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Giovanni Boccaccio Il Corbaccio Concordanze (Hapax - parole che occorrono una sola volta) |
grassetto = Testo principale Parte grigio = Testo di commento
3003 VII| contro a quello che si dee e tesi lacciuoli alle menti di 3004 II| non è panno manualmente tessuto, anzi è un fuoco dalla divina 3005 VI| voglio che tu senza altro testimonio il creda. In quello gonfiato, 3006 I| cui tu tanto gravato ti tieni, che sommamente ti farà 3007 IV| angoscia e l'affanno, più tiepido che l'usato divenuto, seguiva 3008 III| fervente ira discorrono che le tigre, i leoni, i serpenti hanno 3009 III| soddisfare ? Esse si mostrano timide e paurose; e, comandandolo 3010 I| era, che quello che qua tingono i nostri maestri. Il quale, 3011 IV| per sua e in quella fiera tiranna divenuta, quantunque assai 3012 IV| si dovesse e della presa tirannia rimanersi, pervenni a tanto 3013 III| opere a niuna altra cosa tirano, se non a rubare, a signoreggiare 3014 VI| non quelle ad amarla ti tirarono, ma la sua forma per certo; 3015 VI| concupiscenzia non meno tirava ad amarla che facesse l' 3016 VI| Aristotile, Tullio, Virgilio e Tito Livio e molti altri uomini 3017 VI| quali se io per li loro titoli ora ti nominassi, in tuo 3018 II| riconoscendo la verità tocca da lui, quasi in me ritornato, 3019 V| adunque, di questa parte toccandoti, ti dico che, come ch'io 3020 III| due solamente m'aggrada toccarne: l'una e la tua età, la 3021 VII| che il cielo parea che toccasse, messosi, me non senza grandissima 3022 I| colla loro sommità pareva toccassero il cielo. Né per guardare 3023 III| se Dio m'aiuti, tu non mi toccherai; va' dietro a quelle di 3024 VII| volonteroso; ma pertanto a me toccò la volta, perché la cosa, 3025 V| andar mi dee sotto 'l mento; togli quel vetro e levami quel 3026 VII| abbia il peccatore, tutto il toglie via e lava della mente del 3027 III| qualche cosa; e forse saria tollerabile se questi due o tre avanzassero 3028 II| prigione intrare la morte mi tolse, alla quale tu corri: è 3029 V| se gli anni non t'hanno tolta l'usata virtù, non ti dovevi 3030 I| gambe mi fossero del tutto tolte e divenire immobile. E di 3031 III| città arrecare, che loro tolti non sieno da quelle che 3032 III| fantasime. Se sentono un topo andare per la casa o che ' 3033 III| orribili strumenti li quali a tôr via i loro umori superflui 3034 VI| era, levatasi e acceso un torchietto e quella lettera, che tu 3035 IV| le starne, i fagiani, i tordi grassi, le tortole, le suppe 3036 VI| solchi vergata come sono le toreccie, pare un sacco vòto, non 3037 III| cagione avere, tutta la notte tormentano i cattivelli: de' quali 3038 I| imaginai di costrignerla a tôrmi del mondo.~ ~E già del modo 3039 V| si rifà tutto e sopra sé torna guardandosi, che si faceva 3040 II| II~Il che udendo io, e tornandomi nella memoria quello che 3041 III| Romani, di tutto pienamente tornano informate; e quelle colla 3042 I| in più dimestichi luoghi tornarmi. E, oltre a questo, mi parea 3043 IV| venire la notte, che al tornarvi mi costrignea, mi contristava, 3044 VI| che alquanto la luce t'è tornata dello intelletto, che tu 3045 VII| dipartiamo, per ciò che a me sono tornate le perdute forze e il buono 3046 VII| conoscimento, che in parte m'era tornato migliore, al tutto a dipartirmi 3047 VI| Domine, dàgli il malanno! Torni a sarchiare le cipolle e 3048 VI| loro amori e le giostre e i torniamenti e le semblee. E tutta si 3049 IV| lungo digiuno fosse della torre della fame fuggitasi. Le 3050 III| case, de' palagi o delle torri andate sono, e vanno, da' 3051 I| quando così leggiermente di tôrti di quella appetisci; né 