia di potere 2855 II| non pote' perciò, non che spegnere, ma pure un poco il concetto 2856 V| mano, donando a ruffiane, e spendendo in cose ghiotte e in lisci, 2857 VI| oggi, de' suoi parendole spendere, non dubito punto che tu 2858 VI| quando quello era, ella spendeva de' miei; oggi, de' suoi 2859 IV| arroganza incominciando, sperando io sempre, quantunque io 2860 VII| impetrarono, appena che io possa sperar già mai perdono o salute, 2861 VI| ella giace, non sola, come sperava, la vidi, ma in grandissima 2862 IV| che per una bugia, per uno spergiuro, per una retà, per mille 2863 III| memoria ti ritornasse la sperienza la quale di gran parte di 2864 II| parte della mia vita abbi spesa in dovere qualche cosa sapere, 2865 III| avendo male i loro danari spesi, acciò che gittati non paiano, 2866 VI| ventraia, la quale, di larghi e spessi solchi vergata come sono 2867 III| quando con acque lavorate e spessissimamente co' raggi del sole i capelli, 2868 IV| molte però, della cui virtù spezial menzione e solennità fa 2869 VII| studi si convenia; e in spezialità la viltà di costei la quale 2870 IV| un lor difetto provare, e spezialmente quelli che altri cogli occhi 2871 IV| quale, per ciò che altra spezie piacque, esse dispiacquono. 2872 V| o' Viniziani recheranno spezieria di Levante e quanta; se 2873 I| quasi del tutto ruppe e spezzò quello proponimento che 2874 IV| artificiata bellezza, anzi spiacevolezza, pigliava; a conservazione 2875 V| appena da quello si sapea spiccare; e nondimeno più volte si 2876 VI| misura dal loro natural sito spiccate e dilungate sono, se cascare 2877 IV| uno solo scudo appiccato e spiccatone uno di quelli per la cui 2878 III| so bene: io ho migliori spie che tu non credi. Misera 2879 V| il grembo e il petto di spilletti s'empieva e collo aiuto 2880 V| la fronte; lieva quello spilletto che m'hai sopra l'orecchie 2881 V| tagliano i velenosi sterpi, gli spinosi pruni e gli sconvolti bronchi 2882 IV| sapienza e divinamente in loro spirata ne nasce una ottima dottrina 2883 VII| cosa, non altramenti che spirato da Dio, a dovere con effetto 2884 IV| tutto sì da ogni corporale e spiritual bruttura rimota che, a rispetto 2885 III| quali tutto il si veggono splendenti, dai miseri mariti impetrano; 2886 V| divedere. Delle cui altre virtù splendide e singulari volendo, secondo 2887 IV| per ciò che quella unica sposa dello Spirito Santo fu una 2888 VI| peggio che montoni maremmani, sprezzati e avviliti; e, in contrario, 2889 IV| vaio e nella spada e negli sproni dorati, le quali cose ogni 2890 VI| d'una gromma spiacevole spumosi, e d'animali di nuova qualità 2891 V| occhiaia livide, e tossire e sputare farfalloni, io non temo 2892 VI| coloro che a fare hanno lo squittino, come ella fu a te; e avessel 2893 VII| disse:~ ~– Non dubitare: sta' sicuramente, e nel buono 2894 I| medesimi, i quali, come in cosa stabile, la loro speranza in essa 2895 III| ultime essersi dipartite, stanche ma non sazie. E che cosa 2896 II| in servigio di te, che stanco ti veggio, che noi a seder 2897 | stando 2898 VI| me quasi del mondo in uno stante rapì. Né prima fu l'anima 2899 IV| Le vitelle di latte, le starne, i fagiani, i tordi grassi, 2900 VII| di ne sono, sarebbono stati più di me sufficienti; e 2901 V| filosofia né di legge né di statuto o di reggimento pubblico 2902 | stava 2903 | stavamo 2904 V| Perché mi vo io in più parole stendendo? Se io volessi ogni cosa 2905 VII| quanto il mio potere si stenderà, sarà senza fallo fornita. –~ ~ 2906 | stesse 2907 | stessi 2908 III| tanto ch'una messa si dica stieno alla chiesa, sanno come 2909 V| teco stesso fai una grande stima, cioè dell'occulte parti 2910 VII| così fatto atto dilettevole stimassi; la salute dell'anima sua 2911 II| cose con pari desiderio mi stimolano, ciascuna ch'io prima di 2912 VII| da pugnere con più acuto stimolo che tu non porti con teco. 2913 IV| quella, ella sarebbe di stizza e di veleno scoppiata. Che 2914 IV| conosce.