aband-becch | bei-crede | credo-faces | faggi-insep | insid-murat | muri-posan | posar-ristr | risuo-steri | stesa-viii | villa-zizza
grassetto = Testo principale
Parte grigio = Testo di commento
1 XXXVI | sappienti~chi per tal modo abandona gli affanni,~a' qua' dovrien
2 XXXIV | della bellissima Elena, abandonante le già biancheggianti tempie
3 XL | avvento, Ameto, i cigni abandonati, non sostenuti i raggi di
4 XXXV | ne menò; da' quali non abandonato giammai, ad essi per merito
5 XL | non conoscendo, aspettava abarbagliato. Ma non fu lungo l'attendere,
6 XIX | sien pochi, e molti gli abbagliati.~ ~
7 XXIX | intorno a quelle le voci delli abbaianti cani, sanza avere ardire
8 V | altro pensiero contrario abbattuto. Per che, rimossi alquanto
9 | abbi
10 XXXV | mano l'aguto ferro, lui abbracciai e dopo molti baci li dissi:~«
11 XXXVIII| fratelli co' loro compagni, abbracciando quelli che rimanieno e teneramente
12 XXVI | quali la terra vie più s'abellia. E certo appena pure queste
13 I | semone, seguitandolo, se n'abelliscono, e udendoli piacciono a
14 XXVI | trascorre, più i lavorii abelliva. Egli, secondo l'avviso
15 XXVI | luogo teneva il cretense abete più bello all'occhio che
16 XXXVIII| sembra, se bene si mira, ma abile, mansueto e disposto ad
17 XXXVIII| antichi, sopra l'onde sarnine abitan quasi nella infima estremità
18 XVIII | piacevole ninfa, quelli luoghi abitante; la quale, poi che sé corrotta
19 XXII | a' luoghi bassi~andare ad abitar, lasciando questo,~in quello
20 XXXV | isole Pittacuse cercarono; e abitârle. Ma quelle, infino nella
21 XXXVIII| li costretti Fiesolani fu abitata e chiamata il propio nome
22 XXXII | ponte, pervenne a' luoghi abitati dalla mia madre; i parenti
23 XXXVIII| appresso lo 'nganno d'Europa abitato da Atalante figliuolo di
24 III | Atalante, primo di quello abitatore, su vi salisse. Nelle piagge
25 XVI | O voi, qualunque iddii, abitatori~delle superne e belle regioni,~
26 III | giovane, i fauni e le driade, abitatrici del luogo, solea visitare;
27 XXXVIII| case con non gran popolo abitava; e il suo nome avea imposto
28 XLVI | sieno divenuti. Ora gli abiti e i modi d'esse donne nota
29 XXXV | atto lascivo e con parole abominevoli dannando i miei dolori,
30 XXVI | purgarsi la testa. Quivi ancora abonda il serpillo, occupante la
31 XXXII | denari, de' quali quelli abondavano gran quantità, mediante
32 XXIII | e ne' servigii di lei, abondevolmente trattando i beni di quella,
33 XXXIV | quelle con tutto l'animo abraccia, strigne e bacia, e così
34 XVIII | estimò la mia forma degna d'abracciamenti; e come pio padre, - benché
35 XXVI | né in tutto la cuopre l'abracciante gramigna, ma lieta si vede
36 XIII | quistioni. E quivi Acaten, d'Academia venuto, vantantesi di più
37 VII | altri per lo suo andare accendendosene il disio, Lia, vedendolo,
38 XXIII | verso loro con giuste ire accendendosi, prima privatolo di gran
39 XXI | bellissimo, del suo fuoco accendentesi tutto, vidi sedere; e con
40 XXXIII | fuggire~e sé di questo foco accender tanto~che degni diventiamo
41 XXVI | mie fiamme, m'ingegnava d'accenderlo di quello disio nel quale
42 XXXVIII| privata luce dolendosi, più s'accendeva nell'ire. Onde io, più volte
43 XXIX | quale se forse indegno sono, accendila pure per cui ti piace, sì
44 XXXI | sarebbe altro che un vano accendimento di più aspro fuoco, considerando
45 XXXV | testimonii della sua sembianza; e accertatami che la voce udita non m'
46 XXI | arme, con uno cappello d'acciaio con alta cresta e con iscudo,
47 XXVI | si dovessero delle viti accompagnare, e quale età d'essi era
48 XXXVIII| del nobile uomo, con altre accompagnata, il visitò alle feste e
49 VII | tempo non passi perduto, in acconciare reti, in rimpennare saette,
50 XXXV | pensiero. Ma la fortuna, acconciatrice de' piaceri de' possenti,
51 XVII | dêe donare. -~Le donne s'accordano; e però che a varie dèe
52 XXXVIII| sorte né altro li poteva accordare, onde per diliberazione
53 XXXII | dimori e la tua bocca s'accosta alla mia. Se tu fossi pervenuta
54 XXXV | condizione del cielo, umile e accostante alle loro compressioni la
55 XXXVIII| loro cavalli si voleano accostare alla santa quercia; ma dell'
56 XXXV | ma ella, più a me allora accostatasi, che reverente stava dinanzi