3052 IV| fagiani, i tordi grassi, le tortole, le suppe lombarde, le lasagne 3053 V| colle occhiaia livide, e tossire e sputare farfalloni, io 3054 VI| miseria, qual tiepidezza, qual tracutaggine te a te così avea della 3055 I| Come ci se' tu venuto, qual tracutanza t'ha qui guidato? –~ ~Io, 3056 II| lume celestiale non nel trae, uscir non ne può; e allora, 3057 VI| che con tanta afflizion la trafisse, ch'ella stette de' dì presso 3058 VII| liberalità appresso, mi traggono. –~ ~Mossesi adunque lo 3059 III| cristallo s'ingenera sotto tramontana di ghiaccio o d'altra cosa; 3060 VI| dice che fanno: che l'una tranghiottisce le navi e l'altra le gitta 3061 IV| conobbi che, dov'io pace e tranquillità mi credea avere in casa 3062 I| tutti meco repetendoli, trapassai; e, dopo lungo andare, vincendo 3063 VII| veggiamo, tra due oscuri nuvoli trapassando, il sole in terra fare una 3064 I| comprendere, tanto d'eccellenzia trapassano gl'intelletti de' mortali. 3065 VII| via luminosa e chiara, non trapassante il luogo dove noi stavamo; 3066 I| la malvagia disposizione trapassata, serena uscii. E, cercando, 3067 I| pensare; e, molte cose già trapassate volgendo e ogni atto e ogni 3068 II| pregai umilemente che di trarmene s'avacciasse, prima che 3069 V| più avanti dica, ti voglio trarre d'un pensiero, il quale 3070 VII| nuova fatica bisognerebbe a trartene, oltre a questa alla quale 3071 I| venuto per nuocerti, ma per trarti di questo luogo, se fede 3072 IV| salga e per quali balzi si trarupi alla parte contraria; e 3073 IV| tante migliaia d'anni quante trascorse sono poi che 'l mondo fu 3074 I| E in tanto d'afflizione trascorsi, ora della mia bestialità 3075 I| dolendomi, e ora della crudeltà trascutata di colei, che, uno dolore 3076 VI| cose occultamente assai trasfugate, e di quelli danari, che 3077 VI| altra, e dell'altra nell'una trasmutandoli, senza mai dirne niuno, 3078 I| ho la mia ira in carità trasmutata, non sarà alla tua domanda 3079 VII| piacevoli ragionando, si trasse dietro; sopra la sommità 3080 VI| animaletti, che in casa tiene, si trastulla infino all'ora che venga 3081 VI| venga il suo più desiderato trastullo e che con lei si congiunga. 3082 I| savio ch'io non sono già trasviò molte volte e forse a non 3083 III| adoperarsi e in loro detrimento trattarsi; benché di ciò gli uomini 3084 VI| furono già mai, li avea tratti. Con queste parole e con 3085 IV| menti per la gola; tu hai le traveggole; tu hai le cervella date 3086 I| quanto se per una delle travi della tua camera li prendessi. 3087 VI| occhi corporali nella testa travolti che tu non vedessi lei essere 3088 III| fante, colla fornaia, colla trecca, o colla lavandaia berlingano 3089 V| il quale essa chiamava «trecce» si poneva; e, quelle con 3090 III| divenire; e quelli, ora in treccia di dietro alle reni, ora 3091 V| vicini a quaranta che a trentasei fossono, posto che ella, 3092 I| vedere, ora tassi, ortiche e triboli e cardi e simili cose mi 3093 III| a cui colino gli occhi e triemino le mani e 'l capo, sarà, 3094 I| morte, così tu, vivendo, trista la fa' della vita tua».~ ~ 3095 I| piacer sentono, quanta di tristizia e di miseria sentono in 3096 III| brieve ciò che fecero mai i Troiani o' Greci o' Romani, di tutto 3097 V| corso di cavallo o suon di tromba di rame, alle giostre si 3098 | troppi 3099 II| fra le quali il numero trovandone piccolissimo da commendare, 3100 IV| distillare, a fare unzioni, a trovar sugne di diversi animali 3101 II| quando il bisogno viene, trovarmi non sapere nulla; l'altra 3102 VI| tanti, ma che un altro se ne trovasse che così ne potesse divenire 3103 II| luogo nel quale io t'ho trovato mel