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Giovanni Boccaccio
Comedia delle ninfe fiorentine

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


aband-becch | bei-crede | credo-faces | faggi-insep | insid-murat | muri-posan | posar-ristr | risuo-steri | stesa-viii | villa-zizza

                                                   grassetto = Testo principale
     Parte                                         grigio = Testo di commento
1003 IX | altri con le sue cetere credono Orfeo avanzare; e tali sono 1004 XVIII | occulta e diedemi l'essere creduta in ciò ch'io dicessi: quello 1005 XXXVIII| Ismene, l'ire prima di Creonte e poi dell'iddii fuggendo, 1006 VII | mezzo giorno; e da quelli crepitanti alcuna volta prima con sùbita 1007 XXVI | il fuoco acceso ch'elli crescea, quando l'aure s'ingegnavano 1008 XXXV | aveano luogo; esse, ognora crescenti ne' miei obbrobrii, con 1009 XXXV | innanzi mutare, quantunque crescesse la loro progenie; e data 1010 XXI | che io nella sua grazia crescessi.~Duranti adunque i nuovi 1011 XXVI | caldi e alle piove, e le cresciute erbe davano graziosi sonni, 1012 XXVI | mostrante ancora alcuna crespa, me reputi d'età vòta: ma 1013 XXXII | indizio; e le sue guance, per crespezza ruvide, e la fronte rugosa 1014 VIII | secche e bionde,~dintorno crespi, al tuo capo legati;~e le 1015 XXVI | sottilissime braccia, e il crespo bassilico, ne' suoi tempi 1016 XXI | cappello d'acciaio con alta cresta e con iscudo, vidi reggente 1017 XXXVI | Gorgone; e 'l miracol di Creta~con ingegno sottil vinse 1018 XXVI | il quarto luogo teneva il cretense abete più bello all'occhio 1019 II | E tu, più ch'altra bella criatura,~onesta, vaga, lieta e graziosa,~ 1020 XXXVIII| opposti alla sua salute, e crolli da temere molti l'abbiano 1021 XXXIV | s'e' mi fosse licito il crucciare, già ti mostrerei quanto 1022 XXXV | sacrificata la bianca troia alla crucciata Giunone e ucciso Turno, 1023 XXXVIII| altri iddii verso quella crucciato, vedendo il tempo atto alle 1024 XXIV | crudel la senta sopra sé crucciosa;~e io la cheggio sì che 1025 XXVI | animali a' cacciatori, e le crude radici delle non conosciute 1026 XXIV | voluta, con aspra vendetta~crudel la senta sopra sé crucciosa;~ 1027 XXXIV | era io allora, o fortuna crudelissima ne' miei fatti? Non era 1028 XXIV | e gli altri tribolati~da crudi affanni muoian con lor setta,~ 1029 XXXVII | distesosi, fermò il sinistro cubito sopra quelle e in su la 1030 XLVII | nuova pittura,~ne' pillei cucite dien segnali~della mal fatta 1031 XXVI | queste cose e dal non bene cultivato iddio nacquero i diluvii 1032 XXVII | E com'io dissi, già alla cultura~degli orti suoi sollecita 1033 XXXV | accese per modo ch'ancora mi cuoce, e farà sempre. E tutto 1034 XVIII | della mia dèa, coperto del cuoio della nutrice di Giove, 1035 XLVII | delle feminette;~o forse cuopran la cura profana~de' providi 1036 XXVI | cominciarono ad essere rubati da cupide mani. E infino a questi 1037 XXIV | mondo possente,~la matta cupidezza e disfrenata,~madre di brighe 1038 XII | sedenti, nella loro bellezza cupidi di spessi abbracciamenti 1039 XIV | grassezza con tal forma~che non curan di lupo le ferite.~ ~[Acaten]~ 1040 XXX | cosa mostrando fortezza,~curando il mondo quanto il mondo 1041 XV | le quali lei, di ciò non curante, rendevano sì vezzosa che 1042 XXVI | io ardeva; ma egli, non curantesi di me, solo alle sue lascivie 1043 XIV | poste d'assalto sicure,~non curanti di lappole o di spine;~e 1044 XXIII | mia madre. Ma l'iddii, non curantisi di perdere la fede di sì 1045 XXIX | stante, tanto di ciascuno mi curava quanto solesse fare Anaxarete, 1046 XXVI | poi mi disse quando con curva falce i lussurianti rami 1047 XXXVIII| posto con le ginocchia curvate sopra la salvatica terra, 1048 XXXII | suo andare continuamente curvo, la terra rimira, la quale 1049 XXVI | i digiuni. E credesi che Dadona allora per santissima selva 1050 XXIX | dardi tuoi la quale fu già dagl'iddii come da me sentita, 1051 XXXV | ardori; alli quali se tu nol dài, niuna altra cosa fia, se 1052 XXXVIII| acque apparve il ricurvo dalfino, cotale, in alto levata 1053 XXXVII | cavriuole e lascive, di damme giovani preste e più correnti, 1054 XIX | a' casi emergenti~riparo dan le sue leggi dovute.~Costei 1055 XII | toglieva che facciano a' Danai i loro capelli. E quella, 1056 XXVI | regni che doveano essere di Danao, rigati d'Acheloo, d'Alfeo 1057 XXVI | carissime; e con diligenzia dandole l'apprensiva, alla memoria 1058 XXXII | rispondono con proporzione più dannabile. E nel suo andare continuamente 1059 XXVI | più volte mi fu cagione di dannare me medesima per elezione 1060 XXIII | data e la ricevuta progenie dannarono con infallibile sentenzia, 1061 XXXV | madre mia, né di rotta fede dannata, m'è caro di palesare i 1062 XLVII | fiamme più tosto le cheggio dannate~ch'a vita laniata e disiguali.