57 XXXVIII| agurio di maggiore tempio, accresci con migliori rami; dintorno
58 XXXII | conoscenti di sé medesimo per gli accumulati beni entrati nella speranza
59 XVIII | Quanto più verso me la sua acerbità indurava, tanto più la santa
60 XXIII | fossero più care le tenebre d'Acheronte che la chiara luce de' regni
61 XXXVIII| nomare, e tali erano che Achimenida la voleano chiamare, e i
62 XLIV | ebbe ammirazione che gli achivi compagni veduto bifolco
63 XLIV | dolgono né esse cerco con acqua nimica d'offendere), ma
64 XXXII | abondante di quelle negli acquazzosi, sopra il quale agresti
65 V | dubbio fra 'l sì e 'l no d'acquistarla; e alcuna volta, sé degno
66 XII | pregio in sé le dona quanto acquistasse la bella Ciprigna nel cospetto
67 V | preda, per mia sollecitudine acquistata, dono come mi piace. Dunque
68 XXXV | ad essi per merito dopo l'acquistate vittorie con la cittadinanza
69 XIV | Non son da por già mai per acquistato~i tuoi agne', ché a molti
70 XXXVIII| con lui ne' campi latini acquisterai nelle mie armi mirabile
71 II | appresso disegna~la mano, acquistin lode e 'l tuo valore~fino
72 XXIII | madre de' piacevoli amori, acquistino le voci della tua serva
73 XLV | se 'n giranno,~ma sempre acresceranno i loro ardori,~di te purgando
74 XXXIX | primi parenti il peccare acro;~ancora insieme orribile
75 XXXV | la donna cerca la grazia addomandata, cade ne' tesi lacciuoli
76 XIII | in merito del suo canto, addomandò che le donne ascoltassero
77 XXXVIII| iddio è piacere benivoli adempierete. Io, nato di tebano padre
78 II | sentir sia equale,~e più adentro alquanto che la scorza~possa
79 XXXVI | altra equale~uccise i figli aderenti a Tarquino,~con giusta scure,
80 XVIII | ad Ermofrodito di Salmace adivenne? Fugghino gl'iddii che tali
81 I | vaghe de' viventi rivolgono, adiviene che altri le sanguinose
82 XXXVIII| Mandane una vite, tutta Asia adombrante, partorisse, cotale partorire
83 XXIX | se giusti sono, per me adopera le tue forze; e se io non
84 XXIX | Adunque il non tornante tempo adoperalo acciò che poi non ti penti
85 XXXII | il debito uficio recusa d'adoperare. Onde elli, vinto, alquanto
86 XXVI | con isperanza di campare l'adoperasse. E Rubicone, che dovea l'
87 XXXVIII| quello sanza agra punizione s'adoperava già mai. Quivi i Coritani
88 VI | nulla pare che alcuna cosa adoperi nella caccia altri che Ameto;
89 XXIX | Mercurio che la sua deità s'adorano, per avventura tornando
90 XXXII | ancora; ma io non so se io m'adormentai e dormendo vidi le cose
91 XI | nostra essenza;~la quale, adorna d'etternal bellezza,~e lei
92 XI | la ragion dovuta,~fuor ch'adornar la divina figura;~sempre
93 XII | bianche e d'altri fiori adornate, legate con rilucente oro,
94 XXVI | segno de' suoi triunfi, s'adornò dell'usate corna; a' quali
95 XXXII | questa dèa son tutta: costei adoro, costei reverisco e costei
96 XXIII | fossero; anzi, execrando l'adultera giovane con lo 'ngannevole
97 XXXVIII| soprastante, per mezzo l'adunato popolo e festante, e de'
98 XIV | ritenute~nell'ampio ventre, ch'affamate e piene~sempre le tien,
99 III | venuta. Essi, per lo caldo affannati com'io, qui vicini si posano
100 III | con le sue onde; e quivi, affannato per la lunga via e per lo
101 XVIII | studii la memoria non pronta affannava; sopra li quali così andante,
102 I | si dilettano. Molti gli affannosi pericoli di Cirro, di Persio,
103 XV | più avanti, ma invano vi s'affaticano gli occhi suoi; e perciò,
104 XXVI | diedi debita fede e vere l'affermai con la mia risposta. Ma
105 XV | Io non dormo -; e, non affermandolo, ne rimane in dubbio; e
106 XXXV | riconobbe il vostro viso; e con affermazione dissi: "Questa donna è colei
107 XII | alla cintura, con simile affibbiamento ristretti, commenda, però
108 XII | alcune parti con isforzate affibbiature congiunta, in sé le loda
109 IX | d'altezza decevole, vede affilato surgere l'odorante naso;
110 XLVIII | sé biasimando la troppa affrettata partenza, con isperanza
111 XXIII | padre serbato se 'l troppo affrettato colpo d'Antropos non fosse,
112 XXXVIII| vestimenti a quelli più s'affrettava, sperando che del frutto
113 XXXVIII| segno contra i nimici s'afrontano, per vittorioso segnale
114 XXXVIII| virtù che già più volte, da Agamennone cantata, pervenne ne' miei