manifesta) che tu se' 3104 VII| cose, e in quanti tu ne troverai, che facciano gli uomini 3105 VII| profondo di ninferno il tuffate e nascondete. E perciò questa 3106 VI| che per te Aristotile, Tullio, Virgilio e Tito Livio e 3107 VI| alcuna volta, quando con tuoni grandissimi e quando senza, 3108 III| sole e de' pianeti, come il tuono, il baleno, l'arco, la grandine 3109 III| dia loro orecchie; forte turbandosi, se alcuna loro riprovata 3110 II| e certo questo non è da turbarsene poco, avendo riguardo che 3111 II| altro, vergognare; né tu turbartene; per ciò che, come tu dalla 3112 IV| la quale essa, fieramente turbata, più volte s'ingegnò di 3113 IV| malvagia e perfida zenzara, turbatrice del riposo e del buono e 3114 V| essere guatata; e così si turbava in se medesima, se alcuno 3115 IV| scandalezzo e sì grande turbazione che, a rispetto, fu a' Cristiani 3116 VI| non si riman'ella però d'uccellare; e, se io in questo mento 3117 VI| pigliare i colombi fanno gli uccellatori; e, per ciò che ciascuno 3118 V| quale l'animale bruto e l'uccello e 'l pesce più esercita, 3119 V| bene agli uomini perché s'uccidano. E che farebb'ella del sangue 3120 VII| intanto maggiore che mi ucciderà; sì che, se male mi parea 3121 IV| qua or la discorrendo, per ucciderla l'andò seguitando; e porto 3122 V| colle spade in mano insieme uccidersi. Non è così: non è costei 3123 VI| chiamavi la morte che t'uccidesse; la qual più tosto chiamar 3124 III| latte abbino gustato, se n'uccidono! Quanti a' boschi, quanti 3125 IV| opinione che, se alla fine uccisa non avesse o quella o un' 3126 V| volentieri colle proprie mani ucciso. Canzoni, suoni e mattinate 3127 V| E chi non la conoscesse, udendola della sua onestà, della 3128 I| quanto io poteva, come io udi': «poi che dalla vostra 3129 II| dallo spirito queste parole udii, conoscendo il mio pericolo 3130 V| a chi la conoscesse, l'udirla la seconda volta, e talora 3131 V| adunque pazientemente d'udirle; né paia alla tua onestà 3132 VII| di fama, quale autorevole udistù mai dire, che per la re 3133 VI| ad esecuzione tutti gli ufici funerali, poi che 'l mio 3134 VI| che ella per udire divino uficio o per adorare v'entrasse, 3135 IV| Delle quali confezioni essa ugnendosi e dipignendosi, come se 3136 V| vuogli Tristano, o Orlando o Ulivieri, di prodezza, la cui lancia 3137 II| alzando il viso, il pregai umilemente che di trarmene s'avacciasse, 3138 III| signoria; e, faccendosi umili obbedienti e blande, le 3139 II| sì e con tanta forza ogni umore da dosso che a niuno carbone, 3140 III| li quali a tôr via i loro umori superflui adoperano. Ma 3141 IV| ciascuna di loro debba essere l'undecima. Mirabile cosa, in tante 3142 VI| discacciato che tu costei sì per unico rifugio e per tuo singulare 3143 IV| non partendosi dal loro universal costume, in guisa d'una 3144 IV| general salute di tutto l'universo, virgine innanzi al parto 3145 IV| dovere tornare, ed ella più unta ne venìa che non v'era ita. 3146 IV| sommamente a distillare, a fare unzioni, a trovar sugne di diversi 3147 VI| otto ch'ella non volle bere uovo né assaggiar pappardelle. 3148 I| volgessi, sentire mugghi, urli e strida di diversi e ferocissimi 3149 I| secondo la nostra antica usanza, primieramente cominciammo 3150 II| o ella l'arà caro, per usarlo in quello ch'io possa; e 3151 V| cortesia intende di se medesima usarsi, quando liberamente di sì 3152 VI| usa a Parigi, a Firenze s'usasse, ella per leggiadria sopra 3153 VI| colle parole graffiati gli usatti e come v'eri per meno che 3154 I| disposizione trapassata, serena uscii. E, cercando, trovai compagnia 3155 III| ingannare», o dicono: «All'uscio mi si pare»; quasi