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Giovanni Boccaccio
Comedia delle ninfe fiorentine

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


aband-becch | bei-crede | credo-faces | faggi-insep | insid-murat | muri-posan | posar-ristr | risuo-steri | stesa-viii | villa-zizza

                                                   grassetto = Testo principale
     Parte                                         grigio = Testo di commento
1503 IX | diritti abeti e d'altissimi faggi e di robuste querce. A questo, 1504 XXVI | fronzuto corbezzolo e l'alto faggio e il palido busso e più 1505 XXVI | utili a' sonni, e i leggieri fagiuoli e le cieche lenti e i ritondi 1506 VIII | selve, alle quali~non ti falla il tornar, quando noiose~ 1507 XXXIX | superna prole a purgar la fallenza~che nelle man di Pluto diede 1508 XXXIII | che bene e allegrezza~non fallibile mai; e io ne canto,~però 1509 XXIII | mia madre gli era si fece falsamente d'un'altra nelle sue parti. 1510 XXIII | morte e dal secondo per falsissima vita abandonata, che, i 1511 XXXVIII| compiere la sua rabbiosa fame; e timido, non sappiendo 1512 VI | di quelle tutte si vede familiare e a Lia massimamente caro.~ ~ 1513 XXVI | corso, né qualunque altra famosa, quanto sono stata io, la 1514 XXVI | aggiunse, allora di bellezza famosissima ninfa in tutto Cipri; e 1515 XXXV | pure riformò la non falsa fantasia nella offuscata memoria 1516 XXVI | ella intorniata di molte fanti, piacque agli occhi del 1517 XX | piacere di Lia, che egli il faria per servire a Mopsa: ma 1518 IX | disgiunte, raccolte insieme, farieno un tondo cerchio, allato 1519 XXXV | imperio, ancora non istata la farsalica pugna, vittorioso di quelli, 1520 | farsi 1521 II | quella che formaro~le sorelle fatal' nella chiarezza~che spande 1522 XXXV | riconoscervi col pensiero indarno faticai la memoria, atto a più lunga 1523 XLVII | ignorava,~non ti fu grave tanto faticarti~che del bel cielo in questa 1524 L | coronino la bella donna, della faticata penna movente cagione. E 1525 XXXV | indarno la lingua o le braccia faticheresti».~A queste voci elli dopo 1526 XXIX | avessi voluto. Ma perché ci fatichiamo noi di volerliti ad uno 1527 XIV | ben retta torma.~Io non fatico loro a' disiguali~poggi 1528 XXXVIII| pregato iddio, ancora che fatigato fosse per li prieghi a lui 1529 XXXVIII| caduti fratelli da pari fato, e le mura composte da chiaro 1530 XXXV | Giove».~E col santo dito fattalami conoscere, volendo io promettere 1531 XXVI | tagliate superflue mortine e fattami una ghirlanda, sì come a 1532 XXXII | cospetto. Ella l'ascoltò e fattasi a me più presso, che io 1533 XXI | capo i doni di Cerere e fattemi tòrre tre frondi della ghirlanda 1534 XX | Mopsa: ma ciò non sente fattibile. Ma non per tanto, con quella 1535 XXVI | quale, ne' suoi giovani anni fattosi per molti paesi cognoscere, 1536 XXVII | trista nella mente;~e simil fauno i serpenti da cui~tirato 1537 XXIX | signoreggia, con ampissimo favellare t'empié di somma laude; 1538 XXXVIII| detti campi, ne' quali, favente Marte, ciò che promise ottenne 1539 XLII | fucina, vide d'infinite faville sfavillante, e di quelle 1540 XXIX | volte con umili prieghi in favore dell'amato padre, il quale 1541 XXXVIII| bisogni, sii presente e favoreggia i doni promessi al tuo suggetto».~ 1542 III | onorava talvolta, perché elli, favoreggiato da loro, le timide bestie 1543 XXXII | spogliata v'entrassi con lei. Fecilo; e ricevuta in quella, così 1544 XXXIX | chiesa militando~qui de' fedeli, dalla qual di fuori~alcuno 1545 VII | come in luoghi di quella fedelissimi renditori. Egli, molto faticato, 1546 XXXVII | suggetti, avere più di sé felici tenuti condanna. Ma sentendo 1547 XXXII | infelice d'averlo perduto, felicissima poi d'averlo riavuto da 1548 XX | sopra tutti gli altri amanti felicissimo reputando. E dice che molti 1549 I | tempo, né le memorie delle felicità passate gli exaltati sostengono, 1550 XLIX | dimorai~in non provata mai felicitate.~Ma poscia ch'io in me quindi 1551 XXV | alla pregnante madre la femina Ifi maschio. Oh quanto io 1552 XLVII | per soldo acquista delle feminette;~o forse cuopran la cura 1553 XXXV | chiamata Abrotonia, mi tolse e femmi suo. Ella certo avanzava 1554 XXIII | di preziosissimi odori, fendendo l'aere, sùbita ricercò il 1555 XXXII | cercante con vecchio bomere fendere la terra di quelli disiderante 1556 VII | i campi l'ascosta Cerere fêr palese, e l'allodole, imitanti 1557 XXVI | sue saette minacciando e ferendo, come gli parve il mondo 1558 XXXVIII| miei orecchi, questa vita ferina non dêe essere mia né disarmato 1559 XXXVIII| li quali tutti ad una ora ferirono. E subitamente si vide dinanzi 1560 V | alcuno fu che meglio di me ne ferisse, a me niuna paura è d'aspettare 1561 XXXVIII| parte sua, e comandò che ferissero; li quali tutti ad una ora 1562 I | che, dal biforme figliuolo feriti di Citerea, chi per conforto 1563 XXIX | onde del piacevole Tevero, fermammo il lungo errare; dove 1564 XXXVIII| le lente redini i passi fermando, il loro iddio dubitando 1565 XV | quella le luci, sopra l'altra fermandole con non minore maraviglia. 