115 XVIII | quel furore che la misera Agave con le sue sorelle seguitaro
116 XXXVIII| allora che 'l sollecito Agenore, per la figliuola cercante
117 XXXV | nelle piagge alte e a quelli aggiugne mura fortissime, le quali
118 XXXVIII| gigli bianchissimi voglio aggiugnere a quel vermiglio».~E così
119 XVII | ciascuna con lieta voce. Aggiugnesi alla diliberazione l'effetto;
120 XVII | serventi, e tutte a Giove, aggiungono che, dopo i narrati amori,
121 XXXVIII| debite lode di tanto dono e aggiunsero sacrificii al loro iddio
122 III | brieve da lui si trovassero aggiunte: per la qual cosa di preda
123 XXVI | generò Cerere, la quale, aggiunti i carri suoi a' colli de'
124 XXXII | della dèa, la quale avea aggiunto alle prime parole:~«Noi
125 XV | rimira ciò che agli occhi gli aggrada. Egli d'alta statura, vestita
126 XXXII | che, la freddezza, che ad Agliauro il tiene simigliante, del
127 VIII | vezzosa~che 'l giovinetto agnel nella pastura;~e se' più
128 XI | aspettante ch'altri il suo agogni;~anzi pertratta sì l'utili
129 XXXVIII| violenta mano in quello sanza agra punizione s'adoperava già
130 XXXV | quelle con quella che più m'agradiva di riguardare. E già l'uccello
131 XXIX | quale tanto all'animo m'agradò e agrada, che sempre come
132 XXXII | acquazzosi, sopra il quale agresti satiri furono ne' primi
133 XXIII | sono stato e sono reputato agrissimo pugnatore.~Questa cosa,
134 IX | Minerva rivolti, s'ingegnano d'aguagliarsi ad Aragne, sanza che molti,
135 VIII | offese.~Né son sì forti aguale i ferri aguti~delli volanti
136 XL | iddii non vedendo, per sé agurava la rimirata punga; e insieme
137 XXIII | dolente gufo donante tristi agurii a' nuovi matrimonii della
138 XXXV | tratto della presta mano l'aguto ferro, lui abbracciai e
139 XLII | viso di quelle cotal paura, aguzzando gli occhi, con quelli s'
140 VII | in rimpennare saette, in aguzzare li spuntati ferri e in risarcire
141 | ai
142 XXVI | sventurato Iacinto e la forma di Aiace e qualunque altro più bello
143 XXIII | spirito vagabundo per l'aire, come hai veduto, ne va
144 V | dimostrarsi. Egli appena, aiutandolo la forte mazza, in piè rimase,
145 I | quella, di cui io sono, aiutandomi, canterò. E lasciando quel
146 L | santa dèa, me a queste cose aiutante, i suoi incensi; e le meritate
147 XXXV | veggendo io sollecita ad aiutare i suoi, grandissima cagione
148 XXIX | da sé bella, con l'arte aiutata quanto poteasi aveva più
149 XXXVII | estimando che gli audaci sieno aiutati dalla fortuna e che, per
150 XXXII | quistioni civili sopra minate [aiutato], avente forse veduti più
151 XXXVIII| tu, o santissimo iddio e aiutevole ne' bisogni, sii presente
152 XXXVIII| io strano invoco ne' miei aiuti, e dêa al vero effetto,
153 XXXVIII| a' tuoi servigi, e questa albore, sotto le cui ombre divoti
154 XXVI | passo prestare a Cesare, e Albula, lui aspettante, e a cui
155 III | elli all'ombra di piacevoli albuscelli, fra' fiori e l'erba altissima,
156 XXIX | compagni d'Ulisse, e i porti d'Alfea e le mura dette che da Giano
157 XXVI | perfetta età e avendo l'alie grandissime, cominciato
158 V | fosse, fiso la cantante, alienato, mirava; la quale, poi che
159 XXXVIII| piantata anzi che Giove allagasse il mondo, con distesi rami,
160 XXXVIII| gonfiato e d'acque abondevole allagò questo piano, e le lievi
161 XVIII | procrearli nipoti, me a ciò allegante per naturale debito a lui
162 III | preda, a' suoi omeri alcuno alleggiamento porgeva, verso quella parte
163 XII | chiede, mirandolo, se n'allegra; e le guance, non d'altro
164 II | che tu perdoni, alquanto alleviando,~le fiamme nuove dal tuo
165 VII | ascosta Cerere fêr palese, e l'allodole, imitanti l'umane cetere
166 V | apparecchia principio e più l'alluma, e, non sappiendo come,
167 XIV | qual chi mira~con occhio alluminato di ragione~vedrà chi meglio
168 XLV | de' raggi ardiam dell'alma Citerea),~come ne vedi,
169 | almeno
170 XIV | perché il lupo se ne porti alquante~io non me 'n curo; tale
171 XXXV | ti fia palese per cui più altamente canterai che per noi, che
172 XXXIII | ancor come già quel dell'altare~di Vesta si divise in Roma,
173 XXVI | imbiancata aurora penano l'altezze delle montagne a mostrare
174 XXIII | della cetera d'Appollo, fu d'altissime mura murata. Della quale,
175 | altr'