in niun' 3156 VII| quale io anderò, tu non uscissi punto, per ciò che, se i 3157 V| magnificenzia intende che s'usi nelle cose donandole o gittandole 3158 I| dimenticata, consolato alla mia usitata camera mi ridussi. E poi 3159 I| considerarle, le veggiamo usitate. E da queste passammo alle 3160 I| avventura, sì come uomo uso in questa contrada, mi mostrerrà 3161 VII| con quelle avere rubato, usurpato e occupato quello de' loro 3162 | V 3163 III| de' vizi e abitatrice de' vacui petti; cosa senza ragione 3164 VI| non credo che tu quelle vadi cercando; dell'altre mostrare 3165 III| ravvolti, secondo che più vaghe parer credono, compongono; 3166 VI| più fede al numero de' vagheggiatori dando che al loro medesimo 3167 VI| cinguettare, di che ella è vaghissima, sì ben dire le pare; e 3168 III| loro, gli uomini niuna cosa vagliano, né viver possano; e sono 3169 VI| riprensioni alcuna cosa vagliendo, non sappiendo al comportarle 3170 V| altrimenti che 'l paniere o il vaglio l'acqua, tengono i segreti 3171 III| quello scioccone? Egli è mio vago: vedi se io mi posso tenere 3172 IV| ne' vestimenti foderati di vaio e nella spada e negli sproni 3173 III| mi tengo, ma sempre con valenti uomini usato e cresciuto, 3174 VI| cosa ti poteva ella molto valere? Potevati costei degli anni 3175 IV| quelle. La qual cosa quanto valido e come possente argomento 3176 IV| Mazza rientrar possa in Valleoscura, donde dopo molte lagrime 3177 IV| Virgilio e degli altri antichi valorosi avranno cantati, i tuoi 3178 V| qual, tanto le sue arti valsono che te non solamente, ma 3179 IV| altro, se non ch'essa, come vana, credo che spesso vada gli 3180 VI| nominassi, in tuo danno te ne vanaglorieresti, dove in tuo pro non te 3181 IV| mosterranno le cagioni de' variamenti de' tempi e delle fatiche 3182 VI| Ma, sì come colei che di variar cibi spesso si diletta, 3183 II| bisogna, in ragionare di varie cose entrai. E, mentre noi 3184 | ve 3185 III| ne' giovani non che ne' vecchi fa amore disdicevole, se 3186 VI| folle, aggiugnendo le cose vecchie colle nuove, alquanto di 3187 III| poco le dote loro. Niuno vecchio bavoso, a cui colino gli 3188 V| le più delle mattine la vedea, veduta l'avessi colla cappellina 3189 V| lei innamorare che, quello vedendo cento mila cotanti disamorare 3190 V| vedessi, che, dove di' che, vedendola, al cuore dal suo viso le 3191 VII| suoi passati cercando, e vederai quante di quelle cose, e 3192 III| raccontava, senza altro vederne; e appresso per quelle, 3193 I| Veramente mi fa il qui vederti e le tue parole assai manifesto, 3194 I| recandosi ad ingiuria di vedervi alcuno altro, le fiere del 3195 V| Monna cotale de' cotali» e vedesi cerchio fare. Ma ella in 3196 I| oscura quanto niuna se ne vedesse già mai; la quale subitamente 3197 IV| reverite, assai bene si vedrà mal confarsi l'una coll' 3198 IV| servidore, ora ti duoli), e vedrai dove e nelle cui mani il 3199 IV| apparirebbono, niuno se ne vedrebbe de' cavalieri. Estimano 3200 VII| de' tuoi passati non si veggano per le chiese appiccati. 3201 I| pregarmi per la tua salute; ma, veggendomi, ti saresti ingegnato di 3202 IV| con più ardita fronte, non veggendosi alcuna resistenza, cominciò 3203 II| divini occhi manifesta e veggendoti in questa valle, oltre al 3204 III| che maggior vituperio è, veggenti i mariti, ne sono infinite 3205 I| ingiurie fattemi nel mio vegghiare, ancora dormendo s'ingegnò 3206 IV| da provvedere sia donde vegnano delle granate che la casa 3207 IV| quello ch'io sostengo.