~ 1063 XXIII | abandonate, uscirono giovani dannati ad etterno exilio. E vagabundi 1064 XXVI | animali. E il tempestoso Danubio, crescente per le risolute 1065 XXII | simile scanno a noi forse darassi.~E se resister volesse nessuno,~ 1066 XXXVIII| chiamare, e i più antichi Dardania; e così discordanti, né 1067 XXVI | testimonia, l'audito non vi darebbe fede. Ma perché mi voglio 1068 XXXVIII| terrà cotale ordine: noi daremo a ciascuno in mano un picciolo 1069 I | di Serse, le ricchezze di Dario, le liberalità d'Alexandro 1070 XXXIV | quali cagioni vi mossero a darmi il nascimento più basso 1071 XVI | occhi la via~m'aperse Lia a darmiti con atto~non istinguibil 1072 XVIII | lascino ogni vergogna, prima darò per lo tuo effetto forma 1073 XVI | servigi; ma s'e' me ne avanza,~darolti tutto quel ch'omai aspetto.~ 1074 XXIII | maggior ruina, a morte la datrice, la data e la ricevuta progenie 1075 XXVI | sedenti sopra le tenere erbe davamo gli orecchi a' canti de' 1076 XXVI | acque o sopra le sue brace davan le carni mal cotte de' presi 1077 VIII | noiarti.~Dunque, se quella dea ti guida e move,~di cui 1078 XIX | com'al suo regno~salir si debba per etterna pace,~lasciando 1079 XIX | disire~de' ben fallaci, si debbia virtute,~per ben di sé, 1080 XXIX | chiusa, o da morte o da debile vecchiezza: a qualunque 1081 XIV | cibi avendo a rugumare,~debili e per ebbrezza liquefatte~ 1082 XLVI | vitupera; e qui la paura debitamente avuta de' cani delle donne 1083 XXVI | bellissimo prato di grandezza decente a quel giardino, sopra il 1084 IX | misurata lunghezza e d'altezza decevole, vede affilato surgere l' 1085 XXXVIII| pensata nuova maniera a decisione della presente quistione, 1086 XLV | così da noi il tuo non sia deciso~fin che del buon voler, 1087 XXXIII | divisa da ello,~alla terra declinafervente~che quanto prende 1088 XXXV | e con questo consiglio, declinando del monte, vicini alle poche 1089 XXXVIII| vecchiezza sanza figliuoli declinava correndo, e già vedendosi 1090 XVIII | più somma che quella di Dedalo temente i caldi cieli e 1091 IX | dalla reverenda antichità dedicati a Venere, sono presenti, 1092 V | cosa in sé forse conosceva deforme, e così dice:~- La bella 1093 XVIII | mosterrò come a' piedi ti deggi porre le sue ali con arte 1094 IV | per sua virtù colui~che degnerà al mio bel viso aprire~gli 1095 XII | Adunque tanta estima la degnità de' capelli alle femine 1096 XXXVIII| nel campo Epiceno furono deleti, a porre freno a' rigogli 1097 XXXV | sedie; né d'altre più sane deliberano che quelle trovate da' primi 1098 XXXVIII| picciolo spazio sanza altra deliberazione reverenti cercarono la sua 1099 XXVI | misera Filis aspettante Demofonte diede principio, e gli sparti 1100 XXXII | di coloro, ma cupido di denari, de' quali quelli abondavano 1101 XIV | nostre in fonti chiare, derivate~di viva pietra, beon con 1102 XXXVII | così i suoi, variamente desiderando, mutava. Elli, udendo narrare 1103 XII | rimirandola, avea forza di fare desiderare altrui i dolci baci. E il 1104 XXXII | bellezza, con tutto l'animo desiderava le nozze mie, le quali sperava 1105 XXXI | sanza dubbio più di me degni desiderebbono di stare; e pure di grazia 1106 XXXVIII| prencipe magno furono con Desiderio re le longobarde rabbie 1107 XXXII | entra nel petto mio, ché ti desidero; e i tuoi ardori, li quali 1108 XXXII | agli occhi miei. Onde io, desiderosa di vedere qual fosse, alzata 1109 XXXV | che ti tieni? Va e con le desiderose braccia strigni i vaghi 1110 XXXIX | iscrisse, da costor non deviante,~con intelletto, o forse 1111 XXV | ti sarebbono da me pórti devoti, s'alcuna speranza avessi 1112 XXXII | prime parole:~«Noi te 'l diamo per unico servidore e nuovo; 1113 XXXV | Ecco colei cui già ti dicemmo che sola fia donna della 1114 XXVI | le piante essere rigate dicendoli, e come ancora, acciò che 1115 XXIII | a' miei orecchi pervenga, dicendolo tu, non mi si nieghi la 1116 XXXI | luoghi che te non conoscono e dicesi che di te non hanno bisogno; 1117 XXXVII | altre avevano detto, ella dicesse; la quale sorridendo così 1118 XL | ogni ora attendeva ch'elle dicessero: - Andianne -. Il non 1119 XVIII | essere creduta in ciò ch'io dicessi: quello che a Cassandra, 1120 XXXIII | distesi,~diviso si mostrava a dichiarare~di loro il poco amor, se 1121 XXXV | fossero i miei parenti v'avrò dichiarato, qual più possente verrà 1122 XXXVIII| vendéo, anzi, come alcuni dicono, le fece con amaro colpo 1123 | dieci 1124 XVIII | segreta, mi tenne occulta e diedemi l'essere creduta in ciò 1125 XLVII | pittura,~ne' pillei cucite dien segnali~della mal fatta 1126 IV | arte col sottile ingegno~mi dier per nome Lia; e questo loco,~ 1127 XXXI | pauroso dubiti di mirarle, difendano questi alberi a te stante 1128 XXXV | così da loro nominata a differenza dell'antica abandonata. 