176 XXXIII | del morire,~da chi vive altramenti assai sentita.~Dunque ogni
177 | altrettanti
178 VIII | sì come la palma inver l'altura~si stende, così tu, vie
179 XXI | le mie saette, mi vennero alzati gli occhi: e in aere, non
180 XXXV | tuo letto, ma come focoso amadore, ad alcuno rifrigerio donare
181 XLIX | que' recitanti, e de' loro amadori.~Li quali udendo e rimirando
182 XXIX | amato padre, il quale io amai e amo quanto egli ami me,
183 XXVI | questi, celebrantesi in Tebe, amantissima terra la sua deità, i suoi
184 XXVI | veste, state già care ad Amarille; e nel mezzo dello aperto
185 XXXV | atti piacevoli mi dava d'amarla cagione; ma poi, fattomi
186 II | Mirra sua sorella,~cui più amasti nel mondo ch'altrui,~per
187 II | Appollo prendesti, e per l'amate~ninfe (s'alcuna mai di tanta
188 XLVI | vede chi sieno i giovani amati da quelle e quali per quelle
189 XXXII | alla naturale ragione d'Amatuta, a fare partorire i metalli
190 XXXV | altra dalla debita fede in ambiguità caduta, Venere, favoreggiante
191 V | sommità di quello compose ambo le mani, e sopra esse il
192 XXXV | la turbata Abrotonia; e amendune, mirandomi fiso con atto
193 XIII | apparecchiato Alcesto. E disposti amenduni di tenere per sentenzia
194 XXXV | singulare donna, onorerò, amerò e avrò sempre cara più ch'
195 XXIX | io amai e amo quanto egli ami me, che so che m'ama molto
196 XXXVIII| alquanto quello della sua amica conobbe turbato, però che
197 XXVI | altissimo, congiunto con l'amichevoli ellere e con l'usate viti,
198 XXXV | troiani iddii; e presa l'amicizia di Evandro d'Arcadia e sacrificata
199 XXXI | queste bellissime donne amino altrui che me, io pure sono
200 L | o solo amico, e di vera amistà veracissimo exemplo, o Niccolò
201 VII | corde lo spende. Egli ancora ammaestra cani e con sollecitudine
202 XXIII | gli comandò, in luogo di ammenda del commesso peccato, che
203 XVII | giorno, il quale non al sonno amministratore de' mondani vizii, né alla
204 XXXIV | quelli la vide; e in sé ammirando, loda le parti che egli
205 VIII | che per sommo disio sempre ammirarti~di grazia chiederei al sommo
206 XV | riguardandole, in sé multiplicando l'ammirazioni, quasi di senno esce; e
207 XXIII | domandò, pietosa concesse, ammonendolo che più nell'usato fallo
208 XXXVIII| impuose silenzio, i quali, ammoniti da' flammini, avvegna che
209 XXI | altra vergine lei seguente m'amò e con sollicito studio mi
210 XXVI | di cestute lattughe e d'ampie bietole e d'aspre borraggine
211 XII | riguarda; e degli altri ampissime trecce composte vede sopra
212 XXIX | Cimbria, signoreggia, con ampissimo favellare t'empié di somma
213 XXXV | piena si vede e in tanto ampliata che, l'una con l'altra delle
214 XXXVIII| disposero ad alte cose; e ampliato il loro senato e il numero
215 I | superbo intendimento ne' beni amplissimi fortunali, le inestimabili
216 XXXI | fuggire con così sùbito andamento e di ciò c'hai donato non
217 XXXII | dipinto di molti fiori, ce ne andammo; e sopra quella, freschissima,
218 XLIX | il sentia~per ogni parte andar con la biltate,~col ragionare
219 XXXII | corpo fui quindi levata ad andarle a vedere: se non che subitamente
220 XI | servigio chiede~e a' tementi andarlo profferendo.~Fontana il
221 XXXVIII| innanzi co' cavalli vietò l'andata. Tirarono a queste voci
222 XV | quali vegnenti con non altra andatura che soglia fare novella
223 XV | Giovani, - disse - levianci; andiamo ad onorare le vegnenti compagne. -~
224 XL | attendeva ch'elle dicessero: - Andianne -. Il dì non era più caldo
225 XXVI | piacevole resistenza, toglie all'andito gli aguti raggi d'Appollo.
226 XLI | graziosa,~che chi mi segue non andrà giammai~errando in parte
227 XIV | mandriale:~di che ancor andrai tristo e mendico.~ ~
228 III | cosa come si dice, ora gli andrò a vedere, il sole guidante
229 XXXVI | processe la lieta~liberazion d'Andromeda, la quale~poi di Perseo
230 XII | bellissime, ornate di molte anella; e i vestimenti, come quelle,
231 IX | sottili, ornate vede di cari anelli li quali elli vorrebbe che
232 XXVI | Quivi malva, nasturzi, aneti e il saporito finocchio
233 XVIII | tuoi pericoli; e te, come Anfiorao, nel cospetto de' Tebani
234 XLI | tenebrosa,~ma con letizia agli angelici rai~mi seguirà nelle divizie
235 XXVI | segno li futuri frutti; e l'angulo a questo seguente teneva
236 XIV | mungo è saporoso; e quella angusta~fatica del salir le fa vogliose~
237 I | momenti e in diversi disii l'anime vaghe de' viventi rivolgono,
238 XXXVIII| partii con molti doni; né animoso d'offendere venni qui, sì
239 XXVI | e come ancora, acciò che annegate non fossero le loro radici,
240 XXXV | alcuni gli estimano gli Annibali. Ma l'antichità quali d'