1566 XXXV | occhi, gli stesero al piano, fermarono il passo; e quello con estimazione 1567 XL | romore grandissimo quivi fermatisi, infestavano il cielo. Le 1568 XXXV | sanza più cercare quivi si fermino i passi loro; e con questo 1569 XXXV | risplendenti, nell'armi feroci e agli affanni possibili, 1570 XXXVIII| vandalo, d'Italia guastatore e ferocissimo nemico dello imperio romano, 1571 XXIX | rigidezza ritiene il tuo ferrigno animo a non piegarsi ad 1572 XXXV | lavorii e dimostranti segni di fertilità, quivi disposero d'abitare, 1573 XLIV | offendere), ma con disio ferventissimo a dissolvermi e essere con 1574 XXVI | ridussi. E poi come ne' fervori rifiutavano le piante essere 1575 XVIII | lasciando la terra, per la fessura di quella sùbito co' suoi 1576 XXXVIII| mezzo l'adunato popolo e festante, e de' parati flammini sanza 1577 XXI | portò, e la gran pompa de' festanti giovani e le varie maniere 1578 IX | e sacrificii all'iddii, festeggevoli exultano. Le vergini, le 1579 XXXVIII| celebravano, quivi, i solenni festeggiando, dimoravano le vergini e 1580 IX | diversi modi truovano di festeggiare. Alcuni col suono delle 1581 XXXII | come in vetro traspare il festuco. Le sante braccia di Citerea 1582 XXXII | egli ha molte volte con la fetida bocca non baciata ma scombavata 1583 XL | nella prima venuta sostenne Fetone, stupefatto e quasi cieco 1584 XXVI | v'ha sottoposte l'accese fiaccole.~E partitasi la santa dèa, 1585 XXXIII | abandonare;~così il santo monte fiammeggiando~di Citerea, ma lieto tutto 1586 XXX | XXX]~Da' caldi fiati del turbido Noto,~da sozze 1587 XXXV | mosse se non perché io con fidanza maggiore i reali doni, come 1588 XXIX | esse inviteranno altrui, fieno rinunziate, e giustamente. 1589 XL | e con gli unghiuti piedi fieramente combattersi sopra loro; 1590 XXXV | la tua età non tegnente, fierissima a rispetto di noi, signoreggerà 1591 III | piena, d'animali veloci, fierissimi e paurosi, e in più parti 1592 XXX | veloce Eoo~o da quale altro, fiero o len tenuto,~e dall'onde 1593 XXXVIII| lasciare Roma e di fuggire in Fiesole, allora fortissima, come 1594 XL | quella sembianza che la figlia di Taumante ci si dimostra. 1595 XXI | Corito, garrula quale le figlie di Piero, questi luoghi 1596 XXXV | adietro stato per paura del figlio, e di quello già Febo salito 1597 XXVI | cielo, nel colore d'esso figurati portava. Ma, già di quelli 1598 XXXII | piacque agli occhi miei e figurato rimase nella mia mente; 1599 XLVII | elette~a servar ciò che la filata lana~per soldo acquista 1600 XXVI | antichi pedali di Baucide e di Filemone, pieni nelle loro sommità 1601 XXVI | alberi a' quali la misera Filis aspettante Demofonte diede 1602 XXVI | raccolte lane tirare in ritondo filo e di quelle comporre tele 1603 XV | occhi e l'altre bellezze di Filomena al tiranno di Trazia si 1604 XV | rosati, non meno caramente fimbriati che' primi, la vede; benché 1605 XV | mano; del cui vestimento le fimbrie, le scollature e qualunque 1606 XXXV | dal sonno, per picciola finestrella mirava quelle, e in me medesima 1607 XXXV | ragione le cose a' debiti fini, tenente Titan di Gradivo 1608 XXIX | detto, né prima le parole finii, che io, né più né meno 1609 XXXVIII| e dove ella, mugghiando, finio il corso suo, insieme co' 1610 XXXIX | e sicura~che d'esta vita finirò la corsa,~l'anima a lui 1611 XLVI | altra di quelle, come esse finirono il canto loro, così cominciò 1612 XIII | Teogapen, contentate le donne, finisce la sua canzone; al quale 1613 XXXV | lucente e ornata di gemme, di finissimo verde vestita, bella per 1614 XXVI | quella del prato rispondente, finiva, fatte sì come l'altre. 1615 II | acquistin lode e 'l tuo valore~fino alle stelle sì come di degna~ 1616 XXVI | nasturzi, aneti e il saporito finocchio col frigido pretosillo. 