1129 XXXV | quali tornare non furono difficili, però che già per pessimo 1130 XVIII | dubitare. Ma, come che la difficoltà si profondi, pur te degno 1131 XXVI | ghiande sodisfaceano a tutti i digiuni. E credesi che Dadona allora 1132 XXVI | quivi manifesta cognobbi la dignità degli alberi di quello orto, 1133 XXXI | stagione acciò che io più possa dilatare il mio diletto! -~Elli quasi 1134 I | amorosi avvenimenti d'udire si dilettano. Molti gli affannosi pericoli 1135 XXVI | Ella mi solea alcuna volta dilettare con queste parole, dicendo:~« 1136 XXXV | verde poi sempre mi sono dilettata; e a memoria etterna de' 1137 XLVI | l'orecchie di lui aveano dilettate, quanto sieno utili al cuore 1138 III | ornata d'infinite castella, dilettevole di graziose ville e di campi 1139 XXI | maschia progenie poi dal peso diliberandomi.~Non m'era dunque altra 1140 XXXV | fidandosi di dare a ciò riparo, diliberano che sanza più cercare quivi 1141 XXXVIII| per li romani padri si diliberò di restaurare le cadute 1142 XII | non cavato ma pari, e la dilicata gola, sopra li equali omeri 1143 XXVI | cultivato iddio nacquero i diluvii e le varie mutazioni delle 1144 XV | che dèe, tutto fu mosso a dimandarne Lia. Ma, ratemperato l'ardente 1145 XXXVIII| migliore cielo. Elli ebbe la dimandata licenzia, e oltre a ciò 1146 XXVI | Pomena lodando l'opera sua, dimandatami del mio parere, con vera 1147 XXXV | desiderii compiuti, col dimandato si parte e sentendo la cosa 1148 XXXV | prieghi ragunati in uno, il dimando".~A cui ella rispose:~"Giovane, 1149 XXXV | figliuola mi reputava, mi dimandò; e fu udita la sua domanda, 1150 XXIX | grazioso perdono; e però dimenticando quella alla quale non altra 1151 XXXV | Il nuovo re per le non dimenticate bellezze s'infiamma più 1152 XXXVIII| frettolosi il mare ricercarono e dimentichi il misero Achimenide tra 1153 XXXVIII| padre nacquero e io, e da diminutivo di regali fummo cognominati. 1154 XLIX | veritate~io sanza me grand'ora dimorai~in non provata mai felicitate.~ 1155 XV | quanto a lui fissi sopra dimorano, gli pare gli ultimi termini 1156 XXXVIII| stato con battaglie continue dimorasse per l'ira de' due fratelli, 1157 XLI | grazioso coro,~sia pace, e ben dimorate sicure:~non vi spaventi 1158 XXXVIII| il fiorito prato ove noi dimoriamo; e a cui davanti più laudevole 1159 XXXIII | riscaldando ciascuna fredda mente,~dimostrando il valor di Citerea,~mal 1160 IX | bellezza, visitando quelli, dimostrano a' circustanti: e essi templi, 1161 XXXV | piani atti a' lavorii e dimostranti segni di fertilità, quivi 1162 XXXVIII| Chi saria giusto giudice a dimostrare quali parole delli iddii 1163 V | agli occhi già venute per dimostrarsi. Egli appena, aiutandolo 1164 XXXVIII| orribili sono e di battaglie dimostratori, più piacevole ho di donarlo 1165 XXXII | fondo, il quale apertissimo dimostrava, non teneva alcuno limo. 1166 XXII | che l'enfiata~ira di noi dimostriàn con effetto~a chi contrario 1167 XLVII | parlare~cantando avanti dimostro e disegno.~Il qual s'avien 1168 XXXV | mio, quand'ella vide Enea dipartirsi, ma tacerollo, però che 1169 XXXV | del piacere di costui e dipartissi. Ma io, ancora dubbiosa 1170 XXXII | ma io mai da te non mi diparto. E perché me ne sarebbe 1171 V | viso lucente, del quale si dipigne l'Aurora, vegnente Febo 1172 XV | discerne infra gli alti albori dipingere la via ond'ella passa. Egli, 1173 XV | ne' quali quanta bellezza dipinse natura già mai, tanta in 1174 XXVI | li feci i varii ornamenti diporre e in una simiglianza i suoi 1175 VII | minacciano ruina, sovente diradicando li robusti cerri de' luoghi 1176 XIV | quanto l'uom vi spende.~Che dirai qui? Or non parla, ma tace~ 1177 XXXV | fossi dovuta nascere, io direi ch'ella avesse peccato, 1178 I | poche parole strignendo, diremo, se non che i suoi effetti 1179 XXIII | passo continovo, che voi direte, seguirò studioso».~Poi 1180 IX | quali li spenti carboni si diriano bianchi da' riguardanti; 1181 XV | con bianchi gigli miste si dirieno vermiglie rose, il dilicato 1182 XXX | con mente rigida e sicura~dirizza altrui al ben che 'l ciel 1183 XVI | intendo,~o sommo Giove, i voti dirizzare~focosi del disio ond'io 1184 XXXVIII| teneramente dicendo addio, dirizzarono i passi loro a quelle parti 1185 XLIV | fine che le ninfe, in piè dirizzate, corsero verso Ameto; il 1186 XVIII | nostre cose. -~E quinci, dirizzato il chiaro viso inverso l' 1187 XXXV | altra cosa fia, se non un dirmi che io m'uccida. E certo 1188 IV | si convertì; il qual con diro~occhio riguardo per pietà 1189 VIII | non degno a ciò; ma pur dirònne alquanto.