241 XXXVIII| deità in simile giorno ogn'anno si celebrino ad etterna
242 XLIX | adorno~il cielo, in me dell'annottar doglioso,~quindi partimmi
243 XXVI | mezzo di questi si sariano annoverati molti meranci carichi ad
244 XXXIX | suoi veraci,~del mondo annullator rivolti a Dio,~come si dêe,
245 XXXVIII| ma per trovare con pace l'annunziate cose dalla santa bocca,
246 XXVIII | dà nel viso segnali dell'ansia mente, e così similmente
247 XXXII | fossi nata; tali i loro antecessori si conoscono, e essi, ne'
248 XXVI | reputi d'età vòta: ma io, antichissima, ho la presente forma con
249 XXXIV | poi che le ricchezze sono antiposte alla tua virtù: la morte
250 XVIII | quale te abbiamo eletto antiste; e tu, acciò che ben conoschi
251 XXXVIII| alla nuova Tebe e sotto antiveduta costellazione, Marte dimorante
252 IV | torta via~per la terra d'Aonia ch'egli infonde,~come Liriopè,
253 XXXVIII| domata giovenca tra' monti aonii, e dove ella, mugghiando,
254 XXXV | lungamente nascose tutte s'apersero, operante Giunone; né tale
255 XVII | le frigide onde; e altra, apertesi le strette maniche e 'l
256 XXXV | questo luogo venire mi diede apertissima via e sicura; la quale similmente
257 XXXII | e il suo fondo, il quale apertissimo dimostrava, non teneva alcuno
258 XXVI | non in altra maniera che appaiano le 'ngannevoli reti stese
259 XVIII | parole. E se non fosse che l'apparate cose non ingannevoli mi
260 XLV | così nel ciel ciascuna appare stella~lucida e chiara di
261 XXXVIII| iddii e sempre nuove cose apparecchiano al mondo; delle quali se
262 XVIII | tu similmente la durezza, apparecchiante nocimento se tu non vieni,
263 XXXVIII| nuove sedie; le quali loro apparecchiate da' fati, in altre regioni
264 XXXVIII| grazia. Ma poi che i fati apparecchiati alla generata prole per
265 XXIII | a' tiranti la forza, ci s'apparecchiava, la quale forse sanza inrevocabile
266 V | insegneròlle le loro caverne; io l'apparecchierò le frigide onde, presto
267 IX | neve per propia bianchezza, apparisce più bella. Nella quale due
268 XV | suoi gli occhi di colei gli appariscono quali e gli occhi e l'altre
269 XXI | volta gravante come quella apparissi nelle sue fonti, con maschia
270 XXXV | di bruna veste coperta, appariste agli occhi miei e il cuore,
271 V | nuovamente a' miei occhi apparita, nel suo cantare, se io
272 XXXV | vegnendo a questi luoghi, apparitami e baciatomi, lieta m'avea
273 XII | delizie agli occhi suoi apparite non erano.~ ~
274 XXXVIII| il luogo con tutte queste appartenenze ad Italo fu conceduto e
275 XX | a voi ora di seguitare s'appartiene -.~Quella con atto vezzoso,
276 XXXVIII| occhi della vegghiante anima apparvero nuove cose: però che a lei
277 XXXV | molto oro, le partenopensi v'apparvono, intra le quali non men
278 XXII | Peloro le distese~braccia, e Appennin le gambe, tale~ched e' sorgesse
279 XLIV | e a te con focoso disio appetente di ritornare, stata infino
280 XXVI | col suo odore, e i copiosi appi co' quali Ercule per adietro
281 XXIX | parole, le quali così s'appiccavano alla mia mente come le secche
282 XXXII | di Grecia, surge un monte appiè del quale corre un picciolo
283 XXVIII | mente, non conosce a quale apponga alcuna cosa che guasti la
284 XXVI | con diligenzia dandole l'apprensiva, alla memoria le guardava.
285 XXIII | nell'una delle mie mani, appressantemi al già freddo corpo, e il
286 XXVI | piace».~Questa allora, lieta appressantesi a me, credendo io ch'ella
287 XXII | di que' faccendo bica,~s'appressarono a Giove minacciando~per
288 XV | soglia fare novella isposa, s'approssimano alla fonte. Laonde Ameto,
289 XXXVI | E io, la qual, per amore approvare,~avute ho quante noie posson
290 V | alli mai non sentiti amori apre la via e già conosce il
291 XI | cacciandol fuor del loco ove s'aprende.~Né lascia dare orecchia
292 XLVII | vita prava~non discendessi, aprendomi l'effetto~che 'l mai di
293 XXXVIII| e per abito reverenda; e apresso a loro la discreta Minerva
294 XVIII | ultime parole, o giovane, apri gli orecchi e sappi che
295 XXVI | trovai; quivi mi dispuosi d'aprirli il mio disio con vere parole
296 XXIII | solennità concedesse che que' s'aprissono, ultimamente giurando per
297 XII | grossezza. E per quelle apriture mettendo l'occhio, di vedere
298 XII | scollatura, gran parte se ne apriva a' riguardanti; egli non
299 XV | dalla sommità della testa e apuntato sopra i raccolti capelli,
300 IX | diritta discende, quanto ad aquilino non essere domanda il dovere.
301 IX | ingegnano d'aguagliarsi ad Aragne, sanza che molti, seguendo
302 XXVI | muterebbono in varii, e i piccioli aragni faccenti più preziose fila,