1617 XL | tiene Appollo, si vegga fioccare di bianca neve; ma dopo 1618 IV | consumando con dolore,~in fior si convertì; il qual con 1619 L | de' rigidi pruni tirò la fiorentina bellezza, me nell'infimo 1620 XXVI | bambillonici giovani; e pieno di fioriti meli. Ma il suolo era ripieno 1621 L | di Bartolo del Buono di Firenze, alle virtù del quale non 1622 XXVIII | quante. E mentre che egli fisamente rimira l'una, quella in 1623 XV | levare, tanto quanto a lui fissi sopra dimorano, gli pare 1624 XXIII | dipinto di maravigliosa luce, flagrante di preziosissimi odori, 1625 XXXII | entrati nella speranza di Flagrareo e de' seguaci, con tempesto 1626 XVIII | mirando, in picciola barca fluttuante vidi di bella forma uno 1627 XXXII | quelli, non curo se più mi fo nota: e però, come voi avete 1628 XXXV | di Vulturno alla torbida foce, quasi in mezzo, in terra 1629 XXXV | sedie infernali, entra nelle foci dello imperiale Tevero co' 1630 I | ntiepidisce; e Appollo più focose porge le sue saette. Che 1631 L | segni cercati con volante foga; e le bianche colombe, pasciute 1632 XXXVIII| quello due volte da terribili folgori fosse rotto, ma dopo picciolo 1633 XXXII | preso Marte e biasimai il folle ardire del figliuolo di 1634 XXXII | freddo letto e vanno cercando follemente le altrui; ma io mai da 1635 XXXVI | mancare sperando.~Oh come folli sono e mal sappienti~chi 1636 XXIII | nel suo viso coperto di folta barba discernere puoi, co' 1637 III | querce, di cerri e d'abeti un folto bosco e disteso infino alla 1638 XXIII | discernere puoi, co' miei fomenti l'ho sanza fatica recato; 1639 XXXV | parte maggiore i cominciati fondamenti altra volta rinnova nelle 1640 XXX | avendo e' riguardato~il fondamento del cicilian sito.~E oltre 1641 XXXV | avanzare. Essi, nel primo fondare, di candido marmo una nobile 1642 XXXVIII| forze, a riverenza di lui fondò le mura di questa, contenta 1643 XXII | difese,~alla nostra non fora mai equale~la sua potenza, 1644 X | Teogapen, la bocca posta alla forata canna, così dopo il suono, 1645 XXXV | ottimissimo, ancora non forato da Cesare, eran saliti; 1646 I | alla quale simigliante formare la savia natura né l'arte 1647 II | a rispetto di quella che formaro~le sorelle fatal' nella 1648 XXXIX | nnanzi a' nuovi secoli formati~essere in tre persone e 1649 XII | bellissime mani non isdicevoli al formoso busto, e lei cinta d'uliva 1650 XXIII | agurio che Cadmo le tebane fortezze fermasse, fondarono una 1651 XLVII | la mia cura tutta quanta,~fortificando me a' tuoi voleri~Acrimonia 1652 XXXII | rivolsi a mirare la fontana fortificatrice di quelle saette; la quale, 1653 XXXVIII| fuggire in Fiesole, allora fortissima, come ancora si vede, nella 1654 XXX | sanza tristarsi mai~per fortunal sopravenuto male.~E così 1655 I | intendimento ne' beni amplissimi fortunali, le inestimabili imprese 1656 XXI | isconci accidenti dalle nostre fortune; la quale non dubito che 1657 XXIII | occhi e del mondo a lei mal fortunoso si rendé agl'iddii. Ma Giunone 1658 XXXVII | ristretto, dice fra sé: - Ora foss'io stato in luogo di Caleon 1659 XXXVI | dritta ad essa tratti~non fosser poi; e se il suo disio~avesse 1660 XXXVIII| quando tra li rotti monti e i fracassati alberi orribile voce, forse 1661 XXXII | anzi più tosto rugginosi, e fracidi denti, de' quali il numero 1662 XXXVIII| veste, avvegna che utili, fragili le conosce, e la massa dell' 1663 IV | suoi primi amori~che 'l mio fratel non fe'; di cui si dice~ 1664 XXXIII | molto, e tra' viventi amore~fraternal se ne piglia giusto e pio.~ 1665 VIII | gelse, mandorle e susine,~fravole e bozzacchioni in questo 1666 VIII | assai e graziosa~che le fredde acque a' corpi faticati~ 1667 XV | di quelli di larghissimi fregi d'oro, non sanza molte pietre, 1668 XII | prime salite; e quelle con fregio d'oro lucente e caro di 1669 XXIX | chiusi ovili sentente i frementi lupi, o come la paurosa 1670 XXXVIII| allora, diedero fortissimo fremito e i cuori di tutti gli ascoltanti 1671 XXIX | ond'elli i mal pigliati freni abandonò a' vaganti cavalli. 1672 XXXVIII| Epiceno furono deleti, a porre freno a' rigogli di quella, per 1673 XXXV | Altri questi reputano i Fresapani e alcuni gli estimano gli 1674 XLVIII | si dipartirono e per più fresco aere ricercarono le propie 1675 XXXV | di me dubitasse, si partì frettolosa. Certo io estimo che 'l 1676 XXXVIII| Polifemo cacciato l'occhio, frettolosi il mare ricercarono e dimentichi 1677 XXXVIII| permutatrice de' beni mondani, tra' Frigi e gli Argivi per la rapita 1678 XXIII | Xanto, bellissimo fiume in Frigia corrente con onde chiarissime, 1679 XXVI | il saporito finocchio col frigido pretosillo. Ma perché mi 1680 XXXVIII| l'onte de' Greci, dopo le frigie fiamme lasciato nell'isola 1681 VII | Febo, venuto nel Monton frisseo, rendé alla terra il piacevole 1682 XXXVIII| fece tutte le cose. Ma i frodolenti avvisi dello iniquo tiranno 1683 XXVI | il suolo era ripieno di fronzuti cavoli e di cestute lattughe 1684 XXVI | ciriegio e il lazzo sorbo e il fronzuto corbezzolo e l'alto faggio 1685 III | dalle sue pianure si leva un fruttuoso monte, già dagli antichi 1686 III | bastone, con le mani e con la fuga e con le rozze