~Tu se' lucente 1190 XXXII | Perché mi sforzerò io di dirvi le bellezze della bocca 1191 XXXVIII| de' problemati di Spingòs disaveduti incapperemo, se lungamente 1192 III | vicini, fra le petrose valli discendea gridando inverso il piano; 1193 XLVII | in questa vita prava~non discendessi, aprendomi l'effetto~che ' 1194 XLII | veri e giusti e santi amori discendono intra' mortali. E rimirati 1195 XXXV | d'acque i luoghi poveri discernano alquanto; ma fidandosi di 1196 V | ghirlanda di ghiandifera quercia discerneli; e rimirandola tutta con 1197 XXIX | piacevoli liti partenopei, discernemmo Pozzuoli e l'antiche Cumme 1198 XXXII | così tra le nostre erbe discerni, sarà a te quello che tu 1199 XLVII | prencipe di quelle,~sì come discerniamo in questo fondo,~con quello 1200 XXXIX | intra' mondani,~quivi il discerno visibelemente.~Io conosco 1201 XXXVIII| a' disiderii de' preganti discesero in questo luogo ove noi 1202 XX | possibile fosse dal cuore disciogliere il piacere di Lia, che egli 1203 XXXI | co' capelli per lo caldo disciolti, con parte al capo legati 1204 XV | e animo dal presente non discordante. E come mi poteano essi 1205 XXXVIII| antichi Dardania; e così discordanti, né sorte né altro li poteva 1206 VII | tolta conosce; onde essi, discorrenti con soffiamento impetuoso, 1207 XLVII | che di que' nullo da me si discosta.~Adunque, tu che vedi e 1208 XXIII | cagione. Ma io, venuto ne' discreti anni, questa dèa alla quale 1209 XL | Le quali, quando con più discreto occhio mirarono gli uccelli, 1210 XXIX | cresciuta in me con gli anni la discrezione, conobbi il mio nobile padre 1211 XVIII | per salvatichezza o per disdegno che se 'l facesse, non che 1212 XVII | quale, ubidendo sanza alcuna disdetta, lieta così cominciò a dire:~ 1213 L | a me con corto diletto a disegnarsi. E questa non altrimenti 1214 XV | ritrasse all'altre cose, e come disegnate sono, riguardate, tutte 1215 XL | israelitico popolo ne' luoghi diserti precedeva la notte, cotale 1216 XXIV | possente,~la matta cupidezza e disfrenata,~madre di brighe e di quistion 1217 XLVII | l mai di questo mondo ne disgrava,~la caligine obstando allo ' 1218 XLIX | sospiri;~martiri aveva, troppe disiando~ciò ch'esser non potea, 1219 XIX | si posson dir di quelli i disianti,~ben che sien pochi, e molti 1220 XLIV | avvegna che infinito il disiasse, si dispose a porgere prieghi 1221 XXXVIII| giugnimenti, concepéo i disiati frutti; dopo la qual cosa 1222 XXXV | che si suole dire le donne disiderano: che contro a loro in ciò 1223 XXVI | ardente disio cominciò a disiderare i suoi abbracciamenti. Ma 1224 XXIX | bellezza il colmo della disiderata gloria meritai. E già tutta 1225 V | nuovo disio non dovere al disiderato fine arrecare, cotanto più 1226 XX | riempiono Ameto, il quale fra sé disiderava d'essere Affron, lui sopra 1227 XV | guardando, la sente. Egli disidererebbe di vedere più avanti, ma 1228 XXV | maschio. Oh quanto io il disidererei e quanti prieghi ti sarebbono 1229 XXIX | novellamente, e agli occhi già disiderosi di riguardare mi vidi davanti 1230 III | non ne vidi mai alcuno, e, disideroso di vederli se così sono 1231 IX | sottile oro, a quelli non disiguale, essere tenuti con piacevole 1232 XVI | onore,~le fate, sì come son, disiose.~E tu, da me non conosciuto, 1233 XV | essi fare de' loro beni disioso sanza avermi queste mostrate? - 1234 XLIX | puro, da quinci innanzi con disiri~di nuovo accesi venne mescolato;~ 1235 XLII | che gli stolti alle loro disordinate concupiscenzie chiamano 1236 XI | con misura,~temendo il lor disordinato effetto.~Negli ornamenti 1237 XXXV | Né aveva ancora i suoi dispendii tratti la notte con seco, 1238 XXIII | pasciute, e l'alte rocche, con dispendio grandissimo tirate inverso 1239 XXVI | se non come pietra, quasi disperatamente, avvenne un , essendo 1240 XXXVIII| se tu non sovvieni, già disperato e più non possente a sostenere 1241 XXXVIII| nell'ira di Lucio Silla, disperso il suo pieno popolo in molte 1242 XXXVIII| figliuola cercante pietoso e dispietato divenuto ad una ora, la 1243 XXXV | Ma la superna provedenzia disponente con etterna ragione le cose 1244 XL | parlare o a partirsi si disponesse. Ma da questo sollecitudine 1245 XVI | graziose,~e a' nostri piacer le disponeste:~adunque a' prieghi miei 1246 V | che io a' suoi piaceri mi disponga: molte minori forze ti bisognano 1247 XXIX | consigliamo che graziosa ti disponghi a' beni mancanti alla tua 1248 V | sé dicea:~- Deh, a che mi dispongo io? Or non ho io già udito 1249 XXVI | proferto dono da me disideri, disponti a' miei piaceri. E certo 1250 V | cose tutte a' suoi servigi disporrò, e oltre a ciò me medesimo. 