~ ~Ma vegniamo ad altro. Dovevanti ancora 3208 VI| concatenata, senza calar vela o tirare in alto temone, 3209 V| della fante si cominciava a velare; alla quale, credo, con 3210 III| con ali e con gli occhi velati e arciere, non sanza grandissima 3211 III| si sieno, subitamente a' veleni, al fuoco e al ferro corrono. 3212 IV| ella sarebbe di stizza e di veleno scoppiata. Che pensi ch' 3213 III| ferocissime e con parole altiere e velenose, s'ingegnano di certificarsi 3214 V| colle quali si tagliano i velenosi sterpi, gli spinosi pruni 3215 V| facesse cavare, richiedeano i veli, come l'erba e' fiori solea 3216 III| le ghirlande leggiadre, i velluti, i drappi ad oro, e tanti 3217 V| ogni volta dicea: «Questo velo fu poco ingiallato; e questo 3218 I| non usata natura prestate velocissime ali; colle quali mentre 3219 V| cappellina fondata in capo e col veluzzo dintorno alla gola, così 3220 IV| dipignendosi, come se a vendere si dovesse andare, spesse 3221 I| come a lui familiari, a vendicar la sua ingiuria sopra me 3222 VI| se ingiuria dir la debbo, vendicherà contra di lui; né è però 3223 | venendo 3224 VI| della memoria tratto che, venendoti meno costei, tu estimassi 3225 II| e assai «il porcile di Venere», e molti «la valle de' 3226 | vengo 3227 IV| l nuvolo, se molto non venieno a suo modo, fieramente l' 3228 | venir 3229 | venissero 3230 | venissi 3231 I| dolore e paura parimente mi venner nell'animo. Il dolore agli 3232 VII| avere avuto forze che loro vennono da principio da fecunda 3233 III| anni – quaranta, e già sono venticinque cominciatoli a conoscere. 3234 V| buona abbachiera, li dicesse ventotto), fatti, lasciamo stare 3235 VI| tirate e distese, risponde la ventraia, la quale, di larghi e spessi 3236 | venute 3237 III| a' quali, quantunque il ver dicano, radissime volte 3238 V| usciva dal letto, col viso verde, giallo, maltinto d'un colore 3239 IV| ariento solimato, a purgar verderame, e a far mille lavature, 3240 VI| di larghi e spessi solchi vergata come sono le toreccie, pare 3241 I| solamente, riguardandolo, me ne vergognai, ma, da compunzione debita 3242 III| luoghi segreti dove esse, vergognandosene, nascondono gli orribili 3243 IV| ti vai a rimescolare, non vergognandoti della tua bestialità! E 3244 III| dee loro soddisfare. Né si vergognano le membra, i capelli e ' 3245 IV| non a riconoscersi, né a vergognarsi d'essere da altrui conosciute 3246 VII| ciascun altro si sarebbe più vergognato di me di dirti quello delle 3247 VII| udito, assai ne concedetti verissime; come che poi quelle, che 3248 IV| queste cose dire, non come veritiero, ma come uomo al quale, 3249 IV| bene le gote gonfiate e vermiglie e grosse, e sospinte in 3250 IV| buono vino cotto, della vernaccia da Corniglio, e del greco 3251 | verrà 3252 | verrai 3253 IV| cacciato fuori.~ ~Egli non si verrebbe a capo in otto dì di raccontare 3254 | verremo 3255 | verrò 3256 V| morendo l'uomo, vermiglio si versa? La sua sete è del digesto 3257 V| rifrigeratoria sopra le sue fiamme versassono, nondimeno con alcuno suo 3258 VI| eri per meno che l'acqua versata dopo le tre! Le tue Muse, 3259 V| persuasioni, per gli orecchi versate nel sordo cuore, non faranno 3260 IV| contraria; e teco, poi che i versi d'Omero, di Virgilio e degli 3261 IV| quivi studiando, operando, versificando, esercitare lo 'ngegno e 3262 IV| mangiare e del ben bere e del vestire, sommamente a distillare, 3263 V| leggiadria chiamar si dee il vestirsi a guisa di giocolari e ornarsi 3264 II| allacciato e come tu medesimo ti vestisti la catena alla gola, ch' 3265 III| e tanti ornamenti, tanti vezzi, tante ciance, tanta morbidezza 3266 IV| servire sia imperiosa, noiosa, vezzosa, stomacosa e importuna; 3267 V| veduta non l'avesse, come vid'io già mille volte. E chi 3268 IV| raccontando non vada, ella non vide