parole da 1687 V | so donde nella mia mente, fuggasene: e' non si conviene alla 1688 XXVI | reti stese a' passi de' fuggenti animali. E quelle non occupate 1689 XXXIII | seguitando così fatta vita,~fuggesi via la tema del morire,~ 1690 XVIII | Ermofrodito di Salmace adivenne? Fugghino gl'iddii che tali effetti 1691 V | Ameto, poi che de' cani gli fuggì la paura e l'angelica voce 1692 XVIII | nocimento se tu non vieni, fuggila: tu sarai da me ricevuto 1693 XXXV | letizie, anzi a una ora mi fuggio, e del petto e delle braccia 1694 XXIII | rivolgendo le sue onde, fuggisse dal mare. Giuno fu presente 1695 XLII | Agapes e la sua Lia. Ma fuggitali per lo lieto viso di quelle 1696 XXXVIII| tristizie, alle lungamente fuggite mani per ultimo fine de' 1697 XXXIV | sicurtà di più lunghi danni, fuggiti da me, poi che le ricchezze 1698 V | non dubitano d'assalire i fulvi leoni, e ne' boschi alcuna 1699 XXXV | conobbi che quello, alquanto fumante, nascoso sotto la cenere, 1700 XI | sia temente.~Soave e sanza furia è colui~ dov'ell'entra 1701 III | Appollo, con sollecito passo furibondo seguiva. E rade erano quelle, 1702 XXXVIII| il non reverito Marte con furibunde armi e Tesifone con seminate 1703 XXXVIII| misero Achimenide tra le furie del Ciclopo in forse della 1704 XVI | Deh, se o Danne o Mirra furo intesi~da voi ne' lor bisogni, 1705 XI | avuta.~E dov'ell'entra, da' furor difende~della fredda ira, 1706 XXX | regni di Nettunno e da' furori~del troppo iddio lodato 1707 V | poss'io guari da lei essere gabbato, però che ella non mi leva 1708 XXXV | furono davanti, ma con vista gabbevole meno; e in mezzo di loro 1709 XLVIII | i pastori alle case, e i gai uccelli, tacendo, infra 1710 VII | umane cetere col lor canto, gaie, cominciarono a riprendere 1711 XXXVIII| amori di quello portati a Galatea in rozza canzone; e dopo 1712 XXXV | predecessori, venuti della togata Gallia, molto onorando costoro, 1713 XLVII | ristrette,~portate via, la man gallica solva)~che elle forse non 1714 XXIX | caro, colui che i togati Gallici regge lodò la tua forma, 1715 XXXVIII| suoi. Ma poi che per lo gallico prencipe magno furono con 1716 XXXV | di Speria e il vegghiante gallo avea le prime ore cantate 1717 XV | rimira, e discerne la tonda gamba da niuno calzamento coperta; 1718 XXXVIII| alla pietosa Venere diritti gambi, di frondi verdissime pieni, 1719 XXXVIII| questi luoghi; e se più un gambo la prima lettera avesse 1720 XXVI | beveraggi a' suoi popoli: Ganges, dante le prime vie al sole 1721 XXVI | ne' suoi tempi imitante i garofani col suo odore, e i copiosi 1722 XXI | Egli d'una ninfa di Corito, garrula quale le figlie di Piero, 1723 VIII | rosse come foco~ti serbo gelse, mandorle e susine,~fravole 1724 XXVI | vidi le mutate radici del gelso col suo pedale e co' suoi 1725 XXVI | olmo, così da spessissimi gelsomini e da pugnenti rosai sono 1726 XXIII | imitante i vestigii del generante, si dispuose a seguitare 1727 XI | può, l'arguta~voglia del generare al qual s'accende~quanto 1728 XXVI | con molti altri figliuoli generarono, simiglianti ciascuno a' 1729 XXXVIII| fati apparecchiati alla generata prole per savio agurio le 1730 XXIX | padre posto nelle angosce generate per gli iniqui odii della 1731 XXXVIII| dolorosi casi venuti sopra la generazione cadmea ancora sopra noi 1732 XXVII | salate,~ristando sol nel toro geniale.~Minerva le sue fila, compilate~ 1733 XXXIX | venturi,~col genitore e 'l genito, uno effetto~dall'uno e 1734 XXXIX | vati, ne disse venturi,~col genitore e 'l genito, uno effetto~ 1735 XXVI | infino a quelli tempi alle genti che di così fatta [vita] 1736 XLIX | abandonando grazioso.~Quivi biltà, gentilezza e valore,~leggiadri motti, 1737 V | da fronzuta ghirlanda di ghiandifera quercia discerneli; e rimirandola 1738 XXXII | lato a lui con la faretra giacca; e elli, accesi fuochi più 1739 XVII | solea chiamare; e alcuna, giacendo sopra la nuova erbetta, 1740 XXIII | sé, il quale a me pareva giacente sanza anima. Io, prima presa 1741 III | dovesse non conoscea. Ma i giacenti cani delle riposanti ninfe, 1742 XXIX | Alfea e le mura dette che da Giano fossero edificate, e quelle 1743 XXXVIII| da Atalante figliuolo di Giapeto, bene che alcuni dicano 1744 XXXII | il picciolo spazio della gimbosa terra e l'acque a lei ravolte 1745 XII | basso tirandoli, il non gimbuto naso riguarda, né patulo 1746 III | ciò che una di loro più gioconda sedendo cantava, dalla quale 1747 IV | dalla madre tegno~i miei giocondi e graziosi aspetti.