1251 XXXVIII| dare a questa altro nome dispostisi, per quello speravano più 1252 XXIII | de' doni ricevuti da lei e dispostolo a maggior ruina, a morte 1253 XXIX | in prima, avrebbe potuto dispregiar me, s'e' gli fosse piaciuto. 1254 IX | collo candidissimo non era dissimigliante, residenti come diritta 1255 XV | ristretti, loda in infinito, né dissimili ad alcuni delle prime li 1256 XVIII | ancora che forse paia atto di dissoluta ciò che io feci, però che 1257 XXVI | io, bisognevole alle età dissolute, cominciai ad avere sollicita 1258 XLIV | con disio ferventissimo a dissolvermi e essere con teco mi spronano. 1259 XXXV | vestita. Né cosa alcuna mi dissono, se non solamente:~"Ecco 1260 IX | Mugnone, quasi igualmente distante a ciascheduno, intorniato, 1261 XXVI | alberi [seminata], spessi e distanti a misura; e, sostenenti 1262 IX | ciglia sottili con debita distanzia disgiunte, raccolte insieme, 1263 XXXV | ardito che savio, non si distendano più le tue mani nella mia 1264 XVIII | Stigia. Ma perché di lui mi distenderò io multiplicando in parole? 1265 XXXII | etterna.~Deh, perché mi distendo io più a vaticinare i danni 1266 XXXVII | verde erba e' varii fiori distesosi, fermò il sinistro cubito 1267 XXII | già siam vicini a lui, già distiàn poco.~Se c'è forse negato 1268 XIII | Ameto riguarda, examina, distingue e conferma in sé delle venute 1269 XIV | dove di miglior guardia fu distinto~che cantassimo qui; la qual 1270 XXXVIII| rimase, per più secoli stette distrutta; e di vepri riempiuta e 1271 XXXV | dare a Giove».~E col santo dito fattalami conoscere, volendo 1272 VIII | che tu hai,~che dal calor diurno offese sono~ogni ora più 1273 XXXV | caramente vi priego che così mia divegnate come io sono vostro, acciò 1274 XXXVIII| sedere, con le mani sante divelse un giovane cornio solo crescente 1275 XIV | pecuglio mio~dalla pietra divelto pasce e gusta,~lor poche 1276 XXIX | così ella per me ardente divenga; e così vendicherai con 1277 XXIX | amato. Ma pognamo che tu divenghi vecchia: che diverrai? Pensi 1278 XLIX | dolcemente.~Ma poi che l'aere a divenir bruna~incominciò, e il sole 1279 XXIX | sventurati e che egli coraggioso divenisse a' suoi bisogni, Bellona, 1280 XXIX | forte tremante, cotale divenne quale si vide il misero 1281 XXXV | avete udito, così di Venere diventai, la quale veggendo io sollecita 1282 I | fatti sentendo, d'animo diventata maggiore, e quelli lascia 1283 XXXIII | accender tanto~che degni diventiamo di salire~a' regni che non 1284 XXXVIII| romano, si stette, già fedele divenuta a colui che fece tutte le 1285 XXIX | tu divenghi vecchia: che diverrai? Pensi tu che le guance 1286 XLIV | legge comune il colpo la dividerà d'Antropos, sanza impedimento 1287 XV | che dall'altro il potesse dividere; li quali sopra l'orecchie 1288 XXIX | la tebana Semelè, quando divinamente cognobbe Giove; ma queste, 1289 XXIII | piangere avessono potuto i divini occhi, pareva; e uno giovane, 1290 XXVI | mutato aspetto dalla sua divinità; e a me stupefatta, con 1291 XLI | angelici rai~mi seguirà nelle divizie etterne,~servate lor d'allor 1292 XXXVIII| dalla mia puerizia a Cibele divotissima stata e avendo sotto la 1293 XI | con ciascuno ingegno~ci dobbiamo sforzar; sì che salire,~ 1294 XVI | alla tua via rozzissimo mi doce,~son io disposto sempre 1295 XLIX | cielo, in me dell'annottar doglioso,~quindi partimmi sanza far 1296 XXVI | fiume era che non desse dolcissimi beveraggi a' suoi popoli: 1297 XXVI | conosciute erbe parevan dolcissimo cibo a qualunque persona. 1298 VIII | bassati, quanto lor ne dole.~Nessun pastore è or rimaso 1299 XLIX | cospetto!~Io mi tornai, dolendo de' miei mali,~al luogo 1300 XXXII | che altra pietosa pensai dolermi de' miei affanni e di cercare 1301 XXXV | per chiamare i servi e per dolersi degli scoperti inganni; 1302 XLIV | le moventi cagioni, né mi dolgono né esse cerco con acqua 1303 II | libero dire,~non vinto da dolor né da paura,~quel che con 1304 XXXVIII| iddii in questo nome, e i dolorosi casi venuti sopra la generazione 1305 XXXII | che copioso, onde io mi dolsi; ma non osò passare i denti 1306 L | cavalli, compiuto il corso, domandan riposo; e così l'opera mia, 1307 XXXV | credetti. E la seconda volta domandandolo, cercai come, quando, dove 1308 XXIX | cuore e Apaten nominato (domandandone, il conosce' di consanguinità 1309 XVI | gli altri dèi,~che dal mio domandar non sia rimosso~tosto l' 1310 XXVI | Elena non fu in Isparten domandata da tanti nobili, né Atalanta, 1311 XXXII | sarà a te quello che tu hai domandato; e però con sollicitudine 1312 XV | se per chiedere andasse, domanderebbe così tosto come da quelle 1313 XXXV | Adunque a quello di che io ti domanderò, mi rispondi; e se te di 1314 XXXVIII| sanza ingiuria d'alcuno, domando che mi siano date; e tu, 1315 XXIII | poi con più aperta voce il domandò, pietosa concesse, ammonendolo 1316 XXXVIII| d'Appollo, seguio la non domata giovenca tra' monti aonii, 1317 XXIX | sono stati esenti. Ercule, domatore delle umane fatiche, fu 1318 XXXVI | male~la libertà, la quale è don divino,~ancora conosciuta; 1319 XIII | tumultuose gote largo fiato donando, quello risoluto in suono, 1320 XXIII | dimorante elli, il dolente gufo donante tristi agurii a' nuovi matrimonii 1321 XXXVIII| dimostratori, più piacevole ho di donarlo estimato».~E Venere rimirata 1322 XXXVIII| aspettarono quale nome a quella si donasse da Marte. Il quale, acceso 1323 XVIII | iddii copioso, me, a lui donata da loro, nominò Mopsa. E 1324 XXXVIII| da temere molti l'abbiano donati, sempre è in istato multiplicata 1325 XI | con laude pia ringrazia il donatore,~la sua cercando in guise 1326 XVI | di tutti i ben cagioni e donatori,~che noi e' ciel' con etterne 1327 XXIX | medesima di questi amori donatrice alcuna volta infiammò sé 1328 XXVI | sé a' rozzi popoli fedele donava nutrimenti, però che le 1329 XXXVIII| varii, a diversi sacrificii donavano e a tutti aveano templo 1330 XXXVIII| miei effetti volentieri donerei; ma però che orribili sono 1331 XV | il pastore prima venute, donnescamente con occhio vago rimirandosi 1332 III | orecchi usate di ricevere i donneschi suoni, più fieri lui, già 1333 XXXVIII| E negli anni debiti mi donò ad isposo, i giorni del 1334 XXVI | alte spighe rendé in molti doppi. E così recate da Cerere 1335 XXVI | fiori e di verdi frutti e di dorati, tra' quali, avvegna che 1336 XXXV | sicura e sola una notte dormiva, e certo le imagini dello 1337 XV | quelle, e poi dice: - Io non dormo -; e, non affermandolo, 1338 XVII | qui partirci; i pastori dormono, le cui sampogne poco avanti 1339 XXIX | rendei, di rozzo satiro, dotto giovane, e di pusillanimo 1340 XXXVIII| stata e avendo sotto la sua dottrina visitati i monti e gli archi 1341 XLIX | ben vede, se penoso~esser dovei e con amaro core,~quel loco 1342 XXXIV | poi che giovare non mi dovevi? O biondi capelli, o barba 1343 XVIII | fuggi me, niuna cosa ti dovrà far sicuro: io non sono 1344 XXXI | vaga mente. Oh quali esse dovrebbono parere, e come volentieri, 1345 V | disponea. E certo io pure dovrei piacere; e se il mio viso 1346 XXXVI | abandona gli affanni,~a' qua' dovrien più tosto esser contenti~ 1347 XXXII | carne, si volge con meco dovunque io mi volgo. E appena già 1348 XIX | riparo dan le sue leggi dovute.~Costei cortese tututti 1349 XXII | del nostro foco~tirati da' dragon ce ne montiamo;~già siam 1350 XXI | ardente carro tirato da due dragoni, tale a riguardare qual 1351 IX | spazioso petto e gli omeri dritti e equali. Ma sì sono belle 1352 XLIX | lui sovente in me stesso dubbiava~non fosse grave a quelle 1353 XXVI | parole volli tentare il dubbioso ragionamento acciò che a 1354 XXIX | parte di leccanti fiamme; e dubitai non tornare subitamente 1355 V | cinghiari, e i miei cani non dubitano d'assalire i fulvi leoni, 1356 XXXV | questo detto, come se di me dubitasse, si partì frettolosa. Certo 1357 XXXIV | ragionamenti di quelle, li quali dubitava che troppo tosto non si 1358 XXXV | che già per pessimo agurio dubitavano l'opera incominciata avanzare. 1359 XXXIV | concedete ch'ella sia: io non dubiterò di transfugarla per tutto 1360 XXXII | sentimento negava; per che, quasi dubitosa, discesi sopra la santa 1361 XVI | sempre la tua stella~come duce seguir, fermo sperando~a 1362 XXXVI | sùbito volare~da leggier duoli a vie maggiori inganni!~ 1363 XLIV | cotale grazia, quanto dovesse durare, avvegna che infinito il 1364 XXXV | vide in Egina, regnante Eaco, quale quivi veduta sariesi, 1365 XXXVIII| ragunati, diversi disiderii ebber tra loro. Altri voleano 1366 XXXV | lei, in processo di tempo ebbono grandissimo stato, e in 1367 XIV | a rugumare,~debili e per ebbrezza liquefatte~si rendon, né 1368 IX | vermiglio micanti cuoprono li eburnei denti, piccioli, in ordine 1369 XXXV | venuto; a cui elli disse:~«Ecaten, vinta dalle mie parole 1370 XXXVIII| de' quali qual più sarà eccellente, a colui il mutare nome 1371 XXXVIII| tuoi regni e per le tue eccellenti vittorie, le quali ancora 1372 XVIII | armata milizia onorato, visse eccellentissimo ne' beni publici tra' reggenti, 1373 XXIX | tutta Lazia mi chiamava per eccellenzia la formosa ligura; e di 1374 XV | rimirandola nella parte eccelsa, sotto pomposa ghirlanda 1375 XXII | fermezza.