prima tempo alle occulte 3269 IV| le cui ultime onde non si videro già mai, ti mosterranno 3270 IV| tu ti maraviglieresti; e vie più, se io ti disegnassi 3271 | Vieni 3272 | VII 3273 IV| re. E, se altro da questa vil turba essere stata separata 3274 V| questa nocenzia putrida e villana, tu se' senza niuno dubbio 3275 IV| di ciriege o di poponi i villani, quando ad essi s'avvengono, 3276 I| trapassai; e, dopo lungo andare, vincendo la naturale opportunità 3277 III| vincere, sta bene; ma il vincer quelle; e con opere virtuose, 3278 III| lasciarsi a loro sopravegnenti vincere, sta bene; ma il vincer 3279 III| combattere la sua signoria e a vincerla. Le quali, poi che le loro 3280 IV| in tal battaglia, se non vincitrice, puose giù l'armi. E io, 3281 V| ricolta o no; se i Genovesi o' Viniziani recheranno spezieria di 3282 IV| astinenzia mirabile domarono e vinsero, prestando maravigliosa 3283 IV| così grandi animi, così virili, così costanti e forti sotto 3284 IV| una cosa tanto pura, tanto virtuosa, tanto monda e piena di 3285 IV| caritevole ardore di bene e virtuosamente adoperare sì maravigliosamente 3286 VII| in contrario, quantunque virtuoso, quantunque valoroso, quantunque 3287 V| mura affumicate, non che i visi delle femine, ponendovi 3288 IV| baldanzose l'altrui case visitano e le donne, sono ottime 3289 IV| publici luoghi raccolte, visitare; e quivi studiando, operando, 3290 III| le 'ndovine sono da loro visitate, chiamate, aute care; e 3291 VI| questa tua donna; e avendo visitati più luoghi, tirato da una 3292 VII| dimestichi furono, mentre vissero: per che, se di quindi alla 3293 IV| della fame fuggitasi. Le vitelle di latte, le starne, i fagiani, 3294 IV| matassa d'accia; o se il lino viterbese è più sottile che 'l romagnuolo; 3295 III| lascia il campo solo alla vittrice donna.~ ~Le quali, poi che 3296 VII| altri militari ornamenti vituperarono. Qual gloriosa cosa, qual 3297 II| la nostra salute e che è viva fontana di misericordia 3298 III| niuna cosa vagliano, né viver possano; e sono ritrose 3299 IV| richiedea, prima nel modo del vivere e nella quantità il suo 3300 V| la dico per nuova, ma per viziosa e spiacevole e cattiva, 3301 VI| essere contrarie al tuo vizioso desiderio; e, per consequente, 3302 VI| a una vecchia rantolosa, vizza, malsana, pasto omai più 3303 | vogliamo 3304 VII| letizia, ch'io senti', che, vogliendolimi a' piedi gittare e grazie 3305 I| fosse, conobbi me dal mio volato essere stato lasciato in 3306 II| ella l'arà caro, ma, non volendolo usare, discretamente me 3307 | volerla 3308 | volersi 3309 | volevi 3310 VI| egli stesso si crede, dal volgare proverbio il quale voi usate, 3311 I| molte cose già trapassate volgendo e ogni atto e ogni parola 3312 I| trovare; sanza che, indietro volgendomi, seguir mi vidi a una nebbia 3313 II| adunati e giù per la mia gola volgendosi sarebbono un picciol sorso. 3314 I| per tutto, dove che io mi volgessi, sentire mugghi, urli e 3315 | volli 3316 VI| sono se nascosa dimora, volonterosa che all'altre femine apparisse, 3317 I| ordine assai discreto delle volubili operazioni della Fortuna, 3318 VI| atto cosa che tu avessi voluta; sì che non quelle ad amarla 3319 VI| per certo quel golfo una voragine infernale; la quale allora 3320 | vorrà 3321 | vorranno 3322 VI| quante bastonate gli si vorrebber fare dare; anzi gli si vorrebbe 3323 | vorrebbero 3324 VI| bue faccia quella pelle vòta che gli pende dal mento 3325 VI| aggiugnerebbono, non altrimenti vote o vizze che sia una vescica 3326 VI| toreccie, pare un sacco vòto, non d'altra guisa pendente 3327 | vuoi 3328 II| pure, con parole assai zoticamente composte e che rimate pareano,