~ ~Adunque con questa stolta maggioranza e arroganza 2915 III| mi trovai io in più modi stoltamente avere operato; e massimamente 2916 I| pietosamente a ragionare:~ ~«Deh, stolto, che è quello a che il poco 2917 VI| lei essere vecchia e già stomachevole e noiosa a riguardare? E, 2918 IV| imperiosa, noiosa, vezzosa, stomacosa e importuna; né altre cose 2919 V| parole, così sucide e così stomacose a udire, essere quello beveraggio 2920 VI| per certo ch'egli non v'è stoppa né altro ripieno che la 2921 III| lor pupilli figliuoli e le storsioni a quelli amanti che troppo 2922 V| monti, le dure rocche, e gli strabocchevoli balzi convien che rompano 2923 VI| vi perisse e che, vinto e stracco, fuori non ne fosse gittato, 2924 III| segno debba ferire quello strale. Come esse da questo fiere 2925 V| veduta l'avea in prima, una strana maraviglia venire facea. 2926 VI| cose, e assai dalle passate strane, richiede l'ordine del mio 2927 IV| nel cospetto degli uomini strani, ma le bellezze loro dalla 2928 II| sempre stato fossi da lei strano; e, per merito della compassione 2929 VI| acquistare ti credevi, beffe e strazio di te acquistavi.~ ~La qual 2930 V| collo con diverse lavature strebbiata e quelli vestimenti messisi 2931 I| sentire mugghi, urli e strida di diversi e ferocissimi 2932 VI| e le semblee. E tutta si stritola quando legge Lancelotto 2933 III| trattati tenersi. Da questo gli strolagi, li negromanti, le femmine 2934 V| con alcuno de' reggenti si stropicciasse, li quali, non altrimenti 2935 V| diviene rilevata? Ella si stropicciava tanto e tanto si dipigneva 2936 III| nascondono gli orribili strumenti li quali a tôr via i loro 2937 IV| raccolte, visitare; e quivi studiando, operando, versificando, 2938 III| seccatrici sono. I miseri studianti patiscono i freddi e i digiuni 2939 VII| quello s'è dilettato di studiare o si diletta che tu fai, 2940 V| lunghe vigilie molti anni ha studiato ed ènne, oltre ad ogni Sibilla, 2941 IV| una donna), in niuna cosa studiava tanto quanto in fare che 2942 IV| servavano nello andare alle stufe e come spesso: dalle quali 2943 | subito 2944 I| estreme si possono da' più sublimi ingegni comprendere, tanto 2945 V| né monna Diana ch'a lei succedette, debbia la cattedra tenere 2946 VII| forza o virtù, a niuno mio successore lascerò a fare delle ingiurie 2947 IV| corbi bianchi che a' nostri successori d'onorarne alcuna altra 2948 V| queste mie parole, così sucide e così stomacose a udire, 2949 IV| diceva in suo dispetto andar sufolando e appostando di guastarle 2950 VI| questa e a quell'altra, e di sufolare ora ad una e ora ad un'altra 2951 IV| a fare unzioni, a trovar sugne di diversi animali ed erbe 2952 VI| Mongibello, spira un fummo sulfureofetido e sì spiacevole 2953 III| oppure per avventura, come suole le più volte avvenire; 2954 V| senza corso di cavallo o suon di tromba di rame, alle 2955 VI| secondo che le tue parole suonano, non sapesti tu da singulare 2956 