~E la 1748 XXXVIII| divenuti, levatosi l'aspro giogo de' Coritani, già soprastanti 1749 II | che poco più ne vive altra gioiosa,~leva la voce tua e il ciel 1750 XXXIX | similemente ancor come nell'acque~giordane prese quel santo lavacro~ 1751 XXX | se ben ci portiàn nella giostra~data nel cuore ognor, sanza 1752 XXXVII | il morire quando altrui giova di vivere. E potrebbesi 1753 XXXII | vidi infra le frondi un giovanetto palido e timido nello aspetto, 1754 XXXVIII| coperto, da quello, non giovanti le redine né la forza del 1755 XX | s'elli credesse che gli giovasse, porgerebbe alla ninfa de' 1756 XXXVIII| Appollo, seguio la non domata giovenca tra' monti aonii, e dove 1757 XIV | meglio intorno a ciò si gira.~ ~[Acaten]~Dunque a ciò 1758 XXX | l ciel ne mostra~sempre girando con sembianza pura,~al qual, 1759 XLV | fatti biechi, mai non se 'n giranno,~ma sempre acresceranno 1760 XV | la bella bocca e alcuna girarsi nell'aere, movendola quella, 1761 XVIII | lui disperata me ne sarei gita come la misera Biblis per 1762 XXXV | dov'elli era sùbito mi gittai. E tratto della presta mano 1763 XXIX | merito quello ch'io cerco, gittami da' tuoi altari sanza indugio. 1764 XXXIX | sacro~per lo qual rinasciam, gittando via~delli primi parenti 1765 XLIV | infino a tanto che, di dosso gittatili i panni selvaggi, nella 1766 XXVI | piccioli fori, molto a sé gittavano lontano; e quindi per occulte 1767 XXXV | tacerollo, però che invano gitterei le parole, pensando che 1768 V | ornati prati sollazzevolmente giucante, la vede di quel colore 1769 XXXVIII| giudicio nella mente del giudicante, a quelle niuna cosa disse. 1770 XIII | per le donne ascoltanti si giudicasse, Teogapen proferse a' versi 1771 XXXII | quella, turpissima saria giudicata. Certo, rimirandola, io 1772 XXVI | che a quello meno tremante giugnesse la lingua; e chiamatolo, 1773 XXXVIII| notte avuti dilettevoli giugnimenti, concepéo i disiati frutti; 1774 XXXV | principio alla gente giulia. De' quali, della vergine 1775 XXVI | a tremare come il mobile giunco mosso dalle soavi aure, 1776 XXII | ire accese,~sbrigasse sé giungendo a Lilibeo,~e Pachino e Peloro 1777 L | a tanto che, con quella giungendosi, intera senta la sua letizia.~ ~ 1778 XXXII | mediante di quelli con giunonica legge la mia madre si giunse 1779 XXXV | forma grazioso e de' beni giunonichi copioso e chiaro di sangue, 1780 XVIII | sue sorelle seguitaro e giunsono Penteo. Io sono di questi 1781 XV | lasciando sopra la fonte. E giunte ad esse e quelle con accoglienze 1782 III | gridando inverso il piano; dove giunto, le sue acque mescolando 1783 XXIII | s'aprissono, ultimamente giurando per la sua deità l'uno all' 1784 III | s'andavano; altre, posti giuso li boscherecci archi e li 1785 XXXV | origine; e lieto con rigorosa giustizia e con non pieghevole forza 1786 XXVIII | conosce come essere possa che gliele possa dire, ma pure, parendogli 1787 XXXI | che più di me si potesse gloriare di vedute bellezze il troiano 1788 XXXVIII| grandi e le vicine città, gloriosa si vive, presta a maggiori 1789 XIX | fa i suoi fra gli altri gloriosi,~piacevoli, gentili e ben 1790 XXXVIII| venuti i romani prencipi Gneo Pompeo e Gaio Cesare e altri, 1791 XXIV | che chi l'aspetta,~benigno goda; e gli altri tribolati~da 1792 XXXVII | origine antica, in sé ne gode e fra sé con tacita voce 1793 XXXVI | credo del campo levarmi e godere,~di quella ornata, nella 1794 XXXV | lunghi e, terzo fratello, godeva con quelli d'Elena, privando 1795 XLV | loco~dove si dànno interi godimenti,~faccendo l'uom felice dentro 1796 XXVI | onde rinfrescava le aride gole. E chi dubita che Tanais 1797 XIII | alla incerata canna con gonfiata gola e tumultuose gote largo 1798 XXXVIII| termini suoi, fece palesi; e gonfiato e d'acque abondevole allagò 1799 XXXVI | Pallàde, ne rendeo~vinto il Gorgone; e 'l miracol di Creta~con 1800 XVIII | sante grotte del cavallo gorgoneo, tra le sapientissime Muse 1801 XIII | gonfiata gola e tumultuose gote largo fiato donando, quello 1802 XLVII | tu che vedi e tutto puoi,~governa in queste sì la mente mia~ 1803 XXVI | Saturno i cari regni dell'oro governava ne' correnti secoli sotto 1804 XLVII | persone~e una essenza il ciel governi e 'l mondo~con giusto amore 1805 XXXV | debiti fini, tenente Titan di Gradivo la prima casa un grado oltre 1806 XXXVI | Fabrizio ancora, che la graia~moneta rinunciò e de' Sanniti,~ 1807 XLIX | vado~malinconia e etterna gramezza.~ non si ride mai, se 1808 XXVI | la cuopre l'abracciante gramigna, ma lieta si vede di molti 1809 XXXII | colui cui io già più che grana avea fatto tornare colorito. 