~Qua' torri eccelse o qua' merlati muri~ci negherien 1376 XXVI | mortine alla nostra dèa, e l'eccelso ciriegio e il lazzo sorbo 1377 XXIV | di ciel nota di ciascun l'eccesso;~la quale a tempo ancor 1378 | eccettuate 1379 | eccettuati 1380 XXIV | Astrea~giusta non fa d'alcuno eccezione.~Chi segue i suoi piacer 1381 XXIX | dette che da Giano fossero edificate, e quelle che furono negate 1382 XXXVIII| popoli a me molto grati, edificherai mura e templi alla deità 1383 XXXVIII| in picciolo cerchio con edificii mirabili simile a Roma rilevarono 1384 I | Codro o nelle tenebre da Edippo, piaceranno. E Marte, ascoltandoli, 1385 XXXV | quale tanto più séguito effettuosa, quanto più a sommetterlemi 1386 XXVIII | più bella. Egli, mirandole effettuosamente con ardente disio, in sé 1387 XXXVIII| quale ciascuno per sé pórte efficaci ragioni, titubante il giudicio 1388 XVIII | rilevato piano dall'onde egee, nel quale siede la terra 1389 XXXV | tale miseria si vide in Egina, regnante Eaco, quale quivi 1390 XXVI | contentavano i Persi, e l'egiziaco Nilo, bagnante per sette 1391 XXXVIII| per la qual cosa gli animi egregi disposero ad alte cose; 1392 IV | furono strani;~e ciò che 'n el fu rigido e silvestro,~cioè 1393 XXVI | doni Naxon e Chia e Nisa e Elea e il monte Falerno e Veseo 1394 XXIX | Cibelen, ti priegano, n'eleggi alcuno, acciò che Cupido 1395 X | Libia né i sordi mari d'Elesponto: per la qual cosa a' prieghi 1396 XXXVIII| giudice nella loro quistione elessero Giove, davanti al quale 1397 XLVII | elle forse non sian poi elette~a servar ciò che la filata 1398 XXXVIII| alcuni dicano da Corito, d'Elettra marito, vi nacquero tre 1399 XXVI | dannare me medesima per elezione pessima fatta di tale amante. 1400 XXVI | congiunto con l'amichevoli ellere e con l'usate viti, intra' 1401 XI | e lei disposta a ben, fa eloquente,~umile dando a sua voce 1402 XXXVIII| gli altri principale fu lo eloquentissimo Ulisse, il quale Achimenide, 1403 XIX | reggono i re, e a' casi emergenti~riparo dan le sue leggi 1404 XXXVI | fatti~con que' di Paulo Emilio sentiti,~di Scipion gli 1405 IX | visitanti. Ma tra gli altri eminentissimo, sopra marmoree colonne 1406 XIV | ogni altr'avanza;~poi l'empie d'anni e falle prosperose.~ 1407 XXIX | sorelle, tante che il numero empiemmo delle figliuole di Piero; 1408 XXXII | fonte e fatte più forti, n'empieva la vòta faretra. Gli occhi 1409 XXIX | sopra le notanti navi e empiute le nostre vele da Euro, 1410 XXII | dentro vi sta, sì che l'enfiata~ira di noi dimostriàn con 1411 XXIX | imitatore de' fuochi d'Enna. E lasciati i piacevoli 1412 I | e la terra sono pieni; e ènne il numero tale che più tosto 1413 XXXIV | a rendergliele, come ad Ensone. Certo ella si convenia 1414 XXVI | come piacque a Pomena, entrammo per una via movente dal 1415 XXXVIII| ricerca, nell'alto animo entrano eccelsi pensieri, cioè di 1416 XXXII | comandò che spogliata v'entrassi con lei. Fecilo; e ricevuta 1417 XXI | quella, con le sue fiamme entratavi sùbito, vi rimase, me di 1418 XLIX | mi credea,~che per quella entro soave il sentia~per ogni 1419 XXXV | sonno, imitante la morte, entrò nel mio misero petto. Nel 1420 XXIX | Sicania, vicina della eolia Lipari, fucina certissima 1421 XXIX | lasciataci la sepultura dell'eolio Meseno e alla sinistra l' 1422 XXIX | a' lievi venti mossi da Eolo; anzi più tosto lui pusillanimo 1423 XXX | strignente, e dal veloce Eoo~o da quale altro, fiero 1424 XXXVIII| lui miseramente nel campo Epiceno furono deleti, a porre freno 1425 XXXII | italici e l'alte montagne d'Epiro, mi si scoperse l'abominevole 1426 XIV | perfetto?~ ~[Alcesto]~Da quelle erbacce gravi, ritenute~nell'ampio 1427 XVII | giacendo sopra la nuova erbetta, mezza nascosa fra quella, 1428 XXVI | abondevoli viti, chiudono la via erbosa da' solchi con chiusura 1429 VIII | vedi qui l'ombria~e' campi erbosi sanza alcun difetto~fuor 1430 XXXVIII| distendere, come propria nostra ereditaria ragione ti doniamo, il rimanente 1431 XXVI | quelle nemici, altressì come Eridano a' Liguri.