V| proprie mani ucciso. Canzoni, suoni e mattinate e simili cose, 2957 II| che, come prima le parti superficiali andò leccando, così poi, 2958 III| quali a tôr via i loro umori superflui adoperano. Ma lasciamo stare 2959 III| delle quali, posto giù il superfluo peso, come con istudioso 2960 IV| tordi grassi, le tortole, le suppe lombarde, le lasagne maritate, 2961 III| abbondanti, la qual mai non supplì, anzi sempre accrebbe difetto, 2962 IV| convenisse colla bellezza supplire la poca dota. La qual cosa 2963 VI| chiesa non si fa, ella il supplisce nella sua casetta». La qual 2964 VII| levante e parvemi vedere surgere a poco a poco di sopra alle 2965 III| che esse subitamente non suspichino contro a loro adoperarsi 2966 III| abbondevolmente sovvenute e sustentate, anzi arricchite; e, se 2967 VI| lingua cominciò a maladire lo sventurato caso della mia morte e sé 2968 VI| e dalle terrene tenebre sviluppata e sciolta e ridotta nell' 2969 IV| una all'altra contrarie. Tacciasi adunque questa generazione 2970 I| I~Qualunque persona, tacendo, i benefìci ricevuti nasconde 2971 II| rispuosi:~ ~– Forse che il tacerlo sarebbe più onesto; ma, 2972 VI| il fuoco di legne. Io mi tacerò de' fiumi sanguinei e crocei 2973 VII| tacqui; ed esso altresì si taceva; per che io ricominciai:~ ~– 2974 V| le securi colle quali si tagliano i velenosi sterpi, gli spinosi 2975 V| si convengono rompere e tagliare le dure catene che qui t' 2976 | tali 2977 I| erano paruti vedere, ora tassi, ortiche e triboli e cardi 2978 VII| donatore, tosto a pugnerla, non temendo, le si farà incontro.~ ~ 2979 VI| fosse che 'l drudo novello temeo non il troppo scrivere si 2980 VI| calar vela o tirare in alto temone, a grandissimo agio vi potrebbe 2981 V| ghirlanduzze composte, levata per tempissimo e fatta venire la fante, 2982 IV| che le moltitudini, ne' templi e negli altri publici luoghi 2983 IV| maravigliosa pazienzia alle temporali avversità e a' martìri: 2984 IV| femina, in quanto femina, che temporalmente è tenuta più che alcuna 2985 V| mutamenti de' tempi sanno temporeggiare. De' quali modi e d'altri 2986 V| parole così dette sono le tenaglie con le quali si convengono 2987 III| alla libertà degli uomini tendono lacciuoli, sé, oltre a quello 2988 II| me, che alle loro parole tenea gli orecchi, che dir non 2989 VII| e gravi le catene che mi teneano, ma pure, non conoscendo 2990 I| paresse, non ostante che tenebroso fosse il luogo dov'io 2991 VI| E quivi, il lume l'uno tenendo e l'altro la lettera leggendo 2992 III| essere; senza che, acciò che tènere paiano di coloro di cui 2993 III| non sanno, simili trattati tenersi. Da questo gli strolagi, 2994 IV| altri trattati spesse volte tenessero, sì come quelle che, oltre 2995 I| a dolerti menato o ti ci tenga: tu nol mi potrai mostrare, 2996 IV| discernere) dove elle le si tengano, che sì pronte e sì preste 2997 III| stare gentile, che non mi tengo, ma sempre con valenti uomini 2998 V| paniere o il vaglio l'acqua, tengono i segreti i petti loro); 2999 IV| cagione. Io dirò il vero: io tentai alquanto di volere porre 3000 II| avendo diliberato di volere tentare se io potessi colui essere, 3001 VI| elle sommamente d'essere tenute belle, e per essere facciano 3002 V| richiede; e alcuni sono savi tenuti, perciò che sanno bene guidare


ab-cerch | cerco-dovea | dover-intor | intra-parig | parla-ripro | risca-tenut | tesi-zotic
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License