1810 XLIX | in veritate~io sanza me grand'ora dimorai~in non provata 1811 XXXVIII| correggendo la mobile pompa de' grandi e le vicine città, gloriosa 1812 XXXVIII| Etruria, tra popoli a me molto grati, edificherai mura e templi 1813 L | pasciute negli ampi campi, gratulanti ricercan le torri; e gli 1814 XXI | con tutto che una volta gravante come quella apparissi nelle 1815 XXXVIII| contrarii più volte si sieno gravemente opposti alla sua salute, 1816 XXIX | divenni e con atti pieni di gravità aggiugneva vaghezza alla 1817 XLV | inganno~(alla vita presente gravitate)~porger con briga noiosa 1818 XXIII | Questa cosa, avendo partorito graziosissimo fiore, riuscì pessimo frutto 1819 XXVI | che poi per ispegnere le greche fiamme, se alcuno fu che 1820 XXXVIII| seguitai a vendicare l'onte de' Greci, dopo le frigie fiamme lasciato 1821 XXXII | Acaia, bellissima parte di Grecia, surge un monte appiè del 1822 XIII | magisterio ch'altro nelle sue gregge, come in versi mostrare 1823 III | petrose valli discendea gridando inverso il piano; dove giunto, 1824 XXVI | alta fonte, faceano dolce gridare; e altra volta all'erbe 1825 XXXV | per la qual cosa un , da grieve doglia sospinto, ardito 1826 XLVIII | cicale, ma gli stridenti grilli per le rotture della secca 1827 XV | candide mani, le cui non grosse ma lunghe dita d'oro circulate 1828 XXXII | che bianchi, nascosi sotto grottose ciglia, folte di lunghi 1829 V | sapute dire, tentare il nuovo guado. Ma la natura del novello 1830 XV | bianchissima, gli scoperti membri guardando, la sente. Egli disidererebbe 1831 XLIV | Giansone. Elli, lungamente guardandola, in sé diceva:~- O diva 1832 IX | ma divine luci più tosto, guardano con convenevole altezza 1833 XXIX | che i pileati sacerdoti guardanti i sacri altari del sommo 1834 XIV | me' guardato~e più sa del guardar la condizione.~ ~[Alcesto]~ 1835 XXVI | quali da Borea o da Austro guardare, e quali al soave Zeffiro 1836 XXVI | come chiuderli e da cui guardarli, e in che modo si servino 1837 XIV | da quelle Muse che già li guardaro;~e nelle braccia lor crebbi 1838 XII | avvedimenti ha le scoperte parti guardate, alle coperte più lo 'ntelletto 1839 XIV | più avanza, quelli ha me' guardato~e più sa del guardar la 1840 XXVI | proposto e cominciato ordine guastare far si potesse; ma però 1841 XXXVIII| crudele vandalo, d'Italia guastatore e ferocissimo nemico dello 1842 XXVIII | apponga alcuna cosa che guasti la sua bellezza, e vie meno 1843 VII | luoghi loro; e la terra, guazzosa per le versate piove dal 1844 VII | sue armi racconce a tal guerra utili, vedendo il giovane 1845 XXIII | dimorante elli, il dolente gufo donante tristi agurii a' 1846 VIII | Dunque, se quella dea ti guida e move,~di cui tu già cantasti, 1847 XLVII | rivolse alla tua santa~faccia, guidando la spada d'Astrea.~E quella 1848 XVI | sperando~a buon porto venir, guidandomi ella.~L'arco, li strali 1849 III | andrò a vedere, il sole guidante li passi miei; e acciò ch' 1850 L | riposo; e così l'opera mia, guidata per gli umili piani, temente 1851 I | exaltamenti, da umiltà regolata guidati, tolgono paura di cadere 1852 V | certo, se ella pure de' suoi guiderdoni avara verso me fosse, sì 1853 XI | donatore,~la sua cercando in guise non vietate,~degli altrui 1854 XXXII | animale aveva mai violata col gusto: le sue estremità di verdi 1855 XIV | ch'ancor più non avanzi; e honne tante~ch'io non ne posso 1856 XXVI | e vedevisi lo sventurato Iacinto e la forma di Aiace e qualunque 1857 XXXV | asprissimi affanni sopra l'onde d'Ibero, durante per lo suo imperio, 1858 L | gli umili piani, temente d'Icaro li miseri casi, alla sua 1859 XXVI | salice; e se il dolente Idalago fosse stato mutato in pino, 1860 XXVI | beri con le chiare onde, e Idaspen era per molte cose caro 1861 V | del novello signore, a cui ignorantemente avea pur testé l'anima data, 1862 L | difetto, non malizia, ma ignoranza n'ha colpa. E però liberamente 1863 XLVII | a me, che te quasimente ignorava,~non ti fu grave tanto faticarti~ 1864 VII | altra volta bellissimi, ora ignudi, mostrare dolenti aspetti 1865 XXXVIII| logori vestimenti lasciato ignudo, miseramente vivea, già 1866 | II 1867 | III 1868 XXIX | volo sùbito se n'andò ad Ilerda. E dopo molto essere nell' 1869 XXXVIII| disusata chiarezza il luogo illuminando, diede segni che quelli 1870 XXXVIII| cespuglio, spesse fiate m'imaginai co' miei membri compiere 1871 XXVI | multiplicare in parole? Voi dovete imaginare come egli stea per quello 1872 XXVIII | non vi fosse. Ma la ferma imaginativa di lui, vagante per le segrete 1873 XXVIII | Poi, più innanzi con la imaginazione procedendo, si pensa dovere 1874 XVIII | me cacciata, soletta, con imaginevole cura ne' passati studii 1875 IX | non una volta ma molte s'imaginò ch'ella andasse; e per quella, 1876 XXVI | si mostrino l'alte torri imbertescate.