303 XXXVIII| come ne' colchidi campi arati dal tesalico giovane sùbito
304 XXXVIII| e il luogo da' ricurvi aratri e da qualunque morso con
305 XIV | vanno raccendendo.~Ma voi, Arcadi, sì poche n'avete~che 'l
306 XXXV | suoi successori cingono l'arci di Palatino, e monte Celio
307 XLII | volta pauroso pensò ch'elle ardessero, e massimamente Agapes e
308 XLV | nostro viso~per lo qual ardi con caldo disire.~E così
309 XLV | tuoi piaceri,~(de' raggi ardiam dell'alma Citerea),~come
310 XXII | e così noi la seconda l'ardiamo~con chi dentro vi sta, sì
311 V | dunque, divenendo vile, non ardirò io di tentare quello da
312 XXXV | ferma, il domandai come elli arditissimo quivi era venuto; a cui
313 XLI | infiammando più del mio ardore.~Adunque a voi, o grazioso
314 XVIII | misera Silla e alla fuggente Aretusa e a molte altre, con paura
315 VII | tutta la terra, dipinta, da argentali onde rigata, si mostrò lieta,
316 XXVI | porte la secca terra, con argentate onde rinfrescava le aride
317 XXXVIII| mondani, tra' Frigi e gli Argivi per la rapita Elena accese
318 XXV | d'Atlanciade in quelle d'Argo, egli, già sentente il terzo
319 I | schifando, all'alte di salir s'argomentano. E alcuni sono che, dal
320 XLIX | quelle, sì come provato,~arguendo di lì le sue offese;~e quel
321 XI | fuggendo, quanto può, l'arguta~voglia del generare al qual
322 II | condizione~e dal suon vinto dell'arguto legno~e dalla nota della
323 III | sudori con la rozza mano, l'arida bocca si rinfrescò con l'
324 XXVI | argentate onde rinfrescava le aride gole. E chi dubita che Tanais
325 XXVI | quella via il suolo dall'arido paleo occupata, né in tutto
326 XXIX | mai, e quella di Giove, d'ariento, fu migliore che quella
327 XVIII | della rivestita terra da Ariete e poi spogliata da Libra
328 XXXIX | nella presente vita attiva~d'Aristotile avesser gli alti ingegni~
329 IX | Vertunno, errano diversamente armati delle astuzie d'Arcadia.
330 V | dovere al disiderato fine arrecare, cotanto più di quello l'
331 XXIX | mostrare quanto io gli piacea o arrecarmi a tale che egli piacesse
332 XXXVIII| promesse cose ignorante m'ha arrecato. Sia adunque la deità reverita
333 XXXV | popoli, lì di due isole arrivati, prima stati uno in Caprea,
334 XXXII | ciascuna parte del mio male arrivato corpo, e con mormorii ne'
335 XX | la fronte e per vergogna arrossata, disse sé apparecchiata
336 XXIX | luoghi dati da Enea agli arsi membri della sua balia.
337 XXIII | greco furore d'ogni cosa arsibile ebbe le sue fiamme pasciute,
338 IX | piacciono, e le candide mani, articulate di distese dita, le quali,
339 XXVI | sottile ingegno mostrò i suoi artificii e insegnò le raccolte lane
340 XLIV | piega raccolta, gli occhi asciugandoli, da quelli levò l'oscura
341 IX | alquanto sopra quella mirata, asciugati i caldi sudori, si rifé
342 XIV | contento,~cui ciascheduna ascolta mansueta.~Io guardo lor
343 I | Edippo, piaceranno. E Marte, ascoltandoli, o darà all'arme quiete
344 XXIX | lepre nelle vepri nascosa, ascoltante intorno a quelle le voci
345 XXVIII | avedeva, sì stavano attente ad ascoltar la parlante, da una di loro
346 XIII | addomandò che le donne ascoltassero le loro quistioni. E quivi
347 III | spalla, l'orecchie ritto; e ascoltato alquanto, rivolto a' cani,
348 XXXVIII| minore maraviglia i miei fati ascolterete, e quello che al vostro
349 I | mio verso. E però chi ama, ascolti; degli altri non curo: la
350 XXXII | nel suo cospetto. Ella l'ascoltò e fattasi a me più presso,
351 XXXIX | in Bacco il divin cibo~s'asconda a noi per debole vedere,~
352 XV | vestimenti passante, la quale non ascondea i ritondi omeri col suo
353 XII | quali con sottile copritura ascondendo, resistenti pareano che
354 XXIX | nimici di Saturnia divenuti, ascosi nelle caverne nel monte
355 XXXIX | attenti notate~il ver ch'ascoso cerca discovrire.~Le cose
356 VII | amorosi animali, e i campi l'ascosta Cerere fêr palese, e l'allodole,
357 IX | con lei sopra la fonte s'asettarono a sedere, rintegrando Lia,
358 XII | mantello, dall'altre onorata, s'asettò con la prima; e il già cantante
359 XXXVIII| Mandane una vite, tutta Asia adombrante, partorisse,
360 XXXV | se di vederla t'agrada, aspettaci qui: noi la ti mosterremo".~
361 VII | avendola potuta trovare, ad aspettarla nelli usati prati era disceso;
362 XXXVIII| queste parole, ma taciti aspettarono quale nome a quella si donasse
363 XXVI | principio, e gli sparti fichi aspettati dal corbo, e le piacevoli
364 XVIII | vorrebbe avere più tosto Febo aspettato, poi che con riposato animo
365 XXVI | lattughe e d'ampie bietole e d'aspre borraggine e di sottili
366 XXIV | XXIV]~Diana, gli aspri fuochi temperante~con le