~E brievemente 1432 XXVI | che quella che il matto Erisitone violò con la tagliente scure, 1433 XXIII | rivocato per li versi d'Eritto da' fiumi stigii; e una 1434 XXVI | chiarezza con diligenzia dalli Ermini servato a mitigare le seti; 1435 XVIII | seguisca, temendo quale ad Ermofrodito di Salmace adivenne? Fugghino 1436 | Ero 1437 XLI | segue non andrà giammai~errando in parte trista o tenebrosa,~ 1438 IX | molti, seguendo Vertunno, errano diversamente armati delle 1439 XXXV | percosse, e me, di me fuori errante, in me rivocò con dolore; 1440 II | lieta gli rendeo~la cercata Erudice a condizione~e dal suon 1441 XXXV | mai più, se della signoria esco di voi, come io disio, diventi 1442 XXXV | riguardare. E già l'uccello escubitore col suo canto avea dati 1443 XXIX | i terreni non sono stati esenti. Ercule, domatore delle 1444 XXXV | la quale le tue virtù in esperienzia le loro forze porranno".~ 1445 XLVIII | cominciare a sentire; e Espero già si potea vedere infra 1446 I | de' suoi seguaci; e loro esperti, magnanimi e liberali e 1447 XXXV | poste mense, nulla altro espettanti, si riempierono d'uomini 1448 XXVI | ella mi volesse baciare, espirommi non so che in bocca; né 1449 XXXV | appena se ne potrebbe per me esplicare; ma così dolente la mia 1450 XXXV | letto, e con sollecita mano esplorando l'oziose tenebre i luoghi 1451 XVI | con quanta~virtù si puote esprimer nella voce,~umile sempre 1452 XXXI | degl'iddii appena potrebbono esprimere ciò che veggono gli occhi 1453 III | sovente alle sue case. Ma essendoli una volta tra l'altre con 1454 XVIII | toccanti terra come ora fanno, essendomi io cinta sopra l'anche, 1455 | essergli 1456 | esservene 1457 XXXV | i Fresapani e alcuni gli estimano gli Annibali. Ma l'antichità 1458 XXXI | crederà? Niuno fia che possa estimare, non vedendo, quello che 1459 XXXIV | che alcuna volta brievi estimasse i ragionamenti di quelle, 1460 XXXVIII| piacevole ho di donarlo estimato».~E Venere rimirata nel 1461 XII | vedesse, quasi essa essere estimerebbe. Egli vede costei, di verde 1462 XXXII | picciolo fiume, ne' tempi estivi poverissimo d'onde e abondante 1463 XXXVIII| cadere, non volendo questa estorre da quella legge, chiusa 1464 XII | ghirlanda, le circulate ciglia estreme e disgiunte riguarda, nere 1465 XXXVIII| Sarno lei vedendo ne' danni estremi venuta e non potente resistere 1466 XXXII | della sua bocca condotta ad estremo supplicio, gl'impongo silenzio 1467 XII | non meno che quelle degli Etiopi, sotto le quali due occhi 1468 XXII | capo oppresso di Tifeo,~Etna mostrante le sue ire accese,~ 1469 XXXV | fanciullo cercai i regni etrurii, e di quelli, in più ferma 1470 XI | essenza;~la quale, adorna d'etternal bellezza,~e lei disposta 1471 XLVII | Quindi Agapes del tuo foco etternale~m'accese, e ardo sì intimamente~ 1472 XXXV | il moto, la bellezza e l'etternità, le lodava molto, quando 1473 XXXV | Saturno da Giove, quando gli euboici giovani, lasciata Calcidia, 1474 XXVI | e i celestiali Tigri e Eufraten di questa medesima cosa 1475 XVIII | temenza ti tiene? Quale Eumenide dèa ti spaventa? Hai tu 1476 XVIII | palesi; e onde i soffianti euri e i tumultuosi mutamenti 1477 XXVI | cesto in palida fronda, e èvvi in più alto ramo con istrette 1478 XXIV | balluca, graziosamente~l'umile exalta, il superbo premendo.~Quando 1479 XLVII | degno,~sopra ogni altro exaltato: così sia;~e simile di queste, 1480 XXXV | divisi. Essi primieramente, examinata la condizione del cielo, 1481 L | colpa. E però liberamente l'examinazione e la correzione d'essa commetto 1482 XXXV | prieghi al re disiderante d'exaudirli; porgonsi e, uditi, è loro 1483 XXIII | chiamati vi fossero; anzi, execrando l'adultera giovane con lo ' 1484 XXXIV | congiunta, dolente, cotale sé ad execrare incominciò:~- O iddii, o 1485 XII | occhio che l'audito diletta d'exercitare, quello che puote prende 1486 XXXIX | ragione~né altra industria exìl che voi abbiate,~se dentro 1487 XXIII | giovani dannati ad etterno exilio. E vagabundi lasciati i 1488 IX | all'iddii, festeggevoli exultano. Le vergini, le matrone 1489 XXXVIII| lieti, per doppia cagione exultanti, renderono debite lode di 1490 XXI | degli strumenti ausonici exultarono. Lieta tra l'altre giovani, 1491 XXXII | sùbito sia volato con le fabricate saette».~A cui ella con 1492 XXXII | ingegni qua giù appena saputi, fabricava saette d'oro purissimo; 1493 XXXVI | alcun difetto;~e 'l buon Fabrizio ancora, che la graia~moneta 1494 XXI | vagabundi in voce altiera faccendola risonare, andavano questi 1495 XI | perdonando,~come ad amico faccendoli onore.~L'animo suo in alto 1496 XXIX | maladissero la mia venuta, faccendomi ne' loro animi ingiustamente 1497 XII | sottilissimo velo e purpureo, faccente al chiaro viso graziosa 1498 XXVI | varii, e i piccioli aragni faccenti più preziose fila, usi di 1499 XIX | la industria sua ancor ne face~di grazia più che ne mostra ' 1500 XXIX | ne' quali mirabile festa faceasi, ornatissima andai e tra 1501 | facessero 1502 | faceste


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