~Io conobbi quivi nell'uno 1877 XXVI | di tempo quanto dalla già imbiancata aurora penano l'altezze 1878 VIII | trascorrendo, alli occhi miei s'imbola~la vista della tua chiara 1879 XXVI | uccelli o con diverse parole imbolavamo le non utili ore a' nostri 1880 XXXV | animo i loro sacrificii imitai che nulla cosa mancava a 1881 VII | fêr palese, e l'allodole, imitanti l'umane cetere col lor canto, 1882 XXIX | già grande Pompea e Veseo, imitatore de' fuochi d'Enna. E lasciati 1883 XII | la prima, la quale, e non immerito, pensava Diana nel suo avvento; 1884 XXVI | come i tuoi parenti ti farò immortale. E non ti maravigliare delle 1885 XXXV | salire alle case delli iddii immortali tale di sé tutto sostenne 1886 XXXVIII| Florenzia. Questo le sia immutabile e perpetuo infino negli 1887 XXXV | estimo che 'l dolore della impaziente Didone fosse minore che ' 1888 XXXVIII| voluntario qui venuto ad impedirvi, ma invito, tirato dal mio 1889 XXXII | ronfando forte il mio sonno impedisce; onde io, quasi disperata, 1890 XXXVIII| veggendo li sacrificii impediti e il santo luogo offeso 1891 XV | il quale portava, niente impediva; e l'altra, gittata sopra 1892 XXXV | entra nelle foci dello imperiale Tevero co' troiani iddii; 1893 V | quanto grave cosa siano gl'imperii delle giovani le quali niuna 1894 XXXV | sono con piacevolezza da impetrare, e non per forza. E il luogo 1895 XXXVIII| incominciava a pentere della impetrata grazia. Ma poi che i fati 1896 VIII | ti sento, ov'io sempre t'impetro;~e sì come la palma inver 1897 VII | discorrenti con soffiamento impetuoso, agli alberi e all'alte 1898 XVII | vestita, la prima narrazione impone sorridendo; la quale, ubidendo 1899 VII | maladice, a' suoi occhi imponendo la legge che serva il cielo. 1900 XXVIII | intendente alle dette cose, imponesse ad un'altra l'usato peso. 1901 XXIII | vostri piaceri disposto imponete regola qual vi pare, sicura 1902 XX | a cui il secondo mandato imponga. E ad una che allato alla 1903 XXXII | ad estremo supplicio, gl'impongo silenzio e dico che dorma; 1904 XXXVIII| di potere, come mi pare, imporre il nome tra tanta gente 1905 XXIII | Ma io niun'altra legge imposi alla rivocata anima se non 1906 XXXVIII| ragione, niuna concordia dello imposituro nome fra loro avere si potea. 1907 XV | che ella sia dessa non è impossibile, però che simile abito suole 1908 XXXI | quali gli effetti conosce impossibili, e alle vere cose entra 1909 XXXVIII| vicino con loro sanza danno imprendeva la battaglia. E sì loro 1910 XXXI | certo questo non posso io imputare ad esse; solamente i panni 1911 XXV | con tacita voce disse:~- O Inache, minore cosa sarebbe e a 1912 XXVI | spesso riveduti insieme con Inaco. E Xanto e Simois, non aventi 1913 XXXII | in vermiglia cintura la inargentata Febea con le sue corna. 1914 XXXII | bellissima e chiara con onde inargentate la vidi; e per sé medesima 1915 III | insidie e, nelle sue reti incappate, in brieve da lui si trovassero 1916 XXXVIII| problemati di Spingòs disaveduti incapperemo, se lungamente dura questo 1917 XXI | Anchise, fuggente gli sconci incendii de' suoi tetti, nel tempo 1918 XIII | apparecchiò ghirlande. E alla incerata canna con gonfiata gola 1919 XXXII | vagabunda m'andava, e della via incerta e della fortuna futura, 1920 XXXV | manifesto v'è, di padre incerto figliuola, due ne tenni 1921 XXXVIII| deità di Marte estimavano inchiusa, prendendo sopra la verde 1922 XXIX | questa, bene che io uno incognito mormorio minacciante danni 1923 XXIII | trasse sua dimoranza, e agl'incoli parlandonobile, a' nobili 1924 VII | con più acceso animo; e, incominciando a visitare i boschi, con 1925 XLIV | insieme con angelica voce incominciarono a cantare:~ 1926 XIII | ma, intento alle risse incominciate quivi tra' sopravenuti pastori 1927 XXIII | donna, seguendo l'ordine incominciato dall'altre, con voce piena 1928 XXXVIII| cagione, e già paurosa s'incominciava a pentere della impetrata 1929 XXXVIII| partendosene, uno venne incontro ad Achimenide con queste 1930 XXXV | che oggi in quella regge incoronato; il quale, di doni di Pallade 1931 XV | silenzio, del suo errore increpandolo, le 'mpromesse ghirlande 1932 XXXV | le sue mani contra di me incrudelisca; ma se tu dura sarai a' 1933 XXXVI | di sé alcuni male oprando~incrudeliscon contro a sé dolenti,~le 1934 XXXVIII| fratello. Questa sempre sia inculta da' successori a' tuoi servigi 1935 XXXVIII| già soprastanti per le indebilite virtù, si rintuzzarono le 1936 XXXII | trattante i beni mondani, indegni gli traesse a molte copie, 1937 IX | colore acceso, dalle mani indiane tessuta, niente della grandezza 1938 XXVI | per molte cose caro agl'Indiani; ma più per quella. Nifate 1939 XXXV | e di giovani spessi, né indigenti delle Sabine, e tutto il 1940 XXIII | porsero prieghi che con le sue indissolubili leggi fermasse gli occulti 