367 XXVI | co' suoi frutti cagione d'asprissime battiture; e nell'altro
368 XXXV | tutto il mondo; il quale, asprissimi affanni sopra l'onde d'Ibero,
369 VIII | chiara più che 'l vetro,~e assa' dolce più ch'uva matura~
370 XXVI | nella battaglia di Flegra l'assaggiò. Da queste cose e dal non
371 V | miei cani non dubitano d'assalire i fulvi leoni, e ne' boschi
372 III | turba da diverse parti era assalito, e talvolta i non ricchi
373 XIV | confine~vivaci, poste d'assalto sicure,~non curanti di lappole
374 XIV | al monte, ove, pasciute,~assegni alle tue tanto perfetto?~ ~[
375 XXXII | faceva me riguardante, non assetata, avere sete e vaga di tentare
376 XV | disposte l'arme e' mantelli, assettate si furono, si ripuose a
377 XII | qualunque chiarezza degni d'assomigliare, sanza niuno maesterio,
378 XXXVIII| invocata Lucina, quale ad Astiage parve che Mandane una vite,
379 XXVI | domandata da tanti nobili, né Atalanta, velocissima nel suo corso,
380 XXXVIII| Anfione dopo le miserie d'Atamante, nelle mani pervenne di
381 XXXVIII| ruina; e da alcuno iddio non atata, consumata da molto fuoco,
382 XXXI | di grazia che 'l misero Ateon, al quale non fu licito
383 XXVI | Siringa, che sieno i lunghi atrii de' gran palagi con tonda
384 XLIX | ognora con affanno più m'atrista,~sì che l'aver veduto il
385 III | quelli con li usati legami attaccati, alla presente quercia raccomandò,
386 XXXV | notte, nelle quali forse più attamente mi sarei doluto che al lume.
387 II | non cura, e solo il tuo attende,~per dire intero ciò c'ha
388 XXXVIII| intera speranza nel futuro attendeano del fiore. E in brieve tempo,
389 XV | al luogo ove egli, solo, attendendole si sedea; il quale, alla
390 XL | abarbagliato. Ma non fu lungo l'attendere, ché di quella a' suoi orecchi
391 XL | temoroso petto ad ogni ora attendeva ch'elle dicessero: - Andianne -.
392 XXXVIII| viso rimirando di Giove, attendevano la sentenzia. Ma egli, questi
393 XVIII | parole:~«Giovane donna, attendi: io sono vinto dalle tue
394 XXXIX | con pennello.~E lui ancora attendo ritornante~quando risurgerem
395 XXXIX | ad udire~il mio parlare e attenti notate~il ver ch'ascoso
396 XXXVII | in maraviglia venutone, attonito si taceva. Elli riguarda
397 XXXVIII| re le longobarde rabbie atutate, con più prosperevole agurio
398 XXXVII | loda, estimando che gli audaci sieno aiutati dalla fortuna
399 XXXVII | avvisate. E appresso, l'audacia di Caleon ascoltando, temeraria
400 L | che da Virgilio il buono Augusto o Erennio da Cicerone, o
401 XXXV | suoni fecero la rilucente aula fremire ispesse volte; e
402 XIV | l'util delle tue che sì aumenti.~Quand'io vorrò, da cui
403 XXVI | corse con le sue copie e aumentò in grandissima parte le
404 XXIII | e gli abondevoli regni d'Ausonia e le rapaci onde di Rubicone
405 XXI | maniere degli strumenti ausonici exultarono. Lieta tra l'
406 XXVI | Euro e quali da Borea o da Austro guardare, e quali al soave
407 VII | colorato, a lei dal noioso autunno suto per adietro spogliato,
408 XXIX | medesima estimo di parlare: io avanzai di bellezza ciascuna delle
409 XXXVIII| ogni dì di bene in meglio avanzando, Roma e la gran Capova eccettuate,
410 XXXV | discendenti per la loro virtù, avanzante sempre chi segue lei, in
411 XIV | l numero ne prende,~all'avanzar mi fa più sofficiente;~in
412 XXXI | quali niuna è di bellezza avanzata da alcuna dèa. Veramente
413 XII | biondo capo; i quali ancora avanzati ritornando in giù, in quel
414 XXXV | e femmi suo. Ella certo avanzava di bellezze Pampinea e di
415 V | pure de' suoi guiderdoni avara verso me fosse, sì non poss'
416 XXXVI | de' Sanniti,~ben ch'alli avari buona e giusta paia.~I detti
417 XXIX | udirete. Il mio marito e io avavamo lasciati i tiberini liti
418 XI | liberal di quel ch'egli ave,~a ricevere ardito, non
419 | avean
420 XXVIII | delle quali alcuna non s'avedeva, sì stavano attente ad ascoltar
421 XXXV | versi scritti nell'antico avello che' primi non fecero, dicendo
422 | avemmo
423 XVIII | dèa di cui qui, come posto avemo, ora ragioniamo, con voce
424 | avendola
425 XXXV | santi templi. Ma di ciò fu l'avenimento contrario, perché bene il
426 XXIII | agli occhi vaghi di lei l'aveniticcio giovane di venusta forma,
427 XXXII | questo trapassamento mai n'avenne alcuno male, egli il racconta.
428 | aventi
429 XXXV | Palatino, e monte Celio e Aventino con gli altri colli già
430 XXXVIII| chiamavano tutti. La quale, l'avento sentito del nobile uomo,
431 XXXVI | vòlto sanza dire addio,~viva averebbe alla sua vita rea~rimedio
432 | avermi
433 | averne
434 XXXV | abandonarono; e vicini al lago d'Averno, via certissima agli iddii
435 XXXV | perché, alquanto mirandovi, d'avervi veduta altrove in me tentava