1941 XXIX | cercati amori. E non ti indugiare agli anni di ciò non degni, 1942 XVIII | verso me la sua acerbità indurava, tanto più la santa dèa 1943 I | la savia natura né l'arte industriosa posero le sante mani, non 1944 XXXV | corse agli occhi miei che lo industrioso intelletto riconobbe il 1945 XXXVIII| Egli prima l'asino vile e inerte, più di romore pieno che 1946 XXVI | la vista d'esse e dello inestimabile ordine posto a quelle non 1947 I | amplissimi fortunali, le inestimabili imprese di Serse, le ricchezze 1948 V | giovane guardia che amore inestinguibile nella calda mente prese 1949 XXXII | degno di fama e l'altra d'infamia degna, non per lei ma per 1950 XXIII | sua madre a me nella sua infanzia lasciato, ho io ne' miei 1951 XV | della quale nella estremità inferiore, di colore di matura uliva, 1952 IX | composto corpo alle parti inferiori discendendo, più che il 1953 XVIII | con maggior forza mosse la inferma barca. Io seguiva lui non 1954 XVIII | che quelli per sopravenuta infermità perdesse, m'è occulto: ma 1955 VII | spiacevole gli ascoltanti infestando, discendere, o quelli tutti 1956 VIII | delli monti l'altezza,~non infestar le selve e te con loro:~ 1957 XVIII | padre, forse da Giunone infestato, estimò la mia forma degna 1958 XL | grandissimo quivi fermatisi, infestavano il cielo. Le quali, quando 1959 XXXV | non dimenticate bellezze s'infiamma più sovente vedendole, e 1960 XLI | son sempre con loro,~loro infiammando più del mio ardore.~Adunque 1961 XXIX | amori donatrice alcuna volta infiammò sé medesima, e brievemente 1962 XXXV | quando Giunone, le sue ire infignendo, li fece rivocare alle prime 1963 XXIX | in picciolo spazio, con infignevole occhio raccolsi in quello 1964 XXXIX | che li ben sovrani~e gl'infimi qua giù furon creati~interi, 1965 L | fiorentina bellezza, me nell'infimo stante delle tristizie, 1966 XXII | un dell'altro caricando,~infin al ciel di que' faccendo 1967 XXXVIII| chiamata il propio nome infine a questi giorni. E avegna 1968 XXXVIII| sagrati campi mandarono fuori infiniti fiori e i cavalli, stati 1969 IV | la terra d'Aonia ch'egli infonde,~come Liriopè, la madre 1970 XXXIX | parte alcuna di quel non s'inforsa~in me, ma tutto aperto lui 1971 I | con Isifile piangono e ingannano con sollicita cura Medea. 1972 XXXV | la voce udita non m'avea ingannata, così gli dissi:~«O giovane 1973 XVIII | quello che a Cassandra, ingannato da lei, tolse; e oltre a 1974 XXXVIII| che con fuoco e con sangue ingannevolmente dopo più soli furono finite, 1975 II | umile animale,~ch'Europa ingannò con falso gioco,~metti nel 1976 XXXV | offerse che la partita, ingegnandosi con dolci parole da me cacciare 1977 IX | fila di Minerva rivolti, s'ingegnano d'aguagliarsi ad Aragne, 1978 XII | quella, alquanto dell'uno s'ingegnasse di torli. Egli poi rimira 1979 XXVI | crescea, quando l'aure s'ingegnavano di spegnerlo. Laonde io, 1980 V | me, con molta più arte s'ingegnerà di piacere a costei; e a 1981 XXVI | reprimuti, fuori che allo ingenerare.~Questi così fatti tempi 1982 XXVI | fossero gl'iddii e come m'ingenerarono ti sarà noto. Bacco, a tutto 1983 XVIII | aperto mare con la tua nave inghiottire».~Io il chiamai più volte 1984 IX | di loro di fronde varie inghirlandati e di fiori per tutto dipinti, 1985 XXXII | sopra li verdi cespiti m'inginocchiai e con quella voce che io 1986 III | indietro timido ritratto, s'inginocchiò e, stupefatto, che dir dovesse 1987 XXIX | faccendomi ne' loro animi ingiustamente usurpatrice de' loro amanti! 1988 XXXII | O santa dèa, se non è ingiusto, scuopramisi dove il caro 1989 V | lascerebbe mai credere che d'ingratitudine fossenuova bellezza 1990 XXXVIII| accese odii mortali e mosse inimichevoli armi. Nelle quali igualmente 1991 XXIX | angosce generate per gli iniqui odii della ingrata plebe 1992 XXXV | ti fece degno, ma la tua iniquità di quello t'ha indegno renduto. 1993 XXXVIII| morso con sollecitudine inleso servarono; né violenta mano 1994 XLVII | possa,~sì come io, d'esse innamorare,~così serva i miei versi 1995 XXIX | me tra l'altre giovani innamorata trovai novellamente, e agli 1996 XLV | belle, ciascheduna dèa,~innamorate sempre a' tuoi piaceri,~( 1997 XXIX | delle umane fatiche, fu innamorato, e Medea, figliuola del 1998 VII | piacevole vestimento di fiori innumerabili colorato, a lei dal noioso 1999 V | le mostrerò gli animali e insegneròlle le loro caverne; io l'apparecchierò 2000 XXVI | mostrò i suoi artificii e insegnò le raccolte lane tirare 2001 XXVI | atta a tale commerzio. E insegnommi come e in che tempo gli 2002 XLIV | a ciò che i presi amori inseparabili facci e longevi, sanza offesa


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