436 XXIII | quasi piangendo, se piangere avessono potuto i divini occhi, pareva;
437 | avevamo
438 XVIII | conte, le quali, sì com'io m'avidi, con occhio avido riguardò;
439 XLVII | dimostro e disegno.~Il qual s'avien che io voglia lasciare~a
440 XXVI | in molte verghe surgeano avillani, e più presso a' solchi
441 | avrai
442 | avranno
443 XII | poi ch'egli con sottili avvedimenti ha le scoperte parti guardate,
444 XXVI | di che se tu non se' meno avveduto che gli altri, tu il puoi
445 XV | indizio di giovinetta età non avvenia; e con questi loda le braccia,
446 XLIV | non sanza agurio d'ottimo avvenimento munta da sette fiamme, così
447 XLVII | tua bella figura.~Che s'avvenir ciò dêe, a coronali~fiamme
448 I | quelli da sollicitudine avversa, così da disiata e sperata
449 XXXV | renderebbono, così a' Siculi avversi nell'armi come alla vergine
450 L | tra le spine della mia avversità nata, la quale a forza fuori
451 III | con le loro voci forse avvilendo i mondani. Io non ne vidi
452 XLV | vera al mondo che dovea~avvilupparsi dentro al cieco errore.~
453 XLIV | lambenti dintorno come olmo avvinghiato da ellera. Le quali, bene
454 XXXII | sante braccia di Citerea m'avvinsero più volte il candido collo;
455 IX | sopra i nascondenti vestiri avvisa dove perverrebbe la pronta
456 XXVI | per soperchi cibi, come io avvisai, in atto lascivo con parlare
457 XXXVII | ogni rete, cane o istrale avvisate. E appresso, l'audacia di
458 XXXVIII| alcuno cittadino fu di questo avvisato, egli poté vedere qui Marte
459 XXXVIII| le cose. Ma i frodolenti avvisi dello iniquo tiranno con
460 XLIV | ch'io ci consumo. -~Egli l'avvisò molto, ma più avanti che
461 XVIII | cercarono il lor signore, né baccata ti seguo con quel furore
462 XXXIV | animo abraccia, strigne e bacia, e così acceso diventa come
463 XXVI | credendo io ch'ella mi volesse baciare, espirommi non so che in
464 XXXII | con la fetida bocca non baciata ma scombavata la mia, con
465 XXXV | questi luoghi, apparitami e baciatomi, lieta m'avea la venuta
466 XXVI | rauchi corni e i tintinnanti bacini in segno de' suoi triunfi,
467 XXXV | prima per la mano preso, mi baciò, e io lei; dopo questo aggiugnendo
468 XXI | da alte grotte disceso, bagna con le sue onde, quasi nel
469 XXVI | Persi, e l'egiziaco Nilo, bagnante per sette porte la secca
470 XXVIII | caldissimo, sé tutto di sudore bagnato dimostra; e più una volta
471 XXXV | tiepidi e dilettevoli bagni di Baia s'aveano lasciati e le montagne
472 XXIX | antiche Cumme e le tiepide Baie; e quindi, alla destra mano
473 IV | iddii e col mio coro mi balestro~in luoghi ta' ch'a lui furono
474 XXIX | agli arsi membri della sua balia. E poi con paura passammo
475 XXIV | armata, in man tenendo~giusta balluca, graziosamente~l'umile exalta,
476 III | fra gli strabocchevoli balzi, surgeva d'alberi, di querce,
477 XXVI | frutti per la morte de' bambillonici giovani; e pieno di fioriti
478 XXIV | che lor saran sezzai,~al barattare occulto ognuno è messo,~
479 XXVI | la terra cavare, e quale barbato e quale sanza barbe si potesse
480 XXVI | quale barbato e quale sanza barbe si potesse piantare; aggiugnendo
481 V | le mani, e sopra esse il barbuto mento fermato, come se quivi
482 L | veracissimo exemplo, o Niccolò di Bartolo del Buono di Firenze, alle
483 XVII | maniera di diletto infino alla bassa ora c'è tolto, fuori solamente
484 XXVI | le zolle del solcato orto bassai le ginocchia e dissi:~«Dèa,
485 XVIII | bellezze di quello, alquanto bassandomi, gli feci, sanza parlare,
486 XX | Quella con atto vezzoso, bassata un poco la fronte e per
487 V | da sùbita vergogna vinti, bassava, e in sé follia estimava
488 XXVI | sottilissime braccia, e il crespo bassilico, ne' suoi tempi imitante
489 XXXII | molte femine solo saria bastato, o dice li suoi amori e
490 XXIX | ciò a narrarliti non ci basterebbe un sole.~Ma acciò che brievemente
491 L | alle virtù del quale non basterieno i miei versi, e però tacciole,
492 XXXVIII| alcuni, estimando questo battaglievole nome e più atto ad accendere
493 XXVI | vie, in forma quale ne' battaglievoli campi i tirati padiglioni
494 XIV | con vincastro quelle vo battendo:~come le piace ognuna ha
495 XXXVIII| ciascuno di voi una volta sola batterà il fiorito prato ove noi
496 XXVI | frutti cagione d'asprissime battiture; e nell'altro uno olmo altissimo,
497 XXVI | canti gli antichi pedali di Baucide e di Filemone, pieni nelle
498 XLV | XLV]~O anima felice, o più beata~ch'altra che spiri en la
499 XV | gli ultimi termini della beatitudine somma toccare, credendo
500 XL | sette e sette divisi, co' becchi, co' petti e con gli unghiuti
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